Dove tutto ebbe inizio.
Ary POV
Giorno della mia seconda
volta in discoteca ed io ero distrutta.
Non avevo dormito per tutta
notte, forse agitata al solo pensiero di andare di nuovo in discoteca o forse
solo perché non volevo tornare nel luogo dove era iniziato tutto.
Perché avevo accettato di
andare? Perché avevo dato retta a quella pazza della mia migliore amica?
Una cosa positiva fu che il
pomeriggio riuscii a dormire un paio d’ore, risvegliandomi carica e piena di
energie. Più o meno.
La Ila mi chiamò per
ricordarmi l’abbigliamento: jeans, non i soliti, magliettina un po’ scollata e
tacchi.
Optai per i vestiti che usai
al matrimonio di Davide.
No, ecco di nuovo ricordi. Il
nostro ultimo giorno insieme. Il giorno dove cambiò tutto.
Sono sicura che fu quello il
giorno dove lui cambiò idea su di me e decise di tornare con la biondona.
Quello era l’ultimo giorno in cui fossi stata felice.
Forse quell’abbigliamento mi
avrebbe portato fortuna.
Essendo quello stato il mio
ultimo giorno di felicità, forse quel sabato sarebbe stato il mio primo giorno
di felicità dopo quasi due mesi.
Speravo davvero in bene.
Cercai di dormire ancora un
paio d’ore prima di mangiare.
Mia mamma ebbe la brillante
idea di mangiare tardi, così da non far passare un sacco di tempo dalla cena a
quando sarei uscita.
Verso le otto e mezza,
mangiammo.
Alle nove, ricevetti il
messaggio della Ila che mi diceva che alle 23.00 sarebbe passata a prendermi.
Quindi, mi feci una doccia
rilassante. Mi vestii, mi asciugai i capelli, mi truccai velocemente e le 23.00
arrivarono in un lampo.
Ero appena uscita dal bagno
quando suonarono alla porta.
-Che tempismo. Ho appena
finito di prepararmi.- le dissi con un sorriso, raggiungendola con una
camminata abbastanza goffa a causa dei tacchi.
-Stranamente sono in orario.-
mi fece notare facendomi ridere.
La Ila ed il ritardo andavano
a braccetto. Dove andava una andava anche l’altro. Era perennemente in ritardo,
sempre, ed era per quello che sua mamma si arrabbiava la maggior parte delle
volte.
Immaginatevi una mamma che vuole
arrivare in orario, o addirittura in anticipo, e una figlia perennemente in
ritardo. Le litigate erano assicurate, ma anche le risate.
Avevo assistito ad un paio di
loro litigate per il ritardo e stavo per morire dal ridere.
-Ciao mamma. Ci vediamo più
tardi.- le dissi dandole un bacio sulla guancia ed uscendo di casa.
-Alle 03.00 tuo padre sarà
fuori dalla discoteca.- mi disse sulla porta.
Era tutto come 7 mesi prima.
L’orario di partenza era uguale. L’orario di uscita era uguale.
C’erano solo delle piccolissime
differenze: i vestiti, sia miei che della Ila; io, io ero quella che era
cambiata di più in quei sette mesi; la Ila era cambiata, aveva un ragazzo ed
era felice. La persona che doveva divertirsi durante quella sera per
dimenticare, ero io e non lei. Sperai con tutta me stessa che non avrei
incontrato Edo, come la Ila aveva incontrato Mattia, altrimenti, dovevo
arrendermi al fatto che la sfiga mi seguisse come se fosse la mia ombra e che
non mi avrebbe mai abbandonata.
In macchina chiacchierammo
del più e del meno con la mamma della Ila, percorrendo le strade di Brescia per
arrivare a quella maledetta discoteca.
Circa 30 minuti dopo la
partenza, la mamma della Ila ci lasciava davanti al Dlq.
Scendemmo e respirai l’aria
fresca che tirava in quel momento.
