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Autore: Ichinee    01/02/2011    0 recensioni
La storia di un semplice giorno, vista dal punto di vista di una semplice coppia di... shinigami. Basata sul gioco di ruolo che seguo da ormai due anni.
Ringrazio particolarmente i miei amici che mi leggono volentieri e mi incoraggiano a scrivere, a loro un grande bacio ♥
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprì lentamente gli occhi. Il tepore del letto la fece sorridere per una frazione di secondo, dopo di che il suo sorriso si incurvò, facendo assumere al suo giovane viso quell'espressione che era solita portare da lì a qualche tempo. L'altra metà del letto era ancora vuota.

A fatica saltò giù, e si cominciò a preparare. Se c'era una cosa che aveva capito era che starsene ferma ad aspettare il suo arrivo era inutile e le faceva più male. Indossò la divisa nera come la notte, notando come nell'ultimo periodo quel colore si adattasse particolarmente bene a lei. L'unica nota di colore che si permetteva di mettere era un nastrino verde scuro, uno dei tanti che gli aveva nascosto.

Sul suo fianco, allacciò la zampakuto, sorridendo tristemente.

Sembrava che ultimamente neanche le piccolo Futainnen fossero in vena di sentirla, visto che erano magicamente sparite. Avrebbe voluto parlare con qualcuno di come si comportano gli spiriti rinchiusi nelle zampakuto, quando si parla con loro eccetera, ma non se la sentiva di avere un dialogo normale. Era già pesante uscire e indossare la maschera da shinigami tranquilla e diligente.

Chiuse a chiave la porta di casa, e con quella chiave chiuse la vera se stessa. Fuori dalle mura di casa non si permetteva di far vedere al mondo come stava, non voleva essere compatita o sentire pettegolezzi. Certo, non le piaceva come soluzione, ma erano ormai cinque mesi che andava avanti con questa storia, e anche alle cose più brutte e spiacevoli ci si abitua, a lungo andare. Salutò il guardiano del cancello, che chinò la testa come segno di rispetto.

Da quando Daiki era partito, aveva fatto un ulteriore salto nella gerarchia della sua divisione, arrivando ad occupare il posto di 5° Seggio. Non era riuscita a gioire pienamente di questo suo avanzare nei ranghi per varie ragioni, tra cui il fatto che le dispiaceva vedere medici validi come il precedente 5° Seggio morire in battaglia, senza che i membri delle altre brigate provino lo stesso senso di perdita che quelli della IV avvertivano per ogni commilitone morto, quale che fosse la sua brigata. Arrivò al cancello dell'Ospedale, trovando davanti all'entrata un assembramento di shinigami chiassosi e poco cortesi.

Membri dell'undicesima, poco ma sicuro. Aspettò un momento che si spostassero, senza successo. A quel punto attirò l'attenzione di quello più vicino a lei.

Quello, con aria ben poco cortese e abbastanza incazzata non le prestò attenzione, vedendo subito la sacca legata alla schiena. Pazienza non ne aveva per gentaglia come quella. Poteva accettare molte cose, ma la maleducazione no.

Questa volta, tirò la manica di quello shinigami, che ancora più adirato si girò velocemente verso di lei.

-Che diavolo vuoi?-

-Passare, per cominciare. In secondo luogo non sarebbe male se vi levaste da qui, ci sono shinigami che devono passare.-

Quella scenetta aveva attirato l'attenzione di tutto il gruppo, che con ilarità fissava la ragazza. Non era una buona maniera di cominciare una giornata lavorativa.

-Oh, e la principessa qui presente desidera altro?-

-La "principessa" magari no, ma se vi levaste da qui fareste sicuramente un favore a me.-

Kangae dovette trattenere un sorriso vittorioso.

Dietro di lei c'era Subaru Kyoki, vice capitano della IV, forse l'unico shinigami temuto anche dalla XI, visti i suoi trascorsi nella XII divisione. Un po' ammutoliti, quelle teste calde si spostarono, abbastanza da lasciar passare sia lei che il suo superiore. Prima di rientrare, Kyoki-sensei si girò ancora un momento, per rivolgersi nuovamente a loro.

