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Autore: CherryBomb_    26/01/2011    4 recensioni
Arianna e Ilaria, sedicenni, amiche da qualche anno. Fanno parte di quelle ragazze che sono convinte che il principe azzurro non esiste.
Arianna non ha mai avuto il ragazzo, Ilaria non lo ha da due anni e mezzo. Ormai sono abituate a questo loro stato di "zitellaggio", ma una serata diversa cambierà le loro vite. Ci saranno molti intrecci, ritorni di fiamma, non sarà tutto semplice, anche se all'inizio potrà sembrare così.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 37

Dove tutto ebbe inizio.

Ary POV
Giorno della mia seconda volta in discoteca ed io ero distrutta.
Non avevo dormito per tutta notte, forse agitata al solo pensiero di andare di nuovo in discoteca o forse solo perché non volevo tornare nel luogo dove era iniziato tutto.
Perché avevo accettato di andare? Perché avevo dato retta a quella pazza della mia migliore amica?
Una cosa positiva fu che il pomeriggio riuscii a dormire un paio d’ore, risvegliandomi carica e piena di energie. Più o meno.
La Ila mi chiamò per ricordarmi l’abbigliamento: jeans, non i soliti, magliettina un po’ scollata e tacchi.
Optai per i vestiti che usai al matrimonio di Davide.
No, ecco di nuovo ricordi. Il nostro ultimo giorno insieme. Il giorno dove cambiò tutto.
Sono sicura che fu quello il giorno dove lui cambiò idea su di me e decise di tornare con la biondona. Quello era l’ultimo giorno in cui fossi stata felice.
Forse quell’abbigliamento mi avrebbe portato fortuna.
Essendo quello stato il mio ultimo giorno di felicità, forse quel sabato sarebbe stato il mio primo giorno di felicità dopo quasi due mesi.
Speravo davvero in bene.
Cercai di dormire ancora un paio d’ore prima di mangiare.
Mia mamma ebbe la brillante idea di mangiare tardi, così da non far passare un sacco di tempo dalla cena a quando sarei uscita.
Verso le otto e mezza, mangiammo.
Alle nove, ricevetti il messaggio della Ila che mi diceva che alle 23.00 sarebbe passata a prendermi.
Quindi, mi feci una doccia rilassante. Mi vestii, mi asciugai i capelli, mi truccai velocemente e le 23.00 arrivarono in un lampo.
Ero appena uscita dal bagno quando suonarono alla porta.
-Che tempismo. Ho appena finito di prepararmi.- le dissi con un sorriso, raggiungendola con una camminata abbastanza goffa a causa dei tacchi.
-Stranamente sono in orario.- mi fece notare facendomi ridere.
La Ila ed il ritardo andavano a braccetto. Dove andava una andava anche l’altro. Era perennemente in ritardo, sempre, ed era per quello che sua mamma si arrabbiava la maggior parte delle volte.
Immaginatevi una mamma che vuole arrivare in orario, o addirittura in anticipo, e una figlia perennemente in ritardo. Le litigate erano assicurate, ma anche le risate.
Avevo assistito ad un paio di loro litigate per il ritardo e stavo per morire dal ridere.
-Ciao mamma. Ci vediamo più tardi.- le dissi dandole un bacio sulla guancia ed uscendo di casa.
-Alle 03.00 tuo padre sarà fuori dalla discoteca.- mi disse sulla porta.
Era tutto come 7 mesi prima. L’orario di partenza era uguale. L’orario di uscita era uguale.
C’erano solo delle piccolissime differenze: i vestiti, sia miei che della Ila; io, io ero quella che era cambiata di più in quei sette mesi; la Ila era cambiata, aveva un ragazzo ed era felice. La persona che doveva divertirsi durante quella sera per dimenticare, ero io e non lei. Sperai con tutta me stessa che non avrei incontrato Edo, come la Ila aveva incontrato Mattia, altrimenti, dovevo arrendermi al fatto che la sfiga mi seguisse come se fosse la mia ombra e che non mi avrebbe mai abbandonata.
In macchina chiacchierammo del più e del meno con la mamma della Ila, percorrendo le strade di Brescia per arrivare a quella maledetta discoteca.
Circa 30 minuti dopo la partenza, la mamma della Ila ci lasciava davanti al Dlq.
Scendemmo e respirai l’aria fresca che tirava in quel momento.
