Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: ThisIsLeisure    29/01/2011    2 recensioni
Caterina è una giovane ragazza nobile di Milano, non compresa dal padre e dalla matrigna, si sente sola come non mai nella sua vita. Finche non conosce Alexandre, un vampiro bello,tenebroso, e nobile Spagnolo. La vita di Caterina sta per cambiare drasticamente.
Angeli, vampiri, amore, morte, famiglia e il senso della vita, sono parti fondamentali di questa storia. Siete pronti ad iniziare il viaggio?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La Festa
 
Avevo passato tutto il pomeriggio con Liuva. Era molto sveglia per essere solo una ragazza di 16 anni. Mi stava aiutando a mettere il vestito che aveva scelto per me. era stupendo, semplice. Un vestito bianco a fascia, con dei piccoli fiorellini rossi. 
«Che vuoi fare con i capelli?» mi chiese con la voce squillante.
«Hmm non saprei, Alexandre ha detto che forse era meglio se li lasciavo sciolti...per non attirare l'attenzione.» dissi fissandomi nello specchio.
«Beh si, o forse per nascondere il mega succhiotto che ti ha fatto mio fratello sul collo.»
Ma come diavolo aveva fatto. La fissai nello specchio, incredula, avevo tenuto i capelli sciolti tutto il tempo e lo coprivano perfettamente. 
«Sono una vampira, cara.» disse lei capendo le mie intenzioni.
«Beh, comunque penso che i tuoi bellissimi capelli neri fanno da contrasto al vestito bianco, quindi dovremmo lasciarli sciolti.» disse lei muovendoli un pochino con le mani.
«Senti ma com'è che riesci a starmi così vicina?»
«Sono vampira da un sacco di anni, hihi.» 
«Beh ma anche Alexandre lo è.» dissi io.
«Si ma io di più. Ti va bene se ti trucco?» mi chiese lei tirando fuori una borsetta dei trucchi.
«Beh io di solito non mi trucco...però perchè no.» l'ultima volta che mi ero truccata era alla festa degli Adda.
«Non ti preoccupare, ci metterò giusto una decina di secondi. Tu stai immobile.» ci mise veramente dieci secondi, con le sue doti da vampira. 
«Ouilà!» gridò felice una volta ferma.
Mi specchiai, ero molto diversa dal solito. Avevo un sacco di matita sotto gli occhi, che rendeva il mio sguardo molto più intrigante. L'ombretto nero dava un tocco di misterioso. E il blush rosa mi donava un po' di colore al viso.
«Wow, sei molto brava.»
«Hihi, grazie.» mi piaceva la sua voce, sembrava di parlare con una bambina di cinque anni. Immaginai che lo faceva apposta, a parlare così. 
«Sei super pronta!» 
«Grazie ancora Liuva, davvero.» mi sistemai velocemente i capelli.
«Non c'è di che, ora che stai con mio fratello, tu per me sei una sorella.» disse dandomi un bacetto sulla guancia.
«Oh beh, lo stsso vale per me.» Liuva era davvero una delizia.
«E poi devi un po' intimidire Egika.»
«Che intendi?» 
Mi osservò per qualche secondo.
«Beh, sai, farla ingelosire.»
«E perchè mai dovrebbe essere gelosa?»
«Perchè stai con Ale, mi sembra ovvio.»
Aspetta, questo significa che stavano insieme? Ma come facevano a vivere insieme? 
«Oh beh ovvio.» dissi io facendo finta di sapere tutto.
Perchè Alex mi avrebbe mentito su una cosa del genere? Io non gli mentivo mai.
«Bene! Comincia la festa!» 
«Mah...io non sento niente.»
«Beh, io si!» battè le mani velocemente un paio di volte, sorridendo. 
Qualcuno bussò alla porta. 
«Alee aspetta un attimo.» sussurrò Liuva.
Mi fece alzare e mi osservò dalla testa ai piedi, senza dire niente. Poi mi sorrise, e aprii la porta. 
Alexandre indossava una camicia biaca, notai che gli risaltava i muscoli,  e dei pantaloni di un vestito nero. 
Mi fissava stupito.