-Tanto per curiosità, cosa ci fanno i lor signori qui? Non avete una sede abbastanza grande per tutti?-

In alcuni vide la rabbia, in altri ancora timore per la sua oscura presenza. Alla fine, l'unico a dire qualcosa fu il dio della morte che poco prima stava per prendersela con Kangae. Spiegò con tono spiccio che il loro vice capitano era ricoverato in ospedale da due giorni, e che volevano assicurarsi che fosse ancora vivo. Un sorriso malvagio andò a finire sulla faccia mal ricucita del vice capitano.

-Tu pensa... Kangae-san, non è lo shinigami che abbiamo internato pochi giorni addietro? Quello che si era fatto maciullare metà del corpo da un hollow solo? O forse è quello che ha perso una gamba?-

-Yare yare... Kyoki-san, penso che stia sbagliando. Non è quello a cui un hollow soltanto, per altro neanche molto forte, ha tranciato via gli avambracci? Se è davvero lui, ho paura che stia lentamente morendo...-

Il cambiamento di espressione dei visi di quegli sciagurati fu un mix deliziosamente divertente, dall'incredulo allo spaventato, per arrivare fino al commosso. Quando videro i sogghigni malefici del medico, capirono che si stava bellamente prendendo gioco di loro, ma non osarono reagire. Metteva ancora paura anche a lei, figuriamoci a chi non lo conosceva se non per le voci che giravano sul suo conto (supponeva che le avesse messe in giro lui stesso).

Furono costretti ad andarsene, frustrati e adirati, chissà cosa sarebbero andati a distruggere ora.. °Ma almeno non sarà nulla dell'Ospedale°, si consolò.

Solo in quel momento si ricordò di salutare il suo superiore.

-Ohayo Kyoki-sensei. Grazie mille per l'aiuto prima..-

-Ogni tanto sono indeciso. Non so ancora dire se tu sia molto stupida o molto coraggiosa.-

-Suppongo che sia la prima, una persona coraggiosa non si sarebbe immischiata e sarebbe passata e basta.-

Una risata realmente divertita uscì rauca dalla gola del medico. Il continuo fumo aveva ormai reso roca la sua voce, donandogli un aspetto spettrale, che lo rendeva particolarmente fiero di sé. Uno degli hobby preferiti del vice capitano infatti era quello di mettere terrore nelle nuove reclute o a pazienti troppo rumorosi.. O che non gli andavano a genio. 

Altra sua passione era quella di sparire in zone remote dell'Ospedale, lasciando agli ufficiali sotto di lui le mille scartoffie che riempivano a lungo andare la sua scrivania. Visto che il 3° Seggio era in missione, e il 4° amministrava i laboratori, a lei toccava fare i lavori d'ufficio di Kyoki e controllare i turni dei medici. Se nella Soul Society esistessero gli uffici odierni, Kangae sarebbe stata definita segretaria più che capo reparto.

-Da quanto è partito?-

Non capì subito a cosa alludesse, ma dopo un istante afferrò l'argomento. La sua espressione mutò lasciando trapelare un ombra.

-Sono praticamente passati 5 mesi. Avevo messo in conto che era tanto tempo, ma man mano che scorre mi sembra che sia sempre più lunga la sua assenza..-

Un colpo abbastanza secco le arrivò in testa. Stupita, si girò e si ritrovò le braccia piene di cartelle, maltenute e vecchie. Dopo averla colpita con quelle, Kyoki gliele aveva mollate tra le braccia, con noncuranza.

-Perfetto. Allora per dimenticare la tua infelice situazione non mi resta che, con molto rammarico per altro, darti da fare tutte le mie incombenze burocratiche. Tu pensa che peccato..- Detto ciò, sparì dietro l'angolo, lasciando lei sorpresa, con una pila infinita di lavoro. Scosse la testa, con un mezzo sorriso. Non era insensibile come sembrava, solo esprimeva la sua sensibilità in maniera molto particolare.