Facemmo la fila e quando
entrammo, la musica assordante mi rimbombò nelle orecchie. Mi faceva male la
testa dopo neanche un minuto che eravamo dentro.
-Allora? Pronta?- mi chiese
urlando la Ila cercando di sovrastare il frastuono della musica.
-Non ne sono tanto sicura.-
le risposi sinceramente.
Mi prese per mano e mi portò
al bar dove prese da bere.
Non capii bene cosa prese,
vidi solo che mi porse un bicchiere.
-Che roba è?- esaminai il
contenuto del bicchiere.
-Non ti preoccupare, la prima
volta che l’hai bevuto ti è piaciuto.- sorrise. Bene. Almeno sapevo che sapore
aveva. Era già qualcosa.
Camminammo per la stanza con
il nostro bicchiere in mano.
Guardai in mezzo alla pista e
dalla parte opposta mi sembrò di vedere……Simo ed……Edo.
No. No. No. No. Avevo anche
le allucinazioni?
Non potevano essere loro.
-Ila? Mi sembra di aver
appena visto Simo ed Edo.- le dissi ingenuamente, con un certo tono di paura
nella voce.
-è impossibile. Simo mi ha
detto che andavano fuori Brescia stasera, ma se stavano in città stavano a
casa.- mi informò.
Non ero sollevata per niente.
Era un problema se cominciavo ad avere anche le allucinazioni.
Entrammo in pista a ballare.
E di nuovo mi sembrò di
scorgere Edo e Simo che parlavano. Ma subito dopo sparirono.
Avevo davvero le
allucinazioni.
-Sei sicura che Edo e Simo
non possano essere qua?- le chiesi ancora più spaventata.
-Simo mi ha detto…- cominciò
lei, ma non la lasciai finire.
-Anche tu a Simo hai detto
che avremmo fatto una serata tra donne eppure eccoci qua in discoteca.- le feci
notare urlando.
La vidi sbiancare, per quanto
mi fosse possibile con quelle luci.
-Andiamo a fare un giro di
perlustrazione.- mi prese per un braccio e mi tirò.
Sembrava preoccupata anche
lei, non sapevo se fosse per me o per il fatto che sarebbe stata scoperta da
Simo ad avergli mentito.
Stavamo per andare in bagno
quando…
-Ila.- merda, era Simo.
La vidi girarsi lentamente
mentre io avevo davanti la visione completa: Simo ed Edo, uno vicino all’altro
davanti a me.
-Ciao Simo.- disse lei con un
sorriso tirato.
Non ci potevo credere. Con
tutti i posti dove sarebbero potuti andare, proprio in quella discoteca.
L’avevo detto che la sfiga mi
pedinava.
-Non dovevate fare una serata
tranquilla tra donne?- chiese Simo avvicinandosi a noi.
-Ehm. Si. Infatti.- gli
rispose la Ila.
Io non sapevo più chi
guardare o cosa guardare.
C’era Edo che mi guardava
ancora nella stessa posizione di poco prima.
Mi sentivo in imbarazzo per
quel suo sguardo così profondo.
Sembrava che mi volesse
leggere dentro, che volesse sapere cosa pensassi in quel momento.
-Ila.- la richiamò Simo come
per rimproverarla.
-Ho pensato di portare la Ary
a distrarsi, ne aveva bisogno. E quale posto migliore se non di questa
discoteca? Siamo venute qua quando ne ho avuto bisogno io ed adesso eccoci qua
per lei.- aveva riassunto con quel suo modo acido ed autoritario.-E comunque,
se vogliamo dirla tutta. Non sono l’unica qua che ha mentito “Forse andiamo
fuori Brescia, ma se rimaniamo in città stiamo a casa.”- cercò di fare la voce
da uomo. –E io come una scema ci ho creduto.
-Anch’io ho creduto alle tue
parole.- le fece notare lui arrabbiato.