«C-che c'è?» chiesi preoccupata che ci fosse qualcosa di sbagliato, molto probabilmente il vestito mi stava troppo piccolo e i capelli facevano schifo.
«Wow. Sei bellisima, amore.» mi piaceva quando mi chiamava amore, mi faceva sempre venire i brividi.
«S-sei sicuro? Perchè forse posso tirarmi su i capelli...» me li tirai su a mo' di chignon. Alexandre sbattè velocemente le palpebre un paio di volte, e serrò la mascella. Lasciai ricadere i capelli, capendo che non avrebbe funzionato. Lo vidi rilassarsi leggermente.
«Stai benissimo così.»
«Tutto merito di tua sorella.» mi sembrava un po' strano chiamarla "sua sorella" però loro sembravano preferire così, e non ero nella posizione giusta per contraddire qualcuno della fmaiglia di Alexandre.
«Vieni, ti devo parlare.» disse prendendomi per mano, e trascinandomi in camera nostra. 
«Che c'è?» chiesi io divertita.
«Ti devo dare una cosa.» si avvicinò alla scrivania e tirò fuori una lunga scatolina blu. 
«Cos'è?» chiesi io quando me la porse.
«Aprila e vedrai.»
Era un bracciale, un piccolo e fine bracciale...di diamanti. 
«Tu sei matto. Non posso accettarlo, davvero.» dissi io sconvolta per il bellissimo bracciale.
Mi ignorò, prese il braccialetto e me lo chiuse sul polso. Mi stava perfettamente, i piccoli diamanti brillavano alla luce della luna, lo rendevano ancora più bello.
Osservavo quel bellissimo bracciale, e dovetti trattenere le lacrime. E ovviamente questo piccolo particolare non sfuggì ad Alexandre.
«Non ti piace?» chiese lui preoccupato. 
«Nessuno mi aveva mai regalato qualcosa di così bello.» Abbracciai Alexandre più forte che potevo, e lui ricambiò, un pochino sorpreso.
«Caterina, ti amo.» fù un sussurro il suo, ma lo compresi molto bene.
«Anche io, davvero.» ci abbracciamo ancora per un po'.
«Dai, ti presento gli altri.» Mi prese per mano, e camminammo fino al salone principale. E se non gli fossi piaciuta? 
Un ragazzo alto, e moro dai capelli ricci ci venne incontro non appena entrammo nella stanza.
«Ale!» aveva una voce molto bassa. Si abbracciarono per un paio di secondi.
«Piacere, Priam.» me lo immaginavo proprio così, come un orsacchiotto gigante.
«Caterina.»
«È un nome molto bello.» quando ci demmo la mano, Priam osservò stupito il bracciale di diamanti che mi aveva regalato Alexandre. Tornò a sorridermi pochi secondi dopo.
Un altro ragazzo raggiunse Alexandre, immaginai fosse Aelos, gli strinse la mano ma non si salutarono.
Si sporse verso di me. 
«Aelos.» era un ragazzo sui 18 anni, più o meno. Aveva dei capelli biondi che gli ricadevano sullla fronte, come andavano di moda adesso.
«Caterina.» ci demmo la mano. Notai che aveva la mano gelida, non semplicemente fredda, ma gelida, mi vennero i brividi sulle braccia.
Una bionda bellissima si fece avanti, scansando Aelos. 
«Piacere, Egika.» È inutile dire quanto mi sentii in imbarazzo davanti cotanta bellezza. Io ero un ratto confronto a lei.
«P-piacere.» ero leggermente intimidita dalla sua bellezza. Aveva degli occhi azzurri chiaro con delle striature verdi scure. Occhi unici, pensai.
Lei e Alexandre si scambiarono un occhiata veloce, il sorriso sparì dal viso di Alex.
Beh, se quella era la famiglia di Alexadre, sinceramente non capisco perchè qualcuno vorrebbe andarsene.
Notai che non c'era cibo in giro, solo alcolici. Ovviamente. Tutti tenevano in mano dei calici che contenevano del vino, o almeno sperai che fosse vino.
Tutti se ne stavano in silenzio, fissando me e Alex. Per fortuna Liuva ci raggiunse con il suo buon umore.