Zampettò rassegnata fino all'ufficio del Vice, e lasciò cadere rumorosamente le pratiche sulla scrivania. Non si preoccupò molto se si disordinassero o meno, tanto probabilmente lo erano già di loro visto che doveva teoricamente sistemarle lui. Cominciò, con calma, a compilare moduli nuovi in base a quelli vecchi, scrivendo con cura le lettere, per far si che non richiedessero una nuova copiatura per un bel po' di tempo.

°Che lavoro ingrato.. Eh sì che avevo appena finito le mie di pratiche burocratiche!°

Rassegnata, per un oretta buona si dedicò a quello. Quando pensò di essere a buon punto, uscì per controllare che tra i corridoi dell'Ospedale andasse tutto a dovere. La prima cosa che notò, fu come i tirocinanti fossero chiassosi. Tranquillamente, si avvicinò e con tono affabile fece notare che parlavano troppo forte, e che invece di star lì con le mani in mano potevano seguire i medici che lavoravano, per imparare almeno qualcosa. Buoni, si lasciarono riprendere per poi eseguire gli ordini. Le infermiere dal canto loro non ebbero bisogno di essere riprese, erano tutte a lavorare e occuparsi dei pazienti. Neanche i medici le crearono problemi, tranne un paio che beccò fumare nel piccolo giardino. Si scusarono subito, spensero i mozziconi e corsero a lavorare. Il giro di controllo durò fin troppo poco, così decise di occuparsi di un paio di pazienti minori, per non tornare subito alle cartelle. Anche lì, non più di mezz'oretta per finire.

Rassegnata, tornò nell'ufficio adiacente a quello del capitano. Appena aprì la porta, vide Daisuke Kusarino, lo svampito nuovo capitano della IV. Prendere il posto di una come Unohana non era facile, e anche se non sembrava il tipo adatto al comando, era un medico efficientissimo. Solo, era dispersivo.

-Buongiorno Taichou-sama. Come sta oggi?-

Quello, con aria spaventata, si girò a fissarla. Ci mise un attimo a capire la situazione, allora si riprese e si ricompose.

-Ohayo Kangae-chan. Tutto bene, grazie. Tu invece come stai? Stavo giusto dicendomi che mi sembrava strano che Suba-kun avesse cominciato a lavorare..-

Fece fatica a trattenere una risata. "Suba-kun". Se Kyoki-sensei l'avesse sentito, probabilmente gli sarebbe saltato addosso per vendicarsi. Erano uno l'opposto dell'altro, ma in tutti e due i casi non rendevano molto sull'aspetto non propriamente professionale.

-Infatti, stamani mi ha mollato tutto il suo lavoro, dicendo che era per il mio bene. Probabilmente ora è sul tetto di un qualche edificio qua intorno a fumare bellamente...-

Il capitano rise, felice. Ogni tanto i suoi comportamenti uscivano dalla logica comune, ma non ci si faceva più caso. Tutti i medici, infermiere o tirocinanti si erano abituati alle stravaganze di quest'ultimo, che spesso viveva in un mondo tutto suo. Senza neanche salutarla, perso in nei suoi pensieri, uscì dall'ufficio lasciandola sola. Scuotendo la testa, tornò a sedersi alla scrivania di Subaru-sensei. In confronto alla sua, questa era davvero immensa, con un sacco di spazio per tutto, piena di cassetti dove Kyoki-san ci sbatteva tutto quello che non doveva stare sul banco di lavoro.

Rassegnata, si sedette sulla sedia e ricominciò a compilare. Con un sorriso quasi nostalgico, si ricordò quando con Daiki aveva discusso del perché l'avevano messa a fare un lavoro del genere. Lui era sempre riuscito a tirarla su di morale, anche quando erano poco più che reclute, durante il tirocinio. O ancora durante il loro esame per diventare medici. E, non da ultimo, durante la missione ad alta priorità.

Le mancava davvero tanto.

Posò un momento la penna, e sospirò. Non voleva piangere, sarebbe stato peggio, e lo sapeva. Ma non riusciva a non essere triste. La maschera pian piano stava andando sgretolandosi, lasciando uscire incertezze e preoccupazioni. Soprattutto quando era a casa, prima di addormentarsi, si chiedeva come stava. Si chiedeva se anche lui, nei momenti dove non doveva occuparsi dei suoi commilitoni, la pensava. In fondo era poco più di una ragazzina, anche se si sforzava di dimostrarsi adulta.

