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Autore: Briseide    29/12/2005    2 recensioni
Draco Malfoy ed Hermione Granger. Una catena di equilibri delicati, tenuta in piedi unicamente dalla loro voglia di stare insieme. Poi, arriva l'elemento d'intrusione: Le Labbra Del Miglior Amico. E ora che si fa?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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V capitolo

Reverie



- E insomma, di che avete parlato?

Aveva finto con un sorriso serafico di non percepire la gravezza della voce di Hermione, ben più attenta che non le sfuggisse quanto le pesasse dover rivolgere quella domanda a lei anziché ad Harry piuttosto che a sentirsi rispondere.
Le camminava al fianco con passo tranquillo, perdendo di tanto in tanto lo sguardo oltre le vetrine della Londra babbana, eppure ad uno sguardo attento come quello di Ginny Weasley, non sarebbe mai potuto passare inosservata la spasmodica stretta delle sue dita intorno alla tracolla della borsa.
Si mostrava rilassata e padrona delle proprie azioni, prima di risponderle Ginny si soffermò sulla sua figura discretamente alta, le spalle ostentatamente dritte e il passo deciso e lineare, verso una meta che era all’esatto opposto del luogo dove avrebbe voluto recarsi.

- Di noi, di quello che ci era successo, delle banalità della vita, di te.
- È un passo in avanti, se non altro.
- Già, lo abbiamo pensato anche noi.

Ribatté mordendosi un labbro per non sorridere. Di te. E lei non lo aveva percepito, troppo presa a pensare a tutt’altro. Non perse tempo ad offendersi, anzi preferì prenderla sul ridere, avendo la certezza che prima o poi ci sarebbe arrivata.

- Di me?
- Meglio tardi che mai. Comunque si, sei stata citata.
- Come mai la cosa non mi piace per niente?

Ginny scrollò le spalle mentre si fermava a guardare un vestito esposto in una vetrina. Troppo costoso, troppo avvitato, troppo tutto per lei, ma nonostante questo aveva la capacità di trovare il modo di immaginarlo addosso a lei senza passare attraverso diversi patemi d’animo.
Le capitava raramente di farlo, ma Hermione la invidiò.
O meglio invidiò la sua capacità di non guardare mai in faccia nessuno quando si trattava di se stessa, il suo assoluto disprezzo per il timore e la vergogna di sé nel commettere un eccezione alla regola di tanto in tanto, la libertà con la quale prendeva a male parole qualcuno e chiedeva scusa l’attimo dopo.

- Non credo che sia rilevante, contando che lo spazio che ti abbiamo riservato è andato da un sorriso di Harry al bacio che gli ho dato.
- Dici sul serio?

Hermione non era tipo da spregiudicate ed euforiche dimostrazioni di affetto o peggio ancora di sorpresa. Tendeva sempre a porre davanti a sé quel controllo con il quale affrontava le giornate del mondo. Uno spreco di energie, a quanto sembrava a Ginny, effettivamente. Non a caso per l’occasione, inciampò senza tante cerimonie nel lungo cappotto di un distinto uomo d’affari di passaggio, il cui primo istinto fu quello di portare all’altezza del cuore la propria valigetta.

- Scusi.

Non le giunse risposta dal suddetto signore, ma poté sentire accanto a lei, Ginny reprimere a stento uno sbuffo e cercare di mascherarlo con un colpo di tosse. Scoppiò a ridere un attimo dopo, cogliendola un po’ di sorpresa a dire la verità, ma fu questo a riservarle una maggiore soddisfazione.

- Dirlo agli altri è molto più semplice, eh?

Non lo direbbe nessuno che una persona come Ginevra Weasley sia in grado di far scomparire il sorriso dal volto della gente con la stessa spontanea semplicità con la quale li fa apparire. E dire che Hermione le stava anche particolarmente a cuore. La vide sfregare le mani nelle tasche, e contrarre le labbra in un broncio appena accennato. Annuì impercettibilmente, forse Ginny non se ne accorse neanche.

- Già.
- Hermione posso…
- No, non puoi. Lo so già da me.

