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Autore: Aurora Barone    27/01/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno seguente eccoci di nuovo in quel luogo chiamato scuola in cui una mandria di ragazzi si muoveva a per di fiato c'era chi correva per paura di arrivare in ritardo e c'era chi come Itou camminava molto, ma molto lentamente come se cercasse di perdere tempo.

Il giorno prima per andare a casa di Yoto non era stato così lento, anzi neppure teneva in considerazione che io fossi rimasta indietro,mentre per entrare in quel luogo chiamato “ scuola” si prendeva tutto il tempo del mondo.

“ Volete andare un po' più lente!” sbraitò contro me e Sayoko che ci lasciavamo trascinare dalla velocità di tutti gli altri.

Sayoko disse “ Non voglio sorbirmi un altro rimprovero dal professore per colpa tua!”

“Dovresti smetterla di fare tanto la secchiona!” disse seccato.

“Itoukun così mi offendi!” disse voltandosi verso di lui e facendogli gli occhioni dolci.

Itou rimase imbambolato a fissarla, sembrava si fosse rimbecillito all'improvviso.

“Scusami non intendevo offenderti!” affermò dispiaciuto, come se avesse fatto la cosa più meschina al mondo.

Ero stupita, non avevo mai visto un Itou così remissivo, ero abituata a vederlo farmi i dispetti e vederlo comportarsi in quel modo nei confronti di Sayoko mi irritava, non capivo perché con lei si comportasse in quel modo,mentre con me non facesse altro che essere irritante e arrogante.

Itou si stava affrettando ad entrare a scuola?

Sayoko assunse un espressione furba e astuta, riusciva a manipolare le azioni di Itou con un semplice sguardo.

“Dovresti smetterla di usare il tuo fascino per spingermi a fare ciò che ti fa comodo!” disse Itou sbuffando.

Sayoko si mise a ridere e poi disse incerta “ Mi domando se sia davvero in grado di farti fare tutto quello che voglio”

“Bè mi sto affrettando ad entrare a scuola cosa vuoi di più?” domandò lui osservandola, come se fosse completamente rapito dai suoi occhi corvini.

Un sorriso stupido e malizioso si impresse nel viso di lei, lui allora le domandò “Cos'è quel sorriso?”

“Bè, mi stavo chiedendo... se io ...uhm ti ordinassi di trattare meglio Echiko...tu lo faresti?” domandò lei, come se io non fossi presente.

“Questo è assolutamente impossibile!” disse senza voler sentire ragioni.

Poi aggiunse “Insomma, guardala! Guardala! Non è irritante?!”

“Cosa ci trovi di così irritante...è una così bella ragazza!” disse lei.

Quelli irritanti erano loro due, parlavano di me, come se io non fossi presente, insomma un po' di considerazione e di rispetto per la mia persona!

“ E' questo il punto è bella... ma non è una ragazza... è tutta finzione... è frutto tutto di un lavoro ben fatto di un chirurgo plastico e del lavoro di mio padre!”

“ Io me ne vado! Sono stanca di essere trattata in questo modo da te! Io non sono un oggetto!” affermai urlandogli contro.

Me ne stavo andando, adesso si che sarei stata libera da qualsiasi vincolo, ma c'era qualcosa che mi impediva di muovermi.

Le mie gambe erano bloccate, non riuscivo a muoverle.

Lui scoppiò a ridere la sua risata era così maligna, ma allo stesso tempo aveva qualcosa di attraente. “ Non puoi andare da nessuna parte...non puoi scappare da me...il braccialetto te lo impedisce!”

“Dannato braccialetto!” affermai cercando inutilmente di staccarlo dal mio braccio, ma era inutile non ci riuscivo affatto, non appena tentavo di toglierlo prendevo una forte scossa elettrica che mi impediva di toglierlo.

“ E' tutto inutile non puoi toglierlo! Posso farlo soltanto io, peccato che non abbia alcuna intenzione di farlo!” disse con un espressione sadica sul viso.

Dopo un po' mi arresi ed entrai a scuola insieme a quei due.

Avevo un espressione triste e rassegnata, non sapevo che fare.

Avrei tanto voluta essere libera da quel legame schiava e padrone, ma non c'era alcun modo per poterlo sciogliere.

Le lacrime mi rigarono il viso, mentre il professore spiegava non so cosa, poi dopo un po' mi invitò a piangere fuori, non era stato per nulla gentile nel dirmelo, me lo aveva detto con un tono di voce così duro e rude,mentre gli altri mi guardavano mettendomi a disagio come se avessi fatto qualcosa di terribile.

“ Non disturbare la lezione con i tuoi piagnistei! Vai fuori!” furono queste le esatte parole del professore, poi si aggiunsero anche i compagni di Itou.

Andai fuori dalla classe con un espressione piuttosto mortificata e mi scusai senza capirne neppure il motivo, quando invece avrei voluto mandarli a quel paese.

Doveva essere ancora quel dannato braccialetto a rendermi così dannatamente remissiva.

Fuori dalla classe, incrociai l'amico di Itou il ragazzo dai capelli rossi, si chiamava Yoto a meno che non mi ricordassi male.

“ Hanno buttato fuori anche te!” disse sorridendomi.

Mi asciugai gli occhi bagnati di lacrime, non volevo farmi vedere da qualcun altro in quel momento di debolezza.