Riprese la penna e con mano un poco tremante continuò a lavorare. Il tempo passava, e il pomeriggio avanzava. Dovevano essere le 15 all'incirca, quando Kyoki-sensei tornò in ufficio. Non alzò lo sguardo dai fogli, ma l'odore di sigaretta era abbastanza forte per indicarle che si trattava proprio di lui. Lo sentì muoversi per la stanza, aprendo e chiudendo cassetti e scansie.

Solo quando lo sentì vicino alzò lo sguardo dalla pratica.

E rimase stupita. Tra le mani teneva una tazzina, malconcia e un po' sbeccata, contenente del thé.

-Prenditi una pausa, altrimenti mi pesi sulla coscienza e devo finire io le pratiche.-

Sorridendo grata, bevve volentieri un po'. Lui, d'altro canto, si sedette su una sedia dall'altro lato della scrivania, sorseggiando a sua volta un po' di quella bevanda amara.

-Stare dietro la scrivania ti dona, sembri immensamente potente.-

-Anche se questo fosse il mio posto, dubito che lei starebbe tranquillo a lavorare, e sparirebbe comunque per le sue fumatine.-

Non era un commento ironico, era un dato di fatto.

Lui sorrise, senza fare commenti. Le stava dando ragione.

-A che punto sei arrivata?-

-Questa è l'ultima della scrivania. Visto che tanto prima poi avrei dovuto farle io, le ho fatte tutte. Dovrei ricevere un aumento di stipendio solo per tutto il lavoro che faccio extra, lo sa vero?-

-Eppure non l'hai ma chiesto, mi pare.-

-Non mi interessano i soldi. Se serve, lo faccio. Serve una persona che abbia la pazienza e la precisione per compilare tutto per bene, quindi meglio che lo faccio io.-

A quel punto, Subaru Kyoki rise. Una risata sincera, che la lasciò senza parole.

Aveva detto una cosa così stupida? Quando finì di ridere, si accese una sigaretta, aspirandone una grande boccata. Un sorriso soddisfatto gli si dipinse in volto. Non disse niente, continuò  fumare pacifico. Rassegnata, si alzò e aprì la finestra, per far uscire il fumo e cambiare l'aria.

Tornata alla scrivania, prese la pigna di documenti più grande, e avvicinandosi al Vica capitano gliela lasciò cadere pesantemente sulle ginocchia.

-Questi documenti richiedono tutti la sua firma, quindi per favore cominci a firmarli, dopo di che avremo finito per questo mese, riuscendo magari ad essere in tempo con le altre brigate per i rapporti.-

-Il resto dei documenti?-

-Quelli a sinistra sono quelli terminati che o lei o il capitano dovete consegnare, mentre quella di destra richiedono il timbro e la firma del capitano.-

-Efficiente, nulla da commentare..-

Lei si sedette sulla scrivania, fissandolo. Non se ne sarebbe andata finché lui non avesse firmato ogni singola copia. Sbuffando, estrasse una nuova sigaretta e cominciò a firmare.

Trenta minuti e 5 sigarette dopo finalmente i documenti erano a posto (aveva firmato anche quelli del capitano, cosa che non le piacque molto). A quel punto lui si sedette dalla parte di scrivania che avrebbe dovuto occupare, buttando i piedi sullo spazio finalmente vuoto.

-Erano secoli che non vedevo il mio posto così in ordine. Potrei assumerti come donna delle pulizie sai?-

Non commentò, ma scosse la testa ridendo. Stava mettendo i documenti nelle scatole, così sarebbero andati in archivio. Quelli da consegnare andarono in una busta di carta pregiata, da consegnare alla prima brigata.

-Hai fatto un buon lavoro, il tuo rango è più che meritato.-

Era forse il primo complimento che riceveva così diretto da lui. Le fece molto piacere, tanto che sorrise felice. Si accomiatò, lasciando l'ufficio. Aveva ancora un bel po' prima che il suo turno finisse, e anche se non aveva mangiato non sentiva il bisogno di riposare. Anzi, doveva lavorare. Meno riposava, meno aveva tempo di essere triste. All'improvviso, sentì il rumore delle barelle in lontananza che si avvicinavano ad alta velocità. Scusandosi con lo shinigami a cui stava facendo il controllo, uscì dalla porta per vedere che succedeva. Erano una ventina di barelle in totale, con adagiati sopra i copri di feriti più o meno gravi.