«Bene! Vi siete tutti presentati? Yuppy! Sono troppo felice che Alex sia tornato! E poi Caterina non è un amore?!?! Uh, tra poco Carlos e Axtone dovrebbero arrivare! Hmmm, Egika ADORO le tue scarpe dove le hai prese? Ehi che ne dite se facciamo un gioco? Forse potremmo giocare a Monopoly, o a badmington, oppure a golf, oppure potremmo andare a fare una passeggiata a cavallo. Egika ti ho gia detto che hai delle bellissime scarpe?» Era una macchinetta, parlava a vanvera e spesso diceva cose senza senso. Alex le posò una mano sulla spalla.
«Ehi, tutto bene?» le chiese preoccupato. Liuva lo fissò sorridente, dondolandosi sui talloni.
«Siamo stati BENISSIMO senza di te.» borbottò Egika.
«Che hai detto?» chiese lui con tono provocatorio, anche se la aveva sentita benissimo.
«Mi hai sentita.» rispose lei sorseggiando quello che mi sembrava vino. 
Alexandre le stava per rispondere, presi la sua mano nella mia. E si bloccò. La strinse, e io ricambiai.
«Alllooooraaaa non vi sarete mica ubriacati senza di me!» ci girammo tutti verso l'entrata. Carlos se ne stava li, con una bottiglia di champagne in mano. Un ragazzo sui 27 anni entrò in casa subito dopo di lui.
Carlos indossava una camicia azzurra semi aperta e abbottonata male, e dei jeans aderenti blu scuro.
«Carlos, ciao.» disse Ale, ma Carlos lo ignorò. Si diresse verso di me, e mi diede un lungo abbraccio.
«Oh, la mia umana preferita.» mi diede un grosso bacio sulla guancia. Mi prese la mano e mi fece fare una giravolta.
«Ma che sventola. Mi spieghi perchè stai con quello stolto del mio migliore amico, invece che con me?» risi.
«Okay, adesso basta.» Alexandre lo prese per il braccio e lo allontanò da me.
Si diedero la mano.
 
 
"Sei per caso ubriaco?" gli strinsi la mano più forte del dovuto.
Non mi rispose, e andò a salutare gli altri. 
«Ciao Alex, bentornato.» 
«Grazie.» dissi dando una pacca sulla spalla a Axtone, che era entrato dopo Carlos.
"È stato un giorno duro, scusalo." mi trasmise Axtone.
"Un giorno duro?" chiesi io.
Non mi rispose. Com'è che qui non mi rispondeva più nessuno? Beh, erano tutti arrabbiati con me, e avevano tutte le ragioni di esserlo. 
«Tieni.» dissi Luvia porgendo una coppa di Champagne a Caterina. 
«Grazie, Lu.» 
Ero immensamente grato a Liuva per come si comportava con Caterina, le dovevo un favore. 
"Vieni, andiamo fuori a parlare." mio zio Aaron mi fece cenno con la testa.
Uscimmo in giardino, e ci seguirono anche Carlos, Priam e Aelos. 
«Allora di che cosa...» iniziò a dire Aelos poco prima che Priam gli mise una mano sulla bocca, e gli fece segno di stare zitto.
"Ho parlato con Ximena nel pomeriggio." disse Aaron.
"Che ha detto?" chiesi io.
"Dice che ha cercato di parlare ad Afrika, di cercare un compromesso, ma non c'è nulla da fare. Darius non vuole parlare con nessuno di loro."
"Ma perchè? Non capisco. Se Ximena ha trovato una soluzione...allora perchè non ascoltarla?" Aelos era il più giovane di noi.
"Esiste una cosa chiamata orgoglio, e Darius ne possiede fin troppo." Priam chiarì le cose per Aelos.
"Che si fa ora?" chiese il giovane.
"Ale andrà a parlare con Afrika." disse Aaron con tono orgoglioso. Dovevo pur riscattarmi in qualche modo.
"Ale? Stai affidando una cosa così importante ad uno che ci ha abbandonati nel momento del bisogno?" quel ragazzino iniziava a starmi davvero sulle scatole.
«Forse non ti rendi conto di ciò che io...» dissi ad alta voce mentre avanzai verso Aelos. Fui bloccato subito da Priam, mi mise una mano sul petto. 
