Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: ThisIsLeisure    27/01/2011    3 recensioni
Caterina è una giovane ragazza nobile di Milano, non compresa dal padre e dalla matrigna, si sente sola come non mai nella sua vita. Finche non conosce Alexandre, un vampiro bello,tenebroso, e nobile Spagnolo. La vita di Caterina sta per cambiare drasticamente.
Angeli, vampiri, amore, morte, famiglia e il senso della vita, sono parti fondamentali di questa storia. Siete pronti ad iniziare il viaggio?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Amicizie Ritrovate

Isobell, la donna di servizio, venne a prendere le valigie non appena ci vide arrivare con la macchina. La Villa non mi sembrò mai così maestosa e grande. L'edera che saliva sulle mura era cresciuta, con l'arrivo dell'estate. Il grande portone marrone si spalancò, e Liuva mi corse in contro. Il suo fragile corpo si scontrò contro il mio, e per poco non cademmo per terra. 
Era piccola, ma fortissima. Scoppiai a ridere, mentre la sorreggievo con un braccio.
«Oddio Ale! Oddio! Oddio! Oddio!» urlò abbracciandomi forte a se. 
«Haha Liuva. Calmati.» sciolse l'abbraccio, e ci guardammo diritti negli occhi per qualche secondo. Dio quanto mi era mancata la mia Luvia. Profumava sempre di zucchero filato, e aveva sempre i soliti codini ai lati della testa. Non potevo smettere di sorridere. L'abbracciai di nuovo.
"Tu mi sei mancata più di tutte." confessai senza nemmeno accorgermene.
"Ma ora rimani qua, vero? Non te ne vai più vero? Abbiamo bisogno di te."
"Non me ne vado, lo giuro." sciolsi l'abbraccio.
Caterina si fece avanti, mettendosi al mio fianco.
«Oh, scusate. Liuva, lei è Caterina. Caterina lei è mia sorella Liuva.»
«Piacere!» gridò Liuva, stringendole la mano.
«Piacere. Ma hai detto sorella?»
«Beh io e Aluz non siamo esattamente fratello e sorella, però siamo così legati che è come se lo fosimmo.»
«Capisco.» disse Caterina sorridente. Sapevo che non poteva capire, e mi dispiaceva per lei.
«C'è Priam?» chiesi io.
«No, è uscito, è andato a fare un giro per il centro con gli altri. Ci sono solo io!» enfatizzò la parola "io".
"Dove sono andati?" chiesi io.
"In centro, davvero."
«Beh Caterina, se vuoi ti posso far fare un giro per la casa!»
«Penso che ci andremo a riposare, Liura. Il volo non è stato dei migliori.»
«Oh, mi dispiace!» enfatizzava sempre tutto.
«Ci vediamo dopo.» dissi baciandola sui capelli bruni. Afferrai la mano di Caterina, e la trascinai su per le scale e dentro La Villa.
Non parlammo finchè non entrammo nella nostra stanza, la mia vecchia stanza. Tutto era come lo avevo lasciato, niente era stato toccato o spostato.
«Wow.» mi ero quasi dimenticato di Caterina, stavo osservando la stanza. I raggi del sole filtravano dalle finestre e attraverso le tende, il letto era stato rifatto, e la stanza profumava di spiaggia, e del Profumo di Caterina.
«Hai la stanza più bella del mondo.» mi fece notare lei.
«Dovresti vedere quella di Liuva. La sua è strabiliante.»
«Siete molto legati.» disse mentre posava la sua borsa sul letto. Ci si sedette sopra.
«Gia, è come una sorella minore per me. Ma il nostro legame è molto più forte di una semplice parentela.» camminavo in giro per la camera, incredulo, mi era mancato tutto questo.
Controllai se i miei libri cerano ancora, tutti erano al loro posto tranne uno. "Alice nel Paese delle Meraviglie." ma sapevo dov'era.
«In che senso?» 