Fu l’ennesima conferma di chi fosse Hermione Granger. Così Ginny non si sentì in dovere di domandarle dove andasse quando le aveva voltato le spalle per tornare indietro, né di recitarle una sfuriata che avrebbe reso fiera l’intera generazione di mamme Weasley per averla lasciata sola in mezzo ad una strada. Mise a sua volta una mano in tasca fino a trovare nel fondo abbastanza spiccioli per consentirsi di entrare in pasticceria e non uscirne a mani vuote, e poi si diresse verso casa di Harry, con una naturalezza tale da farle venir voglia di urlare al mondo intero, che finalmente qualcosa stava andando per il verso giusto.
Per quella mania che hanno i Weasley che li porta alla convinzione che all’umanità possa davvero interessare cosa combinano nella loro scadente vita di terza mano.
Pazienza. Se Hermione lo voleva, che lo riprendesse pure, nonostante quel genere di pensieri che rivolgeva spesso a chiunque non fosse Hermione. Non fosse Hermione e lo amasse.

°°°

Facendo bene attenzione che nessuno scorgesse il suo elegante profilo attraversare il corridoio e raggiungere una porta, Blaise Zabini sgattaiolò con il portamento di un gatto fino alla porta di quello che un tempo era il suo ufficio.
Lanciandosi un’occhiata guardinga intorno, bussò con calcolata insistenza alla porta con le nocche delle sue mani perfettamente curate, e attese. Gli giunse un imprecazione poco conforme alla finesse con la quale lui era solito esprimersi, il che poteva essere tradotto con un permesso ad entrare da parte di Draco Malfoy.

- Passavo a vedere come avevi ridotto il nostro ufficio.

Comunicò spostando gli occhi lungo il perimetro della stanza.
Principiante.
Quando per la prima volta si era trovato nelle condizioni di dover scrivere una lettera – e per motivazioni del tutto antitetiche a quelle di Draco – aveva avuto bisogno di una sola brutta copia. A dire dalla quantità di pallottole di carta ammassate lungo la parete invece, sul pavimento, Draco non possedeva quella fine cortesia che a lui era congenita.

- Oserei dire che tu sei messo peggio però.

Osservò scostando una sedia e frugando nel porta penne appoggiato sulla scrivania, in cerca di una sigaretta. Una vera comodità aver finalmente scoperto dove il suo collega nascondeva la scorta giornaliera. Alla Granger il fumo non piaceva molto, in casa.
Beh, di certo anche Draco in casa con lei era dedito a ben altri vizi. Almeno sperava, Blaise, vista la situazione in cui era ridotto.

- Trovi?

Mugugnò quello in risposta, mentre tracciava l’ennesima riga di inchiostro nero sulle cinque parole che macchiavano il foglio. Blaise si sporse verso di lui, porgendogli il palmo della mano sollevato.

- Occhiaie, capelli in disordine…

Draco poggiò con aria truce un accendino magico sul palmo aperto della mano di Blaise. Quello chiuse le dita intorno all’oggetto metallico e accese la sigaretta con uno sbuffo di fumo e un sussurro roco di piacere.

- Dita macchiate di inchiostro… direi di sì. Consolati, non tutti sono capaci come me del resto.

Il gesto di disperazione che portò Draco a immergere le mani tra i capelli, è da considerarsi del tutto indifferente all’affermazione dell’amico. Non essere come Blaise era invece una gran consolazione, per lui. Accartocciò furente il nuovo foglio e scagliò la piuma contro la parete.

- Basta. Non sono capace, Blaise, non fa per me questo metodo risolutivo.
- Certo che non fa per te. Per scrivere una buona lettera d'amore, bisogna iniziare senza sapere cosa si vuole dire e finire senza sapere che cosa si è detto *. Dubito che tu possa riuscirci.
- Fottiti Blaise.

Incomparabile l’odio represso che gli aveva deformato l’espressione del volto, nell’allungarsi verso Blaise e strappargli di labbra la sigaretta della giornata.

- Volgare e irascibile. Se Hermione ha veramente un cuore gentile, abbandona ogni speranza, mio caro. E comunque la sigaretta la stavo fumando io.
- La tua consulenza non vale due soldi, dovrò pur essere rimborsato.
- Anche venale, non mi stupisco che la tua damigella sia arrivata a preferire un becero con il viso sfregiato, se quello di cui le parli mentre ti congiung-
- Ah, io vado a casa.