“ Stai piangendo?” domandò avvicinandosi a me, per vedermi meglio.

“No, mi bruciano solo un po' gli occhi...” affermai con la voce soffocata dal pianto.

“ Tieni” disse dandomi un fazzoletto di stoffa con incise le sue iniziali.

“Grazie sei molto gentile, ma non credo di meritare queste attenzioni...io sono solo un robot...” affermai continuando a piangere.

“Sai io non credo che tu sia poi tanto diversa da noi... lo dimostrano le tue lacrime...hai un cuore è questo quello che conta...” disse porgendomi ancora una volta il suo fazzoletto.

“Grazie!” dissi sorridendogli e prendendo il fazzoletto per asciugarmi le lacrime.

“Comunque sei molto più bella quando sorridi!” disse con dolcezza.

Dopo che mi asciugai le lacrime, stavo per ridargli il fazzoletto, ma lui mi disse di tenerlo.

“ Sei troppo gentile! Non capisco come uno come te possa essere tanto amico di un essere tanto sgradevole come Itou!”

“ Oh avanti Itou non è sgradevole è soltanto un po' prevenuto sulle persone che non conosce sopratutto sui robot, li odia veramente molto...forse perché suo padre trascorre più tempo a realizzare robot che con lui...”

“Questo non lo giustifica a maltrattarmi sempre!” affermai furibonda.

“Credo che l' odio di Itou sia la minor cosa, piuttosto preoccupati dell' odio che susciti nelle altre persone, quello si che può essere un'arma a doppio taglio!” affermò facendosi cupo e serio.

“ Di cosa stai parlando?” domandai confusa.

“ Non noti il disprezzo che susciti negli altri ragazzi e ragazze? Anche Itou è detestato da alcune persone perché suo padre fa il “robottaio” così si divertono a chiamarlo”.

“Non capisco... perché odiano tanto i robot?” domandai sorpresa.

“Perchè i robot sono una riproduzione perfetta di noi stessi, è questo desta paura, perché gli esseri umani temono che un giorno saranno i robot ad avere il sopravvento e a comandare su di noi e per evitare questo, fanno si che i robot continuino a stare al di sotto di noi...”

“ Quindi in realtà noi robot siamo di gran lunga superiori a voi?” domandai sorpresa.

“ Bè non saprei, dipende dal tipo di robot...dipende dalla capacità del robot, però ci sono quei robot che lavorano per la polizia che hanno delle capacità davvero incredibili e straordinarie!”

“Che tipo di capacità?” domandai curiosa.

“ Bè sono molto agili e veloci nei movimenti e molto forti nel combattimento, infatti vengono usate per combattere la criminalità”

“Capisco.... ma chissà se ce le ho anch'io queste capacità!” affermai meditabonda.

“Da quello che mi ha detto Itou ... dovresti avere tutte le caratteristiche di noi comuni esseri umani,anche se mi ha raccontato il modo in cui lo hai difeso da quei tipi...sei stata molto veloce e violenta...”

“Invece dimmi una cosa... questo braccialetto...come faccio a togliermelo?” gli domandai sperando che ci fosse un modo per togliermelo che Itou non mi avesse accennato.

“ Vediamo se riesco a togliertelo io...ma dubito che si possa fare...può farlo solo Itou...solo lui può sciogliere il vostro rapporto padrone e robot...e poi ricorda una cosa...qualora lo facesse tu non avresti più alcun diritto...sarebbe come se tu non esistessi per la società”

“Ma questo è ingiusto!”

“Già purtroppo queste sono le regole! Però potresti sempre diventare il mio robot!” disse sorridendomi.

“Bè se non mi tratti come Itou...accetterei di buon grado!” affermai ridendo.

Dopo quell'ora rientrammo tutti e due nelle rispettive classi.

Ah mi ero dimenticata di chiedergli di quella Aiko Moemi...e adesso come avrei svelato quel mistero?

Entrata in classe, mi resi conto che l'insegnante dell'ora successiva non era ancora arrivato e tutti mi guardavano con uno sguardo cattivo.

Iniziai seriamente ad avere paura, sopratutto quando vidi tutti alzarsi e venirmi contro.

Alcuni dietro mi bloccarono le mani e mi tenevano ferma e poi gli altri mi malmenavano con violenza.

“ Oh ma che diamine vi passa per la testa!” si intromise Sayoko.

“Fatti gli affaracci tuoi!” disse un ragazzo della classe,mentre le ragazze rimanevano ferme a guardare e altre ridevano e dicevano cose poco carine sul mio conto.

“Non vi sembra di esagerare...” questa volta non fu Sayoko a parlare,ma Itou.

E chi lo avrebbe mai detto che sarebbe intervenuto per salvarmi?

“Non ti immischiare Kayashi, o picchiamo anche te insieme al tuo robot!” disse uno di quei ragazzi.

Sembravano divertirsi tanto a fare gli spacconi e i prepotenti,mentre io cercavo di liberarmi e di difendermi,ma era tutto inutile, non riuscivo a far nulla mentre ricevevo i loro colpi.

Avrei tanto voluto avere quella stessa forza che avevo avuto per proteggere Itou e non ricevere quei colpi come un automa.

“Bene provaci....picchiami!” disse Itou provocandolo,mentre Sayoko cercava di calmarlo.

“Non ti preoccupare Sayoko ho tutto sotto controllo!” disse tranquillamente.