Facemmo la fila e quando entrammo, la musica assordante mi rimbombò nelle orecchie. Mi faceva male la testa dopo neanche un minuto che eravamo dentro.
-Allora? Pronta?- mi chiese urlando la Ila cercando di sovrastare il frastuono della musica.
-Non ne sono tanto sicura.- le risposi sinceramente.
Mi prese per mano e mi portò al bar dove prese da bere.
Non capii bene cosa prese, vidi solo che mi porse un bicchiere.
-Che roba è?- esaminai il contenuto del bicchiere.
-Non ti preoccupare, la prima volta che l’hai bevuto ti è piaciuto.- sorrise. Bene. Almeno sapevo che sapore aveva. Era già qualcosa.
Camminammo per la stanza con il nostro bicchiere in mano.
Guardai in mezzo alla pista e dalla parte opposta mi sembrò di vedere……Simo ed……Edo.
No. No. No. No. Avevo anche le allucinazioni?
Non potevano essere loro.
-Ila? Mi sembra di aver appena visto Simo ed Edo.- le dissi ingenuamente, con un certo tono di paura nella voce.
-è impossibile. Simo mi ha detto che andavano fuori Brescia stasera, ma se stavano in città stavano a casa.- mi informò.
Non ero sollevata per niente. Era un problema se cominciavo ad avere anche le allucinazioni.
Entrammo in pista a ballare.
E di nuovo mi sembrò di scorgere Edo e Simo che parlavano. Ma subito dopo sparirono.
Avevo davvero le allucinazioni.
-Sei sicura che Edo e Simo non possano essere qua?- le chiesi ancora più spaventata.
-Simo mi ha detto…- cominciò lei, ma non la lasciai finire.
-Anche tu a Simo hai detto che avremmo fatto una serata tra donne eppure eccoci qua in discoteca.- le feci notare urlando.
La vidi sbiancare, per quanto mi fosse possibile con quelle luci.
-Andiamo a fare un giro di perlustrazione.- mi prese per un braccio e mi tirò.
Sembrava preoccupata anche lei, non sapevo se fosse per me o per il fatto che sarebbe stata scoperta da Simo ad avergli mentito.
Stavamo per andare in bagno quando…
-Ila.- merda, era Simo.
La vidi girarsi lentamente mentre io avevo davanti la visione completa: Simo ed Edo, uno vicino all’altro davanti a me.
-Ciao Simo.- disse lei con un sorriso tirato.
Non ci potevo credere. Con tutti i posti dove sarebbero potuti andare, proprio in quella discoteca.
L’avevo detto che la sfiga mi pedinava.
-Non dovevate fare una serata tranquilla tra donne?- chiese Simo avvicinandosi a noi.
-Ehm. Si. Infatti.- gli rispose la Ila.
Io non sapevo più chi guardare o cosa guardare.
C’era Edo che mi guardava ancora nella stessa posizione di poco prima.
Mi sentivo in imbarazzo per quel suo sguardo così profondo.
Sembrava che mi volesse leggere dentro, che volesse sapere cosa pensassi in quel momento.
-Ila.- la richiamò Simo come per rimproverarla.
-Ho pensato di portare la Ary a distrarsi, ne aveva bisogno. E quale posto migliore se non di questa discoteca? Siamo venute qua quando ne ho avuto bisogno io ed adesso eccoci qua per lei.- aveva riassunto con quel suo modo acido ed autoritario.-E comunque, se vogliamo dirla tutta. Non sono l’unica qua che ha mentito “Forse andiamo fuori Brescia, ma se rimaniamo in città stiamo a casa.”- cercò di fare la voce da uomo. –E io come una scema ci ho creduto.
-Anch’io ho creduto alle tue parole.- le fece notare lui arrabbiato.
-Benissimo. Abbiamo creduto entrambi all’altro. Cosa ci possiamo fare se ci fidiamo?- gli chiese.
Distolsi lo sguardo per concentrarmi su qualcuno che continuava ad fissarmi insistentemente.
Mi girai e trovai Edo che mi fissava. Quando vide che lo guardavo, mi sorrise.
Io mi girai imbarazzata, ritornando ad ascoltare il piccolo litigio dei due piccioncini.
-Non ci possiamo fare niente.- rispose lui.
Si guardarono per un po’ in silenzio e poi scoppiarono a ridere.
Chi li capiva quei due era bravo.
