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Autore: ThisIsLeisure    26/01/2011    2 recensioni
Caterina è una giovane ragazza nobile di Milano, non compresa dal padre e dalla matrigna, si sente sola come non mai nella sua vita. Finche non conosce Alexandre, un vampiro bello,tenebroso, e nobile Spagnolo. La vita di Caterina sta per cambiare drasticamente.
Angeli, vampiri, amore, morte, famiglia e il senso della vita, sono parti fondamentali di questa storia. Siete pronti ad iniziare il viaggio?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Pensieri Privati

Quando arrivammo al ristorante Carlos era gia seduto ad aspettarci.  Si alzò educatamente. Mi strinse la mano.
«Ehi, stavo morendo di fame.» disse mettendo un po’ di enfasi pronunciando le parole morendo di fame.
“Come sei spiritoso oggi.”
“Gia, pensavo che l’avresti convinta a non venire.”
«Sempre bellissima, Caterina.» disse baciandogli la mano, come il giorno prima. 
Ci sedemmo al tavolo rotondo. I menù erano gia sul tavolo.
«Allora, Caterina, mai stata in Spagna?» le domandò Carlos, sfogliando il menù.
«A dire il vero no, ma spero di visitarla molto presto.» disse contenta, rivolgendomi un sorriso, che io ricambiai.
«Beh, di sicuro devi venire a fare un salto  a Madrid.»
«Direi che Barcellona è molto più interessante.» risposi io a Carlos.
«Oh davvero? Vuoi dire che la capitale fa schifo?»
«Mai detto che fa “schifo”…. Ma dai, lo sai pure tu che Barcellona è sempre la più bella.»
«Come vuoi.» rispose lui scocciato. Adoravo dargli fastidio.
«Ehm», disse un po’ incerta Caterina, «credo che posso vederle tutte e due.»
«Certo.» dissi sorridendogli, posando una mano sulla  sua, piccola e fragile.
La cameriera arrivò in pochi minuti, io e Caterina ordinammo delle insalate.
«Prendo una bistecca, al sangue, per favore.» Disse Carlos, regalando alla cameriera il suo sguardo migliore. Lei gli sorrise, probabilmente pensò che a lui lei piaceva… ma si sbagliava di grosso. Conoscevo bene quello sguardo, uno sguardo che fortunatamente non vedevo apparire sul mio viso da molti anni, ero lo sguardo che il predatore dava alla preda, prima di catturarla, uno sguardo contorto e mortale.
“Carlos.” Lo richiamai alla mia attenzione, distraendolo dalla cameriera. Quando si accorse di essere in modalità caccia, fece un lungo sorriso e bevve il bicchiere di vino. 
Notai poi che Caterina aveva intrecciato la sua mano con la mia, stringendomela leggermente, per poi lasciarmela.
«Vorrete scusarmi.» disse alzandosi e dirigendosi verso la toilette.
Appena fù abbastanza lontana per non sentirmi, dissi con tono di rimprovero, «Da quant’è che non bevi?» 
«Non da tanto. Non ti preoccupare.» disse Carlos, versandosi dell’altro vino.
«Non mi devo preoccupare? Stavi per…» non finii la frase, tanto sapeva a cosa mi riferissi.
«Oh, ma dai, smettila. Non lo avrei mai fatto davanti a tutti, come minimo me la portavo in bagno.» disse ridendo.
«Ti fa ridere?» dissi io ora arrabbiato.
«Bene, hai finito di rimproverarmi? Perché ora tocca a me. Perché non hai chiamato tuo zio?»
Non risposi.
«Alex, che succede? Ha detto che non ti fai sentire da quasi un mese.»
Continuai a tacere. Poi sentii la mente di Carlos cercare di entrare nella mia.
«Cerchi pure di vedere i miei pensieri? Lo sai anche tu che non bevi abbastanza sangue umano per farlo.» dissi sorridendogli.
«Allora dimmelo tu, quali sono i tuoi pensieri.» si sporse verso di me.
«Ale, ti conosco meglio di chiunque altro, ti prego, sto solo cercando di aiutarti.» 
Caterina tornò  al tavolo, di fianco a me. Mi strinse di nuovo la mano, osservandomi con lo sguardo perso, aveva il battito cardiaco accelerato.
“Che è successo?” dissi nella mia mente, fissando Caterina. 
“Che è successo cosa?” rispose Carlos, mentre cercava di entrarmi nei pensieri di nuovo.
“Dio, la smetti? Mi confondi, non volevo dirlo. L’ho solo pensato.” 
“La smetto quando mi dici il motivo per il quale non hai richiamato tuo zio, e perché sei andato via da Barcellona.” Scacciai via la sua voce dalla mia mente.
Mi limitai a stringere la mano di Caterina. Devo dire che il resto del pranzo andò piuttosto bene, ci furono un paio di tentavi da parte di Carlos di entrarmi nella mente ma lo respinsi. Non mi fece più domande sul motivo per il quale ero andato via da Barcellona, ed era meglio così. Pi?u ch altro si limitava a parlare con Cate del più e del meno, della scuola, degli amici, della loro infanzia. Io  e Carlos ordinammo dei caffè.  La cameriera di prima fece un sorriso ammaliante a Carlos, mentre gli porgeva il suo caffè.  Notai un bigliettino ripiegato sul piattino dov’era posata la tazzina. Caterina rise sottovoce. Carlos prese il biglietto, lo lesse per un secondo, e poi me lo passò, in brutta grafia c’era scritto:  
 
Francesca- 335.761804, chiamami.
 
Caterina rise mentre lo leggeva con me. 
«Allora, la chiamerai?» chiese ridendo a Carlos.
«Ah, le donne Italiane… non ne hanno mai abbastanza del grande Carlos.»
«Ma non ti accorgi proprio di parlare di te stesso in terza persona?!» dissi in modo retorico a Carlos. 
“Me ne accorgo, ma sono così bello,ricco e potente da potermelo permettere.” 
«Ignoro la tua domanda, Alex. Beh Caterina, l’unica ragazza Italiana che può chiedermi di chiamarla sei tu.» 
Di primo impatto Cate rimase un po’ sorpresa, ma quando capì che Carlos stava solo scherzando, rise insieme a lui.
«Beh, penso che dovrai aspettare un po’ Carlos.» disse guardandomi e sorridendo.
«Concordo.» usai la mia voce dolce. Cate arrossì violentemente. 
«Oh piccioncini, starei a guardarvi tutto il giorno, ma non vorrei rischiare di vomitare.» sempre fine. 
Si alzò dal tavolo, e sistemandosi la cravatta disse: «Bene, sempre un piacere Caterina.» iniziò ad incamminarsi. 
«Ehi, non mi saluti?» chiesi senza girarmi.
«No, tanto ci vedremo presto. Ah e paga tu, ho lasciato il portafoglio in macchina.» 
Risi.
«Che c’è da ridere?» Mi chiese Caterina.
«Carlos non ha una macchina.»
  
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