Capitolo XXXIV
Ore 23.10 –
Mosca
Irina rimase a
fissare il volto della persona che aveva davanti, senza riuscire a respirare, a
formulare un pensiero coerente… Il cervello si spense, i piedi rimasero incollati
al pavimento, le braccia distese lungo i fianchi come se qualcuno le avesse
gettato addosso un sortilegio malvagio… Forse anche il
suo cuore si fermò, smettendo di battere e facendola sentire quasi soffocata…
William Challagher era di fronte a lei, vivo, libero e reale. Non
era più solo un incubo, un sogno dai contorni neri e bui… Non era più il
fantasma di un ricordo, sfocato ma doloroso, passato ma ancora presente…
Era uguale, uguale a come lo ricordava. Solo i capelli, più corti, e una
cicatrice sul sopracciglio, gli mostravano che era passato del tempo,
dall’ultima volta che si erano visti, ma la sua espressione era sempre la
stessa: quel misto tra compiacimento, superiorità e menefreghismo che l’aveva
sempre contraddistinto. E anche il suo ghigno era rimasto immutato: il ghigno del vincitore, del più forte, di quello che aveva in
pugno la situazione…
Lo Scorpione era
tornato.
Di fronte alla sua
faccia, il cervello di Irina andò completamente in tilt.
“Non è possibile, dovrebbe essere in carcere…”.
Il panico le saltò
addosso, fino a farla arretrare e andare a sbattere contro il muro… E quegli
occhi scuri, quegli occhi che aveva cercato di
dimenticare, non si staccarono da lei, con quello stesso luccichio che l’aveva
sempre terrorizzata…
Forse era solo un
brutto sogno, un altro dei suoi incubi… Magari aveva preso un abbaglio, magari
si era ubriacata e ora vedeva cose che non esistevano… William non doveva
essere lì… William doveva essere dietro le sbarre, a
San Francisco…
<< E’ un
sacco di tempo che non ci vediamo, bambolina >> disse lo Scorpione.
Al suono di quella
voce, suadente ma piena di ricordi, la paura la travolse. In un attimo,
ripiombò nel passato, quando era ancora la numero tre
della Black List, quando la
libertà era una cosa che poteva solo sognare, quando il dolore faceva parte
della sua vita… Quando ancora lei era la bambola dello Scorpione.
Indietreggiò, il
fiato corto, senza sapere cosa fare. Non esisteva un piano per quello, non aveva
mai immaginato di riaverlo davanti…
William sorrise di
fronte alla sua reazione. Si avvicinò, e disse, tranquillo: << Non ti è
piaciuta la sorpresa, vedo… >>.
Irina rimase
inchiodata dov’era, mentre lo guardava avanzare, la paura troppo forte per farla muovere, perfino per farla respirare…
William tirò fuori
una pistola, e gliela puntò alla testa, il ghigno dipinto sul volto, gli occhi
che brillavano. Alzò la mano libera e giocò con una ciocca dei suoi capelli,
inspirando a fondo, come se potesse catturare l’odore della sua pelle… Come un
felino intorno alla sua preda, la studiò in silenzio, la consapevolezza di
essere più forte addosso.
<< Rispondi
alla mia domanda, bambolina >> sussurrò lui, << Perché mi volevi
liberare? >>.
Silenzio. Il
cervello di Irina colse la domanda, ma si rifiutò di rispondere. Il cuore
batteva disperato, il respiro era mozzo… Quello era un incubo, doveva
svegliarsi… Era tutto falso, una montatura…
<< Perché mi
volevi liberare, Irina? >>.
Al suono del suo
nome, qualcosa le scattò dentro la testa. Qualcosa che non aveva niente a che
fare con la paura o con i ricordi.
Era rabbia. Rabbia
vera, rabbia per l’ingiustizia delle cose. Rabbia per
la sfortuna che non la voleva abbandonare, e che faceva solo finta di
scomparire…
William era libero.
William era libero e credeva che lei volesse liberarlo. La missione saltava.
Quello che aveva
fatto Xander era stato inutile.
Quello che aveva
fatto lei fino a quel momento era stato inutile.
Tutto era stato
inutile.
Ora che lo Scorpione
tornava sulla piazza, le cose sarebbero cambiate.
“Non è giusto… Non è giusto!”.
E poi, l’agente dell’F.B.I. che aveva deciso di diventare, prese il
sopravvento. Lo stesso agente che portava il nome di Fenice, e che era giunta
fino a lì per affrontare le sue paure. Tutte le sue paure,
anche quelle inaspettate, anche quelle più antiche, anche quelle più profonde.
“Non può essere questa la fine… Mi rifiuto di
abbandonare la missione… Mi rifiuto di vedere William
libero…”.
E allora il piano
prese forma nella sua testa. Folle, insensato, pericoloso, ma sempre un’alternativa. Tanto, o sarebbe morta subito, uccisa dallo
Scorpione venuto a prendere la sua vendetta, oppure non le rimaneva che provare
e sperare che funzionasse.
Spinse lo
Scorpione, e rapida infilò la porta che l’avrebbe riportata nel capannone.
Sentì Vladimir gridare e gettarsi in avanti per cercare di afferrarla, senza
riuscirci.
<< Lasciala
andare, tanto non può scappare >> disse William.
Irina sapeva di non
avere via di fuga, ma non era la fuga che cercava.
Raggiunse la gru, si nascose dietro e tirò fuori il cellulare, appoggiandosi
alla ruota cingolata per riprendere fiato, le orecchie tese a cogliere i
movimenti di William…
Digitò il numero
che ormai sapeva a memoria, sperando che il tempo fosse sufficiente. Il suo
piano era da pazzi, ma era l’unica che poteva metterlo in atto. Se lo Scorpione
credeva che lei fosse partita per la Russia per liberarlo, allora la sua farsa
sarebbe diventata realtà.
<< Pronto?
>>.
McDonall, dall’altra parte
della linea, rispose tranquillo, come se non aspettasse altro che la sua
chiamata. Non immaginava nemmeno in che situazione si trovasse…
<< Challagher è libero >> disse Irina a voce bassa,
gettando un’occhiata verso la porta, << Challagher
è fuori di prigione… Ascolti, perché ho poco tempo: ho un piano. Prendo in mano
la missione. Da questo momento in poi mi muoverò da sola,
niente contatti con nessuno. La copertura con la quale sono
venuta qui deve diventare realtà. Niente contatti, con
nessuno. L’unica volta che mi sentirà sarà quando li avrò incastrati entrambi.