-Benissimo. Abbiamo creduto
entrambi all’altro. Cosa ci possiamo fare se ci fidiamo?- gli chiese.
Distolsi lo sguardo per
concentrarmi su qualcuno che continuava ad fissarmi insistentemente.
Mi girai e trovai Edo che mi
fissava. Quando vide che lo guardavo, mi sorrise.
Io mi girai imbarazzata,
ritornando ad ascoltare il piccolo litigio dei due piccioncini.
-Non ci possiamo fare
niente.- rispose lui.
Si guardarono per un po’ in silenzio e poi scoppiarono a ridere.
Si guardarono per un po’ in silenzio e poi scoppiarono a ridere.
Chi li capiva quei due era
bravo.
Sentii una presenza vicino a
me e quando mi girai mi trovai vicino Edo.
-Vieni che parliamo?- mi
disse porgendomi la mano.
Io annuii, facendogli segno
di andare avanti.
Non mi sembrava il caso di
prenderlo per mano, non almeno finché lui avesse avuto una ragazza.
Uscimmo fuori sotto il cielo
stellato.
-Non ti sembra strano
incontrarci dove ci siamo incontrati la prima volta?- mi chiese guardandomi con
quei suoi occhi verdi.
Rabbrividii sentendo la sua
voce. Non me la ricordavo così dannatamente sexy. Cercai di controllarmi per
rispondere e, soprattutto, cercare una risposta che non avrebbe ingannato il
mio reale stato d’animo a quella situazione.
-Strano. Molto. Ma non è come
la prima volta. Questo spero che tu l’abbia capito.- gli dissi cercando di
controllare la mia voce.
Non volevo che tremasse o che
facesse notare quanto fossi agitata nel stare con lui, soli.
-E cosa c’è di diverso?- mi
chiese tranquillo continuando a guardarmi.
-Io. Il momento. Tu. Vuoi
dirmi che tu non sei diverso da allora?- mi sedetti su una panchina.
-Certo che lo sono. Lo sono
anche molto.- se sedette vicino a me e guardò davanti a sé.
Restammo in silenzio.
-Ti ho pensato molto.- esordì
stupendomi completamente.- Da quando ci siamo rivisti in quell’hotel, ho
pensato parecchio a te, parecchie volte.- si appoggiò con i gomiti sulle
ginocchia e si girò a guardarmi.
Arrossi leggermente.
-Non dovresti pensare alla
tua ragazza?- gli chiesi ormai titubante.
-Ci siamo lasciati.- in quel
momento il mio cuore smise di battere per interminabili minuti. – L’ho lasciata
io, pensavo troppo ad un’altra.- mi guardò e sorrise.
Il mio cuore non aveva più
intenzione di tornare a battere. Sarei morta per un infarto, era ormai chiaro.
Rimasi in silenzio
completamente in imbarazzo per la situazione. Non sapevo cosa fare, cosa dire.
Non avevo quasi il coraggio di guardarlo.
Dopo un po’ di silenzio, lui
andò avanti.
-Sono stato uno stupido a
lasciarti.- continuò guardando davanti a sé. Sembrava quasi che stesse parlando
più con se stesso che con me. -E tutto per cosa? Per uno stupido rapporto
fisico? Voglio dirti la verità, non ti ho lasciato perché non ti amassi, anzi,
ti amo e ti amavo anche quel giorno, ma ti ho lasciato perché mi mancava un
rapporto fisico, un rapporto che
portasse ad andare a letto insieme e sapevo che con te non potevo averlo, cioè,
avrei potuto averlo, ma non volevo affrettare le cose. Ti amo, non ti avrei mai
fatto fare qualcosa che tu non avresti voluto fare. E così decisi di lasciarti,
convinto che ti avrei dimenticato, ma così non è stato.- ero senza parole,
senza fiato. Il cervello era completamente scollegato dal corpo, ero solo
consapevole che il mio cuore batteva troppo veloce.
Si girò e mi guardò.