Sentii una presenza vicino a me e quando mi girai mi trovai vicino Edo.
-Vieni che parliamo?- mi disse porgendomi la mano.
Io annuii, facendogli segno di andare avanti.
Non mi sembrava il caso di prenderlo per mano, non almeno finché lui avesse avuto una ragazza.
Uscimmo fuori sotto il cielo stellato.
-Non ti sembra strano incontrarci dove ci siamo incontrati la prima volta?- mi chiese guardandomi con quei suoi occhi verdi.
Rabbrividii sentendo la sua voce. Non me la ricordavo così dannatamente sexy. Cercai di controllarmi per rispondere e, soprattutto, cercare una risposta che non avrebbe ingannato il mio reale stato d’animo a quella situazione.
-Strano. Molto. Ma non è come la prima volta. Questo spero che tu l’abbia capito.- gli dissi cercando di controllare la mia voce.
Non volevo che tremasse o che facesse notare quanto fossi agitata nel stare con lui, soli.
-E cosa c’è di diverso?- mi chiese tranquillo continuando a guardarmi.
-Io. Il momento. Tu. Vuoi dirmi che tu non sei diverso da allora?- mi sedetti su una panchina.
-Certo che lo sono. Lo sono anche molto.- se sedette vicino a me e guardò davanti a sé.
Restammo in silenzio.
-Ti ho pensato molto.- esordì stupendomi completamente.- Da quando ci siamo rivisti in quell’hotel, ho pensato parecchio a te, parecchie volte.- si appoggiò con i gomiti sulle ginocchia e si girò a guardarmi.
Arrossi leggermente.
-Non dovresti pensare alla tua ragazza?- gli chiesi ormai titubante.
-Ci siamo lasciati.- in quel momento il mio cuore smise di battere per interminabili minuti. – L’ho lasciata io, pensavo troppo ad un’altra.- mi guardò e sorrise.
Il mio cuore non aveva più intenzione di tornare a battere. Sarei morta per un infarto, era ormai chiaro.
Rimasi in silenzio completamente in imbarazzo per la situazione. Non sapevo cosa fare, cosa dire. Non avevo quasi il coraggio di guardarlo.
Dopo un po’ di silenzio, lui andò avanti.
-Sono stato uno stupido a lasciarti.- continuò guardando davanti a sé. Sembrava quasi che stesse parlando più con se stesso che con me. -E tutto per cosa? Per uno stupido rapporto fisico? Voglio dirti la verità, non ti ho lasciato perché non ti amassi, anzi, ti amo e ti amavo anche quel giorno, ma ti ho lasciato perché mi mancava un rapporto fisico, un rapporto che portasse ad andare a letto insieme e sapevo che con te non potevo averlo, cioè, avrei potuto averlo, ma non volevo affrettare le cose. Ti amo, non ti avrei mai fatto fare qualcosa che tu non avresti voluto fare. E così decisi di lasciarti, convinto che ti avrei dimenticato, ma così non è stato.- ero senza parole, senza fiato. Il cervello era completamente scollegato dal corpo, ero solo consapevole che il mio cuore batteva troppo veloce.
Si girò e mi guardò.
-Ho pensato che mi avresti dimenticato e che ti avrei dimenticato, ma quando ti ho rivisto in quell’hotel, ho capito che non l’avevo fatto, che non avevo mai smesso di amarti e che nessun rapporto fisico poteva essere messo a confronto con il nostro rapporto. Ho capito che non mi importa il rapporto fisico, che è tutto il resto che è importante, quando quello arriverà ne sarò felice, ma non è importante. Non è tutto. C’è molto di più. Moltissimo di più. E poi quando ho visto che stavi per baciare l’altro, be, non ci ho più visto. Non potevo pensare che tu mi avessi già dimenticato. Non avrei potuto sopportarlo.- lo guardavo con la bocca aperta e incredula, mentre i suoi occhi verdi luccicavano nella notte –e così l’ho lasciata. Ho lasciato Jessica. Subito dopo che siamo tornati a casa, ma non avevo il coraggio di chiamarti, di cercarti. Poi Simo, mi ha proposto di venire in discoteca ed eccoci qua. Forse il destino ha fatto tutto il resto.- disse guardandomi e sorridendomi.
Il mio battito era impazzito, io ero impazzita, avrei voluto piangere e ridere dalla gioia.
