1.
“Silente potrebbe conoscere qualcosa che funzioni, comunque.” disse Ron “Dov'è? Bill ha combattuto quei pazzi su suo ordine. Silente lo sa, non può lasciarlo in questo stato.”
“Ron... Silente è morto.” disse Ginny. […]
Hermione portò le mani alla bocca […].
Aveva dovuto impegnarsi per non mettersi ad urlare.
Erano bastate tre parole per portare via tutta la sua fiducia nella magia ed in ciò che era giusto. Per portarle via ogni speranza.
C’era stato un tempo in cui Hermione credeva che la magia potesse fare tutto, risolvere tutto. Era ancora giovane ed inesperta, ingenuamente entusiasta per ogni nuova scoperta che faceva quotidianamente e soprattutto non aveva ancora letto ogni singolo volume della biblioteca di Hogwarts.
Più avanti, aveva imparato che la magia non poteva tutto, che c’erano problemi che non poteva risolvere e che anzi poteva essere la magia stessa a causarli.
Erano bastate due parole a portare via il più grande mago del mondo, un uomo intelligente e modesto, ironico e coscienzioso.
L’uomo che lei aveva sempre ammirato e la cui presenza nella sua vita, ed in quella di molti altri, aveva sempre portato una luce particolare, una speranza quasi non terrena, una fede incrollabile nella forza del bene.
Erano bastate due parole.
“Avada Kedavra”.
166 parole. Silente è appena stato ucciso, ma solo Harry e Ginny ne sono al corrente. Immagino che la notizia debba aver sconvolto non poco tutti, visto che Silente era un po’ il baluardo della lotta contro Voldemort e sembrava quasi invincibile, superiore anche alla morte. Ho pensato che la sua scomparsa dovesse aver colpito anche Hermione, che vede sparire così “facilmente” un esempio di tutto quello in cui aveva creduto da sempre.