Tenetevi pronti in qualsiasi momento. Da adesso in poi, voglio rimanere sola
>>.
Chiuse la
telefonata, sicura che McDonall avesse capito cosa
intendeva. Si sporse appena oltre la gru, per guardare verso la porta, e vide
che William era fermo sulla soglia, a guardarsi intorno con un sorrisetto. Non
poteva sentirla da lì, ma era chiaro che sapesse dove si trovasse.
Febbrilmente, cercò
il numero di Dimitri. Un attimo, e sentì la sua voce oltre la linea.
<< Dimitri,
prendi Yana e Vilena e
nascondetevi >> disse, senza lasciargli in tempo di parlare, <<
Trovate un posto sicuro e rimaneteci. Non tornare a prendermi. William è qui.
Ho un piano. Non tornare a prendermi >>.
Poi mise giù, aprì
il telefono e tirò fuori la sim. La spezzò in due, gettando i monconi sotto la
gru insieme al cellulare, in modo che nessuno potesse vederli.
Appoggiò la schiena
contro la ruota della gru, poi si prese un attimo per fare mente locale e
riguadagnare la lucidità.
Non c’erano alternative. Non aveva altre possibilità. O fingeva, o
moriva.
Poi, prese un
respiro profondo e uscì allo scoperto.
Ore 12.20 –
Autostrada
Xander rimase immobile, la
mano che stringeva il volante sempre più convulsamente, la canna della pistola
a pochi centimetri dalla sua testa, gli occhi puntati sulla strada davanti a
lui…
Fregato.
Nina l’aveva
fregato.
Nina sapeva, Nina
aveva giocato con lui, Nina l’aveva smascherato…
Le nocche della
mano sbiancarono, ma il suo sangue rimase freddo, più freddo del solito, perché
essere incastrato da quella ragazza lo fece
arrabbiare… Gettò un’occhiata nello specchietto retrovisore, per vedere la
grossa Audi nera seguirli a pochi metri di distanza: Nina non era sola, si era
preparata per bene…
Non ci stava a farsi ammazzare da lei, né tantomeno a fare la figura
dell’idiota. Credevano che bastasse puntargli una pistola alla testa per
fermarlo? Credevano che l’agente Went si facesse
eliminare così facilmente?
<< Da quanto
lo sai? >> domandò, stampandosi un mezzo sorriso in faccia per mostrarle
che non aveva paura. Perché paura non l’aveva davvero.
<< Da qualche
giorno >> rispose Nina, << Da quando siamo finiti a letto insieme… Ho
fatto fare qualche ricerca su di te, e un vecchio
amico di mio padre ha saputo dirgli chi eri… >>.
Certo, Krarakova era pur sempre il Primo Ministro russo…
<< Avete una
talpa? >> chiese.
Nina ridacchiò.
<< Talpa? >> fece, divertita, << No, nessuna talpa. L’amico
di mio padre è un semplice funzionario che non immagina nemmeno che il Primo
Ministro sia invischiato nella mafia russa. E’ stato un caso a farci scoprire
chi eri >>.
Il cervello di Xander lavorava. Se non avevano talpe, Irina non stava
rischiando. Avevano beccato solo lui perché lui in effetti
aveva dei precedenti, aveva preso parte ad altre missioni in qualità di agente
dell’F.B.I., mentre Irina aveva solo il suo passato di pilota clandestina alle
spalle… Per il momento forse la sua copertura non era saltata.
<< Accosta e
ferma la macchina >> ordinò Nina, improvvisamente secca.
Xander la ignorò. Finché
lui fosse rimasto alla guida, non gli avrebbe potuto sparare, altrimenti si
sarebbero andati a schiantare da qualche parte, e lei di certo non voleva.
<< Perché hai
aspettato ora a smascherarmi? >> domandò.
Nina sembrò
ridacchiare. << Finché ti controllavo da vicino
non rappresentavi un problema >> rispose, << In effetti, non mi
sembra che tu volessi altro che incontrare la Lince… Ma se decidi di andartene,
capisci che non posso farti uscire dal nostro giro. Sai troppe cose per non
rappresentare un pericolo, non credi? >>.
Xander fece un
sorrisetto.
<< Giusto…
Allora sei tu la Lince >> disse.
Nina rimase in
silenzio per un momento, poi rispose: << Sì, agente Went,
sono io la Lince >>.
Xander strinse ancora il
volante, senza accennare a fermarsi. Doveva uscire da quella
situazione il prima possibile, e magari riuscire anche ad arrestare
Nina…
<< Te lo dico
per l’ultima volta >> disse lei, ora leggermente
spazientita, << Accosta >>.
Fermarsi
significava farsi ammazzare. L’Audi nera dietro di loro li seguiva ancora, e di
sicuro sopra c’era qualcuno che poteva aiutare Nina e non certamente lui. Ma per il momento non aveva altra scelta…
<< Ok, mi
fermo >> disse, << Dove? >>.
Nina si guardò
intorno, poco interessata.
<< Lì. C’è
una piazzola che fa al caso nostro >> rispose lei.
Xander rallentò e inserì la
freccia, poi imboccò la stradina per la piazzola e si fermò, sentendo alle
spalle il rumore dell’Audi che li seguiva. Gettò rapidamente uno sguardo
intorno, per farsi un’idea dell’ambiente: solo un praticello
gelato e qualche albero spoglio, nient’altro.
<< Adesso
scendi lentamente, con le mani in alto… >> disse Nina, puntandogli ancora
la pistola addosso, << Fai il bravo e ti regalo qualche minuto di vita in
più >>.
Xander vide due grossi
tizi scendere dall’Audi nera, e cercò rapidamente un piano. Afferrò la maniglia
della porta e uscì, sempre sotto il tiro di Nina, mentre i due uomini lo
guardavano divertiti. Non li conosceva, non li aveva mai visti.
<< Adesso
avvicinati >> disse Nina, facendogli un cenno con la testa, << Non
fare strani giochetti, perché come vedi non sono da
sola… >>. Indicò i due, rimasti ancora in disparte.
A mezzo metro da
Nina, a Xander venne un’idea. La russa si sentiva
sicura, insieme ai suoi due scagnozzi, ma farlo avvicinare così non era stata
un’idea brillante…
<< In effetti,
hai ragione, è stata una bella notte, quella che abbiamo passato insieme…
>> disse sorridendo, << Davvero un peccato… A volte il mio lavoro
può essere molto piacevole… >>.