Non appena quel ragazzo gli mise le mani di sopra, mollandogli un pugno, sentii un impulso fortissimo sul braccio e poi percorrermi tutto il corpo, era quella forza che prima non avevo,ma che adesso avevo e che voleva agire per proteggere Itou.

Mi liberai da quei due che mi tenevano ferma e buttai a terra anche gli altri che mi ostacolavano il cammino e raggiunsi in gran fretta quello che picchiava Itou e gli mollai un bel pugno, poi altri pugni e calci.

“Visto te lo avevo detto che avevo tutto sotto controllo!” disse Itou con un espressione piuttosto rilassata rivolgendosi a Sayoko,mentre io picchiavo il tipo che gli aveva alzato le mani.

Dopo un po' che lo malmenavo crudelmente, Itou mi disse “Basta così!”

Non appena disse quella frase mi fermai automaticamente, doveva essere ancora quel braccialetto a farmi recepire quella frase come un ordine alla quale non potessi sottrarmi.

“La cosa che voi non sapete è che un robot non sa difendere se stessa, ma può difendere anzi il suo preciso dovere è quello di difendere il suo padrone!” disse Itou rivolgendosi ai suoi compagni con un espressione piuttosto divertita.

Dopo quello sgradevole accaduto,arrivò l' insegnante che mandò in presidenza me e Itou ritenendoci responsabili di quanto fosse accaduto.

“che palle” affermò Itou sbuffando,mentre aspettavamo il preside che non c'era.

Dopo un po' arrivò il preside:era un uomo sulla sessantina, calvo, basso di statura e grassottello, era veramente molto buffo.

“ Kayashi...ti abbiamo sospeso troppe volte... e sai che se superi le 10 sospensioni...sarai di nuovo costretto a ripetere l'anno...” disse il preside con un espressione seria.

“Lo so, perfettamente! Ma non è stata colpa mia...” disse Itou infastidito.

“Kayashi a te piace sempre dare la colpa agli altri... magari vorresti dare anche la colpa ai tuoi compagni riguardo ai tuoi pessimi voti?” domandò il preside osservandolo con un atteggiamento severo e autoritario.

“Ma cosa centrano adesso i miei voti! Quelli sono un'altra storia! Riguardo alla zuffa sono stati loro a cominciare e il mio robot mi ha soltanto difeso come è giusto che faccia!” disse Itou agitandosi.

“ E tu che dici? Sono andate realmente così le cose?” mi domandò osservandomi con attenzione.

“Si”

“ Quindi questi robot mentono anche per il bene del proprio padrone...”

“Ma è la verità!” affermai irritata, non mi piaceva affatto essere presa per una bugiarda.

“Kayashi tuo padre nutre molte aspettative per te e noi non vogliamo deludere le sue aspettative? Non è vero? Lo sai che lui ci tiene tanto che tu segua le sue orme... quindi vedi di non cacciarti più in queste brutte situazioni e cerca di studiare seriamente per una buona volta!”

“Arrivederci!” disse Itou in tono sgarbato e trascinandomi via dalla presidenza insieme a lui.

“Che essere sgradevole!” mi giunse spontaneo dire.

“Molto di più che sgradevole!” affermò lui con un espressione irritata per il trattamento ricevuto.

Era la prima volta che ci trovavamo d'accordo su qualcosa.

 

Dopo la scuola, l'autista di Itou ebbe alcuni problemi con la macchina così Itou decise di andare a piedi verso casa poiché casa sua non era poi tanto lontana dalla scuola.

Camminava sempre avanti rispetto a me, come se ci tenesse molto a mantenere le distanze fra me e lui, poi non spiccicava neppure una parola.

Attraversammo diverse strade e stradine in completo silenzio, fortunatamente i rumori delle macchine e i passanti che parlottavano fra di loro alleggerivano quell'atmosfera glaciale che c'era fra di noi.

Iniziai a perdermi nella contemplazione delle varie strade, dei semafori e dei grandi grattacieli che erano tutti di colori allegri e vivaci e poi osservavo gli schermi luminosi con manifesti pubblicitari , uno schermo gigante che riproduceva le trasmissioni televisive e un grosso display su un palazzo in cui c'era segnato l'orario. Piccoli dettagli sul quale mi piaceva soffermarmi. Poi gli alberi di ciliegio che iniziavano a fiorire, si sentiva anche il loro profumo invadere l'aria.

Dopo un po' notai tra le varie coppie di passanti, una coppia un po' particolare, lui aveva degli occhiali da sole molto spessi e dei capelli tinti di biondo, anche un piercing alla bocca ed era vestito in un modo piuttosto bizzarro, tutto nero e pieno di borchie sui pantaloni e sulla maglietta, anche lei era vestita nello stesso identico modo e anche lei aveva quei capelli tinti di biondo.

Ciò che però attirò maggiormente la mia attenzione era il fatto che lui gli stesse alzando le mani, mentre lei rimaneva immobile a subire le bastonate violente di lui con le lacrime agli occhi.

Rimasi scioccata e istintivamente decisi di intervenire, così mi avvicinai a quei due con l'intento di fermarlo, anche perchè la stava picchiando con una tale violenza da farle uscire il sangue dal naso e dalla bocca.

“Non fare casini!” disse Itou tirandomi per un braccio.

“Ma quel tipo va fermato!” dissi mentre mi allontanava da quei due.