L’unica cosa che seppi fare fu sorridere e piangere.
Lui mi guardò, sorrise e mi abbracciò.
Ero di nuovo tra le braccia del mio Edo. Mi era mancato il calore del suo corpo, il suo abbraccio, il suo sguardo, la sua voce. Mi era mancato tutto, tutto. Ogni cosa. Ogni suo più piccolo difetto. Ogni cosa.
Piansi di gioia tra le sue braccia. Mi alzai e lo guardai. Mi sorrise.
-Comunque, ti amo anch’io.- prima di avvicinarmi e di baciarlo.
E quel bacio fu spettacolare. Non c’era niente di più dolce e di più magico in quel semplice bacio.
Staccandomi dalle sue labbra, mi venne normale sorridere.
Aprendo gli occhi, mi trovai davanti la visione più bella che avessi mai visto: lui che mi guardava con un sorriso felice e gli occhi che brillavano. Avrei ricordato tutta la vita quel momento, quel viso, quello sguardo.
-Che c’è?- gli chiesi dopo che notai che continuava a fissarmi in modo strano.
-Sto cercando di spiegarmi come ho fatto a lasciarti.- disse sorridendo. Io arrossii.
-Se non lo sai tu, io non posso saperlo.- gli sorrisi.
-Vi davamo per dispersi.- disse la Ila ridendo parandosi davanti a noi.
Io sorrisi imbarazzata, Edo in parte a me era raggiante.
-Allora? Andiamo o volete rimanere qua ancora un po’?- ci chiese Simo guardandoci.
-Andiamo dove?- chiesi ingenuamente.
-Fuori da questo posto. Andiamo a farci un giro da qualche parte, tutti e quattro insieme.- disse la Ila sorridendo.
Era così ovvio che io ed Edo avevamo fatto pace? Cioè a me non sembrava.
Ok, dovevo guardare la situazione da un punto di vista diverso.
Guardai attentamente in che posizione fossimo io ed Edo: uno davanti all’altro, abbracciati, ancora in posizione di “bacio”.
Si, era facile capire che avessimo fatto pace.
-Per me possiamo andare.- mi alzai.
-Andiamo.- Edo mi prese per il fianco e mi attirò a se.
Mi sembrava quasi più protettivo, più smanioso di tenermi attacca a sé. Cos’aveva paura che scappassi? Non sarei mai scappata, non l’avrei mai potuto lasciare.
Entrammo nella discoteca affollata e rumorosa ed uscimmo dalla porta di ingresso.
Era passata la mezzanotte da poco e noi stavamo giù uscendo.
-Allora, dove andiamo?- chiesi abbracciata ad Edo, sorridente come non mai.
-Lago?- chiese Edo.
-Ok.- dissero in sincrono la Ila e Simo.
Eravamo tornati tutti insieme. Noi. I fantastici quattro.
Quanto mi era mancato uscire tutti insieme? Parlare tutti insieme? Passare delle giornate tutti insieme?
Ed eravamo lì in macchina tutti e quattro, come qualche mese prima che ridevamo e scherzavamo.
Pensavo che non sarebbe più successo ed invece, eccoci lì.
Mentre ridevo, osservavo la scena in modo distaccato.
Edo era felice, rideva, mi abbracciava. Sembrava davvero stare bene.
La Ila al posto del passeggero era girata verso di noi che rideva felice e spontaneamente.
Simo alla guida, cercava di non ridere troppo per mantenere la vista lucida sulla strada.
Eravamo tutti spensierati, felici. Ed era quello il bello.
Ci divertivamo sempre, tutti insieme.
Vivevamo le nostre storie e le nostre amicizie in sincrono.
Molte coppie, molto spesso, si distanziano dai propri migliori amici o semplicemente dagli amici, facendo così la parte degli stronzi inconsapevolmente.
Invece noi, no. Noi eravamo l’eccezione che confermava la regola o forse avevamo avuto solo fortuna ad essere insieme a dei ragazzi che fossero anche amici.
Noi potevamo uscire in coppia, ma allo stesso tempo con i nostri migliori amici. Non perdevamo un’amicizia perché avevamo un ragazzo.
Arrivammo al lago e facemmo una passeggiata sulla spiaggia tutti mano nella mano a parlare.
Sembrava la serata più romantica che avessi mai passato.
Il lungo lago era poco illuminato, solo piccole luci soffuse sulla camminata che davano un aspetto intimo e molto romantico alla passeggiata.