Blaise annuì distrattamente, mentre ne approfittava per impossessarsi della piuma e della carta di Draco, con noncuranza accuratamente preparata, ben deciso a non proferire più alcuna parola fino a quando non avesse avuto la certezza che Malfoy avesse fatto quello che aveva annunciato: andare a casa.
E se i suoi piani, frutto di studi e ragionamenti notturni, erano corretti – e non c’era neanche da dubitarne – finalmente anche per lui le giornate lavorative sarebbero state meno stressanti, con un Draco Malfoy rilassato e sessualmente appagato.
Pardon , sentimentalmente tranquillo.
Come aveva potuto confondere i due concetti.

°°°

Le chiavi sono nel vaso accanto alla porta.

Quell’appunto mnemonico trasferito su carta tutte le volte che doveva uscire prima, o tornare più tardi.

Weasley ha proposto un invito a cena. Ricordati di dirgli di no.

Il divertito disappunto con il quale leggeva quei lapidari messaggi che lui le lasciava sul ripiano della sua scrivania, la discrezione con la quale scostava tutte le scartoffie di cui era ingombra per ritagliare uno spazio preminente al suo interesse, come gli avevano insegnato a fare e come aveva accettato felicemente di imparare.

Poggiò le chiavi sul tavolo e si sedette sul divano. Meno in ordine del solito, ma sempre quello. Era la seconda volta che rimetteva piede in quella casa da quando lei stessa l’aveva lasciata, e la vicina non le era mai sembrata tanto gentile e simpatica come quel giorno, e il cancello di nuovo cigolante aveva emesso una sorta di melodica cantilena quando lo aveva aperto, altro che stridore insopportabile come lo chiamava un tempo.

Tutta quella nostalgia non le fece venire altra voglia se non quella di tornare in pianta stabile in quella casa. Non avrebbe mai dovuto lasciarla e certamente non avrebbe neanche dovuto dire quelle cose riguardo… stava giusto per finire il pensiero, quando la serratura della porta iniziò a girare più e più volte, senza riuscire ad aprirsi.

°°°

Non che sia una novità o una notizia sensazionale, ma mentre cercava frettoloso la giusta chiave nel groviglio di chiavi che aveva in mano, Draco Malfoy era notevolmente arrabbiato.
E ciò che era peggio, stava nel fatto di essersi reso conto dopo tre passi che tutta la sua rabbia era tutt’altro che indirizzata a Blaise.
Tanto per cominciare lui si trovava al freddo sul pianerottolo cercando in ogni modo di esplicare quel dannato mazzo di chiavi per cercarne una che aprisse casa sua, quando Hermione era probabilmente seduta accanto a un Weasley – uno qualunque, c’era una vasta possibilità di scelta dopotutto – al tepore di una casa che per quanto odiasse pensarci, in qualche modo era sempre stata anche un po’ la sua.

In secondo luogo, aveva trascorso un’infinità di sere in quella casa vuota a convincersi che tutto sommato da solo stava anche meglio per poi dover scoprire di essere il miglior mentitore, il più abile bugiardo mai esistito, questa volta a sue spese. Ed è inutile dire che l’espressione a proprie spese per lui era tutt’altro che tollerata.

E, come terza cosa, dopo ben due punti dell’analisi delle sue misere condizioni, non aveva ancora trovato la chiave giusta. Aveva appena deciso di buttare giù la porta con la forza se quella non fosse stata la chiave adatta, quando la porta si aprì. Dall’interno.

°°°

Hermione aveva avuto da sempre la capacità incontrollabile di non essere mai colta di sorpresa.
Per quanto le situazioni versassero in condizioni poco rassicuranti, o del tutto catastrofiche e come detto imprevedibili, lei trovava sempre quel particolare elemento che le fosse noto per mettere a posto qualcosa, o una toppa da qualche parte.

In quel caso ad esempio, era già dentro casa.

Così, quando aveva aperto la porta in uno stato di semi incoscienza, ancora una volta quello stupito e colto alla sprovvista era stato Draco.
Se non si fossero quasi lasciati, Hermione avrebbe avuto materiale per cui ridere per i prossimi decenni, fosse stato anche solo per l’espressione che si era dipinta sul viso di Draco nel vederla.
Almeno la prima impressione era stata di un quadretto terribilmente comico.
Il palco di quella commedia si era però smontato non appena lui aveva chiuso la porta con un colpo di spalla e l’aveva guardata. Dritto negli occhi.