“Non sono cose che ti riguardano! E poi lui è il suo padrone...quindi può trattarla come meglio crede...”

“Ah, quindi sono robot e padrone...” affermai osservandoli più attentamente di prima, poi improvvisamente il mio sguardo incontrò quello di Itou, quegli occhi verdi erano lucenti e belli più del solito.

Forse mi era sbagliata sul suo conto, non era poi così terribile averlo come padrone, in fondo non mi aveva mai alzato le mani almeno per ora, bè a parte qualche tentativo di molestia non andato a buon fine, non potevo proprio lamentarmi.

“Odi tanto i robot, eppure tu non mi hai mai alzato una mano...non sei poi così terribile come vuoi far credere di essere!”

Dopo questa frase, Itou sembrò infrangere per un attimo la muraglia cinese che aveva cinto fra me e lui.

“ Bè non sono quel tipo di persona...non picchio chi non è in grado di difendersi...non ci proverei alcun gusto!”

Dunque non mi avrebbe mai alzato le mani,almeno di questo potevo essere sicura,ma non potevo neppure esserne poi tanto sicura, non mi sembrava un tipo di parola.

“Comunque grazie per aver preso le mie difese!” affermai ringraziandolo.

Era stato un gesto inaspettato e che mi aveva veramente sorpreso, forse aveva ragione Yoto, Itou era solo un tipo un po' prevenuto verso le altre persone.

“Guarda che l'ho fatto solamente per Sayoko... lei voleva che smettessero' di picchiarti e così li ho fermati...”

Ah, certo Sayoko! Che sciocca come avevo potuto illudermi che un tipo come lui potesse mai prendere le difese di un robot! Solo per Sayoko avrebbe potuto fare una cosa tanto assurda.

Chissà perché per Sayoko avrebbe fatto qualsiasi cosa. Perchè con lei diventava docile come un agnellino? Mentre con me era una belva selvaggia?

Poi improvvisamente capii, forse era innamorato di lei.

“Non è che per caso il mio padrone è innamorato?” affermai con un espressione piuttosto divertita.

Era strano pensare ad uno come lui, che provasse sentimenti come l'amore.

Allora non era poi tanto freddo e insensibile come gli piaceva far credere.

“Non sono cose che ti riguardano!” affermò rabbioso,mentre arrossiva dall' eccessivo imbarazzo.

“Allora dimmi una cosa se lei ti piace così tanto, perché non state insieme?” domandai sorpresa.

“ Non è come pensi e comunque sono cose che non ti riguardano!” affermò risoluto.

Dopo un po' avvertii una strana sensazione, come se qualcuno ci pedinasse, così mi girai più volte per vedere se effettivamente qualcuno ci stesse seguendo.

“Che ti prende?” mi domandò lui.

“Ho come l'impressione che qualcuno ci stia seguendo” affermai stranita.

“ Ah, allora non è stata soltanto una mia impressione...” esclamò lui iniziando a guardarsi attorno.

Anch'io mi voltai più volte,ma non c'era nessuno nelle vicinanze, poi eravamo in una stradina di periferia molto isolata.

“Ci converrà prendere di qua!” disse lui prendendomi per il polso e accelerando il passo,sembrava preoccupato.

Dopo aver fatto quella lunga corsa,trovammo uno steccato con scritto “ lavori in corso!”,così tornammo indietro e Itou mi condusse verso un'altra strada ma anche in quella c'era lo stesso steccato.

Le strade iniziavano a diventare una sorta di labirinto senza via di uscita, piena di steccati che ci impedivano di andare avanti.

“ Che diamine sta succedendo...” affermò Itou visibilmente preoccupato.

“ Ho come l'impressione che qualcuno si stia divertendo a farci impazzire! Comunque tanto vale scavalcare questo steccato!” affermai avvicinandomi ad esso,ma non appena lo toccai presi una forte scossa alla mano.

“Non possiamo scavalcarlo...altrimenti pigliamo la scossa!” affermò Itou.

“Bè potevi dirlo prima!Ho rischiato di morire carbonizzata!” mi lamentai.

“ Sai che perdita!” esclamò in tono sferzante.

“Invece di essere tanto premuroso... che dici di cercare un modo di uscire da qui?”

“ Come se fosse facile... siamo praticamente in trappola... però forse tornando indietro... troveremo qualche altra strada per andare verso casa”

Tornando indietro, trovammo dei paletti anche nelle strade in cui prima non c'erano.

“Ma questi paletti prima non c'erano!” urlò Itou.

“E se superassimo lo steccato passandoci sotto evitando qualsiasi contatto con esso...dici che prendiamo lo stesso la scossa?!” gli domandai.

“Non lo so,ma possiamo provare!Ci passi tu e poi io ti seguo a ruota se non resti carbonizzata!” affermò cinicamente.

“ Certo che sei veramente acido!” affermai indispettita.

Itou si sedette sull'asfalto con un espressione piuttosto rassegnata, ormai si era fatta sera e noi eravamo ancora bloccati in quel labirinto senza via d'uscita.

“Ah ci sono, chiamo mio padre!” affermò tirando fuori il cellulare.

“ Avresti potuto farlo prima...” sbadigliai.

“ Batteria scarica... cazzo!” disse furibondo lanciando il telefonino sull' asfalto.

Mi sedetti accanto a lui su quell'asfalto freddo e grigio illuminato dalla luce fastidiosa dei lampioni.