Panico.

Non doveva pensarci, non gli era successo nulla. Continuò a ripeterselo, mentre seguiva una delle barelle. Si occupò di uno dei pazienti messo peggio, ma grazie a cielo l'emoragia non era così grave. Solo una volta finito di fare i punti al braccio, guardò il cartellino che indicava da dove veniva la barella.

Africa.

Era brutto da dire, ma tirò un respiro di sollievo. Come tutte le volte d'altronde. Non aveva ancora finito, ma non ce la faceva più a stare lì. Lasciò l'Ospedale discretamente, nessuno si sarebbe accorto che aveva staccato prima da lavoro. Si avviò velocemente a casa, dove, appena entrata, si tuffò in bagno. Aveva bisogno di un dannatissimo bagno, di rilassarsi, di non essere circondata da schede o pazienti o a rincorrere superiori per far firmare documenti.

Non stava bene, non ce la faceva più. Era troppo per lei, aveva bisogno di potersi sfogare con qualcuno, aveva bisogno di accoccolarsi tra le sue braccia.

Sì, aveva bisogno di Daiki.

Solo allora scoppiò a piangere. Ne aveva il pieno diritto, era stanca di tutto quello. Lui e le sue dannate idee, appena fosse tornato l'avrebbe dovuta pagare cara. Una vocina, oscura, le sussurrò °E se non tornasse? Saresti sola.. Come pensi di riuscire a farcela da sola? Povera piccola Kangae..°

Scosse la testa. Stava impazzendo, seriamente. Il giorno dopo non sarebbe andata a lavoro, avrebbero capito. Altrimenti si sarebbero arrangiati da soli. Ranghi importanti richiedono grandi doveri eh? Peccato che sembrava dover far tutto lei, gira e rigira.

Lasciò sbollire la rabbia che le era nata dentro, chiudendo gli occhi e lasciandosi scivolare in acqua. Il suono del acqua che si muove, tutti i rumori attutiti dall'acqua..

Rumori? Alzandosi di scatto, fissò spaventata la porta. Non avrebbero dovuto esserci rumori. Era sola in casa, e Lisca non poteva essere entrato.

Saltò fuori dalla vasca silenziosamente, e si rivestì alla maglio con lo la casacca. Allungò una mano per prendere la sua zampakuto, e la strinse con mani tremanti. Sì avvicinò piano piano alla porta, pronta a reagire.. Quando la maniglia si girò, e lentamente qualcuno entrò.

Pronta, alzò la lama per colpire, quando vide la figura che era appena entrata. Lasciò cadere la katana, con gli occhi pieni di lacrime e si lanciò verso di lui, che era rimasto abbastanza sconvolto da quell'accoglienza piuttosto assurda.

Calde lacrime bagnarono la divisa ormai lisa di Daiki, che sorridendo ancora sconcertato le accarezzava la testa.

-Devo ammettere che mi hai stupito, mi aspettavo un accoglienza abbastanza diversa visto il tempo che sono stato via..-

-Cretino, sei solo un cretino..-

Non fece commenti, stringendola semplicemente a sé. Poi, piano la baciò. Si strinse più forte a lui, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. Quanto le era mancato il suo sorriso, i suoi baci delicati, le mani che le accarezzavano la schiena fino all'attaccatura dei capelli. Rimasero lì a lungo, finché lei non si allontanò un poco.

-Non mi sei mancato per nulla, le lacrime sono solo perché mi sono fatta male, sia chiaro..-

-Anche tu mi sei mancata, e tanto. Ti ho pensato spesso sai?-

Abbassò la testa per appoggiarla  sulla spalla di lei, come a volersi riposare. Gli accarezzò i lunghi capelli, ancora pieni di sabbia. Sorrise.