- E’ la chiave blu.
- Me lo ricorderò.

“Dici sempre così” – “Fosse vero”

Poggiò il mazzo di chiavi sul tavolo e rimase a guardarla, fino a quando Hermione non percepì distintamente una forte insofferenza per quella distanza che c’era tra i loro corpi. Ma sapeva che non poteva permettersi di saltare un gradino, o sarebbe caduta rovinosamente, portando con sé lui e la loro storia, che era determinata a non lasciar terminare così.
C’erano ancora molti altri paragrafi da aggiungere.

- E’ colpa mia. Lo ammetto, sono stata indelicata, maleducata e soprattutto ho capito di aver sbagliato troppo tardi, ma se non altro ho capito.

Iniziò in fretta prima che lui potesse interromperla come ogni tanto era solito fare.
Draco odiava le premesse, quando Hermione non poteva farne a meno, erano la sua fase preparatoria, quel momento in cui metteva da parte l’orgoglio e affrontava l’ostacolo. Non poteva saltare neanche quel gradino, ma certo, figurarsi se lui avrebbe fatto lo sforzo di capirlo.

- Ah, ti prego. Se stai cercando di dirmi che per capire che hai sbagliato hai dovuto mettere in pratica quello di cui mi hai carinamente additato, evita di farlo.

Hermione socchiuse le labbra, assottigliando gli occhi. Un espressione che si addiceva così poco ai lineamenti regolari del suo volto, quello sguardo di incomprensione che raramente le aveva visto nascere, e quel timore recondito, di non essere a conoscenza di qualcosa che si sarebbe rivelata essenziale conoscere.

- Magari arriverai a dirmi che mio padre è anche migliore di me, ora.

Soggiunse serrando le braccia e appoggiandosi al tavolo.
La mente e i ricordi fanno sempre di testa loro, e per quanto Hermione si sforzò di non farlo, ci pensò subito. Al giorno in cui se ne era andata sbattendo la porta, quando lui era appoggiato nella stessa posizione al ripiano della cucina, e il sugo stava per bruciarsi.
E poi comprese il significato delle sue parole e scoppiò a ridere.
Una mossa azzardata, ridere davanti a Draco Malfoy, e per di più ridere esplicitamente di lui, eppure lei si permise di farlo, così spontaneamente e senza la minima traccia di scherno, che glielo concesse e non mise mano alla bacchetta.
Come avrebbe potuto, fare una cosa del genere ad Hermione Granger?
Dannata ragazza, non sopportava essere limitato nelle sue possibilità di azione.
Se non fosse che l’amava.

- Non c’è nessun termine di paragone di cui devi temere, Draco.
- Ti assicuro che non-
- … hai mai temuto nessun termine di paragone, ovviamente.

Bene, quella era una evidente dichiarazione di guerra da parte sua, a partire dal tono fin troppo ironico e dall’occhiata derisoria che gli aveva lanciato.

- Quindi queste sono le tue scuse?

Domandò aspramente, evitando con accuratezza di guardarla. Perché se lei avesse solo fatto un cenno di diniego, smentito quanto detto, o preso le sue cose per salutarlo definitivamente, glielo avrebbe letto negli occhi, quel lampo di disperazione che il buio di quella casa aveva sopito per tutto quel tempo.

- Si. Libero di accettarle o no.

E poi lo aveva baciato.
Erano queste cose di Hermione, che lo facevano impazzire.
Quando si era reso conto dell’effetto che producevano su di lui, aveva perso del tempo ad arrabbiarsi e a scongiurare chissà chi che si fosse sbagliato. E invece, il suo percorso era arrivato a quel punto, in cui Draco Malfoy si lasciava baciare da Hermione Granger, in casa loro.

- Non c’è niente che devi dirmi, tu?

Domandò lei, mentre tornava a sentire Draco realmente vicino, pelle contro pelle, così fastidiosamente separate dal tessuto di quei vestiti, troppo inutili perché rimanessero ancora a vestire i loro corpi.
Ci pensò Draco a slacciare i bottoni della sua camicia, mentre posava le labbra sul suo collo scoperto, il profumo di quella mattina era ancora forte su quella pelle, e prese un profondo respiro, quell’odore di Hermione era come aria nei polmoni di chi è stato per troppo tempo in un apnea forzata, alla quale non era preparato.