«Non so come fare a spiegartelo. Se lei un giorno dovesse morire, morirebbe una parte di me. E quando siamo lontani, non siamo più noi stessi.» 
«Sembra...intenso.» intenso era la parola esatta.
«Gia.» mi sedetti di fianco a lei. Presi la sua mano nella mia, e ne baciai il dorso, dolcemente.
«Vuoi dormire?» chiesi io dolcemente.
«No, il viaggio in aereo è stato rilassante.» 
Sorrisi, si accontentava con poco. Io lo avevo trovato scomodo, lungo, traballante, e il Whisky di certo non era buono.
«Non immaginavo che fosse così.» disse lei guardandosi attorno.
«Così come?»
«Beh, senza offesa eh, ma pensavo che vivreste in un castello fatto di pietre, e un po' inquietante.» 
Risi.
«Beh, non vogliamo attirare troppo l'attenzione su di noi, e un castello lo farebbe. E poi Liuva e Egica non sarebbero a proprio agio.»
«Chi è Egica? Ti ho gia sentito parlare di lei...» 
Il volto di Egica mi apparve in testa. Quei lunghi boccoli biondi chiaro che le ricadevano sulle piccole ma forti spalle, e quei occhi di ghiaccio dalle striature verdi mi fissavano. 
«Egica è...» come potevo iniziare a descrivere Egica? Il suo nome gotico significava "terrore" e "formidabile". E ne capivo il perchè. Non c'era nome più adatto di quello, per lei. Un secondo prima era la ragazza più gentile sulla faccia della Terra, e il secondo dopo...era il terrore allo stato puro. Non ci sono parole per descrivere ciò che ha fatto nel passato, quante persone innocenti ha ucciso. Cose che nessuno vorrebbe sognare di notte. Potevo descriverla così, oppure potevo dire che era la mia ex-ragazza. Che poi "ragazza" si fa per dire, lei non è di nessuno. Potevo raccontarle di quando vagavamo per Praga insieme, due vampiri spietati che dominavano l'Europa Centrale. Potevo raccontarle di quanto chaos abbiamo creato, e di quanto ce ne siamo pentiti, per poi concludere il racconto con la rottura di noi due. Ci potevamo a malapena guardare negli occhi, dopo ciò che avevamo fatto, potevo raccontarle quello, di Egica. Ma non lo feci, in parte perchè non volevo farle vedere la mia famiglia sotto una cattiva luce, e in parte perchè non sarei mai stato capace di descrivere la seconda opzione. 
«...lei era una mia carissima amica, ma ora non più. Ma andiamo d'accordo, più o meno.» in parte era la verità.
«Come mai?» Caterina era una ragazza estremamemnte curiosa, non ingenua, ma curiosa nel lato intelligente.
«È una lunga storia. Magari te la racconto un' altra volta.» 
«Chi altro fa parte della tua famiglia?»
«Puoi chiamarlo Clan, siamo il Clan di Barcellona. Beh, ci sono Aelos e Priam. Priam è il mio migliore amico, ed è formidabile, non vedo l'ora che tu lo conosca. È come un orso gigante. Il suo nome, in Greco, significa "estremamente coraggioso".»
«E lui è così?»
«Si», sorrisi, «Aelos è il fidanzato di Liuva.» dissi con un tono di disprezzo.
«Hmm, non sembri molto convinto.»
«Non lo sono, infatti.» Aelos era un ragazzo sui 18 anni, insolente come pochi, ed è incredibilmente testardo. Non è di certo una persona che ama stare nel gruppo. Forse un po' lo disprezzavo per un torto che mi fece tanti anni fa, e io non lo avevo ancora perdonato. 
«È un ragazzino, e non sa ciò che fa.»
«Quanti anni ha Liuva?» chiese lei corrugando la fronte.
«16 anni, è la più piccola. Ma fidati, è molto intelligente, e scaltra.»
«Ci credo, sembra molto...»
«Infantile?» suggerì io.
Annuì.
