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Autore: ThisIsLeisure    25/01/2011    2 recensioni
Caterina è una giovane ragazza nobile di Milano, non compresa dal padre e dalla matrigna, si sente sola come non mai nella sua vita. Finche non conosce Alexandre, un vampiro bello,tenebroso, e nobile Spagnolo. La vita di Caterina sta per cambiare drasticamente.
Angeli, vampiri, amore, morte, famiglia e il senso della vita, sono parti fondamentali di questa storia. Siete pronti ad iniziare il viaggio?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ritorno al Passato

Osservai quella figura angelica che dormiva tranquillamente nel mio letto. Delle bellissime ciocche nere gli ricadevano sul viso, e aveva i capelli leggermente arruffati. Le accarezzai dolcemente i capelli badando bene di non svegliarla. Era sdraiata a pancia in su, con la testa girata verso di me.   Indossava una ma maglietta, ormai tutta stropicciata, e dei pantaloncini corti da ginnastica che avevo nell’armadio chissà da quanto tempo, senza averli mai messi. Quel corpo piccolo e fragile giaceva li, dormiente. Pensai a ciò che le era successo due giorni prima, e a quanto fosse ingiusto.  Come si poteva anche semplicemente pensare di fare del male ad un angelo così bello? Mi fermai un attimo a pensare che io lo avevo pensato più di una volta. Scacciai via il brutto pensiero.
«Cate?» dissi sottovoce spostandogli la ciocca che le attraversava il viso.
«Cate? Sono le 12…» Le accarezzai dolcemente il volto, non c’era più il rossore sulla guancia destra. 
«Hmm…» fu tutto quello che ricevetti in risposta. Aggrottò le sopracciglia. 
Si girò sul lato sinistro, il suo viso sfiorava il mio. Sentivo il suo respiro sul mio viso, e la gola iniziò a bruciarmi leggermente.  
Le baciai dolcemente il naso, e poi gli occhi.
«Cate, sveglia.» 
«Hmmm che ora è?» chiese lei con la voce impastata dal sonno e gli occhi chiusi.
«Le 12.»
«Di gia?» 
«Si.» sorrisi. Alla fine aprì quegli occhi color nocciola, da bambi. Mi guardò con sguardo curioso.
«Buongiorno.» disse, ora più chiaramente.
Le diedi un leggero bacio a stampo sulle labbra, ignorando il dolore alla gola.
«Dobbiamo proprio alzarci?» mi chiese passando le sue piccole dita sul mio braccio, su e giù.
«Mi sa di si. Tra poco dovrebbe arrivare un mio amico dalla Spagna, a trovarmi.» 
«Ah si? Finalmente conosco un tuo amico.» disse sorridendo. Il più bel sorriso. Sorrisi a sua volta. Ci alzammo dal letto, e la osservai mentre si faceva una coda ai capelli arruffati. 
«Ti ho fatto lavare i vestiti, se li vuoi mettere sono in bagno.» dissi mentre mi infilavo una camicia bianca. 
«Grazie, posso usarlo?» era terribilmente educata.
«Ovviamente.» Corse in bagno, e lasciò la porta aperta.
Mi misi a sistemare il letto, anche se sapevo che la cameriera l’avrebbe fatto per me. 
«Allora»,urlò dal bagno, dimenticandosi che io la sentivo benissimo,«Questo tua amico è come te?» 
Non riusciva proprio a dirla la parola vampiro?
«Si, è come me. È conte di Madrid.» 
«Wow. Quindi vi conoscete da tanto tempo?»
«Da tutta la vita.» dissi con un sorriso stampato in faccia. Gli anni che avevamo passato insieme a girare per l’Europa erano stati i migliori di tutta la mia vita.
«Come si chiama?» chiese tornando in stanza, vestita come il giorno in cui ci eravamo baciati. Era stupenda, quel vestito blu con lo scollo a V la rendeva incredibilmente sexy. Penso che si accorse che le stavo guardando il corpo invece del viso.
«Che c’è? Non mi sta bene il vestito?» oltre a essere incredibilmente educata, era anche incredibilmente insicura. 
«Ti sta benissimo. Sei favolosa.» potei notare il sangue arrivare alle sue guance, e rendergli il viso pallido un po’ più rosato.
«Allora come si chiama il tuo amico?»
«Si chiama Carlos Alejandro Alvarez-Toledo.» 
«Che nome lungo.»
«Tutti i nobili spagnoli hanno nomi lunghi.» dissi finendo di abbottonarmi la camicia. Caterina si era raccolta i capelli in uno chignon, come al ballo degli Adda. La preferivo con i capelli sciolti, ma le avevano insegnato che i capelli sciolti sono solo per le donne di poco valore. Un idea alla quale io andavo proprio contro. Caterina si sedette sulla poltrona,e lentamente si infilò i tacchi neri. 
«A che ora dovrebbe arrivare?» mi chiese con un sorriso stampato sulla faccia, mentre si dirigeva verso di me. Era almeno più alta di 9 centimetri.