- Ad esempio?

Sussurrò rocamente contro di lei, mentre faceva scivolare la camicia dalle sue spalle, e lasciava l’impronta della sua bocca proprio lì, su quella spalla che spesso aveva circondato con un braccio, seduti l’uno accanto all’altra nel silenzio di quel salone. Hermione parve al momento disinteressata alla sua domanda precedente, ma sapeva perfettamente che era questione di poco tempo, dovuta al fatto che l’assenza di bottoni sul suo maglione rendeva il tutto più complicato.
Accidenti a me e a quando gli ho regalato questo maglione.
Un pensiero intriso di tenerezza, mentre passava le mani sulla sua schiena.
Sentì i muscoli del suo corpo tendersi sotto al suo tocco, aveva le mani calde nonostante venisse da fuori.

- Sei stranamente, oserei dire felice di rivedermi, a dispetto di quanto eri distrutto quando me ne sono andata.

Rispose.
Draco non smise di accarezzare il suo corpo, non si privò delle sue labbra, non smise di cercare la sua lingua e incatenare il suo viso tra le mani, nonostante quelle parole avessero provocato il gelo da qualche parte dentro di lui.
Quel tono così duro e tagliente, in quella voce che con lui non si era mai rivelata tanto aspra, l’offesa che bruciava scottante nella sua gola, mentre lui le piegava la testa e le strappava un altro bacio.
Poi serrò le sue dita sul polso di Hermione e la portò con sé, al piano di sopra, senza darle tempo di protestare. Una protesta che non sarebbe mai avvenuta, si stupì della docilità con la quale si era fatta incatenare, e la sicurezza con la quale seguiva i suoi passi.

La loro camera da letto era impeccabile come sempre. La lasciò andare bruscamente, lei scivolò sul letto, ancora ansante, la camicia abbandonata sulle sue spalle e semi aperta, alcuni tratti di pelle arrossati, per la furia dei suoi baci.

Lo guardò afferrare la propria bacchetta e aprire con gesti rabbiosi le ante dell’armadio, il primo cassetto, quello del comodino accanto al posto dove lei dormiva.
C’era tutto di lei, in quella stanza.

- Cosa avrei dovuto dirti, allora. Quello che già sai?
- Non me ne faccio niente di quello che conosco, mi sembra evidente. Se solo ogni tanto dimostrassi che ti importa qualcosa di-
- Non posso darti la riprova di cosa è successo tutte queste notti. Ed è già abbastanza che ti lasci immaginare.

Tacque. E la stanza si riempì del silenzio dei loro respiri.
Hermione lo guardò come se in quel momento ne andasse della sua stessa vita, uno sguardo così poco arrendevole eppure carico di una tenerezza di cui aveva bisogno. Lei poté percepire il sollievo che colse il respiro di Draco, nel riceverla senza averla dovuta domandare a parole, e sapeva che quei gesti gli erano costati ugualmente una fatica non trascurabile.
Si alzò, avvicinandosi a lui, il suo petto sobbalzava al ritmo sconnesso del pulsare del cuore.
Poggiò una mano su quel battito, aprì le dita in una carezza leggere e baciò quel lembo di pelle.
Sentì il suo respiro interrompersi, i muscoli flettersi nervosamente, in una sensazione che le parve essere dolorosa.
Lo abbracciò.
Gli aveva fatto male.
Lo sentiva, il bruciante rimpianto di averle donato quel poco di amore che era in grado di provare, bruciava come liquore su una ferita aperta il pensiero di come aveva rischiato di finire.
Era un sollievo troppo grande per poterlo sostenere unicamente con le sue forze, non gli sarebbero bastate se doveva impiegarle anche per nasconderlo.

- Non devi dirmi niente.

La strinse tra le braccia, baciandole i capelli, in un contatto che per quanto rigenerativo, era pur sempre troppo casto ed effimero per soddisfare i suoi bisogni.
Aveva rischiato di perdere tutto, e inesorabilmente, dopo tutto quello che aveva pagato per averla.
Un prezzo alto che aveva accettato di non poter definire troppo, gettato dalla rupe delle incomprensioni, roso da un allontanamento progressivo, più volte recuperato, con un sollievo sempre celato, ma pari al respiro preso da chi ha appena rischiato di annegare e ora si riempie i polmoni di un’aria che spera essere eterna.

