Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Kumiho    25/01/2011    3 recensioni
Io detesto il cielo del mio paese,non fa altro che piovere...
come un monito per ricordarmi quanto sono debole.
Ma è in quelle rare e brevi giornate di sole che credo di detestarlo ancora di più;perché ha lo stesso colore cristallino dei tuoi occhi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Cap.2


Inghilterra sbirciò con aria stanca l'orologio alla sua destra: le diciannove e trenta. Decisamente ancora troppo presto per scendere.

Erano solo tre ore che stava in quella stanza, di quella casa non aveva visto che il salone d'ingresso le scale, il corridoio e quella maledettissima stanza che già cominciava ad avere l'odore umidiccio di Londra.

L'invito di America era giunto inaspettato e, a parer suo fuori luogo, appena una settimana prima. Non aveva, oltre che significativi motivi o ricorrenze particolari, alcun buongusto, dato che l'ospite in questione non solo non si era preoccupato del fuso orario, sempre prendendo in considerazione la folle idea che sapesse di che cosa si trattava, svegliandolo ad un'ora indecente, ma neppure aveva preso in considerazione il disagio che poteva scaturire in Inghilterra un simile invito dopo tanto tempo...davvero troppo tempo.

Eppure aveva accettato, seppur nascondendo il suo consenso dietro alle regole del bonton e delle buone maniere, aveva sperato e si era sentito improvvisamente più leggero al solo pensiero di divenire ancora parte integrante nell'esistenza di America; e non c'entravano niente, lo sapeva, l'orgoglio o la fiducia che, cercava di convincersene, lo avevano fatto dire di sì...solo un semplice e candido desiderio di stare di nuovo da soli dopo tanto tempo, come se non esistesse nient'altro che quel delizioso e caldo bozzolo che un tempo era stata la loro famiglia.

Lentamente si portò a sedere sul letto.
Dopotutto arrivare in anticipo non era necessariamente segno di impazienza, solo di buona educazione e questo, America, lo sapeva; dato che gli anni che aveva impiegato ad erigerlo con galateo e buone maniere non erano certamente andati persi.....giusto?!

- Oh...al diavolo!-
Inghilterra scattò in piedi e, sistemandosi la cravatta dentro al gilet di pura lana irlandese, uscì dalla stanza con l'aria più impettita e altezzosa che la sua vena inglese potesse conferirgli e che, lo sapeva, non era poca.

Il corridoio che gli sembrò molto più grande di come gli era sembrato tre ore prima, gli sembrò anche tre volte più lungo, forse perchè a spronarlo ad andare più in fretta non c'era la spiacevole presenza di America e l'eco fastidioso dei suoi passi strascicati alle spalle.

Posò la mano sul corrimano delle scale e, fatti i primi due gradini, venne avvolto da un piacevolissimo profumo di pollo arrosto...no, decisamente non si trovava più a casa sua.

L'ottimo odore di cibo sembrò quasi spronarlo a scendere i gradini più in fretta, tanto da renderlo impreparato a ciò che vide.

Il salone, che aveva appena adocchiato al suo arrivo, perchè troppo impegnato (sicuramente) da qualche sgarbo o svista di America, lo lasciò a bocca aperta.

L'atmosfera che vi regnava pareva quasi natalizia, pur essendo in pieno autunno, l'arredamento e la scelta degli accessori erano quasi regali e il caminetto acceso conferiva quel tocco di classe che lo fece sentire immediatamente a suo agio.

Il tappeto al centro della stanza era di un bellissimo color Borgogna, il pianoforte a coda, suo vecchio regalo, era sistemato al centro della stanza, lievemente di traverso, sulla sinistra vi era un cassone di mogano scuro di fianco ad una specchiera ed il lampadario che pendeva dal soffitto dava, infine, un'aria alla stanza ancor più classica e ottocentesca. 

-Di solito non è così- 

America entrò lentamente nel salone raggiungendo Inghilterra

-...Volevo che...piacesse a te...- Sorrise, con una lieve nota di imbarazzo, passandosi una mano tra i capelli della nuca.

- Lo immaginavo...che non fosse sempre così, intendo.- Rispose Inghilterra tornando ad accarezzare la stanza con lo sguardo, soffermandosi, forse più del dovuto, sul pianoforte a coda.

-ehm...Avrai fame immagino, sei anche sceso prima...-

Inghilterra si maledisse mentalmente

-E' un fatto...-

-...di educazione. Certo, lo so.- Si affrettò a precisare America sempre sorridendo – La cena è comunque praticamente pronta...se vuoi possiamo metterci a tavola.-




-Anche la tavola è così per me?- Chiese sarcastico Inghilterra, una volta entrati in sala da pranzo, vedendo l'elegantissima scelta dell'argenteria e della tovaglia

-Bhè si, anche quella....- Sorrise nuovamente America mettendosi a sedere a capotavola

Inghilterra non poté nascondere un sorrisetto altezzoso e soddisfatto

-...il cibo no, però. Quello è di qualità comune...conoscendo ciò a cui sei abituato tu non ho puntato troppo in alto.-

Il sorriso scomparve immediatamente dal volto d' Inghilterra, sostituito da una smorfia di puro odio.

-Allora buon appetito!- Disse allegramente America addentando una coscia di pollo.

- Non far finta di niente
bastardo, e aspetta che tutti siano a tavola prima di cominciare a mangiare!!!- Urlò Inghilterra spostando rumorosamente la sedia e mettendosi a sedere dall'altro lato del tavolo

L'atmosfera non era male e la sottile aria di tranquillità durò abbastanza a lungo per riuscire a considerare la cena pressocchè piacevole; il cibo poi...Inghilterra doveva ammettere che effettivamente gli capitava davvero di rado di mangiare così bene.