-Ho pensato che mi avresti
dimenticato e che ti avrei dimenticato, ma quando ti ho rivisto in quell’hotel,
ho capito che non l’avevo fatto, che non avevo mai smesso di amarti e che
nessun rapporto fisico poteva essere messo a confronto con il nostro rapporto.
Ho capito che non mi importa il rapporto fisico, che è tutto il resto che è
importante, quando quello arriverà ne sarò felice, ma non è importante. Non è
tutto. C’è molto di più. Moltissimo di più. E poi quando ho visto che stavi per
baciare l’altro, be, non ci ho più visto. Non potevo pensare che tu mi avessi
già dimenticato. Non avrei potuto sopportarlo.- lo guardavo con la bocca aperta
e incredula, mentre i suoi occhi verdi luccicavano nella notte –e così l’ho lasciata.
Ho lasciato Jessica. Subito dopo che siamo tornati a casa, ma non avevo il
coraggio di chiamarti, di cercarti. Poi Simo, mi ha proposto di venire in
discoteca ed eccoci qua. Forse il destino ha fatto tutto il resto.- disse
guardandomi e sorridendomi.
Il mio battito era impazzito,
io ero impazzita, avrei voluto piangere e ridere dalla gioia.
L’unica cosa che seppi fare
fu sorridere e piangere.
Lui mi guardò, sorrise e mi
abbracciò.
Ero di nuovo tra le braccia
del mio Edo. Mi era mancato il calore del suo corpo, il suo abbraccio, il suo
sguardo, la sua voce. Mi era mancato tutto, tutto. Ogni cosa. Ogni suo più
piccolo difetto. Ogni cosa.
Piansi di gioia tra le sue
braccia. Mi alzai e lo guardai. Mi sorrise.
-Comunque, ti amo anch’io.-
prima di avvicinarmi e di baciarlo.
E quel bacio fu spettacolare.
Non c’era niente di più dolce e di più magico in quel semplice bacio.
Staccandomi dalle sue labbra,
mi venne normale sorridere.
Aprendo gli occhi, mi trovai
davanti la visione più bella che avessi mai visto: lui che mi guardava con un
sorriso felice e gli occhi che brillavano. Avrei ricordato tutta la vita quel
momento, quel viso, quello sguardo.
-Che c’è?- gli chiesi dopo
che notai che continuava a fissarmi in modo strano.
-Sto cercando di spiegarmi
come ho fatto a lasciarti.- disse sorridendo. Io arrossii.
-Se non lo sai tu, io non
posso saperlo.- gli sorrisi.
-Vi davamo per dispersi.-
disse la Ila ridendo parandosi davanti a noi.
Io sorrisi imbarazzata, Edo
in parte a me era raggiante.
-Allora? Andiamo o volete
rimanere qua ancora un po’?- ci chiese Simo guardandoci.
-Andiamo dove?- chiesi
ingenuamente.
-Fuori da questo posto.
Andiamo a farci un giro da qualche parte, tutti e quattro insieme.- disse la
Ila sorridendo.
Era così ovvio che io ed Edo
avevamo fatto pace? Cioè a me non sembrava.
Ok, dovevo guardare la
situazione da un punto di vista diverso.
Guardai attentamente in che
posizione fossimo io ed Edo: uno davanti all’altro, abbracciati, ancora in
posizione di “bacio”.
Si, era facile capire che avessimo
fatto pace.
-Per me possiamo andare.- mi
alzai.
-Andiamo.- Edo mi prese per
il fianco e mi attirò a se.
Mi sembrava quasi più
protettivo, più smanioso di tenermi attacca a sé. Cos’aveva paura che
scappassi? Non sarei mai scappata, non l’avrei mai potuto lasciare.
Entrammo nella discoteca
affollata e rumorosa ed uscimmo dalla porta di ingresso.
Era passata la mezzanotte da
poco e noi stavamo giù uscendo.
