Cap.2
Inghilterra
sbirciò con aria stanca l'orologio alla sua destra: le
diciannove e
trenta. Decisamente ancora troppo presto per scendere.
Erano
solo tre ore che stava in quella stanza, di quella casa non aveva
visto che il salone d'ingresso le scale, il corridoio e quella
maledettissima stanza che già cominciava ad avere l'odore
umidiccio
di Londra.
L'invito di America era giunto inaspettato e, a
parer suo fuori luogo, appena una settimana prima. Non aveva, oltre
che significativi motivi o ricorrenze particolari, alcun buongusto,
dato che l'ospite in questione non solo non si era preoccupato del
fuso orario, sempre prendendo in considerazione la folle idea che
sapesse di che cosa si trattava, svegliandolo ad un'ora indecente, ma
neppure aveva preso in considerazione il disagio che poteva scaturire
in Inghilterra un simile invito dopo tanto tempo...davvero troppo
tempo.
Eppure aveva accettato, seppur nascondendo il suo
consenso dietro alle regole del bonton e delle buone maniere, aveva
sperato e si era sentito improvvisamente più leggero al solo
pensiero di divenire ancora parte integrante nell'esistenza di
America; e non c'entravano niente, lo sapeva, l'orgoglio o la fiducia
che, cercava di convincersene, lo avevano fatto dire di
sì...solo un
semplice e candido desiderio di stare di nuovo da soli dopo tanto
tempo, come se non esistesse nient'altro che quel delizioso e caldo
bozzolo che un tempo era stata la loro famiglia.
Lentamente si
portò a sedere sul letto.
Dopotutto arrivare in anticipo non era
necessariamente segno di impazienza, solo di buona educazione e
questo, America, lo sapeva; dato che gli anni che aveva impiegato ad
erigerlo con galateo e buone maniere non erano certamente andati
persi.....giusto?!
- Oh...al diavolo!-
Inghilterra scattò
in piedi e, sistemandosi la cravatta dentro al gilet di pura lana
irlandese, uscì dalla stanza con l'aria più
impettita e altezzosa
che la sua vena inglese potesse conferirgli e che, lo sapeva, non era
poca.
Il corridoio che gli sembrò molto più grande di
come
gli era sembrato tre ore prima, gli sembrò anche tre volte
più
lungo, forse perchè a spronarlo ad andare più in
fretta non c'era
la spiacevole presenza di America e l'eco fastidioso dei suoi passi
strascicati alle spalle.
Posò la mano sul corrimano delle
scale e, fatti i primi due gradini, venne avvolto da un
piacevolissimo profumo di pollo arrosto...no, decisamente non si
trovava più a casa sua.
L'ottimo odore di cibo sembrò quasi
spronarlo a scendere i gradini più in fretta, tanto da
renderlo
impreparato a ciò che vide.
Il salone, che aveva appena
adocchiato al suo arrivo, perchè troppo impegnato
(sicuramente) da
qualche sgarbo o svista di America, lo lasciò a bocca
aperta.
L'atmosfera che vi regnava pareva quasi natalizia, pur
essendo in pieno autunno, l'arredamento e la scelta degli accessori
erano quasi regali e il caminetto acceso conferiva quel tocco di
classe che lo fece sentire immediatamente a suo agio.
Il
tappeto al centro della stanza era di un bellissimo color Borgogna,
il pianoforte a coda, suo vecchio regalo, era sistemato al centro
della stanza, lievemente di traverso, sulla sinistra vi era un
cassone di mogano scuro di fianco ad una specchiera ed il lampadario
che pendeva dal soffitto dava, infine, un'aria alla stanza ancor
più
classica e ottocentesca.
-Di solito non è
così-
America entrò lentamente nel salone raggiungendo
Inghilterra
-...Volevo che...piacesse a te...- Sorrise, con
una lieve nota di imbarazzo, passandosi una mano tra i capelli della
nuca.