Sopra di noi c’era un cielo stellato, una notte limpida e una luna piena.
Sembrava tutto perfetto. Ogni particolare, ogni espressione, ogni frase. Tutto era estremamente perfetto.
Ci fermammo sulla spiaggia a sederci e a guardare la luna piena.
-Che ne dite di un bagno?- chiese la Ila tra le braccia di Simo.
-E come vorresti farlo il bagno, scusa?- chiesi guardandola male per quanto le fosse possibile vedermi.
Avevamo scelto un pezzo di spiaggia dove non ci avrebbe visto nessuno, dove ci vedevamo a mala pena tra di noi.
-Be, le alternative sono due: in mutande e reggiseno oppure nudi.- concluse la frase come se fosse naturale fare il bagno nudi nel lago.
-Stai scherzando spero.- le chiesi indignata.
Ok, non potevamo vederci. Però la cosa mi sembrava alquanto imbarazzante.
-No, non scherzo. Io opto per il mutande e reggiseno, se non vi dispiace.- e detto questo sentii un fruscio di vestiti e il rumore dei sassi che si muovevano.
-Io vado. Se volete restare qua.- e poi qualche minuto dopo sentii il rumore dell’acqua.
Vicino a me anche Simo aveva cominciato a spogliarsi.
-Ciaooo. –disse lui prima di tuffarsi.
-Tu che hai intenzione di fare?- mi chiese Edo all’orecchio, facendomi prendere paura.
-Be, io direi che…potremmo andare.- mi alzai e cominciai a spogliarmi. Dietro di me sentii che anche lui stesse facendo la stessa cosa.
Andammo mano nella mano nell’acqua.
-Oddio, ma è caldissima. Si sta benissimo.- cominciai a nuotare beatamente.
-Oooo. Eccovi qua finalmente.- disse la Ila spuntando esattamente davanti a me da sott’acqua.
-Aaaaaaaaaaa- urlai facendo ridere tutti.-Ila, ma sei scema ho preso paura.- dissi con il cuore che mi batteva a mille.
-L’ho notato.-disse ridendo.
Improvvisamente mi ricordai che mio papà doveva venirci a prendere.
-Merda. Merda. Merda. Merda.- uscii dall’acqua.
-Che succede?- mi chiesero tutti e tre in coro.
-Ila, mio papà doveva venirci a prendere in discoteca alle 3 e mi sono dimenticata di chiamarlo. Merda.- continuavo ad agitarmi.
Guardai il cellulare, era appena l’una e mezza.
Be, almeno non lo avrei fatto partire per niente.
Composi il numero agitata pensando a cosa dire a mio papà.
-Ehm. Ciao. Volevo avvisarti che non serve che ci vieni a prendere.- ero titubante.
-E come mai?- mi chiese con la voce impastata dal sonno.
-Ecco…in discoteca abbiamo incontrato Simo ed…………Edo.- sussurrai leggermente il nome di Edo. Non volevo nemmeno immaginare la sua reazione.
-Mi è sembrato di sentirti pronunciare il nome di Edo, del tuo ex.- disse lui sbadigliando.
-Ecco…Si. Ho detto proprio Edo e non è più il mio ex.- dissi tutto d’un fiato.
-Cosaaaaaaaaa?!?!- il suo stupore e la sua indignazione erano al massimo.
-Siamo tornati insieme.- pronunciai ogni singola parola lentamente. Ormai erano tutti e tre usciti dall’acqua e mi stavano guardando.
-Facciamo i conti dopo e ne parliamo. E spiegami, dove siete adesso?- urlava. Era davvero arrabbiato.
-Al lago.- tanto valeva dirgli la verità.
-Al lago. Questa è al lago quasi alle due di notte, ma ho fatto una figlia stupida? A quanto pare si, torna insieme a quel cretino del suo ex e per di più va al lago di sabato sera alle due di notte. – urlava ed io non volevo pensare alle sue parole. Odiava Edo, lo odiava con tutto se stesso.
Sarebbe stato difficile che lo avrebbe perdonato dopo quello che aveva fatto.
Rimanemmo entrambi in silenzio. Sentivo mio papà respirare dall’altro lato del telefono.
-Faccio finta di non aver sentito con chi sei e soprattutto dove sei. Puoi stare fuori fino alle 3.30 come se tornassi dalla discoteca, ma sia chiaro che poi domani facciamo i conti.- mi disse tornando normale.