-Allora, dove andiamo?-
chiesi abbracciata ad Edo, sorridente come non mai.
-Lago?- chiese Edo.
-Ok.- dissero in sincrono la
Ila e Simo.
Eravamo tornati tutti
insieme. Noi. I fantastici quattro.
Quanto mi era mancato uscire
tutti insieme? Parlare tutti insieme? Passare delle giornate tutti insieme?
Ed eravamo lì in macchina
tutti e quattro, come qualche mese prima che ridevamo e scherzavamo.
Pensavo che non sarebbe più
successo ed invece, eccoci lì.
Mentre ridevo, osservavo la
scena in modo distaccato.
Edo era felice, rideva, mi
abbracciava. Sembrava davvero stare bene.
La Ila al posto del passeggero
era girata verso di noi che rideva felice e spontaneamente.
Simo alla guida, cercava di
non ridere troppo per mantenere la vista lucida sulla strada.
Eravamo tutti spensierati,
felici. Ed era quello il bello.
Ci divertivamo sempre, tutti
insieme.
Vivevamo le nostre storie e
le nostre amicizie in sincrono.
Molte coppie, molto spesso,
si distanziano dai propri migliori amici o semplicemente dagli amici, facendo
così la parte degli stronzi inconsapevolmente.
Invece noi, no. Noi eravamo
l’eccezione che confermava la regola o forse avevamo avuto solo fortuna ad
essere insieme a dei ragazzi che fossero anche amici.
Noi potevamo uscire in
coppia, ma allo stesso tempo con i nostri migliori amici. Non perdevamo
un’amicizia perché avevamo un ragazzo.
Arrivammo al lago e facemmo
una passeggiata sulla spiaggia tutti mano nella mano a parlare.
Sembrava la serata più
romantica che avessi mai passato.
Il lungo lago era poco
illuminato, solo piccole luci soffuse sulla camminata che davano un aspetto
intimo e molto romantico alla passeggiata.
Sopra di noi c’era un cielo
stellato, una notte limpida e una luna piena.
Sembrava tutto perfetto. Ogni
particolare, ogni espressione, ogni frase. Tutto era estremamente perfetto.
Ci fermammo sulla spiaggia a
sederci e a guardare la luna piena.
-Che ne dite di un bagno?-
chiese la Ila tra le braccia di Simo.
-E come vorresti farlo il
bagno, scusa?- chiesi guardandola male per quanto le fosse possibile vedermi.
Avevamo scelto un pezzo di spiaggia
dove non ci avrebbe visto nessuno, dove ci vedevamo a mala pena tra di noi.
-Be, le alternative sono due:
in mutande e reggiseno oppure nudi.- concluse la frase come se fosse naturale
fare il bagno nudi nel lago.
-Stai scherzando spero.- le
chiesi indignata.
Ok, non potevamo vederci. Però
la cosa mi sembrava alquanto imbarazzante.
-No, non scherzo. Io opto per
il mutande e reggiseno, se non vi dispiace.- e detto questo sentii un fruscio
di vestiti e il rumore dei sassi che si muovevano.
-Io vado. Se volete restare
qua.- e poi qualche minuto dopo sentii il rumore dell’acqua.
Vicino a me anche Simo aveva
cominciato a spogliarsi.
-Ciaooo. –disse lui prima di
tuffarsi.
-Tu che hai intenzione di
fare?- mi chiese Edo all’orecchio, facendomi prendere paura.
-Be, io direi che…potremmo
andare.- mi alzai e cominciai a spogliarmi. Dietro di me sentii che anche lui
stesse facendo la stessa cosa.
Andammo mano nella mano
nell’acqua.
-Oddio, ma è caldissima. Si
sta benissimo.- cominciai a nuotare beatamente.
-Oooo. Eccovi qua
finalmente.- disse la Ila spuntando esattamente davanti a me da sott’acqua.