«Mi ha detto che il suo aereo atterrava alle 12, e che quindi sarebbe arrivato per l’ 1.» dissi posando le mie mani sui suoi fianchi. Mi chinai per darle un bacio. Fù un bacio diverso dal solito, di solito ero io che decidevo quanto durava il bacio e come doveva essere. Questa volta, invece, fù lei a prolungarlo, mise una mano nei miei folti capelli marroni, dalle labbra passò al mio collo, baciandolo in tanti punti diversi, disegnava piccoli cerchi con la lingua.  La gola iniziò di nuovo a bruciarmi. Dio, non potevo negare che mi piacesse il modo in cui mi baciava, però la sete era forte. Serrai forte la mascella, e chiusi gli occhi. Mi piaceva eccome. Il campanello suonò e giurò che in quell’esatto momento avevo quasi pensato di uccide Carlos per averci interrotti. Aprii gli occhi, e Caterina smise di baciare il mio collo. Mi sistemai la camicia, e sorrisi maliziosamente a Caterina. 
«Andiamo, dai.» dissi prendendola per la mano. Anche con quelle scarpe, Caterina riusciva a tenere il mio passo. Aprii la porta, e fui estasiato di vedere il viso di Carlos. Un sorriso apparve sui nostri visi, e ci abbracciammo. 
«Ale mi sei mancato molto.» confessò Carlos dandomi una pacca sulla spalla. 
«Anche tu Carlos. Ah, mi ero quasi dimenticato, Carlos lei è Caterina. Caterina, Carlos.» Dissi presentandoli. Potei notare uno sguardo particolare negli occhi di Carlos quando guardò Caterina.
«Piacere.» disse Carlos stringendo la sua mano. 
«Piacere mio.» I due si guardarono per qualche secondo.
«Dai entra Carlos! Devi raccontarmi tutto.» dissi facendogli segno di entrare. 
Io e Cate ci sedemmo sul divano, mentre Carlos si sedette sulla poltrona. 
«Allora, come va a Madrid?»  chiesi io.
«Tutto bene, sempre la stessa noia. E a Barcellona? Come mai questa tua decisione di venire a Milano?» 
«Barcellona bene penso. Beh mi conosci Carlos, mi muovo spesso.» 
“Ale, sei per caso impazzito? È una umana!” il pensiero di Carlos mi arrivò forte e chiaro. Era stupendo come le menti dei vampiri funzionavano, trasmettere qualsiasi tipo di pensiero ad un altro vampiro era utile in certe situazioni. Sapevo a cosa si riferiva Carlos.
“Sa tutto. Carlos so come la pensi…”
“Come fai a resisterle? Sinceramente… dio ha un odore fortissimo.” Scacciai immediatamente il pensiero che lui avrebbe potuto attaccarla dalla mente, Carlos era vampiro da molto più tempo di me, e sapeva contenersi.
«Allora, Alexandre mi ha detto che vi conoscete da molto tempo.» disse Caterina notando il silenzio che si era creato.
«Gia, fin da quando eravamo piccoli, siamo cresciuti insieme.»
«Si, ma per favore Carlos, non raccontare cose imbarazzanti sul mio conto.» dissi io ridendo.
“Ne avrei di storie da raccontarle…”
“Taci.” Gli ordinai io. E lui sorrise.
«Mi ha chiamato tuo Zio, l’altro giorno.» disse lui, questa volta ad alta voce.
«Davvero?» ero seriamente stupito.
«Gia. Ha detto di salutarti.»
“Ha detto che non ti fai sentire da settimane, che sta succedendo Ale?”
«Salutamelo.» Dissi io, senza rispondere alla sua domanda mentale.
«Beh, allora immagino che voi stiate insieme, no?» rivolse la domanda a Caterina.
«Gia. E tu Carlos? Hai una ragazza?» 
Io e Carlos scoppiammo a ridere. La fama di Carlos non era solo dovuta al fatto che era il Conte di Madrid, ma anche dal fatto che praticamente andava a letto con tutte le donne belle che incontrava.
«Ho forse detto qualcosa di sbagliato?» chiese Caterina preoccupata.
«No tesoro, è solo che Carlos è conosciuto proprio perché non ama le relazioni.»
«Ah, capisco.» sorrise lei.
Un cellulare suonò nella mia stanza da letto.
«P-penso che sia il mio.» disse Cate incerta. Non mi ero nemmeno accorto che avesse un cellulare. 
«Torno subito.» disse alzandosi. Mi preoccupai un po’, per quello che ne sapevo poteva anche essere suo padre.
“Complimenti, è molto bella.” Mi trasmise Carlos, mentre osservava Caterina uscire dalla stanza.
“Ehi! Non ci pensare nemmeno.”
“Ti pare? È la TUA fidanzata, mica la mia. Perché è qua?”
“Suo padre è un tipo un po’ violento.”dissi amareggiato.
“L’ha picchiata?” mi domandò lui sorpreso.
“Si…”
“Perché?”
“Storia lunga…Che dovevo fare, rispedirla a casa?”
“No, certo che no. Mi dispiace però, poverina. Non dirmi che dormi che siete andati a letto insieme?!”
