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Autore: Susy Sempai    30/01/2011    1 recensioni
Questa storia parla di una ragazza timida e apparentemente apatica,la quale non ha mai creduto nella vera amicizia a causa di numerevoli episodi spiacevoli,che si ritrova man mano che la storia va avanti al centro di numerose situazioni (spesso imbarazzanti)che la portano a diventare una sorta di "anello di unione" di una stravagante TRIBù di liceali.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Alla ricerca di un raggio di sole~


 Certe volte mi chiedo se da qualche parte non ci sia qualcuno che si diverta ad osservare e manovrare le vita della gente, proprio come fa una bambina quando gioca con le sue bambole.

Credo di non essere l’unica persona al mondo ad averlo pensato, anche perché, secondo me, questa è (o almeno dovrebbe essere )una di quelle domande che chiunque dovrebbe essersi posto almeno una volta nell’arco della propria vita; ma forse questa è solo una mia impressione dato che ultimamente questo pensiero non fa altro che presentarsi di continuo nella mia mente.
Mi stupirei se ciò non accadesse dal momento che , la realtà in cui ho sempre vissuto non sta facendo altro che trasformarsi freneticamente davanti ai miei occhi, senza lasciarmi nemmeno il tempo di un respiro per poter realizzare che niente è più come prima…
Che la Dea Bendata si sia resa conto della mia esistenza solo recentemente?
Non saprei davvero darmi altre risposte per giustificare gli ultimi fatti accadutimi.
Non è assolutamente normale  -o almeno non lo è di certo per me- che nell’arco di pochi giorni una ragazza che non ha mai avuto un’amicizia a lungo termine e che è sempre vissuta nell’ombra a causa del suo carattere terribilmente timoroso, adesso si ritrovi ad essere una delle ragazze più invidiate del primo anno di liceo.
Inoltre, tutto questo è dovuto soltanto al fatto che due appariscenti ragazzi non fanno altro che giocare a  “rapirmi” ogni qual volta che gli è possibile.
Quando dico di essere vittima di continui “rapimenti” intendo il termine “rapimento” nel vero senso della parola.
Ormai è dall’inizio dell’anno scolastico che Ed e Matt mi tendono dei continui agguati, e così mi ritrovo costretta a girare per i corridoi di scuola, a mangiare alla mensa, a tornare a casa, e insomma a fare sempre qualsiasi cosa con loro; o forse sarebbe meglio dire in mezzo a loro?
Non è che mi considerino tanto, più che altro si divertono a portarmi a passeggio come se fossi un cagnolino da compagnia, o tanto peggio si vantano in giro di me  come se fossi un  giocattolo appena comprato.
La cosa non è che mi dispiaccia, anzi finalmente c’è qualcuno che si è accorto della mia presenza e pare persino apprezzarla tanto da venirmi a cercare di continuo, e ciò mi rende alquanto felice; questo però non toglie il fatto che mi senta assai a disagio quando sono con loro.
Ma perché mai dovrei sentirmi a disagio quando sono in loro compagnia?
Perché sono entrambi dei ragazzi affascinanti?
No, non è solo per questo…magari fosse soltanto questo il motivo!
Il vero problema si cela in qualcosa di ancora più stupido, ovvero nell’imbarazzo che provo nel ritrovarmi coinvolta nelle loro GAG .
Quando sono con loro non faccio altro che trovarmi in mezzo a situazioni che più che imbarazzanti  definirei assurde.
Qualche giorno fa pensavo si trattasse soltanto di una mia impressione, invece adesso inizio a pensare seriamente che sia una sorta di loro gioco.
Che io sia vittima di una stupida scommessa?
Che loro non stiano aspettando altro che vedermi esplodere da un momento all’altro?
Persino il nostro incontro sembra essere stato scritto per una vignetta comica di qualche rivista, difatti credo proprio che non lo dimenticherò mai ; probabilmente lo ricorderò persino meglio del mio primo bacio (Che tra l’altro custodisco ancora molto gelosamente) .
Era il primo giorno di scuola e devo ammettere che ero assai terrorizzata…
Mi ero ripromessa che avrei fatto del mio meglio per dare da subito una buona impressione di me alle persone con le quali probabilmente avrei dovuto passare la maggior parte del tempo per circa cinque anni della mia vita.
Purtroppo quando ti ritrovi ad essere una persona timida come me, con un’incredibile paura del giudizio degli altri è davvero troppo difficile trovare il coraggio di fare il primo passo, anche se questo implica solamente rivolgere una piccola domanda a qualcuno, una piccola formula magica  che ti permette di rompere il ghiaccio tra i banchi di scuola che non è altro che il tipico “Ciao, posso sedermi accanto a te?”; e questo diventa davvero un ostacolo insormontabile se guardandoti a torno ti rendi conto che ci sono solo coppie o gruppi di persone che già si conoscono e quindi sei costretto a realizzare che sarà ancora più difficile di quanto ti aspettassi  trovare qualcuno con cui sia semplice stringere una solida amicizia.
Possibile che non ci fosse nessuno che non conoscesse già qualcuno, proprio come me?
Possibile che fosse bastato solo questo per farmi  sparire la sicurezza che in quella classe avrei trovato qualcuno con cui passare più piacevolmente la mia vita scolastica?
Questi dubbi offuscavano la mia mente, rendendomi persino più fragile del solito e assorta da questi pensieri , quasi senza accorgermene, commisi il più grande errore che si può fare il primo giorno in una scuola nuova  in particolare quando  non si conosce nessuno, ovvero isolarsi
Mi sedetti esattamente lontana da tutti, e rimasi ad osservare la meravigliosa scena di persone allegre che mi trovavo davanti, senza però avere il coraggio di unirmi anch’io a quel quadro gioioso .
Poi il suono della campanella.
Per un verso ero sollevata da quel rumore, finalmente iniziavano le lezioni, per un po’ non mi sarei dovuta preoccupare di cercare di socializzare con qualcuno; per un altro invece ero abbattuta, tutti avevano un compagno di banco mentre io…
Ed ecco fare il suo ingresso  il professore, un uomo imponente con uno sguardo terribilmente severo, ed in men che non si dica ecco ripetersi  uno dei riti scolastici mattutini, l’appello.
A quel punto  le lezioni erano ufficialmente iniziate, ed io già non vedevo  l’ora di poter uscire da lì; avevo già iniziato ad odiare quel posto pieno di facce estranee  e  nomi sconosciuti.
Possibile che riuscissi a vedere tutto nero?
Possibile che non ci fosse nemmeno un piccolo raggio di sole?
Non ebbi neanche il tempo di finire di esprimere questo  pensiero che quel tanto atteso raggio di sole irradiò quasi prepotentemente   quelle inquietanti tenebre.
Ma chi o cos’era quell’abbagliante raggio di sole?
C’è solo un modo per descriverlo:  era semplicemente  il primo di una serie infinita di guai 

   
 
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