-Va bene. Grazie. Ciao.- mise giù il telefono senza nemmeno salutarmi.
-Bene, il papà della mia ragazza mi odia. Di bene in meglio.- disse Edo sedendosi sulla spiaggia.
-Be, se devo dirtela tutta ti ha sempre odiato, ma da quando mi hai lasciato ti odia ancora di più.- gli dissi sorridendo.
Lui mi guardò male.
-Non mi fai sentire meglio se mi dici così.
-Lo so, ma è la verità. Meglio dirti la verità che una bugia. Ti ha sempre odiato e lo sapevi anche tu. Non so come farò a fargli cambiare idea su di te.- mi sedetti vicino a lui e poggiai la testa sulla sua spalla.
Non sapevo che fine avessero fatto la Ila e Simo, sinceramente non mi importava più di tanto, di certo sapevano badare a loro stessi.
Edo mi cinse le spalle così mi potei accoccolare di più sul suo petto ancora nudo.
Rimanemmo in silenzio per interminabili minuti.
-Perché tuo papà mi ha sempre odiato?- mi chiese rompendo il silenzio.
-Quando ti ha conosciuto ha avuto una strana impressione. So che sembra strano, di solito sono le mamme che hanno queste sensazioni, ma quella volta ce l’aveva lui. Quando te ne sei andato, mi ha detto chiaramente quanto non gli piacessi. Ovviamente in quel momento non sapevo per quale strano motivo mio papà sembrava avercela così tanto con te, non riuscivo proprio a capirlo, a me sembravi perfetto, sei perfetto- ammisi con un leggero imbarazzo- anche se comunque so che non lo sei, però mi sembrava che non avessi niente di male. Purtroppo mio papà non si sbagliava – aggiunsi tristemente.
-Probabilmente tuo papà ha un sesto senso molto sviluppato. È stato più o meno in quel periodo che ho sentito il bisogno di… di…
-Di fare sesso, Edo- completai la sua frase cercando di toglierlo dall’impiccio.
-Stavo cercando un modo diverso per dirlo perché non era propriamente quello. Avevo bisogno di sfogarmi, probabilmente, solo che avevo paura, non sapevo cosa fare. Non avevo nessuna intenzione di mettermi fretta, ti amavo e ti amo, non riuscirei mai a metterti fretta, quando tu sarai pronta, lo sarò anch’io. In quel momento non lo capivo, pensavo che il sesso fosse tutto, probabilmente perché nelle relazioni che ho avuto ho quasi sempre avuto rapporti subito, mi sembrava normale. Tuo papà è stato molto istintivo ed aveva ragione.
-Dovrei fargli i complimenti, allora?- chiesi scherzando.
Accennò ad una piccola risata –Non mi sembra il caso. Non facciamogli aumentare il suo odio nei miei confronti.
-Giusto, hai ragione.
Il silenzio cadde di nuovo su di noi.
-Sai, Edo, stavo pensando che non mi hai mai parlato delle tue storie passate- ero curiosa di sapere qualcosa in più. Non sapevo come mai, ma sembrava quasi che quell’argomento fosse un tabù, qualcosa che non doveva assolutamente essere toccato.
-Non ho avuto poi così tante ragazze come potrai pensare. Storie serie, che sono durate un po’, ne ho avute solo tre: una a 15 anni, con la mia prima ragazza. Ho fatto le mie prime esperienze con lei, siamo stati insieme due anni e poi ci siamo lasciati. Avevamo capito che non c’era più niente da fare, stavamo insieme solo perché eravamo abituati a farlo e poi lei voleva farsi altre esperienze, io pure, così ci siamo lasciati. La seconda storia importante l’ho avuta ha 18 anni, è durata un anno e mezzo, credo, o di più? Sinceramente non ricordo, comunque era durata più di un anno. Lei mi aveva tradito, con una persona di cui mi fidavo anche, quando l’ho scoperto l’ho lasciata e be, dopo…
-Jessica- pronunciai quel nome digrignando i denti.
-Esatto. Ovviamente in mezzo a queste storie serie, ne ho avute qualcuna di poco conto, ragazze con cui magari uscivo un paio di volte, capivo che non facessero per me e le lasciavo stare.
Mi strinsi maggiormente ad Edo cominciando a sentire freddo. Tirava una leggera brezza che mi fece venire la pelle d’oca.