Nina ridacchiò, e Xander capì di averla fregata. Se c’era una cosa che funzionava
con lei, era farle dei complimenti…
<< Lo so,
sono sempre i migliori che se ne vanno… >> commentò la russa, << Toglimi una curiosità: la tua ragazza sapeva chi sei?
>>.
<< Perché
credi che stesse cercando di liberare Challagher?
>> ribatté lui.
Nina gli rivolse
una strana occhiata.
<< E’ una
traditrice anche lei, allora >> ringhiò, << Poteva dirci che eri un
infiltrato… Puttana. Farò fare una brutta fine anche a
lei… >>.
Xander sentì la rabbia
montare, ma continuò con la sua idea.
<< Consolati
>> disse, << Baci molto meglio di lei
>>.
Nina lo guardò e
sorrise malignamente, fredda quanto quella piazzola desolata dove aveva deciso
di mettere fine alla sua vita.
<< E sia,
agente Went >> disse, << Ti concedo questo ultimo desiderio >>.
Si avvicinò, e nel
momento stesso in cui Xander sentì il suo fiato sul
viso, afferrò il suo polso, lo girò e le strappò di mano la pistola. Nina
lanciò un grido, ma la strinse per il collo e gli puntò l’arma alla testa,
mentre i due tizi allarmati accennarono a correre verso di loro…
<< Ok, fermi
dove siete o qui finisce male per tutti quanti! >> ringhiò Xander.
I due uomini
inchiodarono e si guardarono tra loro, dicendosi qualcosa in russo. Tirarono
fuori le pistole, ma non fecero altri passi avanti. Nina si divincolò e Xander la tenne stretta, senza darle modo di fuggire.
<< Figlio di
puttana… >> ringhiò lei, poi gridò qualcosa in russo ai due, che
finalmente diedero segno di aver capito e rimasero fermi dove
stavano, le pistole abbassate.
<< Che hai
intenzione di fare, Went? >> chiese Nina,
infuriata, cercando di allentare la presa sul suo collo.
<< Niente
>> rispose Xander, << Di hai tuoi amici di lasciarci andare via senza fare storie,
oppure ti sparo… >>.
Nina fece una
smorfia. Disse qualcosa in tono perentorio ai due uomini, che perplessi fecero
qualche passo indietro, verso l’Audi. La russa non sembrava spaventata, solo decisamente arrabbiata. Mai quanto lui, che aveva tutta
l’intenzione di uscire da quella situazione nella quale era caduto per colpa sua.
<< E adesso,
se non mi seguiranno, ti lascerò andare fra qualche chilometro, chiaro?
>> disse Xander, << Non ti farò niente,
ma non sto giocando. Voglio andarmene e basta, non mi interessa
ucciderti visto che ormai non sono più in servizio >>.
<< D’accordo…
>> disse Nina tra i denti. Abbaiò nuovamente qualcosa ai tizi che
continuavano a guardarli in silenzio, forse per spiegargli quale piega
prendesse la situazione.
Xander indietreggiò,
facendo cenno ai due di salire in auto. I russi obbedirono, poi aprì la porta
della Ferrari e fece salire Nina. Senza staccare lo sguardo da lei, si sedette
al posto di guida e accese rapidamente il motore, la pistola ancora in pugno, e
un piano in testa che sperava funzionasse.
Affondò il piede sull’acceleratore
e sgommò via, lasciandosi alle spalle la piazzola e l’Audi nera.
Ore 23.40 –
Mosca
Irina guardò
William avanzare lentamente verso di lei, gli occhi che non si staccavano dal
suo viso, il ghigno tipico dello Scorpione che non era ancora svanito dalla sua
faccia. Il suo cuore batteva velocissimo, e dentro di lei sperava che il suo
piano funzionasse. Aveva paura, ma stava cercando di fare di tutto per non
darlo a vedere. Tutto il suo piano si basava sul bluff, sull’essere una brava
attrice… Era arrivata alla resa dei conti, soprattutto con se stessa.
I passi di William
risuonarono nel silenzio del capannone, mentre Irina deglutiva
ma non abbassava lo sguardo, dandosi della pazza, della stupida, della completa
idiota…
Fu come piombare
indietro di anni, quando gli occhi dello Scorpione non si staccavano lei,
mettendole paura e soggezione, lasciandola completamente indifesa. Anche
adesso, William la guardava come allora, come se non fossero passati che pochi
istanti da quando si erano lasciati…
<< Se devi uccidermi, fallo subito >> sbottò Irina, la voce ferma
e sicura nonostante la paura. Le sue parole rimbombarono nel capannone vuoto, e
qualcosa nel ghigno di William mutò, mentre accarezzava la pistola… Forse non
si era aspettato una frase del genere da parte sua.
<< Prima
rispondi alla mia domanda >> disse lui, freddamente, << Davvero sei
venuta qui per liberarmi? >>.
Irina deglutì,
sentendo che forse il suo piano poteva funzionare. William non poteva essere cambiato,
in quegli anni… Sapere che lei si era abbassata a una cosa del genere, che in
qualche modo gliela dava vinta, forse lo avrebbe spinto a credere alle sue
parole…
<< Sì, è la
verità >> rispose.
William tacque un
istante, gli occhi ridotti a fessure che scrutavano il suo volto come per
vedere nei suoi pensieri.
<< Perché?
>> domandò solo.
Con un’enorme sforzo, Irina lo guardò dritto negli occhi. Il suo
cuore batteva forte, i ricordi si affastellavano nella sua mente, ma ne andava
della sua vita… Già altre volte si era rivelata una brava attrice; doveva farlo
anche ora.
<< Ho
sbagliato >> rispose, secca, << Sono stata fregata… Went mi ha tradito >>.
Lo sguardo di
William si fece sospettoso, e si avvicinò ancora, come per soppesare le sue
parole.
“Non ci casca… Non ci casca…”.
<< Davvero?
>> chiese, sardonico, << Ti ha tradita…
Perché fatico a crederci? >>.
Irina assunse
un’aria stizzita.
<< Se vuoi
spararmi, fallo subito e non farmi sprecare fiato cercando di convincerti di
qualcosa che è la pura verità >> ribatté, << Sapevo che avresti
potuto non credere alle mie parole. In fondo, anche io
ti ho tradito. Se vuoi ammazzarmi, hai tutte le ragioni per farlo >>.