Si sorprese varie volte d'esser felice che un po' della loro vecchia complicità non era sparita del tutto e che forse, il suo viaggio non era stato solo una perdita di tempo.

Inghilterra sentiva il cuore traboccare di tranquillità e sollievo ad ogni sorriso e ad ogni gesto allegro di America, ammirando il modo superbo in cui era cresciuto e allo splendido modo in cui aveva saputo farsi grande, un grande moto di orgoglio e gratitudine si scatenavano in lui ad ogni gesto e a ,
quasi, ogni parola del ragazzo.
Parlarono di tutto: i progressi e le crisi economiche reciproche, dei rapporti con gli altri paesi, addirittura, e qui vennero meno alle buone maniere, di politica e religione...Inghilterra quasi si stupì della responsabilità e della serietà di cui alle volte, solo alle volte, era capace America, ma conoscendo l'assoluta ignoranza del più giovane a qualsiasi accenno di politica o geografia estera, gli argomenti di cui America sfoggiò incredibile conoscenza rimasero sempre e comunque di politica ed interessi interni ai suoi cinquanta stati, non fu una conversazione molto seria o particolarmente colta...ma per gli standard a cui aveva creduto di doversi abituare Inghilterra, procedeva tutto a gonfie vele ed, escludendo fastidiose frecciatine o riferimenti al cibo, al maltempo e ad animali e folletti immaginari, Inghilterra potè addirittura definire la serata divertente!


Il tempo passò in fretta scandito inutilmente dall'orologio a pendolo che ad ogni ora rintoccava con suoni bassi e lenti che seguitavano a passare inosservati.


- Ehi, si è fatto tardi: è mezzanotte passata.- Osservò America accorgendosi che i rintocchi che l'orologio batteva si erano fatti improvvisamente numerosi.

- Effettivamente comincio ad essere un po' stanco- Aggiunse Inghilterra allentandosi il nodo della cravatta, avvertendo solo allora, tutta in un colpo, la stanchezza del viaggio e dell'ora tarda.

- Oltretutto tu hai avuto il problema del fuso orario....- Cominciò America.

Inghilterra lo guardò stupito più che delle sue gentili attenzioni di avere la conferma che America sapesse dell'esistenza di qualcosa chiamata “fuso orario”.

-...un vecchietto come te dovrebbe andare a letto presto o rischia di non svegliarsi!- Concluse con una rista allegra.

Appunto.

- E immagino che un pivello come te, invece, non abbia alcun problema ad andare a letto tardi ...- Chiese Inghilterra alzandosi da tavola reprimendo, a fatica, l'istinto omicida affacciatosi a malapena cinque secondi prima.

- Stai scherzando? Un eroe come me che problemi vuoi che abbia?- Domandò allegro America alzandosi di scatto e puntellandosi il petto orgoglioso.

-...a quest'ora non trovo nemmeno la forza di risponderti...- Mugugnò Inghilterra avviandosi verso il salone e seguito da un America per nulla smontato né dall'ora tarda né dall'aria distrutta di Inghilterra.

Seguirono i soliti piccoli insulti accompagnati da rimproveri biascicati, giusto il tempo di arrivare davanti alla porta della stanza di Inghilterra.

- Allora buonanotte- Sbadigliò America apprestandosi a ripercorrere il corridoio.

-Aspetta.- Lo fermò Inghilterra.

America si voltò incuriosito, infilandosi le mani in tasca.

-Perché mi hai invitato?- Chiese Inghilterra fissando la porta della quale, tra l'altro, seguitava a stringere il pomello.

-Che vuol dire?- Chiese l'altro – Non c'è un motivo...semplicemente perchè mi andava!-

Inghilterra avvertì la quasi totalità del calore corporeo concentrarsi nelle proprie guance e, ci avrebbe giurato, le proprie orecchie farsi improvvisamente rosse.

- Ti andava di vedermi? E' solo questo il motivo?...Puoi vedermi quando vuoi ai meeting, no?-

- Non possiamo certo mangiare e parlare di quello che vogliamo ai meeting, no?- Gli chiese retoricamente America con aria saccente.

- Perché no?- Chiese Inghilterra -Tu lo fai!-

A queste parole America arrossì vistosamente cercando di nascondere l'imbarazzo con un colpo di tosse.

-...ti-ti ho invitato perchè...- America lo guardò arrossendo da sotto un ciuffo di capelli biondi - ...perchè volevo passare un giorno in tua compagnia....tutto qui!-


A queste parole Inghilterra avvertì l'imbarazzo precedente affievolire mentre un' irritazione improvvisa ed inspiegabile ne prendeva il posto.

- Se stai così bene con me...perchè non mi inviti anche altri giorni?...Perché non mi inviti mai il tuo compleanno?- Chiese Inghilterra atono, finalmente guardandolo in faccia. - Perché non mi inviti il quattro di luglio?- Domandò infine.

America sollevò lo sguardo serio...Dio, come sembrava....spaventosamente adulto....

-...Non ti farei mai una cosa del genere...- Rispose lugubre.

- Non mi faresti mai una cosa del genere...
di nuovo.- Tagliò corto Inghilterra sorridendo sprezzante poggiando la fronte alla porta, non smettendo, però di osservarlo.



-.....buonanotte Inghilterra-

America gli diede le spalle e percorse a passi veloci il corridoio.

Inghilterra lo seguì con lo sguardo finché non scomparve per le scale.

- buonanotte, America.- sussurrò.

Entrò in camera e chiuse la porta.





N.d.A: Penso che questa coppia mi piaccia più del dovuto...credo che, anche involontariamente, mi ci dedicherò a discapito di altre mie fan fic. ancora incompiute (perdonatemiiii T_T)

Slurp, Kumiho.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Kumiho