Aveva rischiato di impazzire, quella notte.
L’aveva sentita così vicina, eppure non era mai stata tanto lontana come quando aveva aperto gli occhi, prima del giusto, la mattina.

Hermione si lasciò spogliare, lasciò che intrappolasse le sue labbra in una serie ininterrotta di baci, gli permise di coprire il suo corpo con il proprio, strinse le sue spalle quando lo sentì di nuovo così intimamente vicino, reclinò la testa di lato, mentre sentiva il suo nome sussurrato al suo orecchio, si aggrappò a lui come se fosse il suo ormeggio in un porto sconosciuto, naufragò nel piacere dei sensi e ritrovò la luce nel biondo dei suoi capelli quando riaprì gli occhi e nel sospiro sulla sua pelle, e nel calore del suo corpo contro il proprio.
Accarezzò quei capelli fino a quando il torpore non la vinse.
Poi, si svegliò.

°°°

“Dove vai?”
“A prendere la valigia”.
Rispose, sentendo una piccola intermittenza al cuore nel riconoscere una soddisfacente nota di preoccupazione nel tono della voce che le aveva rivolto quella domanda.
Però vide la porta della stanza chiudersi davanti a lei.
Lo guardò perplessa, osservò la sua mano ossuta andare a serrare la bacchetta più saldamente e puntarla al camino della stanza.
Pochi istanti dopo, con un tonfo e un rumore sordo, al posto delle fiamme era apparsa la sua valigia, integra.
“Che efficienza. Tutto questo per evitarmi la fatica di fare le scale, immagino”.
Mormorò leziosa come non lo era mai, avvicinandosi al camino ed estraendo con un notevole sforzo la sua valigia da là dentro, le fiamme incombevano dietro.
Sentì un lieve frusciare di lenzuola, e non venne colta di sorpresa, quando le braccia di Draco scesero ad accarezzarla, e a stringere la sua vita.
Lasciò cadere la borsa.
“Non credo che uscirai da questa camera troppo presto, sai?”.
L’ennesimo colpo di bacchetta, bloccò la serratura.
Si rigirò tra le sue braccia e sfiorò le sue labbra, accennando un sorriso.
E chi se ne va.

###

* Eh, sta perfettamente bene sulle labbra di Blaise, ma in realtà il proprietario delle parole è Rousseau.

Dovrei sparire dalla faccia della terra sul serio, dopo tutto il tempo che ho impiegato per aggiornare.
Sul serio, chiedo scusa a tutti, ma con questo capitolo è finito. Ho sofferto duramente per scrivere l'ultima parte di questo capitolo, ed è stato un periodo duro, ma alla fine ce l'ho fatta.
Così le cose sembrerebbero essersi sistemate.
Apro una piccola parentesi su Harry ed Hermione: avrei potuto dedicare uno spazio a loro, unicamente a loro, ma il mio concetto della loro amicizia è qualcosa di davvero platonico, parlarne sarebbe risultato inutile a loro stessi. ^^

Grazie veramente tanto per le recensioni, il supporto e la vostra pazienza. Non avevo previsto neanche io tutto questo ritardo, ma non ho alcun tipo di controllo sul tempo e quello che si porta via.

Grazie mille a:
Shannara_810 : E' sempre un passo rischioso fidarsi di qualcuno. Grazie per la recensione, si beh, Hermione alla fine si è riscattata, direi. ^^

Clo87: Ciao Clo. Grazie per l'appoggio, i problemi ci saranno ancora per un pò ma se non altro questa storia è giunta al termine. Hermione è tornata a farsi viva, sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, vediamo se la conclusione ti soddisfa. Un bacio.

ADoris : Mesi e mesi dopo, ho aggiornato. Harry e Ginny a quest'ora si staranno rimpinzando di dolci, non se la dovrebbero passare male! In confronto alla considerazione che ho io di Harry, qui l'ho trattato particolarmente bene, oltre ad essere vivo ne esce anche qualificato infondo. ;) Blaise mi è stato indispensabile come consigliere notturno in fase di scrittura. Un bacio anche a te.

Grazie anche a tutti gli altri che hanno letto e recensito, o anche solo letto. ^^ E, come sempre, lunga vita alle Draco\Hermione... e a loro due, ovviamente. E buon anno a tutti.

Bris.

  
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