“ Ci toccherà dormire qui...” affermai rassegnata.

“Già...anche se fa freddissimo...brrr”disse tremando dal freddo.

“ Si in effetti fa davvero molto freddo...” affermai avvicinandomi a lui.

“Che stai facendo?” domandò stizzito.

“ Se stiamo vicini ci riscaldiamo, anzi se apri la tua giacca mi ci infilo dentro, così stiamo al caldo tutti e due!” proposi. Ero disposta a tutto pur di non morire dal freddo, anche ad abbracciarmi un lebbroso, non mi importava.

“Non ci penso neanche per sogno!” tuonò lui.

“Ecciu! E... e..cciu” starnutii.

“ Vabbè dai vieni qui...” si arrese.

Si sbottonò la sua lunga e larga giacca di cashmir nero e mi fece cenno di sedermi tra le sue gambe.

Mi avvolse con la sua giacca di cashmir, che però non riuscii ad abbottonare,ma si stava al caldo lo stesso, grazie anche al calore dei nostri corpi vicini l'uno all'altro.

Fortuna che ero di spalle e non potevo incrociare i suoi occhi color smeraldo...altrimenti avrebbero di certo notato il mio imbarazzo.

“Adesso va meglio?” domandò con un tono di voce rauco e sensuale, soffiandomi aria calda vicino all'orecchio.

“Si...ho solo un po' le mani fredde...” dissi imbarazzatissima.

Dopo un po' sentii la sua grande mano stringere la mia.

Non era come stare abbracciata ad un lebbroso, era qualcosa di veramente piacevole e di indescrivibile, non avevo mai provato una sensazione simile a quella.

Il suo braccialetto era coperto dalla giacca,mentre il mio braccialetto era ben visibile, e notai che si era illuminato.

“Tu sentii ancora freddo?” domandai.

“No, devo ammetterlo... questo metodo funziona!” disse ancora con quel tono di voce sensuale.

Sentii il suo braccio cingermi forte i fianchi, facendoli aderire meglio contro il suo petto.

Ma dopo un po' una figura femminile venne verso di noi, era bellissima.

Aveva dei lunghi capelli ricci e neri che le arrivavano fino ai piedi, un naso piccolo e all'insù e degli occhi a mandorla blu elettrico così belli e ipnotici, poi indossava un kimono bianco decorato con dei fiori di ciliegio e con una cinta rosso scuro.

“Siete caduti nella mia trappola con molta facilità!” affermò annoiata, sbuffando piuttosto rumorosamente.

La sua voce per qualche strana ragione, mi era familiare, avevo già sentito quella voce, ma non riuscivo a ricordarmi dove l' avessi già sentita.

La osservai meglio, per capire se davvero la avessi già vista da qualche parte, però soltanto la sua voce mi era familiare,mentre il suo aspetto fisico non mi ricordava nulla.

Notai un ciondolo che portava lungo il collo, era un grosso crocifisso azzurro, sembrava antico, un po' medievale nello stile.

Quel crocifisso lo avevo già visto da qualche parte, ma non riuscivo a ricordarmi dove.

“Quindi sei stata tu a tenderci questa trappola!” affermai osservandola attentamente.

“ La tua voce...mi pare di averla già sentita da qualche parte!” disse confusa avvicinandosi a me e a Itou.

Mi alzai abbandonando il calore del capotto di Itou, per poter vedere meglio quella misteriosa e affascinante ragazza.

“ perché ci hai teso questa trappola?” domandò Itou alzandosi dall' asfalto interrompendo i pensieri miei e della ragazza.

Sicuramente stavamo tutte e due pensando a come mai trovavamo la voce dell'altra alquanto familiare, nonostante non ci fossimo mai viste prima d'ora.

“ Kayashi Itou... sei tu quello che mi interessa... consegnati a me e il tuo robot e nessun altro si farà male!” si affrettò a rispondere con molta scioltezza.

“ Io?” domandò lui sorpreso.

“ Si, ai miei superiori interessa quello che hai dentro la tua testa!” disse irremovibile.

“I tuoi superiori?!” domandai perplessa,

“ Niente domande!” disse impassibile, anche se si notava un lieve fastidio impresso nei suoi occhi blu.

Si avvicinò ad Itou per trascinarlo via,ma lui si dimenava urlando “ Tutto questo non ha senso! Non c'è nulla dentro la mia testa! Riesco a malapena a prendere un voto decente a scuola! Lo so, che mio padre è uno scienziato, ma io non ho preso per nulla da lui! Sono un imbecille!”

Sentirgli dire certe cose, era davvero insolito, mi era sempre sembrato uno molto pieno di sé, e invece si stava proprio dando dell'imbecille.

Bè cosa non si fa pur di avere salva la vita?

“Taci e non fare resistenza!” disse lei continuando a trascinarlo con violenza,ma non per molto, il mio braccialetto stava reagendo come al solito.

Di nuovo quel dannato istinto di protezione nei confronti di Itou, non c'era alcun verso per poterlo controllare.

“Lascialo andare!” gridai fortissimo senza accorgermene, mi avrebbero sentito anche i muri.

“Altrimenti che mi fai?” domandò in tono derisorio.

Mi avvicinai a lei e gli mollai un pugno in pieno viso, mentre Itou ne approfittò per potersi liberare dalla stretta di lei.