Per una frazione di
secondo, William apparve spiazzato dalle sue parole, come se non si aspettasse
una richiesta del genere. Poi però sorrise, iniziando a girarle intorno,
giocando con la pistola… Nel capannone risuonavano solo le loro voci e i loro
respiri. Nemmeno Vladimir si era intromesso: era rimasto nella stanza lì
vicino, come se sapesse che si trattava di una
questione tra loro due…
<< Come hai
fatto a fuggire? >> domandò Irina, per sciogliere quel silenzio che le
faceva sentire il suo stesso cuore battere all’impazzata.
Gli occhi di
William brillarono.
<< Ho sempre avuto
un piano, nel caso fossi stato arrestato >> rispose, << Avevo
qualcuno fuori che mi ha aiutato… Sei sorpresa della
mia fuga? >>.
<< Sì. Eri
rinchiuso in un carcere di massima sicurezza: scappare era quasi impossibile
>>.
William sembrò
compiaciuto.
<< Non sei
l’unica che non credeva possibile una cosa del genere >> disse, <<
Ma devo ammettere che il più sorpreso di tutti sono stato io quando sono venuto
a sapere che ti trovavi in Russia e che stavi cercando di liberarmi… >>.
Irina rimase in
silenzio, aspettando che lui continuasse.
<< Mi sarei
aspettato di tutto, ma non questo >> continuò lo Scorpione, <<
Prima mi fai sbattere in cella, e poi attraversi un continente per farmi
scappare… Perché hai liberato Goryalef? >>.
<< Non avevo
altra scelta >> rispose lei, calma, cercando di mostrargli che la sua
decisione era sensata, << Ero senza soldi, e tra te e lui quello più
facile da far fuggire era lui… E poi aveva tutti i suoi parenti qui, e sapevo
che la Lince avrebbe potuto aiutarmi >>.
<< Anche Dimitri
mi ha tradito >> ringhiò William, << Perché avrebbe voluto
liberarmi? >>.
<< Infatti non gli interessava >> rispose rapidamente
Irina, << Ho fatto un patto con lui: io lo liberavo, e lui mi dava una
mano a incontrare la Lince nella speranza di ottenere il suo aiuto. Ha dovuto
accettare, se voleva tornare libero >>.
Calò il silenzio, e
Irina si chiese se mai davvero William avrebbe abboccato alla sua farsa: non
era stupido, ed era sicura che il suo odio nei suoi confronti non si era acuito nemmeno un po’… Ma poteva sperare che la
risparmiasse e che le desse il tempo di fregarlo di nuovo.
<< E tu ti
sei alleato con Vladimir… >> aggiunse lei, << Per questo ci volevate entrambi… >>.
<< Due
piccioni con una fava >> ribatté lo Scorpione,
<< Ho dovuto arrangiarmi, come vedi. Ma non
farmi cambiare argomento. Raccontami la storia di Went…
>>.
Irina gli rivolse
un’occhiata, e percepì tutto l’interesse dello Scorpione per Xander: molto probabilmente lo odiava a morte ancora più di
quanto odiasse lei stessa, e sentire che in qualche modo anche lei ora lo
detestava lo rendeva compiaciuto…
<< Ti farà
piacere sapere che mi ha mollata >> ringhiò, per
fargli capire che la cosa le bruciava, << Ha messo dietro le sbarre te,
ma una volta finito il processo se ne è andato… Con un’altra. Mi ha lasciato libera solo perché l’avevo aiutato con te >>.
William sembrò
trattenersi dal ridere.
<< Went? Il paladino della giustizia? >> disse, quasi
incredulo, << Went, il perfetto agente dell’F.B.I., che mette le corna alla ragazza per la quale ha
attraversato mari e monti? Non vorrei fare la parte del vecchio saggio, ma mi
sembrava di averti detto che un giorno ti avrebbe mollata…
>>.
Irina lo guardò
negli occhi, ma rimase zitta, come a dire che era evidente che avesse ragione,
ma che le faceva troppo male ammettere di aver sbagliato e anche di essere
stata male per Xander. Doveva dare l’impressione di
aver ricevuto la più grande batosta sentimentale della sua vita. E in fin dei
conti, si avvicinava molto alla verità.
<< E quindi
ti ha lasciata… >> continuò William di fronte al
suo silenzio, << E cosa hai fatto in questi due anni? >>. Non dava
segno di credere davvero alle sue parole, ma sembrava molto interessato.
<< Niente,
non ho fatto niente >> rispose Irina, seccata, << La polizia mi
teneva d’occhio, così ho lasciato chiusa la macchina in garage per fargli
credere che avevo smesso con le corse… Anche perché da quando ti hanno
arrestato, gare non ce ne sono più state. Appena ho saputo che Went era partito per qualche altra missione, e la polizia
ha allentato un po’ i controlli, ho tirato fuori quei pochi soldi che avevo
messo da parte e ho ingaggiato un tizio per far fuggire Dimitri. Poi siamo
partiti subito per la Russia >>.
William sembrò
trovare esauriente la sua spiegazione, e forse fu il suo tono sicuro a
convincerlo che c’era un fondo di verità. Soppesò la pistola, e divenne
improvvisamente serio.
<< Dimmi la verità >> disse lentamente, << Cosa ti
aspettavi una volta che mi avresti liberato? Come credevi che avrei reagito?
>>.
Irina scelte
attentamente le parole.
<< Non sono
stupida. Non mi aspettavo niente. Volevo solo che tornassi libero, e rimediare
al mio errore. Rivolevo tornare ad essere la numero
tre della Black List,
rivolevo la vita che avevo prima, perché era migliore di quella che ho adesso.
Ho capito un sacco di cose in questi due anni… Mi volevo vendicare per essere
stata fregata, esattamente come te >>.
<< La vita
che avevi prima? >> ribatté William, << Tutta la vita che avevi
prima? >>.
Irina capì a cosa
si riferiva. Non parlava delle gare, della Black List, delle auto o dei traffici… Parlava del loro rapporto,
di quello che lei aveva patito stando con lui… Non era verosimile che volesse
di nuovo anche quello.
<< Ho detto
che ho sbagliato >> rispose lei, << Ho sbagliato sotto tutti i
punti di vista. E adesso mi pento per non aver accettato quello che mi avevi
offerto >>.
Gli occhi di
William rimasero fissi sul suo volto, forse per cercare di capire se stesse
mentendo o meno. Ma fu
incredibile veder passare nelle sue iridi un velo di sorpresa.