“No, cretino. Abbiamo solo dormito.”
“Se certo.”
“Ma cosa te lo spiego a fare? Tanto da quant’è che tu dormi soltanto con una ragazza? Poi sinceramente, devo ammettere che mi è un po’ difficile starle vicino.»
“Ah! Immagino che ti manchi bere del sangue… non so come fai anche solo starle seduto accanto, e non bevi nemmeno sangue umano. Se è difficile per me… chissà quanto lo è per te.”
Stavo per rispondergli, ma Caterina tornò nella stanza.
«Tutto bene?» le chiesi preoccupato quando tornò a sedersi al mio fianco.
«Certo.» finse un sorriso. 
Strinsi la sua mano nella mia, e la appoggiai sulla mia gamba.
«Come sta tuo padre, Carlos?»
«Tutto bene, come al solito minaccia di diseredarmi, e poi non lo fa mai.»
«Se tu prendessi un po’ più seriamente il tuo ruolo di conte, forse tutto questo non succederebbe.» lo rimproverai.
«Alex, lo sai come sono… da quando Carlos prende le cose sul serio?»
«Ah, adesso sei così pieno di te che parli  di te stesso in terza persona?»
Scoppiammo a ridere.
«Dai, e poi c’è mia sorella a fare da contessa.» 
“Smettila.” Dissi io.
“Di fare cosa? Mia sorella ti porta i suoi piu cari saluti.”
“Piantala.”
“Ha detto che gli manchi.”
«Devi essere molto stanco, Carlos.»
“Cerchi di sbarazzarti di me?”
«Forse ci potremmo vedere domani per pranzo, non credi?»
«Solo se porti anche Caterina.»
«Oh, accetto volentieri.» disse Caterina felice. Prima che io potessi dirgli che era una cattiva idea.
“Sei sempre il solito idiota.” gli dissi.
“Lo so che mi ami.”
“Cretino.” Ci sorridemmo.
«Dai, me ne vado, non voglio recare troppo disturbo, a domani Caterina.»
«A domani.» rispose lei.
Lo presi per il braccio, e lo spinsi verso la porta.
“È veramente, veramente, carina. Te l’ho gia detto?”
“A domani, deficiente.” Lo spinsi fuori dalla porta, e gliela chiusi addosso.
Presi un respiro profondo, e tornai dal mio angelo. Si alzò dal divano e mi venne incontro. 
«Sembra molto simpatico.» disse sorridendo. Oh, simpaticissimo, come no.
«Gia. Gli hai fatto un ottima impressione.»
«Come fai a saperlo?»
«Lo conosco molto bene.» le diedi un leggero bacio sul naso.
«Te l’ho gia detto che sei bellissima oggi?»
«Hai detto fantastica.»
«Beh, allora: Sei bellissima oggi.» dissi di nuovo mentre mi chinavo per baciarla, questa volta sulle labbra. 
«Ti va di guardare un film a letto?» 
«Che film?» chiese lei mordendosi il labbro.
«Uhmm non so, guardiamo cosa c’è in tv.» la presi per la mano e la guidai fino in camera. Si sfilò i tacchi alti e si sdraiò sul letto. Afferrai il telecomando da sopra la tv, la accesi. Mi sdraiai sul letto di fianco a Caterina. Posò la testa sul mio petto e una mano sui miei addominali. 
«Non penso che sia una buona idea che tu venga domani…al pranzo dico.» dissi guardando la tv, ma senza veramente guardare cosa succedeva. 
«Perché?» chiese lei allarmata.
«Ti annoieresti a morte.»
«No, ci tengo a venire.»
«Davvero, non mi sembra il caso.» non ricevetti risposta. Abbassai lo sguardo per cercare di capire la sua espressione. Sorrideva.
«Che c’è?»
Si alzò leggermente per darmi un bacio sulle labbra.
«Posso venire?» sorrise maliziosamente.
«No.» dissi serio io.
Mi baciò dolcemente il collo.
«Posso venire?»
«No.» dissi sorridendo, sapevo cosa stava succedendo.
Si inginocchiò sul letto, al mio fianco. Mi diede un altro bacio sulle labbra, questa volta più intenso.
«Ora?»
«No.» risposi di nuovo io, cercando di suonare serio, ma non penso che fui molto convincente. E proprio quando mi lasciai andare ai suoi baci, la gola prese ad andarmi in fiamme. Cercai di deglutire, ma non aiutò molto. Potei sentire il  sangue fluire nelle vene, quando posò una mano sulla mia mascella, per darmi un altro bacio. Il battito del suo cuore era fortemente irregolare, capii che era nervosa. Posai una mano sulla sua spalla, e la allontanai dolcemente.
«Okay, puoi venire. Ma poi non dire che non ti avevo avvisata.» non lo dissi perché volevo veramente che venisse al pranzo con me  e Carlos, più che altro non sapevo quanto sarei resistito al bruciore in gola… o più che altro alla tentazione di… scacciai subito quel pensiero orribile. 
«Grazie.» disse con un sorrisino stampato sulla faccia.
  
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