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Autore: Clodie Swan    30/01/2011    1 recensioni
Storia dedicata ad uno dei personaggi minori di Twilight, ovvero Esme Cullen. Dalla sua adolescenza al momento in cui sposa Carlisle e forma una famiglia con lui ed Edward. La ff ripercorre le tappe fondamentali della sua vita che l'hanno portata a diventare un vampiro ma anche una madre dolce e premurosa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Esme Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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"Abbiamo fatto tutto il possibile, signora. Mi dispiace."
Il dottore continuava a ripetere quelle parole guardandomi impotente e sinceramente addolorato. Io ero in stato di shock. Come era potuto accadere? Il mio bambino, il solo scopo della mia esistenza non c'era più. Era abbastanza comune all'epoca che i neonati morissero dopo il parto. Le scarse condizioni igieniche favorivano infezioni e malattie che colpivano i bambini più deboli. Non vi era nemmeno un'adeguata assistenza psicologica che si occupasse delle madri e così dopo avermi aiutato con le disposizioni del funerale, visto che ormai mi reggevo in piedi, mi dissero che potevo tornarmene a casa.
Ma quale casa? Tutto ciò che avevo era scomparso dentro quella piccola bara bianca e non mi restava niente. Uscii sconvolta dall'ospedale e mi misi a vagare senza una destinazione precisa, sola col mio dolore finchè non arrivai sul ciglio di una scogliera. Tutto ciò che volevo in quel momento era ricongiungermi con mio figlio e liberarmi dal peso di quella sofferenza opprimente. Bastava solo fare un altro passo...

All'inizio c'era il nulla, come volevo io.
Il dolore della caduta mi aveva completamente stordita e immobilizzata.
La mia mente si era come persa e vagava lontano dal mio corpo.
Potevano essere passate ore, giorni, non me ne sarei mai accorta. Non sapevo nemmeno dove mi trovassi.
Ad un tratto una sensazione bruciante cominciò ad avvolgermi come se mi avessero immerso nel fuoco. Ero troppo debole per reagire anche a quella nuova sofferenza e non battei ciglio.Con la scarsa lucidità che mi era rimasta percepii ogni istante in cui le fiamme mi scorrevano nella vene per un tempo che sembrava interminabile.
Non mi importava il dolore.
Tutto ciò che chiedevo era consumarmi e non esistere più.
Ma il fuoco cominciava ad affievolirsi, mi stava lasciando fino a scomparire del tutto. Ed io c'ero ancora.
"Esme" mi sentii chiamare da una voce dolce e inconfondibile.
Erano passati dieci anni ma una voce come quella non si poteva dimenticare. Sembrava un dejavu.
Stavolta però dovevo essere davvero morta e un angelo dalla voce del Dottor Cullen mi stava portando verso il paradiso o forse verso l'inferno. Non mi interessava.

"Si sta per svegliare." disse una voce maschile più giovane ma con lo stesso timbro armonioso. "Carlisle, ma la conosci? Ha riconosciuto la tua voce."
Come faceva a saperlo?
"Sì, Edward. E' stato dieci anni fa, quando vivevo a Columbus. Si era rotta una gamba e gliel'ho ingessata. Mi è rimasta particolarmente impressa."
Era davvero il dottor Cullen! E si ricordava di me. Non riuscii a gioirne a lungo però. Temevo che potesse curarmi e riportarmi in vita ma io non volevo più vivere. Ad un tratto il mio cuore accellerò il battito verticosamente e si fermò. Per sempre, speravo. "Ci siamo."mormorò il dottor Cullen. Ma se ero morta come potevo sentirlo ancora? Ebbi coscienza del mio corpo e aprii gli occhi. La luce non mi ferì la vista come avrebbe dovuto.
"Esme, va tutto bene. Ti ricordi di me? Sono il dottor Cullen." Ammirai distintamente il suo bellissimo volto. Non era cambiato molto. Anzi, non era cambiato di una virgola. Era rimasto identico a com'era dieci anni fa. Com'era possibile?
"Si, mi ricordo." risposi stupendomi subito dopo per il suono della mia voce. Quando mai era stata così squillante e cristallina? Provai ad alzarmi ed in un battito di ciglia mi trovai seduta in un movimento leggerissimo e fluido senza alcun dolore o segno di muscoli intorpiditi. Non avevo nè punti, nè bende su di me. Ero incredibilmente integra. Ma la scogliera  da cui mi ero gettata, non era altissima?
Cercai il volto del Dottor Cullen per chiedergli una spiegazione.
Lui mi prese una mano con delicatezza. "Non avere paura, Esme, non hai niente da temere."
Il suo tocco non era più gelido e mi dava una sensazione gradevole.
"Cosa mi è successo? Io credevo di essere..."
Lui mi guardò comprensivo. "Morta? Beh ci sei andata vicino. In un certo senso ora sei non-morta. Ti ho fatto diventare come me. Sei un vampiro adesso."
Mi ci vollero diversi minuti prima di afferrare il senso delle sue parole. I suoi occhi erano sinceri e sentivo di potermi fidare di lui, eppure sembrava tutto così assurdo...Vampiri?
"Ti ci vorrà un pò di tempo." mi spiegò il ragazzo che il Dottor Cullen aveva chiamato Edward con una punta di amarezza. Quant'era giovane! Doveva avere al massimo diciasette anni ed era bello quanto il dottore. Aveva i capelli ramati e gli stessi occhi dorati.
"Guardami, Esme." mi disse il Dottor Cullen. "Sono lo stesso di dieci anni fa. Io non cambio e non invecchio sono immortale." Il mio istinto mi diceva che era la verità. Io stessa mi sentivo forte, potente come non ero mai stata. Guardai la mia mano. La mia pelle era diventata bianchissima. Il mio cuore non batteva più e non sentivo il bisogno di respirare. Quali altri cambiamenti avevo subito?
"Edward, per favore puoi portare qui lo specchio?" chiese il dottore premurosamente. Il ragazzo scomparve. Non lo vidi nemmeno muoversi. Tornò dopo una frazione di secondo reggendo con assoluta disinvoltura una specchiera massiccia, quasi più grande di lui, senza mostrare il minimo sforzo.
Presi coraggio e mi avvicinai. Non potevo credere ai miei occhi. Ero stata lavata e vestita con una lunga camicia bianca pulita che mi lasciava le braccia nude. I miei capelli castano chiaro avevano acquistato una tonalità luminosa color caramello e mi ricadevano morbidi sulle spalle. Sulla pelle del mio volto, levigata e candida come la porcellana, i miei lineamenti spiccavano dolci e fini come se fossero stati disegnati da un pittore. Ero di una bellezza assolutamente perfetta ed eterea.
C'era solo un piccolo particolare inquietante: i miei occhi erano rossi come il sangue. E la mia gola bruciava in preda ad una sete terribile. Tremai portandomi le mani sul viso. Era tutto vero. Ero una vampira.
"Non voglio essere un mostro!" gridai sconvolta.
"Non accadrà. Puoi scegliere. Ti aiuterò io."mi disse il mio angelo biondo avvicinandosi a me e posandomi le mani sulle spalle. Provai un senso di sicurezza nonostante tutto.
"A proposito." continuò lui. Mi chiamo Carlisle."

  
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