-Aaaaaaaaaaa- urlai facendo
ridere tutti.-Ila, ma sei scema ho preso paura.- dissi con il cuore che mi
batteva a mille.
-L’ho notato.-disse ridendo.
Improvvisamente mi ricordai
che mio papà doveva venirci a prendere.
-Merda. Merda. Merda. Merda.-
uscii dall’acqua.
-Che succede?- mi chiesero
tutti e tre in coro.
-Ila, mio papà doveva venirci
a prendere in discoteca alle 3 e mi sono dimenticata di chiamarlo. Merda.- continuavo
ad agitarmi.
Guardai il cellulare, era
appena l’una e mezza.
Be, almeno non lo avrei fatto
partire per niente.
Composi il numero agitata
pensando a cosa dire a mio papà.
-Ehm. Ciao. Volevo avvisarti
che non serve che ci vieni a prendere.- ero titubante.
-E come mai?-
mi chiese con la voce impastata dal sonno.
-Ecco…in discoteca abbiamo
incontrato Simo ed…………Edo.- sussurrai leggermente il nome di Edo. Non volevo
nemmeno immaginare la sua reazione.
-Mi è sembrato di sentirti pronunciare il nome di Edo,
del tuo ex.- disse lui sbadigliando.
-Ecco…Si. Ho detto proprio
Edo e non è più il mio ex.- dissi tutto d’un fiato.
-Cosaaaaaaaaa?!?!- il suo stupore e la sua indignazione erano al massimo.
-Siamo tornati insieme.- pronunciai
ogni singola parola lentamente. Ormai erano tutti e tre usciti dall’acqua e mi
stavano guardando.
-Facciamo i conti dopo e ne parliamo. E spiegami, dove siete adesso?- urlava.
Era davvero arrabbiato.
-Al lago.- tanto valeva
dirgli la verità.
-Al lago. Questa è al lago quasi alle due di notte, ma ho fatto una
figlia stupida? A quanto pare si, torna insieme a quel cretino del suo ex e per
di più va al lago di sabato sera alle due di notte. – urlava ed io non
volevo pensare alle sue parole. Odiava Edo, lo odiava con tutto se stesso.
Sarebbe stato difficile che
lo avrebbe perdonato dopo quello che aveva fatto.
Rimanemmo entrambi in
silenzio. Sentivo mio papà respirare dall’altro lato del telefono.
-Faccio finta di non aver sentito con chi sei e
soprattutto dove sei. Puoi stare fuori fino alle 3.30 come se tornassi dalla
discoteca, ma sia chiaro che poi domani facciamo i conti.- mi disse tornando normale.
-Va bene. Grazie. Ciao.- mise
giù il telefono senza nemmeno salutarmi.
-Bene, il papà della mia
ragazza mi odia. Di bene in meglio.- disse Edo sedendosi sulla spiaggia.
-Be, se devo dirtela tutta ti
ha sempre odiato, ma da quando mi hai lasciato ti odia ancora di più.- gli
dissi sorridendo.
Lui mi guardò male.
-Non mi fai sentire meglio se
mi dici così.
-Lo so, ma è la verità.
Meglio dirti la verità che una bugia. Ti ha sempre odiato e lo sapevi anche tu.
Non so come farò a fargli cambiare idea su di te.- mi sedetti vicino a lui e
poggiai la testa sulla sua spalla.
Non sapevo che fine avessero
fatto la Ila e Simo, sinceramente non mi importava più di tanto, di certo
sapevano badare a loro stessi.
Edo mi cinse le spalle così
mi potei accoccolare di più sul suo petto ancora nudo.
Rimanemmo in silenzio per
interminabili minuti.
-Perché tuo papà mi ha sempre
odiato?- mi chiese rompendo il silenzio.
