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Autore: AlexDavis    23/01/2011    18 recensioni
Isabella Swan un'affermata giornalista della Grande Mela vive con sua figlia Nessie.
Nessie non ha mai incontrato sua padre e Isabella non ha mai fatto nulla che potesse farli incontrare anche perchè non sapeva dove fosse finito quell'avvenente ragazzo che l' aveva sedotta sui sedili posteriori di una limousine al ballo di fine anno.
Cosa succederebbe se Nessie prenderà lezioni di piano proprio da suo padre?Isebella come reagirà?E Nessie?
Se volete scoprirlo leggete...
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Salve ragazze, buona serata. Come state? Io mi sento malinconica, uff.
Cmq nel post che avevo pubblicato precedentemente e poi cancellato per regolamente avevo chiesto da chi volevate che facessi narrare l'appuntamento tra Nessie e suo padre ed è uscito fuori che la maggior parte voleva che lo facessi narrare da Nessie, qualcuno mi aveva chiesto da entrambi così mi è venuta un'idea. L'appuntamente è narrato da Nessie e il post-appuntamento da Edward, vi va bene così?
Adesso gustatevi questo capitolo, spero vi piaccia.
ps mi scuso sempre per gli errori.
Buona lettura!!
xoxo Alex :)

Capitolo 14





POV Nessie.
 