-Forse è meglio se ci vestiamo- mi disse dolcemente.
-Sì, forse è meglio.
Mi alzai e cercai per terra i miei vestiti, impresa alquanto impossibile dato che vedevamo pochissimo.
Mi vestii e cercai di capire dove fossero la Ila e Simo.
-Ila?- chiami sperando che mi rispondesse.
-Dimmi- sentii una voce provenire da lontano.
-Dove siete?
-Non dove siete voi- rise.
Restammo ancora un po’ in spiaggia a chiacchierare, finché non arrivò l’ora di tornare a casa.
Tornammo alla macchina e ripartimmo.
Per tutto il viaggio nessuno fiatò.
La prima ad essere accompagnata fui io, che salutai Edo con un bacio e me ne andai.
Entrai in casa e trovai mio papà sul divano.
Erano le tre ed avevo deciso che era il caso di tornare a casa un po’ prima per fargli vedere che ero una brava figliola.
-Papà? Vai nel letto che è tardi.- gli dissi dolcemente.
-Sei tornata? Che ore sono?- mi chiese con la voce impastata dal sonno.
-Le tre.- gli risposi togliendogli la coperta per farlo alzare.
-Domani parliamo di quello che è successo stasera, insieme a tua madre.- disse cercando di fare la voce grossa.
-Va bene, ma ora vai a dormire.- lo feci entrare in camera per poi andare nella mia.
Mi spogliai e mi infilai nel letto.
Ripensai a tutta la serata.
La mia storia con Edo era iniziata di nuovo, dove tutto era iniziato la prima volta, sperando che quello fosse un buon segno e che avrebbe portato fortuna.
Speravo davvero che le cose sarebbero andate meglio, che quello che era successo era solo un piccolo intoppo nella nostra storia.
Ero sicura che da quel giorno in poi sarebbe andato tutto bene.
Mi addormentai con l’immagine degli occhi di Edo mentre mi parlava seduto fuori dalla discoteca.
Ed ovviamente, sognai noi due tutta notte.
 

 

 

 

 

 

Buonasera! Scusate il ritardo, davvero, sono imperdonabile, ma come al solito prometto che posterò un altro capitolo entro il fine settimana per farmi perdonare. =)
Sono sicura che qualcuna vorrà uccidermi, anzi, sono sicura che ci saranno due persone che vorranno uccidermi perché ho fatto cedere troppo presto Ary, ma a queste persone ho anche spiegato largamente i motivi che l’hanno portata a fare come ha fatto. Quindi, non uccidetemi vi prego.
Dovete ricordare che Ary è alla sua prima esperienza in fatto di relazioni e non ha di certo le carte per giocare e far penare Edo, non ne sarebbe capace, anzi, probabilmente comincerebbe a farsi un sacco di pippe mentali e penserebbe di perdere Edo, quindi, morale della favola, è che si è comportata in questo modo perché doveva farlo, perché essendo alla sua prima esperienza non sapeva che doveva farlo penare un po’, ecco tutto.
Tanto sono sicura che queste persone mi uccideranno lo stesso, anzi, mi citeranno in giudizio, sappiate che sono pronta. u.u
Da qua ragazze, assicuro che andrà tutto bene, ma c’è ancora una cosa che la nostra Ary e il nostro Edo dovranno affrontare, l’ira del papà di lei. Eh sì, suo papà non è tanto d’accordo con il fatto che lei sia tornata con Edo. Nel prossimo capitolo Ary dovrà affrontare il discorso con i suoi genitori, genitori che saranno divisi da questa situazione, la mamma sarà alquanto felice mentre il papà sarà arrabbiato, ma succederà qualcosa che gli farà cambiare idea, eccome se gli farà cambiare idea.
Ah sì, avviso che ho alzato il raiting da giallo ad arancione perché ci stiamo per avvicinare ai capitoli in cui le nostre due protagoniste faranno l’amore per la prima volta e quindi mi sembra giusto aumentare il raiting, già faccio fatica a rimanere all’interno dell’arancione, figuriamoci se devo rimanere dentro quello giallo.
Ringrazio tutte le ragazze che continuano a seguire la storia con tanto amore. Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e a quelle che mi hanno inserito come autore preferito. Grazie davvero a tutte. *_*
Alla prossima ^_^
   
 
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