<< Non ti
credo >> disse alla fine, << Mi odiavi, mi hai sempre odiato. Non mi fregherai un’altra volta >>.
Poi alzò la mano e tolse
la sicura alla pistola, puntandola verso di lei.
Ore 12.40 –
Autostrada
<< E adesso,
metti le mani davanti a te >> ordinò secco Xander,
frugando dietro il sedile della Ferrari, dove teneva nascosta la pistola di
riserva e qualche altro “strumento di lavoro” che poteva essergli utile,
<< Non ho intenzione di farti niente, ma la
tentazione è comunque forte… >>.
Nina allungò le
braccia davanti a lei, l’espressione omicida negli occhi di ghiaccio, e lasciò
che le mettesse le manette senza fare storie. Il muro dell’autogrill li
nascondeva alla vista di tutti gli altri passanti, ed era abbastanza isolato da
consentirgli di fare tutto con calma: di solito lì si fermavano i tir per la
pausa notturna, e siccome era mezzogiorno passato non
c’era nessuno. I due tizi nell’Audi nera, che li avevano comunque seguiti anche se a debita distanza, osservavano le scena da
lontano, come gli era stato ordinato.
<< Allora,
ora io ti lascio qui e poi me ne vado >> disse Xander,
guardando la ragazza in faccia per farle capire che non ammetteva cambi di
programma, << I tuoi amici si avvicineranno solo quando io sarò ben
lontano, altrimenti lo scambio salta e tu vieni dalla polizia con me, chiaro?
Provate a spararmi addosso, e sono guai >>.
Nina arricciò il labbro
in segno di fastidio.
<< Ok, agente
del cazzo >> sibilò, << Tanto ti pentirai comunque del trattamento
che mi hai riservato… >>.
<< Ne sono
convinto… >>. Xander uscì dall’auto, poi andò a
prenderla dall’altra parte. Tenendola ben stretta fece segno ai due tizi di
rimanere dov’erano, e mostrò la pistola.
<< Dal
dispiegamento di forze pronto a liberarti, mi sorge qualche dubbio sul fatto
che tu sia veramente la Lince… >> commentò, spingendola verso il muro.
<< ‘Sta zitto >> ringhiò Nina, << Cercati un bel
postino per nasconderti, piuttosto >>.
<< Non sono
abituato a farlo >> ribatté lui, poi aggiunse: << Dì ai tuoi amici
di appoggiare tutte le armi che hanno sul tettuccio della macchina e di
allontanarsi dall’auto. Le riprenderanno una volta che me ne sarò andato
>>.
Nina sembrò
sibilare qualcosa, inferocita come una vipera, poi abbaiò l’ordine ai russi. I
due tizi tirarono fuori le pistole, le appoggiarono cautamente sul tetto
dell’Audi e poi fecero qualche passo indietro.
<< Più
lontani >> disse Xander.
Nina strattonò
inutilmente il suo braccio, mentre ripeteva l’ordine ai due scagnozzi, che
obbedirono con qualche reticenza.
Finalmente Xander valutò la distanza: tra loro e la macchina c’erano
circa trenta metri, e tra i russi e l’auto altri trenta. Aveva tempo a
sufficienza per salire sulla Ferrari e andarsene senza correre il pericolo che riuscissero a colpirlo.
Spinse Nina verso
la grondaia che aveva individuato sul muro dell’autogrill e agganciò le manette
al tubo metallico, chiudendole definitivamente. La ragazza strattonò le mani,
rivolgendogli un’occhiata di fuoco: probabilmente non si aspettava una mossa
del genere.
Xander le fece un
sorrisetto e si avvicinò alla Ferrari. Con la coda dell’occhio osservava i due
russi, mentre teneva sempre sotto tiro Nina con la pistola.
<< Ehi, e le
chiavi? >> gridò lei, strattonando le manette.
Il sorriso sul
volto di Xander si allargò.
<< Non dirmi
che pensavi che te le lasciassi, dopo il trattamento che mi hai riservato?
>> rispose, ridacchiando, << Mi dispiace, ma qualcuno doveva darti
una lezione… >>.
Detto questo, le
fece un cenno di saluto e saltò sulla Ferrari, partendo in sgommata verso
l’autostrada, lo sguardo di fuoco di Nina addosso e le chiavi delle manette che
tintinnavano nella sua tasca.
Ore 24.00 –
Mosca
William vide
l’espressione di Irina mutare di fronte alla canna della
pistola, e lesse nei suoi occhi la paura e il pentimento. La sicura dell’arma
scivolò sotto le sue dita, mentre la teneva sotto tiro, il silenzio del
capannone a fare da sottofondo alla scena, ma soprattutto ai suoi pensieri.
La sua storia aveva
un senso. Nonostante tutto, la spiegazione che gli aveva dato riguardo alla sua
fuga e alla partenza per Mosca sembravano plausibili. Tutto quanto combaciava
con i segni che aveva letto in giro… Went che spariva
dalla circolazione, Dimitri scappato poco prima, la Punto che improvvisamente
ricompariva dal nulla…
Aveva fatto migliaia di chilometri per averla davanti, e si era
chiesto decine di volte cosa avrebbe provato. Ora che Irina era lì di fronte a
lui, non riusciva a sentire altro che meraviglia. Profonda e incredibile
meraviglia.
Irina stava in
piedi, con le mani alzate, e lo guardava con quegli occhi scuri che avevano
qualcosa di nuovo rispetto a quelli che aveva lasciato, qualcosa che lo fece
indugiare mentre sfiorava con il dito il grilletto della pistola…
“Cazzo quanto è bella… Non me la ricordavo così…”.
Di solito, le cose
sembrano sempre migliori quando vivono nei nostri ricordi; e quando hai la
possibilità di rivederle di nuovo, rimani deluso. Questa volta la regola non
valeva: Irina era diversa, i capelli più lunghi, il viso più adulto, ma era il
suo sguardo ad essersi trasformato maggiormente, e lui
la trovò mille volte meglio di come l’aveva lasciata.
Aveva risposto alle
sue domande, e l’aveva fatto con un tono diverso da quello impaurito che lui
conosceva bene: era sicura di quello che diceva, si percepiva davvero la rabbia
delle sue parole… Perché mentire? Perché avrebbe dovuto dirgli qualcosa che non
era la verità? Che senso aveva che si trovasse in Russia, se non era davvero
per liberarlo?