Nonostante sentissi la sua presenza al mio fianco che mi accompagnava in silenzio non potevo crederci ancora. Mio padre era li al mio fianco, era tornato dopo quindici anni ed io non me ne facevo ancora una ragione. Lo guardai di sottecchi e non potei fare a meno di sorridere compiaciuta, mio padre è bellissimo e se non fossi stata sua figlia mi sarei sicuramente innamorata di lui.
<< Perché sorridi? >> mi chiese ed io mi riscossi rendendomi conto che mi ero fermata e lo stavo guardando mentre sorridevo come una scema.
Scossi la testa e ritornai a camminare, ma stavolta stando al suo passo, se dovevo passare un paio di ore con lui era meglio passarle in pace.
<< Pensavo. >> dissi rimanendo sul vago.
Lui annuì e apprezzai il fatto che non insisté. << Bhe… dove ti va di andare? >>
Io feci spallucce. << Dove vuoi, sei tu che paghi. >>
Lo vidi sorridere. << Ti va un cheeseburger? >> mi chiese ed io mi illuminai a quella parola facendolo ridere divertito.
<< Vada per il Mc, allora. >> convenne e ci avviammo lentamente per le strade di New York.
Faceva davvero freddo ed io rabbrividì ed Edward mi passò un braccio sulla spalla stringendomi a se e nonostante sapessi che dovevo essere irritata e che ero profondamente arrabbiata e delusa da lui quel gesto così dolce mi provocò una stretta allo stomaco. Quello era un gesto da padre.
<< Vuoi che prendiamo un taxi? >> mi chiese premuroso.
Scossi la testa e mi strinsi ancora di più a lui e quel calore mi piaceva, mi faceva sentire protetta.  Dopo tanto tempo mi sentivo protetta davvero, non che con mia madre non fosse così, ma la protezione che ti infonde un padre non può dartela nessun altro.
Io lo guardai. << Questo è proprio tipico di un padre, sai? Hai letto qualche manuale prima di venire qui? >> chiesi non riuscendo a chiudere quella boccaccia che mi ritrovavo.
Lui sospirò afflitto. << Mi merito tutto questo, lo so. Sono stato un pessimo padre e non penso che riuscirò mai a perdonarmi per quello che ti ho fatto, ma ce la metterò tutto per farmi accettare da te dovessi metterci una vita intera. >> si fermò e mi strinse una mano tra le sue guardandomi negli occhi. << Renesmee, permettimi di farti da padre e giuro che non te ne pentirai. >> mi disse e notai gli occhi lucidi.
Ma perché doveva farmi gli occhi da cucciolo abbandonato? Io non resisto.
Scossi la testa sorridendo. << Andiamo, occhi verdi, che si gela qui fuori. >>, riuscii a strappargli un sorriso e chissà come me ne rincuorai e sorrisi anche io.
Ordinammo e poi andammo a sederci in un tavolino appartato per poter parlare tranquillamente senza essere disturbati anche se mi davano non poco fastidio gli sguardi languidi che le ragazzine lanciavano a mio padre ingrato di tutto troppo impegnato a non perdersi neanche una mia espressione. Io avevo ordinato il Mc menù con una porzione di patatine extra e lui aveva preso semplicemente una bottiglina di acqua che non aveva neanche aperto.
<< Non mangi? >> chiesi addentando una patatina ricoperta di maionese.
Lui scosse la testa. << Ho già mangiato, grazie. >>
Io annuii. << Non sai che ti perdi, occhi verdi. >>
Lui sorrise. << Oh lo so, eccome. >> e si rattristò.
Lo guardia un attimo. << Perché? >> chiesi e lui capì immediatamente a cosa mi riferivo.
Lui sospirò. << Non voglio mentirti ancora, Renesmee, quando verrà il momento ti dirò tutta la verità. Voglio che tu sappia però che non avrei mai voluto abbandonare tua madre e ne anche te, ma ho dovuto farlo. >> lui abbassò lo sguardo. << So che dire che l’ho fatto per il suo bene ti sembra una sciocca e falsa frase fatta, ma è così. >>
Lui amava ancora mia madre si capiva dal modo in cui gli brillavano gli occhi quando parlava di lei.
<< Lo sai, vero, che non tornerà con te? Lei ha voltato pagina e ha trovato qualcosa che la ama veramente, non ti permetterò di sconvolgerle la vita. >> dissi con voce dura, non volevo essere così cattiva, ma doveva capire come stavano le cose.
Lui scosse la testa e sorrise malinconico.
<< In questi quindici anni ho capito che quando ami davvero una persona la cosa più giusta che puoi fare per lei e proteggerla da tutto per renderla felice e se questo comporta mettere da parte la tua di felicità allora devi farlo. >> si fermò un attimo e fece un grosso respiro. << Amo tua madre come nessuno ha mai avuto il coraggio di amare nessun’altro, lei è quella giusta per me, la donna della mia inutile vita, ma io non sono giusto per lei non lo sono mai stato. >> mi guardò e mi prese una mano tra le sue ed io lo lasciai fare troppo imbambolata dalla dolcezza con cui mi aveva espresso i sentimenti che provava verso mia madre.
<< Adesso voglio solo recuperare il tempo perso con te, Renesmee, voglio farti da padre se tu me lo permetterai. >> e mi sorrise dolcemente.