Lei non tardò a rispondere al mio pugno. Anch'io ne sferrai un altro, ma non riuscivo a tenergli testa, era troppo veloce e molto più agile di me nei movimenti.

Mi arrivò un calcio violentissimo dritto in faccia e caddi per terra. Dopo mi rialzai, non sapevo neppure io come avessi trovato la forza per rialzarmi,anche Itou mi parve piuttosto sorpreso.

Feci una serie di capriole per evitare i suoi colpi e poi delle giravolte in cui la afferravo per un braccio e la costringevo a roteare come se stessimo danzando insieme, ma mentre lei era intenta a liberarsi, io le feci lo sgambetto per buttarla per terra.

Lei si rialzò con un espressione furiosa e vendicativa, sembrava pronta per uccidermi.

Tirò fuori da dentro il suo kimono un coltello, con la quale iniziò a colpirmi più volte. Non riuscivo più a fermarla era diventata più veloce di prima.

Sentii il sangue gocciolarmi dalle braccia e dai vari punti lesi dal suo affilatissimo coltello.

Provai ad evitare i suoi colpi, ma mi era indebolita troppo e riuscivo a malapena a reggermi in piedi. Ma nonostante tutto la voglia di proteggere Itou era più forte delle mie stesse esigenze vitali.

Così continuavo a reggermi in piedi e a cercare di attaccarla in modi diversi, riprovavo la giravolta, le capriole, i pugni e i calci,ma lei era troppo agile e rapida e riusciva così ad evitare tutti i miei attacchi.

Ma alla fine ebbe la meglio lei:Il suo coltello mi colpii il petto senza che io riuscissi a far nulla. Non ebbi neppure il tempo di accorgermene che era già troppo tardi.

Mi piegai per il dolore. Mi strappai via il coltello insaguinato dal petto provando un dolore lancinante.

Poi riprovai di nuovo a colpirla,ma la ferita mi faceva troppo male.

“Ormai non puoi fare più nulla!” disse ridendo con cattiveria.

“No!” urlai stringendo i denti,nonostante avessi il petto lacerato.

Dopo un po' sentii uno sparo. La ragazza dagli occhi blu, fu colpita sull'addome, si piegò per il dolore, ma si riprese quasi subito e si voltò verso colui che aveva sparato, era Itou.

Si avventò contro di lui. Strisciai sull'asfalto cercando disperatamente di fermarla, afferrandola con le mani per le gambe.

Dopo sentii la sirena della polizia e una macchina raggiungere il punto in cui eravamo.

Scese una ragazza, un ragazzo e altri due ragazzi armati per fermare la ragazza dagli occhi blu e per poterla arrestare, ma lei riuscii subito a scappare, da quel momento in poi persi i sensi.

Avevo resistito soltanto perché dovevo proteggere Itou e dopo aver assolto il mio compito, potevo tranquillamente rispondere alle mie esigenze vitali.

Mi risvegliai in una stanza che non conoscevo, c'era il sole, era già mattina.

Analizzai la stanza, aveva un televisore enorme accanto al letto e poi era arredata con oggetti e con poster maschili di giocatori di calcio e con dei modellini di qualche personaggio femminile di qualche anime in delle pose un po' osé.

“Finalmente ti sei svegliata!” affermò Itou seduto ad una sedia vicino al letto matrimoniale in cui ero sdraiata.

“Dove mi trovo?” domandai perplessa.

“ Nella mia stanza...” mi rispose con un mezzo sorriso.

“Quindi questo sarebbe il tuo letto?” domandai scioccata.

“ Si, esatto... E non è un privilegio che concedo a tutte...quello di dormire nel mio letto e accanto a me!” disse con un tono di voce arrogante e prepotente come al solito, ma in qualche modo lo trovai anche dolce,ma non volevo darci troppo peso.

Lui era quello che mi aveva fatto colpire da quella tizia dagli occhi blu, dopotutto era tutta colpa sua, quella era interessata a lui, mica a me ed io ci andavo di mezzo a causa di questo stupido legame di sottomissione che mi legava a lui.

Avrei tanto voluto lasciarlo lì, nelle mani di quella lì, non che adesso mi ritrovavo con una ferita profondissima sul petto che mi doleva da impazzire per uno come lui.

“Un privilegio di cui avrei fatto volentieri a meno...dato che non ti ho salvato la vita per mia volontà, ma a causa di quest'orrendo bracciale!” puntualizzai alzandomi dal suo letto.

“Non ti alzare sei ancora molto debole!” affermò cingendomi i fianchi con le sue braccia poiché stavo perdendo l'equilibrio.

“Oh ma che premuroso!” affermai disgustata.

“Stavo solo cercando di essere carino...” affermò seccato.

“Sei solo un ipocrita fai tanto il carino solo per senso di colpa... perché ho rischiato di morire per salvarti la vita...” lo accusai.

“ Io non mi sento affatto in colpa! Perché il tuo compito in quanto mio robot è quello di proteggermi!” disse furioso.

“Io...non voglio essere il tuo robot!” urlai sprecando tutte le forze che mi erano rimaste in corpo.

“E poi ho sparato quel colpo...per proteggerti...” mi fece notare.

“Chissà perché porti sempre un'arma con te!” esclamai in tono allusivo, mi stavo riferendo a ciò che avevo letto sulle disposizioni riguardo i robot ,ovvero che i padroni portavano sempre con sé una pistola adatta per poter uccidere i propri robot qualora si fossero stancati di loro.