Eppure sul suo
volto leggeva la rassegnazione, come se Irina pensasse che non le credesse,
come se aspettasse che le sparasse prendendosi giustamente la sua vendetta…
Tutta quella storia sembrava incredibile persino a lei, e non si illudeva che lo Scorpione cancellasse il suo odio così
facilmente…
Ma la verità, la
pura e semplice verità, era che una parte di lui non
voleva crederle.
Irina l’aveva
tradito, quando lui le aveva offerto qualsiasi cosa. Aveva rifiutato lo
Scorpione per stare con uno sbirro, lo aveva aiutato a entrare nel loro giro e
poi aveva fatto in modo che lo arrestasse… L’aveva sempre disprezzato, preso in
giro, odiato. Che importava se adesso si era pentita, aveva capito di aver
sbagliato? Chi glieli avrebbe ridati due anni della
sua vita? Chi gli avrebbe ridato i suoi soldi, la sua Black
List, il suo potere?
Però sapere che lei ci
aveva ripensato, gli dava una certa soddisfazione. Sapere che era venuta in
Russia per lui, per liberarlo, lo rendeva… compiaciuto? Felice?
“Dovrei ucciderla. Ho ammazzato per
molto meno…”.
Eppure la sua mano
rimaneva ferma. Il suo dito non si muoveva.
“Se la uccidessi ora, non potrei scoprire se mi ha detto veramente la verità… E se mi avesse mentito, potrei
vendicarmi anche per questo…”.
<< Perché sei scappata appena mi hai visto? >> domandò.
<< Mi hai spaventata. Non me lo aspettavo >> rispose lei,
<< Pensavo non mi dessi nemmeno il tempo di parlare… >>.
Forse fu il suo
tono, la sua espressione, ma William capì che Irina
stava dicendo la verità. Non aveva immaginato che lui potesse comparire così,
dopo tutto quello che era successo, e lei doveva aver
avuto paura. Forse si era aspettata una reazione diversa da quella che lui
aveva messo in atto, forse aveva pensato che le sparasse a bruciapelo appena
l’avesse avuta davanti…
“Per un attimo ci aveva azzeccato…”.
Si avvicinò, e
abbassò definitivamente la pistola. Però Irina non si
rilassò, rimase comunque immobile, gli occhi scuri puntati sul suo volto.
Bella, bellissima, migliore di quanto la ricordava lui… E soprattutto, pentita
per quello che aveva fatto.
Alzò una mano e
sfiorò il suo viso, sentendo la pelle morbida scorrere sotto le sue dita, il
profumo dei suoi capelli arrivargli alle narici, con una nuova nota selvaggia
che non aveva mai percepito…
Poi, quella parte
di lui che credeva alla sua storia prese il sopravvento.
Non l’avrebbe
uccisa, non ora. Provava troppa attrazione per quel corpo di cui conosceva ogni
centimetro per non poterne godere ancora. In fondo, non importava se Irina
stesse dicendo o meno la verità: aveva il tempo per
capire, per scoprire cosa passava per la sua testa, se mentiva oppure no… Ma
intanto, lei sarebbe rimasta con lui.
Le prese il mento e
sussurrò: << Mi hai fatto davvero una bella
sorpresa, sai? >>.
<< Mai quanto
la tua >> ribatté lei.
E improvviso,
inaspettato, un piccolo sorriso affiorò sulle labbra di Irina: intimidito, incerto, ma sincero.
A quel punto,
William sentì qualcosa nel suo stomaco contorcersi, e avvicinò la bocca di
Irina alla sua, e solo allora si rese conto di quanto gli fosse mancata, di
quanto quella ragazza avesse preso possesso dei suoi pensieri, della sua anima…
La soddisfazione fu
doppia quando si accorse che per la prima volta nella loro esistenza, Irina
ricambiava quel bacio con qualcosa che lui non aveva mai sentito da parte sua:
passione. Passione quasi violenta, quasi impaziente come la sua…
Aveva atteso due
anni, e ora scopriva che quel ricongiungimento era meglio di quello che aveva
immaginato, che le sue più intime speranze forse si rivelavano realtà…
“Lei è di nuovo mia…”.
Poi si fermò di
colpo, per guardarla negli occhi e capire veramente quello che lei provasse:
rimasero così, in silenzio, a fissarsi nelle iridi scure, forse cercando una
risposta nello sguardo dell’altro.
William non vide
menzogna, negli occhi di Irina. Vide solo un accenno di paura, di timore, e
forse un po’ di vergogna, ma non c’era quell’espressione di disgusto che le
aveva sempre rivolto… Non c’era niente di quanto aveva sempre visto, di quanto
era abituato ad avere.
Il suo sangue
iniziò a ribollire, mentre il petto di Irina si alzava e si abbassava a pochi
centimetri dal suo… Aveva un profumo inebriante, forte, selvaggio, che lo
stordiva quasi… Fosse stato per lui, l’avrebbe resa sua subito, in quel
capannone, fregandosene di tutto e di tutti, anche della sua volontà, ma
l’orgoglio lo fermò.
Non avrebbe ceduto
subito, non si sarebbe lasciato fregare così in fretta. Prima voleva capire.
Non si sarebbe lasciato prendere in giro da lei, visto che
l’aveva già fatto troppe volte. Poteva resistere, poteva
aspettare ancora un po’, ed essere sicuro di prendersi la migliore delle
vendette.
Si allontanò e la
guardò per un momento, seguendo il disegno delle sue labbra nel piccolo sorriso
che le stava rivolgendo… Poi alzò la mano e le tirò uno schiaffo in faccia.
<< Questo è
per avermi tradito >>.
Irina incassò il
colpo, presa alla sprovvista, ma da quello capì che la sua recita aveva
funzionato. Aveva ancora il sapore delle labbra di William in bocca, quel
leggero sentore di sigaretta che non provava più da anni, ma riuscì a
trattenere il disgusto. Qualcosa di potente l’aveva appena trasformata in una
perfetta attrice, che sarebbe stata in grado di mettere in atto anche quella
farsa.
“Vi metterò tutti dietro le sbarre. Costi
quel che costi”.
Scosse il capo per
togliersi lo stordimento di dosso, poi guardò William.
<< Me lo
merito >> disse, tranquilla.
Lo Scorpione
sorrise.
<< Mi fa
piacere che tu lo ammetta >> commentò. << Adesso che io sono
libero, che cosa farai? >>.
“Stronzo”.
<< Non lo so…
Sono venuta qui per incontrare la Lince… >>
rispose.