- Lo immaginavo...che non fosse sempre così, intendo.-
Rispose Inghilterra tornando ad accarezzare la stanza con lo sguardo,
soffermandosi, forse più del dovuto, sul pianoforte a
coda.
-ehm...Avrai fame immagino, sei anche sceso
prima...-
Inghilterra si maledisse mentalmente
-E' un
fatto...-
-...di educazione. Certo, lo so.- Si affrettò a
precisare America sempre sorridendo – La cena è
comunque
praticamente pronta...se vuoi possiamo metterci a tavola.-
-Anche
la tavola è così per me?- Chiese sarcastico
Inghilterra, una volta
entrati in sala da pranzo, vedendo l'elegantissima scelta
dell'argenteria e della tovaglia
-Bhè si, anche quella....-
Sorrise nuovamente America mettendosi a sedere a
capotavola
Inghilterra non poté nascondere un sorrisetto
altezzoso e soddisfatto
-...il cibo no, però. Quello è di
qualità comune...conoscendo ciò a cui sei
abituato tu non ho
puntato troppo in alto.-
Il sorriso scomparve immediatamente
dal volto d' Inghilterra, sostituito da una smorfia di puro
odio.
-Allora buon appetito!- Disse allegramente America
addentando una coscia di pollo.
- Non far finta di niente
bastardo,
e aspetta che tutti siano a tavola prima di cominciare a mangiare!!!-
Urlò Inghilterra spostando rumorosamente la sedia e
mettendosi a
sedere dall'altro lato del tavolo
L'atmosfera non era male e
la sottile aria di tranquillità durò abbastanza a
lungo per
riuscire a considerare la cena pressocchè piacevole; il cibo
poi...Inghilterra doveva ammettere che effettivamente gli capitava
davvero di rado di mangiare così bene.
Si sorprese varie
volte d'esser felice che un po' della loro vecchia
complicità non
era sparita del tutto e che forse, il suo viaggio non era stato solo
una perdita di tempo.
Inghilterra sentiva il cuore traboccare
di tranquillità e sollievo ad ogni sorriso e ad ogni gesto
allegro
di America, ammirando il modo superbo in cui era cresciuto e allo
splendido modo in cui aveva saputo farsi grande, un grande moto di
orgoglio e gratitudine si scatenavano in lui ad ogni gesto e a
,quasi,
ogni parola del ragazzo.
Parlarono di tutto: i progressi e le
crisi economiche reciproche, dei rapporti con gli altri paesi,
addirittura, e qui vennero meno alle buone maniere, di politica e
religione...Inghilterra quasi si stupì della
responsabilità e della
serietà di cui alle volte, solo alle volte, era capace
America, ma
conoscendo l'assoluta ignoranza del più giovane a qualsiasi
accenno
di politica o geografia estera, gli argomenti di cui America
sfoggiò
incredibile conoscenza rimasero sempre e comunque di politica ed
interessi interni ai suoi cinquanta stati, non fu una conversazione
molto seria o particolarmente colta...ma per gli standard a cui aveva
creduto di doversi abituare Inghilterra, procedeva tutto a gonfie
vele ed, escludendo fastidiose frecciatine o riferimenti al cibo, al
maltempo e ad animali e folletti immaginari, Inghilterra
potè
addirittura definire la serata divertente!
Il tempo passò
in fretta scandito inutilmente dall'orologio a pendolo che ad ogni
ora rintoccava con suoni bassi e lenti che seguitavano a passare
inosservati.
- Ehi, si è fatto tardi: è mezzanotte
passata.- Osservò America accorgendosi che i rintocchi che
l'orologio batteva si erano fatti improvvisamente numerosi.
-
Effettivamente comincio ad essere un po' stanco- Aggiunse Inghilterra
allentandosi il nodo della cravatta, avvertendo solo allora, tutta in
un colpo, la stanchezza del viaggio e dell'ora tarda.