"Lascialo stare. Non può capire." Ero sicuro che Priam avesse mandato quel pensiero solo a me. Sbattei le palpebre un paio di volte,e  mi ritrassi, cercando di riprendere il controllo di me stesso.
"Come stavo dicendo, Ale andrà a parlare con Afrika."
"E il resto di noi cosa fa? Aspettiamo con le mani in mano? No grazie." la vocina di quell'insolente mi faceva impazzire.
"Cerchiamo di stare calmi per favore." come al solito Aaron era il collante di questa famiglia, cercava sempre di portare la pace."
"Ecco il piano..." 
 
 
 
«Quindi da quant'è che state insieme, tu e Aelos?»
«Da una ventina di anni.» disse lei sorridendo.
Okay, lo so che sono vampiri e che sono immortali...ma mi faceva un certo effetto sapere che stavano insieme da così tanto tempo.
«Ma non litigate mai?»
«Loro litigare? Haha.» la risata di Egika riempì la stanza. Se ne era stata zitta tutto il tempo, e ora cosa voleva?
Io e Liuva ci scambiammo un occhiata veloce.
«E invece, tu e Ale come vi siete conosciuti?» chiese lei con voce dolce. Sapevo a che gioco stava giocando, e mi piaceva.
Egika sbuffò.
«Beh la prima volta che l'ho visto eravamo in un parco.»
«In un parco?» chiese lei sorpresa.
«Si...e poi l'ho iniziato a vedere più spesso. Pensavo che fosse solo una coincidenza. Finchè non mi parlò in biblioteca.»
«Che ha detto?» 
«Io stavo leggendo un libro, Oliver Twist se non mi sbaglio, si è seduto davanti a me e con voce seduttiva e tenebrosa mi disse: "Non arrivi mai a leggere tutto quello che vorresti." citando Mughini»
«E tu che gli hai detto?» chiese lei veramente incuriosita dalla nostra storia.
Stavo per risponderle, ma qualcuno lo fece al posto mio.
«"Leggo per trovare delle perle di saggezza, non per capirne il significato."» la voce di Alex suonò forte nell'aria. 
«Aww ma che dolci.» Gridò Liuva battendo le mani.
Alexandre venne a sedersi sul divano di fianco a me. 
«E da quand'è che Ale sarebbe dolce?!» chiese Egika fissandolo negli occhi.
«Con me lo è sempre stato.» dissi baciando la mascella di Alexandre. Sorrise. 
Alex si avvicinò per darmi un bacio sui capelli, mi sussurrò all'orecchio: «hai sonno?» 
Scossi la testa. Non volevo perdermi niente di quello che la famiglia di Alex avrebbe potuto rilevarmi sul loro passato. 
Alex non mi parlava mai del suo passato, e devo ammettere che ci restavo male quando mi rispondeva con un "te lo dico un' altra volta" alle mie domande.
Per fortuna sembrava che Liuva fosse dalla mia parte, ovviamente non avrei mai parlato a Liuva del passato di Alex senza prima chiedere a lui. Ma che dovevo aspettarmi da lui? Era un ragazzo, o forse dovrei dire uomo, riservato. Non gli piaceva parlare di se stesso, e in parte capivo il perchè.
«Giochiamo a un gioco?» chiese Egika sempre con gli occhi fissi su Alexandre. 
«Yuppy! Che bello! A che gioco? Di là ho: Monopoly, Cluedo e come si chiama quel gioco dove hai la tua flotta e devi conquistare il mondo? Ah sii, Risiko. A che si gioca?» chiese Liuva alzandosi e saltellando sul posto.
«Giochiamo a "verità o penitenza". È il tuo gioco preferito, o mi sbaglio?» chiese con tono ammiccante rivolta ad Alex. A cosa si riferiva? 
«Ho sonno», disse alzandosi in piedi, «Andiamo?» ora si stava rivolgendo a me. Non sapevo che rispondere, Alexandre mi tese la mano. 
«A-anche io ho un po' di sonno.» dissi incerta. La mia risposta uscì più come una domanda, cercavo la conferma di Alexandre.
Mi prese la mano e mi fece alzare, mi sistemai il vestito.