«Lei è quello che è perchè è stata forzata da qualcuno. Ha sofferto molto, non era una cosa ereditaria per lei, e penso che da quel giorno il tempo si è fermato per lei. Non è mai veramente andata avanti. Le piacciono gli arcobaleni, i fiori, gli unicorni, i lecca-lecca, e il suo libro preferito è "Alice nel Paese delle Meraviglie". Penso che si comporti così solo perchè vorrebbe tornare indietro, a quando era una bimba innocente.»
«La trovo una cosa molto triste. Mi dispiace, per lei.»
«Si, anche a me dispiace.» dissi malinconico. Mi dispiaceva veramente per lei, una parte di me mi dice che se tutto ciò non le fosse mai accaduto, noi non ci saremo mai incontrati, e molte cose sarebbero state diverse, forse non sarei nemmeno qua adesso. Ma l'altra parte, quella meno egoista, vorrebbe solo riportarla indietro nel tempo, e non lasciare che tutto le accada di nuovo.
«Tutto qui?» chiese lei incredula.
«Cosa tuto qui?»
«Siete in pochi...»
«Beh noi siamo in sei. Il Clan Di Madrid, quello di Carlos, è composto da cinque persone. E il Clan Di Valencia è pari a noi.»
«Ogni città ha un suo Clan?»
«Nono, sarebbe pieno di vampiri. Qua in Spagna siamo solo noi tre. Barcellona, Madrid e la Castiglia.»
«Ah, capisco.»
«Beh, vado un attimo a parlare con mio Zio, torno tra poco okay? Tu se vuoi inizia a mettere via le tue cose.» le diedi un bacio veloce sulle labbra e uscii dalla stanza. Camminai normalmente fino al piano di sopra. Bussai alla porta di mio Zio, anche se sapevo che c'era.
"Entra."
«Ehi.» dissi entrando. Mio Zio era seduto alla sua scrivenia, stava scrivendo una lettera a Ximena.
«Spiegami tutto. Dall'inizio.» dissi camminando verso la finestra. Spostai leggermente le tende, in giardino potevo vedere Liuva che raccoglieva dei Narcisi gialli, cantava una canzone a me molto familiare, "All By Myself".
«È scoppiata una sorta di guerra a Valencia.»
«Tra chi?» chiesi osservando liuva, saltellare in giro.
«Ximena, Epona e Alucard hanno litigato con Nian, Afrika e Darius.»
«Perchè?» chiesi sorpreso, non per il fatto che avessero litigato, ma per il fatto che Epona e Darius si fossero separati.
«Vedi, Epona sostiene che debbano smettere di bere sangue, e Darius sostiene il contrario. Non vuole essere più debole di noi.»
«E quindi? Epona e gli altri non possono semplicemente smettere di bere, e Darius, Afrika e Nian continuano?»
«Beh, è quello che sarebbe successo qua da noi, ma conosci Darius... è poco tollerante con coloro che gli disubbidiscono.»
«Comprendo.» mi ricordai della vecchia relazione che aveva avuto Aaron con Epona.
«Aaron, perdona la mia stupidità, ma non capisco perchè a noi importa? Sono fatti loro...»
«Importa perchè...» fece una pausa e continuò parlando sottovoce, «gli angeli, mormorano.» 
«Mormorano cosa? Pensavo che questa questione era stata chiusa in un cassetto tanti anni fa. Avevamo risolto, o mi sbaglio?»
«Non ti sbagli, ma Darius e i suoi stanno facendo un bel casino, creano scompiglio nella città, e Darius sta uccidendo parecchia gente.»
«Torneranno?»
«Se non fermiamo la situazione, penso di si. E non so se ci concederanno una seconda opportunità, Ale.» 
«Cosa hai fatto fino ad ora? Per fermare Darius?»
«Ho parlato con Ximena, ho suggerito che lei andasse a parlare con Darius e gli dicesse come stanno le cose.»
«E?»
«E non ha voluto vederla.» 