-Quando ti ha conosciuto ha
avuto una strana impressione. So che sembra strano, di solito sono le mamme che
hanno queste sensazioni, ma quella volta ce l’aveva lui. Quando te ne sei
andato, mi ha detto chiaramente quanto non gli piacessi. Ovviamente in quel
momento non sapevo per quale strano motivo mio papà sembrava avercela così
tanto con te, non riuscivo proprio a capirlo, a me sembravi perfetto, sei
perfetto- ammisi con un leggero imbarazzo- anche se comunque so che non lo sei,
però mi sembrava che non avessi niente di male. Purtroppo mio papà non si
sbagliava – aggiunsi tristemente.
-Probabilmente tuo papà ha un
sesto senso molto sviluppato. È stato più o meno in quel periodo che ho sentito
il bisogno di… di…
-Di fare sesso, Edo-
completai la sua frase cercando di toglierlo dall’impiccio.
-Stavo cercando un modo
diverso per dirlo perché non era propriamente quello. Avevo bisogno di
sfogarmi, probabilmente, solo che avevo paura, non sapevo cosa fare. Non avevo
nessuna intenzione di mettermi fretta, ti amavo e ti amo, non riuscirei mai a
metterti fretta, quando tu sarai pronta, lo sarò anch’io. In quel momento non
lo capivo, pensavo che il sesso fosse tutto, probabilmente perché nelle
relazioni che ho avuto ho quasi sempre avuto rapporti subito, mi sembrava
normale. Tuo papà è stato molto istintivo ed aveva ragione.
-Dovrei fargli i complimenti,
allora?- chiesi scherzando.
Accennò ad una piccola risata
–Non mi sembra il caso. Non facciamogli aumentare il suo odio nei miei
confronti.
-Giusto, hai ragione.
Il silenzio cadde di nuovo su
di noi.
-Sai, Edo, stavo pensando che
non mi hai mai parlato delle tue storie passate- ero curiosa di sapere qualcosa
in più. Non sapevo come mai, ma sembrava quasi che quell’argomento fosse un
tabù, qualcosa che non doveva assolutamente essere toccato.
-Non ho avuto poi così tante
ragazze come potrai pensare. Storie serie, che sono durate un po’, ne ho avute
solo tre: una a 15 anni, con la mia prima ragazza. Ho fatto le mie prime
esperienze con lei, siamo stati insieme due anni e poi ci siamo lasciati. Avevamo
capito che non c’era più niente da fare, stavamo insieme solo perché eravamo
abituati a farlo e poi lei voleva farsi altre esperienze, io pure, così ci
siamo lasciati. La seconda storia importante l’ho avuta ha 18 anni, è durata un
anno e mezzo, credo, o di più? Sinceramente non ricordo, comunque era durata
più di un anno. Lei mi aveva tradito, con una persona di cui mi fidavo anche,
quando l’ho scoperto l’ho lasciata e be, dopo…
-Jessica- pronunciai quel
nome digrignando i denti.
-Esatto. Ovviamente in mezzo
a queste storie serie, ne ho avute qualcuna di poco conto, ragazze con cui
magari uscivo un paio di volte, capivo che non facessero per me e le lasciavo
stare.
Mi strinsi maggiormente ad
Edo cominciando a sentire freddo. Tirava una leggera brezza che mi fece venire
la pelle d’oca.
-Forse è meglio se ci
vestiamo- mi disse dolcemente.
-Sì, forse è meglio.
Mi alzai e cercai per terra i
miei vestiti, impresa alquanto impossibile dato che vedevamo pochissimo.
Mi vestii e cercai di capire
dove fossero la Ila e Simo.
-Ila?- chiami sperando che mi
rispondesse.
-Dimmi- sentii una voce
provenire da lontano.
-Dove siete?
-Non dove siete voi- rise.
Restammo ancora un po’ in
spiaggia a chiacchierare, finché non arrivò l’ora di tornare a casa.
Tornammo alla macchina e
ripartimmo.
Per tutto il viaggio nessuno
fiatò.
La prima ad essere
accompagnata fui io, che salutai Edo con un bacio e me ne andai.
Entrai in casa e trovai mio
papà sul divano.