«Grazie mille per la serata.» dissi rivolgendomi alla famiglia di Alexandre.
Nessuno mi rispose, se ne stavano tutti zitti, la maggior parte fissavano il pavimento. Perfino Carlos era ammutolito. Stavo zitto, prese un sorso dalla bottiglia di champagne, e mi fece un cenno con la testa. Mi ero per caso persa qualcosa?
Lo seguii fuori dal salone in silenzio, ed in silenzio rimasimo finchè non raggiungemmo la stanza da letto. Chiusi la porta dietro di me, lentamente, appoggiandomi ad essa con la schiena. Mi sfilaii i tacchi neri, e ritornai alla mia solita statura. Alexandre se ne stava in piedi, vicino alla finestra, osservava il giardino. 
«Alex?» chiesi un po' intimorita. Non rispose. Rimasi li, appoggiata alla porta per qualche minuti. Nessuno dei due aprì bocca. Nessuno si mosse. Sapevo che lui non avrebbe mai iniziato a parlare per prima, era troppo pieno d'orgoglio.
Dopo qualche minuto mi avvicinai alla finestra, lo guardai in faccia, ma lui aveva occhi solo per la luna.
«Alexandre?» gli sfiorai l'avambraccio con la mano. 
«Alex, che è successo prima?» parlavo solo io. Non mi rispose subito, ma dopo circa un minuto di silenzio parlò.
«Vai a dormire.» aveva la voce piatta e gelida. Ma per chi mi aveva presa? Sperava davvero che gli ubbidissi e andassi a cuccia come un bravo cucciolo? Era arrabbiato, non so per cosa e non so con chi, ma era arrabbiato. Non lo avevo mai visto così. Osservava ancora la luna, ma i suoi occhi sembravano vuoti.
«Spiegami.» dissi con un po' di speranza che finalmente mi avrebbe detto la verità, non sono stupida, mi ero accorta di tutte le bugie che mi aveva detto in quei giorni.
«Caterina, vai a dormire.» 
«No.» 
Chiuse gli occhi, sospirò profondamente.
«Caterina...» lo fermai prima che potesse darmi un altr ordine.
«Ho detto di no. Dimmi la verità.» dissi con voce ferma, potei capire che era sopreso dal fatto che gli avevo risposto in quel modo.
Non mi rispose.
«Sai, sei proprio un ipocrita.» dissi camminando verso il letto.
«Come hai detto scusa?» disse girandosi verso di me, guardandomi negli occhi per la prima volta da quando avevamo lasciato gli altri.
«Si, mi hai sentita. Ipocrita. Mi dici sempre che odi quando la gente ti mente, ma poi sei tu il primo a mentire alle persone. È davvero così difficile per te farmi entrare nella tua vita?» stavo praticamente urlando, di sicuro tutti i vampiri della casa mi aevano sentita forte e chiara.
«Che diavolo ti sarà mai successo di così brutto, eh?!» Non mi resi nemmeno conto delle parole che uscirono dalla mia bocca, mi ero completamente dimenticata che quello che mio padre aveva fatto a me, non era niente confronto a quello che i genitori di Alexandre avevano fatto a lui. Ero ammutolita, almeno quanto Alex. Mi sarei aspettata una reazione negativa, che mi ignorò, che urlò, che si arrabbiò, mi sarei aspettata di tutto, tranne quello che fece veramente.
Si avvicinò lentamente a me, mi sembrava che il tempo non passasse mai. Mi sfiorò la guancia destra con il dorso della mano.
Ero immobile, non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia. Quando mi raccontò la sua storia, ero ancora fortemente traumatizzata dalla mia, e forse non gli avevo dato il giusto peso. Non riuscivo nemmeno a scusarmi, le parole non uscivano.
«Ti amo, ma ti prego andiamo a letto ora. Domani è un altro giorno.» non aspettò per il mio consenso, ma glielo dovevo.
Si incamminò verso il letto, lo seguii. Non parlammo per il resto della notte, non ci abbracciammo come al solito, e non ci diedimo il bacio della buona notte.
Fortunatamente mi addormentai prima di lui, sperando che all'indomani, tutto sarebbe andato per il meglio.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: ThisIsLeisure