«Parlerò con Afrika.» Non andavo molto d'accordo con il Clan Di Valencia, anzi, ci odiavamo. Ma l'unica che mi andava a genio ero Afrika, anche se in questo caso era dalla parte sbagliata. Ma lei mi avrebbe ascoltato, e magari sarei riuscito a farle cambiare idea.
"Dove vai?" mi cheise mio zio mentre uscivo da camera sua.
"Ci vediamo dopo." 
Corsi fino al portone di camera mia, lo aprii leggermente. L'odore pungente del Profumo di Caterina mi colpì come un uragano. Osservai la scena che mi trovavo davanti.
Caterina stava frugando nella sua valigia, alla ricerca di una maglietta, visto che non ne indossava una. Non avevo mai notato che il suo Profumo era più forte senza così tanti vestiti. La mia mente mi suggerì di smettere di respirare, e forse anche di guardare,  ma il mio istinto ne voleva sempre di più. Si era cambiata. Indossava dei jeans blu scuro, aderenti. La facevano sembrare ancora più alta di quanto non lo fosse gia di suo. Era girata di spalle, e i lunghi capelli neri le coprivano il collo, ricadendo in avanti, con mio grande piacere.
Tirò fuori una camicia azzzura, e se la abbottonò. Da una parte ne ero felice, il Profumo si era indebolito, ma devo ammettere che non mi dispiaceva vederla in quel modo. Sono comunque un uomo. 
Bussai leggermente sulla porta, e lei si girò di scatto, spaventata.
«Alex. Mi hai spaventata.»
«Scusa, non era mia intenzione.» dissi schiarendomi la voce. 
Iniziò a farsi una coda di cavallo. 
«Ehm, io li lascerei giu se fossi in te.»
Non sembrò capire a cosa mi riferissi.
«Si sente di più il tuo Profumo...quando hai il collo scoperto. E non tutti qua hanno il mio stesso autocontrollo.» dissi pensando a Aeolos e Priam, vampiri da molto meno tempo di me. 
«Certo, scusami.» lasciò cadere i capelli sulle spalle. Era molto più carina con i capelli sciolti che le incorniciavano il viso rotondo. Mi avvicinai lentamente a lei, gli spostai una ciocca di capelli che gli cadeva sul viso. 
«Ti ho detto quanto sei carina?»
«Hmm no.»
«Beh sei bellissima.» le baciai dolcemente le labbra, lei ricambiò.
Poggiai una mano sul suo fianco e l'attirai vero di me, per approfondire il bacio.
I suoi baci sapevano sempre di Gelsomino. 
Posò le mani alla base del mio collo, mettendosi in punta di piedi. 
Le baciai dolemente il collo un paio di volte, e la gola iniziò immediatamente a bruciarmi, il suo Profumo mi invase la mente.
Ignorai il bruciore, e continuai a baciarle il collo, con la lingua disegnavo piccoli cerchi. Caterina si aggrappò alle mie spalle, e lo presi come un segno che dovevo continuare.
La strinsi ancora più a me, e morsi dolcemente la pelle, ovviamente senza "morderla" davvero. Oh la sua pelle era così fragile, candida, e... buona.
Cercai di riprendere il controllo della situazione, o meglio di me stesso.
Mi ritrassi per qualche secondo, e la gola smise di bruciarmi. La sentii ansimare per qualche secondo. 
Osservai il suo collo, c'era un cerchio violaceo.
«Forse è meglio se ti copri il collo, tra poco gli altri saranno qui.» suggerii io.
«Perchè scusa?» corse allo specchio che c'era sopra la mia scrivania, si sfiorò il segno violaceo.
«Mi sa che è meglio se mi metto una sciarpa.» rise.
Mi corse in contro, scontrandosi con il mio corpo, mi gettò le braccia al collo. E con un gran sorriso disse: «Sono proprio felice di essere venuta qua, con te.»
«Anche io sono felice.» lo ero, eccome. Ma prima o poi avrei dovuto parlarle di ciò che stava succedendo... ma decisi che preferivo il "poi" che il "prima."
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: ThisIsLeisure