Erano le tre ed avevo deciso
che era il caso di tornare a casa un po’ prima per fargli vedere che ero una
brava figliola.
-Papà? Vai nel letto che è
tardi.- gli dissi dolcemente.
-Sei tornata? Che ore sono?-
mi chiese con la voce impastata dal sonno.
-Le tre.- gli risposi
togliendogli la coperta per farlo alzare.
-Domani parliamo di quello
che è successo stasera, insieme a tua madre.- disse cercando di fare la voce
grossa.
-Va bene, ma ora vai a
dormire.- lo feci entrare in camera per poi andare nella mia.
Mi spogliai e mi infilai nel
letto.
Ripensai a tutta la serata.
La mia storia con Edo era
iniziata di nuovo, dove tutto era iniziato la prima volta, sperando che quello
fosse un buon segno e che avrebbe portato fortuna.
Speravo davvero che le cose
sarebbero andate meglio, che quello che era successo era solo un piccolo intoppo
nella nostra storia.
Ero sicura che da quel giorno
in poi sarebbe andato tutto bene.
Mi addormentai con l’immagine
degli occhi di Edo mentre mi parlava seduto fuori dalla discoteca.
Ed ovviamente, sognai noi due
tutta notte.
Buonasera!
Scusate il ritardo, davvero, sono imperdonabile, ma come al solito
prometto che posterò un altro capitolo entro il fine settimana
per farmi perdonare. =)
Sono sicura che qualcuna vorrà uccidermi, anzi, sono sicura che ci saranno due persone che vorranno uccidermi perché ho fatto cedere troppo presto Ary, ma a queste persone ho anche spiegato largamente i motivi che l’hanno portata a fare come ha fatto. Quindi, non uccidetemi vi prego.
Sono sicura che qualcuna vorrà uccidermi, anzi, sono sicura che ci saranno due persone che vorranno uccidermi perché ho fatto cedere troppo presto Ary, ma a queste persone ho anche spiegato largamente i motivi che l’hanno portata a fare come ha fatto. Quindi, non uccidetemi vi prego.
Dovete ricordare che Ary è
alla sua prima esperienza in fatto di relazioni e non ha di certo le carte per
giocare e far penare Edo, non ne sarebbe capace, anzi, probabilmente
comincerebbe a farsi un sacco di pippe mentali e penserebbe di perdere Edo,
quindi, morale della favola, è che si è comportata in questo modo perché doveva
farlo, perché essendo alla sua prima esperienza non sapeva che doveva farlo
penare un po’, ecco tutto.
Tanto sono sicura che queste
persone mi uccideranno lo stesso, anzi, mi citeranno in giudizio, sappiate che
sono pronta. u.u
Da qua ragazze, assicuro che
andrà tutto bene, ma c’è ancora una cosa che la nostra Ary e il nostro Edo
dovranno affrontare, l’ira del papà di lei. Eh sì, suo papà non è tanto d’accordo
con il fatto che lei sia tornata con Edo. Nel prossimo capitolo Ary dovrà
affrontare il discorso con i suoi genitori, genitori che saranno divisi da
questa situazione, la mamma sarà alquanto felice mentre il papà sarà
arrabbiato, ma succederà qualcosa che gli farà cambiare idea, eccome se gli
farà cambiare idea.
Ah sì, avviso che ho alzato
il raiting da giallo ad arancione perché ci stiamo per avvicinare ai capitoli
in cui le nostre due protagoniste faranno l’amore per la prima volta e quindi
mi sembra giusto aumentare il raiting, già faccio fatica a rimanere all’interno
dell’arancione, figuriamoci se devo rimanere dentro quello giallo.
Ringrazio tutte le ragazze
che continuano a seguire la storia con tanto amore. Ringrazio tutte le persone
che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e a quelle che
mi hanno inserito come autore preferito. Grazie davvero a tutte. *_*
Alla prossima ^_^