In quel momento l’unica cosa che sapevo era che volevo abbracciarlo e dirgli che lo perdonavo e che poteva essere il mio papà, ma un po’ per orgoglio e un po’ perché il luogo non mi sembrava adatto per una riappacificazione mi limitai a sorridergli e a stringergli la mano.
<< Puoi chiamarmi Nessie, okey? >> e lui sorrise illuminandosi tutto rendendosi conto che lo consideravo più uno sconosciuto.
Quando finii di mangiare la sua bottiglia d’acqua era ancora li ancora chiusa.
<< Edward quella la bevi? >> e la indicai, lui scosse la testa e me la porse.
Quando uscimmo la temperatura di era alzata un po’ e quindi non faceva molto freddo così decidemmo di andare al parco.
<< Allora, Edward, cosa fai nella vita? >> gli chiesi quando ci accomodammo sulla stessa panchina dove mi ero seduta con mia madre la mattina.
<< Sono un imprenditore, ho varie multinazionali sparse per i vari continenti e sto per prendere la gestione della ‘ Newton Corporation’. >> disse tranquillamente.
Io sorrisi. << Ho un papà miliardario, buono a sapersi. >>
Lui sorrise divertito. << Eh già. >>
<< Suoni davvero il piano? >>
Lui annuì. << Da quando sono piccolo studio piano, sarei voluto entrare alla Julliard, ma… ho avuto dei problemi e non ho fatto mai il provino. >> e si rabbuiò.
<< Che problemi, se posso? >> forse era lo stesso problema per cui aveva lasciato mia madre, no?
Lui scosse la testa come a scacciare dalla mente un brutto pensiero.
<< Te l’ho detto, Nessie, tutto a suo tempo. >> ed io misi il broncio.
Lui sorrise divertito. << Metti su lo stesso splendido broncio di tua madre. >>
Restammo in silenzio per un po’, poi ruppi quel silenzio angoscioso.
<< Quando la faccio incavolare dice sempre se ti assomiglio molto in questo, è vero? >>
Lui mi guardò. << Dipende da cosa fai di preciso. >>
Io sorrisi imbarazzata. << Tento a dire sempre quello che penso e molte volte, anzi sempre, la contraddico. >>
Lui rise. << Tua madre odia essere contraddetta, ne so qualcosa. Quando avevamo qualche piccola discussione lei doveva sempre avere l’ultima parola e se così non era aveva il coraggio di parlarne fino al giorno dopo, era davvero insopportabile. Mi ricordo che una volta eravamo usciti tutti per un giro al centro commerciale e siccome sono un gran figo >> e sorrise guardandomi ed io ricambiai divertita da tanta modestia. << Attiravo non pochi sguardi dalle ragazze, ma io avevo occhi solo per lei, la mia dea dagli occhi cioccolato, ma lei tende a non fidarsi molto delle persone così quando tornammo a casa per tutto il tragitto non proferì parola e quando l’accompagnai sotto casa corse direttamente dentro senza salutarmi, io non la seguii perché la conoscevo benissimo e sapevo che sarebbe ritornata indietro per farmi una delle sue sfuriate senza senso e così fu. >> deglutì e continuò a raccontare. << Io intanto ero sceso dalla macchina e mi ci ero appoggiato sopra e contai fino a tre e lei, prevedibile, uscii e si avvicinò spedita verso di me urlando come un ‘ossessa ‘Edward Cullen, deficiente che non sei altro, dovrei lasciarti per quello che hai fatto. Te la stavi mangiando con gli occhi la rossa tute tette!’, avrei tanto voluto riderle in faccia, ma sapevo che avrei peggiorato la situazione così le diedi ragione ‘ Hai ragione, Bella, scusami’ e la sua risposta fu la goccia che fece traboccare il vaso ‘ No, Edward Cullen, non devi darmi ragione per farmi stare zitta, dammi torto e dimmi che sono una stupida ragazzina gelosa’. Allora io la strinsi a me e le dissi ‘ Io ti amo, stupida e adorabile ragazzina gelosa!’ e lei si sciolse tra le mie braccia. Ho sempre saputo come prenderla! >> e sorrise teneramente.
Sorrisi anche io mentre mi immaginavo mia madre diciassettenne che sbraitava come una cantante metal.
<< Penso proprio che abbia ragione quando mi paragona a te. >> dissi sorridendo e lui mi strinse la mano, lo guardai e lo vidi sorridere dolcemente.
<< Sapere che un po’ di me p rimasto dentro te mi riempie di orgoglio. Sono fiero di avere una figlia bellissima e intelligente come te, Nessie. >> e li non mi trattenni più.
Scoppia in lacrime, quelle che avevo trattenuto tutto il giorno , e mi buttai tra le sue braccia che prontamente mi strinsero a se come se io fossi la sola cosa che potesse mantenerle in vita.
<< Sono contenta di averti qui con me, papà! >> a affondai il viso nel suo petto.
Lui mi strinse a se ancora di più, fino a farmi mancare il respiro.
<< Oh tesoro mio, anche io sono contento, adesso posso considerarmi un uomo completo. >> e restammo abbracciati per non so quando tempo, la postura mi stava scomoda, ma non volevo staccarmi dalle sue braccia mi erano mancate e troppo e avevo paura che da un momento all’altro potesse svanire.
<< Non mi lascerai mai, papà? >>
Lui scosse la testa. << No, amore mio, mai. >> 

   
 
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