William diventò
pensieroso.
<< La Lince…
In effetti, incontrare la Lince potrebbe essere vantaggioso anche per me
>> disse, << Potrebbe aiutarmi a ricomporre la Black
List… >>.
Dentro di lei,
Irina esultò. Sarebbe stato perfetto: avrebbe potuto davvero prendere due
piccioni con una fava. Poteva costringerlo a rimanere a Mosca e sperare di
arrestarli insieme…
<< Io la devo
incontrare >> disse lei, << Era la mia ricompensa per aver vinto la
Mosca-Cherepova… Potremmo andarci insieme >>.
William alzò lo
sguardo, e improvvisamente sembrò consapevole di qualcosa che lo divertì.
<< Già,
dimenticavo… Hai anche vinto quella gara >> disse, << Ma questo non
mi sembra il posto adatto per parlare di affari… Torniamocene in albergo
>>.
A quel punto, Irina
sentì un groppo in gola. Lo seguì fuori dal capannone, cercando di immaginare
come sarebbe andata la notte… Non poteva sperare che finisse tutto così, ma
riteneva di essere stata abbastanza fortunata: William aveva abboccato e ora
aveva intenzione di portarla in un albergo, luogo abbastanza affollato per impedirgli di compiere qualche gesto pericoloso nei suoi
confronti.
Lentamente, abbassò
le mani, e William le fece cenno di raggiungere la stanzetta di prima. lo precedette, lo sguardo basso, sentendo che lui seguiva i
suoi movimenti, e varcò la porta, trovando Vladimir e il suo amico Cyril in piedi a parlottare tra loro. Smisero appena
entrarono, e lo Scorpione si avviò verso la porta che stava dall’altra parte e
che molto probabilmente conduceva fuori dal capannone.
<< Piaciuta
la sorpresa, Fenice? >> fece Vladimir, con la cicatrice sul suo collo si
tendeva mentre sorrideva malignamente.
<< Molto,
grazie >> ribatté lei.
William gettò loro rapidamente un’occhiata, poi disse: << Sali
in macchina >>.
Irina annuì e uscì
fuori dal capannone, ritrovandosi in un piazzale vuoto e buio, a parte per due
auto parcheggiate vicino al muro: una era la Impreza nera di Vladimir, l’altra una Bugatti Veyron color petrolio, dai cerchi in lega enormi e
diamantati. Inchiodò e rimase a guardarla, chiedendosi dove William l’avesse
trovata.
<< Avanti,
sali >> ordinò lui, con una vaga nota di compiacimento.
Irina si sedette al
posto del passeggero, incastrandosi nel sedile ergonomico, e guardò lo
Scorpione piazzarsi al lato di guida, con la sensazione che doveva essere
davvero disposto a tutto per riprendersi il suo potere… Aveva rubato una
Bugatti, la regina delle auto, con il sicuro intento di mostrare che anche se
non aveva più la Black List,
era pur sempre lo Scorpione, il miglior pilota si tutti gli Stati Uniti.
Accese il motore, e
partì lentamente verso l’esterno del capannone, la Impreza dietro di loro, con Irina che rimaneva in silenzio.
Sapeva di non poter apparire troppo spaventata, ma nemmeno eccessivamente
tranquilla: William si sarebbe insospettito, e molto probabilmente non credeva
ancora definitivamente alla sua storia. La cosa migliore era comportarsi come
si era sempre comportata con lui, perché era la
vecchia Irina di due anni prima che lui conosceva.
<< Dove si
trova Dimitri? >> domandò William, gettandole un’occhiata.
<< Non lo so
>> rispose lei, << Non mi aveva garantito nemmeno che sarebbe
tornato… Gli ho detto di nascondere la bambina, e lasciare a me Vladimir… Ma
adesso che ho scoperto che c’eri dietro tu, a tutto
questo, le cose cambiano >>.
Poi le venne in
mente un pensiero: Dimitri forse sapeva. La fuga di William non poteva essere
passata inosservata a McDonall, e forse il Vicepresidente
aveva avvertito il Mastino che lo Scorpione era fuori e che li stava cercando…
Era quello che le aveva tenuto nascosto. Non le avevano detto niente perché
avevano temuto che abbandonasse la missione. E forse Dimitri aveva intuito che
dietro il rapimento di Yana c’era il suo vecchio
amico.
Avrebbe
dovuto
arrabbiarsi con lui, ma non lo fece. Dimitri aveva preso la decisione migliore,
e solo in quel modo lei aveva davvero preso in mano la missione. Senza sapere
non si era fatta troppi problemi, non aveva avuto scusanti… Aveva
corso un pericolo doppio, ma sapeva che era stato meglio così.
William sembrò
ridacchiare.
<< Immagino
sarà andato a nascondersi con la sua adorata nipotina >> disse, <<
Visto che se non lo sapeva prima, saprà stanotte che il rapimento della bambina
verrà attribuito a me, e non a Buinov…
>>.
Irina lo guardò
senza capire.
<< Ho fatto
un accordo con Buinov: lui mi faceva rimanere
nascosto fino ad ora e mi portava Dimitri e te, e io
mi prendevo la responsabilità del rapimento della bambina >> spiegò lo
Scorpione, << Così lui la passa liscia per quanto riguarda i suoi
precedenti con i russi… Ma credo che a questo punto Dimitri non si farà vedere,
visto che non ha nessun legame con te che lo costringa a farlo >>.
<< Presumo di
no… >> rispose a bassa voce Irina, sperando che Dimitri avesse ascoltato
la sua richiesta e non fosse già in macchina, diretto verso di loro.
<< Sarà una
brutta sorpresa, per Buinov >> ridacchiò
William.
Irina comprese che l’accordo
che esisteva tra lo Scorpione e Vladimir doveva essere qualcosa di fittizio, e che
William non era intenzionato a rispettarlo. Guardò fuori dal finestrino,
rendendosi conto che era appena entrata in una tana di
serpenti… Doveva stare attenta ogni volta che avrebbe aperto bocca, e guardarsi
sempre le spalle.
Scoprì che l’hotel
che William aveva eletto come sua base era un albergo in pieno centro di Mosca,
super lusso e decisamente vistoso. Parcheggiarono la
macchina nel retro, e scesero raggiungendo l’ingresso secondario. Lo Scorpione
non si diede nemmeno il disturbo di aspettare Vladimir, ma tenne d’occhio lei
come se avesse paura di vederla scappare da un momento all’altro. Irina rimase
zitta, chiedendosi che destino l’attendeva, e inchiodò
di colpo quando William si fermò davanti al bancone dell’ingresso, dove una
graziosa hostess gli fece un cenno di saluto.