“Non capisco cosa vuoi dire...” affermò fingendo di non capire a cosa mi stessi riferendo.

“Hai quell'arma nel caso in cui decidessi di sbarazzarti di me... nel caso in cui ti stancassi del tuo giocattolino...perchè dopotutto è questo che sono per te...” affermai sputandogli in faccia tutte le cattiverie, che si erano fatte spazio nella mia mente.

“Si è vero, me la porto sempre per questa ragione come tutti i padroni... e come tutti i padroni ti tratto come se fossi il mio giocattolino... perchè è questo che sei...Echiko tu sei la mia bambola...posso fare ciò che mi pare con te! Perciò dovresti mostrare un po' più di riconoscenza verso le mie gentilezze e le mie accortezze nei tuoi confronti!” disse con un tono di voce piuttosto aggressivo, dopo mollò la presa lasciandomi cadere e uscii via dalla stanza sbattendo con violenza la porta.

Chissà perché quelle parole mi avevano tanto stupito e ferita? Eppure cosa altro potevo aspettarmi da uno come lui, non potevo certo aspettarmi che mi trattasse con lo stesso riguardo che riservava alla sua amata Sayoko.

Ma se ripensavo a quel momento passato seduta tra le sue gambe, accoccolata sotto la sua giacca e vicina al suo petto,mi sentivo diversa.

Non sapevo spiegarmene la ragione, ma in quell' istante mi ero dimenticata che lui fosse Itou, il mio scorbutico e arrogante padrone ed io mi ero dimenticata di essere il suo robot.

Cercai di alzarmi da terra , ma non ci riuscivo, le mie gambe e il resto del corpo non rispondevano ai miei comandi e poi sentivo ancora quella fitta lancinante sul petto,ma non era solo la ferita a dolermi, c'era qualcos'altro di più profondo che mi doleva,ma non sembrava un dolore fisico, era un dolore diverso, difficile da classificare, più che un dolore sembrava uno stato emotivo... mi sentivo spenta, come se avessi perso di colpo ogni voglia di vivere.

 

Poi ripensai alla voce di quella ragazza dagli occhi blu, mi era troppo familiare, eppure quel viso non lo avevo mai visto.

E poi c'era quella ragazza, Aiko Moemi, coinvolta in una sparatoria, quale legame aveva con me? Perché quel nome era scolpito nella mia mente?

Dopo averci riflettuto a lungo stesa su quel pavimento, vidi comparire nella mia mente qualcosa, però l'immagine era piuttosto sbiadita e confusa.

C'era una ragazza con i capelli corti di un castano molto chiaro, mentre gli occhi erano di un castano molto scuro ed era della mia stessa altezza. Poi accanto a lei un'altra ragazza con dei ricci castano scuro che le ricadevano lungo la schiena e con degli occhi cerulei, stavano tutte e due attraversando la strada e chiacchierando allegramente,sembravano molto amiche e poi diventava tutto buio ed offuscato.

Non capivo, era come se ci fossero dentro la mia mente i ricordi sbiaditi di qualcun altro, eppure quella scena era come se l'avessi vissuta io in prima persona.

Ma quella ragazza dai capelli corti e castani, non ero io. Io avevo un altro aspetto, non ero quella ragazza ne ero certa, eppure quell'immagine stava riuscendo a mettere in dubbio ogni mia certezza.

Poi ancora un altro ricordo, mi attraversò la mente, un ragazzo alto, un po' robusto, ma davvero molto carino, mi sussurrava all'orecchio con dolcezza “ Ti amo” e la ragazza dai capelli corti, si affrettava a rispondergli con lo stesso affetto “ Ti amo anch'io”, ma dopo diventava nuovamente tutto buio.

Una cameriera entrata nella stanza, quella che se ne era andata in gran fretta non appena Itou le aveva chiesto delle vacanze, mi aiuto' ad alzarmi dal pavimento e mi porto' nella mia stanza, mi poggiò sul letto con delicatezza e poi se ne andò via.

Mi toccai la ferita sul petto che era stata accuratamente fasciata con delle bende, mi faceva meno male,ma ciò nonostante non ebbi la forza di alzarmi da quel letto.

Dopo quella lunga mattinata di ozio in cui fissavo un punto imprecisato della stanza, assorta tra i pensieri che continuavano ad ossessionarmi, ovvero chi era Aiko Moemi, chi era la ragazza dagli occhi blu e cos'erano quei flashback che avevo? Ripensavo a queste cose, evitando di pensare a quell'abbraccio, al calore del suo corpo e allo splendore dei suoi occhi.

Non potevo di certo pensare queste stupidaggini, non dopo il suo comportamento e comunque avevo cose più importanti a cui pensare!

Accesi il televisore, dato che per quanto cercassi di scacciare il mio pensiero da Itou, non ci riuscivo un granchè, chissà perché riusciva ad essere così vivo nei miei pensieri.

“Tu sei solo la mia bombola!”sentivo la sua voce rimbombarmi nella testa, la freddezza e la cattiveria con la quale diceva certe frasi, mi faceva stare veramente male, ma non potevo dargli tutta questa importanza, sicuramente era di nuovo colpa del braccialetto.

Doveva essere quel braccialetto a far si che le parole di Itou diventassero' tanto vitali per me, da far si che esse influissero con il mio umore.