Sembrava tutto un sogno. Quando lui si staccò da quell'abbraccio, notò ridendo che la sua casacca era bagnata perché non si era asciugata, e quella di lui era un misto di terra e acqua.

-Avresti bisogno di un bagno sai? Sei tutto pieno di sabbia, perfino nei capelli!-

-Tu non hai idea di fin dove ho la sabbia.-

Ridendo, gli diede un altro bacio e raccolse le sue cose. Si girò a guardarlo, con un espressione realmente felice.

-Tu fai pure con calma, io intanto preparo qualcosa da mangiare.-

Prima che potesse uscire, però, lui la prese delicatamente per mano. Troppo tempo era passato, aveva bisogno di lei. Le accarezzò il viso dolcemente, per poi baciarla. Le sussurrò l'idea che aveva avuto nell'orecchio, facendola arrossire appena. Ma annuì.

Così si trovarono a fare il bagno insieme, anche se più che un bagno romantico sembrava che giocassero con l'acqua. Rimasero a mollo abbastanza a lungo per togliere completamente la polvere dal povero Daiki, che esausto per la missione non si lamentava di nulla.

Uscirono e lei si occupò di pettinargli i capelli, mentre lui mansueto non si lamentava, neanche se tirava troppo.

Quando furono finalmente lavati e vestiti, preparò anche la cena, mentre lui si godeva la pace casalinga che a lungo era mancata. All'improvviso si alzò per andare in camera e prendere la sua sacca, ma aveva un espressione sconvolta in viso.

-Cosa ne hai fatto di tutte le mie cose?-

-Ho fatto ordine, l'hai detto tu che potevo farlo visto che partivi.-

-Si ma... Dove sono tutte le mie cose? Non è possibile che sia tutto in ordine nei cassetti, non ci stava tutto!-

Ridacchiò sadicamente, lasciandogli intendere che non avrebbe detto nulla di più. Daiki rimaneva lì, indeciso se essere spaventato o lasciar correre.. Ma vista la situazione, scosse la testa. Ci avrebbe pensato il giorno dopo a controllare tutto. Per bene.

Lei nel frattempo si era girata per finire di preparare la cena, quando senti qualcosa di freddo sul suo sterno. Guardò subito sorpresa, vedendo una piccola conchiglia. Era appena sbeccata sul bordo, ma era bellissima comunque. L'esterno era bianco sporco e rosato, mentre all'interno c'era c'era della madreperla. Le si illuminarono gli occhi, vedendo le sfumature che assumeva. Girandosi, lo ringraziò con un bacio delicato, che venne ricambiato. Sembrava che non fosse mai partito, e con il suo arrivo aveva cancellato tutti i mesi dove era stato assente. Si strinse forte forte al suo petto, cercando il suo profumo. Lui rideva, scuotendo la testa rassegnato a questi gesti d'affetto quasi più da cucciolo verso al suo padrone che da coppia.
-La prossima volta prendo un cagnolino, occupa meno spazio e non fa ordine nella mia parte di stanza..-

Non fu un grande pasto, ma lui lo apprezzò moltissimo, facendo riferimento al fatto che con i shinigami rudi quali erano quelli delle altre divisioni non si era mangiato propriamente bene. Fu una serata piacevole, intima.

Finita la cena erano andati a letto, ma invece che addormentarsi passarono il tempo a raccontarsi cosa era successo nella Soul Society e in Australia. Lui le descrisse per filo e per segno cosa aveva dovuto passare nei lunghi mesi di assenza. I primi mesi risultarono terribili, per poi migliorare. L'ultimo mese era stato anche sopportabile, era riuscito a guadagnarsi la fiducia dei suoi compagni di missione. Lei, al contrario, tacque molte cose, come i turni tirati o i pranzi saltati perché non se la sentiva di mangiare, ma raccontò in maniera esaustiva la sua promozione e i discorsi che faceva con Kyoki-san e Kusarino-taichou, facendolo ridere tanto da cadere quasi dal letto.

Alla fine crollò, addormentandosi stretto a lei. Dolcemente, Kangae si infilò tra le sue braccia, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.

Se avesse potuto, sarebbe rimasta lì per sempre.

-Ben tornato a casa...-

  
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