<< Mi serve
un’altra stanza >> disse William secco, << Quella di fianco alla
mia è libera? >>.
La ragazza digitò
qualcosa sul computer che aveva davanti, poi rispose: << E’ libera quella
di fronte, va bene lo stesso? >>.
<< Sì
>>.
L’hostess porse un
mazzo di chiavi a William, che le afferrò e senza aggiungere nulla prese Irina
per un braccio e la accompagnò all’ascensore, mentre Vladimir e Cyril entravano nell’hotel in quel momento.
Irina gettò una
fugace occhiata a William, chiedendosi come mai avesse deciso di darle un’altra
stanza invece di costringerla a seguirla nella sua…
Lo Scorpione la
scortò fino alla sua camera, e le mise in mano le chiavi, con aria
imperscrutabile e stranamente distante.
<< Non so se
davvero sei venuta qui per me >> disse, <<
Ma una cosa è certa: se stanotte cerchi di scappare, non indugerò di nuovo a
premere quel grilletto, chiaro? Se lascerai l’albergo, mi avvertiranno
immediatamente, quindi pensaci due volte prima di fare qualche stronzata. Domani
mattina parleremo di tutto quello che è successo, con calma e con chiarezza. Voglio
sapere tutto, dall’inizio alla fine >>.
Irina annuì. Per un
istante credette che William stesse per afferrarla e
strapparle un altro bacio, ma lo vide trattenersi come se fare
una cosa del genere fosse una caduta di stile, e farle cenno di entrare.
Non si fidava di
lei. Aveva imparato che nonostante tutto Fenice poteva essere pericolosa, che poteva pugnalarlo alle spalle. Forse era una prova, la sua. Forse
voleva semplicemente mettere le idee in ordine e capire se davvero tutta quella
storia potesse essere plausibile…
<< Mi
troverai qui, domani mattina >> disse lei, quasi dolcemente, << Non
ho intenzione di andarmene >>.
<< Vedremo
>> ribatté William.
Irina aprì la porta
ed entrò nella sua nuova stanza, credendo che lo Scorpione la seguisse dentro. Invece
rimase fuori, gli occhi che la scrutavano e la mano appoggiata allo stipite. Lei
rimase ferma sulla soglia, senza sapere cosa dire.
<< A domani
mattina >> disse William, poi chiuse la porta, lasciandola impalata in
mezzo al corridoio.
Solo in quel
momento, nel silenzio di quella camera sconosciuta, Irina si rese davvero conto
di quello che aveva appena fatto. Per una frazione di secondo, le venne da
piangere, le venne voglia di gridare che aveva fatto
una stupidaggine, che voleva tornare indietro…
“Cosa ho fatto?! Cosa ho fatto!?”.
Si era buttata
nelle braccia del suo più odiato nemico, del suo incubo peggiore, mettendo in
piedi una farsa a cui non aveva nemmeno il coraggio di
ripensare… Gli aveva detto che si era pentita, che lo stava cercando, che…
Si appoggiò al
muro, il fiato corto, cercando di riguadagnare la calma, ma non riusciva, perché
non poteva più tornare indietro. Si era infilata nella tana del lupo, conscia
di quello che significasse, di quello che poteva succedere. Ci era già stata, e
solo per miracolo ne era uscita…
“Stupida. Avevi detto che partivi per
affrontare le tue paure, no?”.
Già… Ricordò il
ragionamento che aveva fatto prima di prendere la sua decisione, prima di
avventurarsi a Mosca: faceva tutto quello per affrontare le sue paure e
vincerle. Il destino le aveva messo davanti William perché lui rappresentava il
suo timore più grande, e lei doveva vincerlo questa volta.
Abbassò il capo,
trasse un ultimo respiro profondo e decise di non pensare più a quello che
sarebbe potuto accadere. Sperava solo che Dimitri seguisse la sua richiesta, e
che Xander non venisse a sapere niente di quello che
stava facendo. Ma forse nemmeno lui era stato
avvertito del fatto che lo Scorpione era di nuovo fuori… E molto probabilmente McDonall avrebbe tenuto ancora per un po’ per se quel
fatto.
Raggiunse la camera da letto e si guardò intorno: era tutto molto
lussuoso e accogliente, ma ciò non toglieva il fatto che la situazione fosse
piuttosto tesa. Si avvicinò alla finestra, che dava su una stradina laterale di
Mosca, e sospirò.
Si preannunciava una notte molto, molto lunga.
Spazio Autrice
Bé, dovrei dire più
spesso che compio gli anni: ho ricevuto una valanga di recensioni! Grazie
mille!
Ma passiamo al cap… Allora, chi si aspettava una reazione del genere da
parte di Irina? Da brava agente ha messo in atto un bel piano, folle, ma
davvero bello. La domanda è naturalmente se
funzionerà, ma soprattutto cosa farà William: perché è chiaro che sta studiando
Irina come non aveva mai fatto prima, e che non è ancora davvero convinto di
quello che gli ha raccontato. Il fatto è che non vuole essere preso in giro di
nuovo, e prima di cedere al richiamo che inconsciamente Irina ha su di lui,
vuole essere sicuro di chi ha davanti. Sarebbe un bello smacco credere che lei
si davvero pentita e poi scoprire che ha mentito, no? Questa è la realtà, ma
lui non lo sa, e forse nel profondo del suo essere spera veramente che Irina
abbia cambiato idea… E’ uscito più spietato che mai dalla prigione,
ma Irina rimane comunque il suo punto debole, e questo lo sanno tutti. La
odia, la ama, la vuole e non la vuole: finché non metterà ordine nella sua testa non potrà decidere cosa fare di lei, e soprattutto non
riuscirà ad ascoltare con tutta la lucidità che gli serve le parole che Fenice
avrà da dargli. Lui lo sa meglio di tutti noi.
Purtroppo non
riesco a rispondere alle vostre recensioni nemmeno questa volta, ma vi
ringrazio davvero dal più profondo del mio cuore. Sono davvero subissata di impegni in questo periodo, e gli esami mi stanno
ammazzando. Spero che gli ultimi che mi restano da fare vadano bene, così avrò
più tempo da dedicarmi alla storia e naturalmente a voi! Un enorme bacio!