In televisione non facevano niente di chè, c'erano tante stupide trasmissioni con dei quiz e con dei giochi davvero molto stupidi, poi trovai qualcosa di interessante.

C'era un tipo, era un uomo sulla cinquantina, nonostante l'età era molto affascinante, aveva quell'aria da intellettuale che attirava l'attenzione della presentatrice del programma televisivo e finiva per attirare anche me.

“ Quindi di cosa parla il suo libro?” domandava la presentatrice che lo osservava con ammirazione, sembrava pendere dalle labbra di lui.

“Il titolo dice già tutto “ Robot e Padrone” , infatti il libro parla proprio di questo rapporto che c'è fra il robot e il proprio padrone... parlo anche di certi robot e padroni con la quale sono entrato in contatto accorgendomi che spesso non è il padrone a predominare fra i due, ma è proprio il robot a rendere il padrone schiavo... “

“Dice sul serio?” domandò la presentatrice incredula.

“Si, perché tendenzialmente l'essere umano finisce col diventare schiavo di ciò che realizza da non poterne fare a meno, come i computer...quante persone soffrono da sindrome di dipendenza da computer...ma ciò che è ancora più preoccupante è che in questo caso la dipendenza è fra un essere comunque pensante quasi simile a noi...e quindi quest'essere spesso si approfitta di questa nostra debolezza per poter assumere il controllo nel rapporto. Oppure ci sono quegli esseri umani che si auto convincono di essere innamorati del proprio robot...”

“Dunque mi pare di capire che lei sia contrario al matrimonio tra robot ed esseri umani?” domandò la presentatrice.

“Certamente e spero davvero che lo stato non acconsenti ad un tale scempio del matrimonio... Anche perché se si sposano robot e padrone... Possiamo dire addio al tasso di natalità...la nostra specie potrà estinguersi! Dato che è come stato più volte ribadito i robot non sono in nessun caso in grado di procreare!”

“Non sono in grado di procreare, però i robot non invecchiano mai, rimangono sempre belli,giovani e seducenti forse è questo che piace tanto agli esseri umani dei robot!” fece notare la presentatrice ridendo.

“Può darsi, anche a me aggrada una moglie eternamente giovane,ma bisogna anche essere realistici e capire che certe cose sono contro natura!”

Ascoltavo le parole della presentatrice e di quell'uomo in uno stato di trance, avendo finalmente capito cosa mi diversificava dagli esseri umani.

Io non sarei mai cresciuta, avrei continuato ad avere 17 anni per sempre e non avrei mai potuto avere un figlio, quelle nuove scoperte mi facevano stare male.

“Comunque mi tolga una curiosità dato che non me ne intendo molto di questi robot, sono sempre stata contraria all'idea di comprarne uno... Ma quel braccialetto di acciaio che ho visto spesso portare sia al padrone che al robot...a che serve?”

“Il braccialetto intanto è un simbolo per gli altri, indica appunto che quel robot appartiene a qualcuno come il collare dei cani e poi vi è appunto il codice di identificazione del robot, poi serve appunto anche per rendere il robot remissivo nei confronti del padrone, infatti il robot automaticamente reagisce a certi istinti che il braccialetto gli impone come quello di proteggere il proprio padrone. Anche se ho sentito spesso parlare di robot che riescono ad assumere una volontà totalmente indipendente dal braccialetto. Poi appunto qualora il robot tenti di uccidere il proprio padrone cosa che disgraziatamente è spesso successa, il robot riceve delle scossa elettriche potentissime nel caso in cui usi violenza contro il proprio padrone. Ma purtroppo spesso forse i braccialetti risultano difettosi e quindi provocano degli epiloghi catastrofici. Si ricordi la morte di Higashi Otome...”

“Già quella si che è stata una vera disgrazia, era un uomo veramente geniale Higashi Otome tra i migliori scienziati specializzati in robotica dopo Kayashi”

“Ah, poi un'altra curiosità, ho visto spesso questi braccialetti illuminarsi...perchè si illuminano?” domandò ancora la presentatrice.

“ i braccialetti si illuminano quando il padrone o il robot stanno provando delle emozioni forti... ma si può trattare di rabbia, amore, gelosia, tristezza ecc... Anche se molti sono convinti che quando il braccialetto si illumina significa chiaramente che ci sia amore tra robot e padrone...Ma io la ritengo una stupidaggine...”

Quel tipo mi dava sui nervi, si dava quell'aria da intellettuale poteva anche sembrare affascinante, ma era così acido, mi ricordava vagamente Itou.

Ma se non altro mi aveva almeno chiarito un bel po' di cose riguardo quel braccialetto e il rapporto tra padrone e robot.

Quindi il mio braccialetto si illuminava quando provavo emozioni forti e poi tutte quelle altre scoperte, ovvero esistevano robot che erano riusciti a sottrarsi alla volontà del proprio padrone ed erano persino riusciti ad ucciderlo.

Non volevo ucciderlo, mi andava bene semplicemente andargli contro e riuscire ad assumere il controllo delle mie azioni, anche se dopo le frasi che mi aveva detto quella mattina sapevo che mi sarebbe stato difficile andargli contro, perché qualora lo avessi fatto mi avrebbe ucciso.

Ah poi un'altra domanda mi giunse spontanea cosa cercava la ragazza dagli occhi blu dentro la testa vuota di Itou?

   
 
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