-
Oltretutto tu hai avuto il problema del fuso orario....-
Cominciò
America.
Inghilterra lo guardò stupito più che delle sue
gentili attenzioni di avere la conferma che America sapesse
dell'esistenza di qualcosa chiamata “fuso orario”.
-...un
vecchietto come te dovrebbe andare a letto presto o rischia di non
svegliarsi!- Concluse con una rista allegra.
Appunto.
-
E immagino che un pivello come te, invece, non abbia alcun problema
ad andare a letto tardi ...- Chiese Inghilterra alzandosi da tavola
reprimendo, a fatica, l'istinto omicida affacciatosi a malapena
cinque secondi prima.
- Stai scherzando? Un eroe come me che
problemi vuoi che abbia?- Domandò allegro America alzandosi
di
scatto e puntellandosi il petto orgoglioso.
-...a quest'ora
non trovo nemmeno la forza di risponderti...- Mugugnò
Inghilterra
avviandosi verso il salone e seguito da un America per nulla smontato
né dall'ora tarda né dall'aria distrutta di
Inghilterra.
Seguirono
i soliti piccoli insulti accompagnati da rimproveri biascicati,
giusto il tempo di arrivare davanti alla porta della stanza di
Inghilterra.
- Allora buonanotte- Sbadigliò America
apprestandosi a ripercorrere il corridoio.
-Aspetta.- Lo fermò
Inghilterra.
America si voltò incuriosito, infilandosi le
mani in tasca.
-Perché mi hai invitato?- Chiese Inghilterra
fissando la porta della quale, tra l'altro, seguitava a stringere il
pomello.
-Che vuol dire?- Chiese l'altro – Non c'è un
motivo...semplicemente perchè mi andava!-
Inghilterra avvertì
la quasi totalità del calore corporeo concentrarsi nelle
proprie
guance e, ci avrebbe giurato, le proprie orecchie farsi
improvvisamente rosse.
- Ti andava di vedermi? E' solo questo
il motivo?...Puoi vedermi quando vuoi ai meeting, no?-
- Non
possiamo certo mangiare e parlare di quello che vogliamo ai meeting,
no?- Gli chiese retoricamente America con aria saccente.
-
Perché no?- Chiese Inghilterra -Tu lo fai!-
A queste parole
America arrossì vistosamente cercando di nascondere
l'imbarazzo con
un colpo di tosse.
-...ti-ti ho invitato perchè...- America
lo guardò arrossendo da sotto un ciuffo di capelli biondi -
...perchè volevo passare un giorno in tua compagnia....tutto
qui!-
A queste parole Inghilterra avvertì l'imbarazzo
precedente affievolire mentre un' irritazione improvvisa ed
inspiegabile ne prendeva il posto.
- Se stai così bene con
me...perchè non mi inviti anche altri
giorni?...Perché non mi
inviti mai il tuo compleanno?- Chiese Inghilterra atono, finalmente
guardandolo in faccia. - Perché non mi inviti il quattro di
luglio?-
Domandò infine.
America sollevò lo sguardo serio...Dio, come
sembrava....spaventosamente adulto....
-...Non ti farei mai
una cosa del genere...- Rispose lugubre.
- Non mi faresti mai
una cosa del genere...di
nuovo.-
Tagliò corto Inghilterra sorridendo sprezzante poggiando la
fronte
alla porta, non smettendo, però di osservarlo.
-.....buonanotte
Inghilterra-
America gli diede le spalle e percorse a passi
veloci il corridoio.
Inghilterra lo seguì con lo sguardo
finché non scomparve per le scale.
- buonanotte, America.-
sussurrò.
Entrò in camera e chiuse la porta.
N.d.A:
Penso che questa coppia mi piaccia più del dovuto...credo
che, anche
involontariamente, mi ci dedicherò a discapito di altre mie
fan fic.
ancora incompiute (perdonatemiiii T_T)
Slurp, Kumiho.