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Autore: Lhea    01/02/2011    4 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXXIV

Capitolo XXXIV

      

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 23.10 – Mosca

 

Irina rimase a fissare il volto della persona che aveva davanti, senza riuscire a respirare, a formulare un pensiero coerente… Il cervello si spense, i piedi rimasero incollati al pavimento, le braccia distese lungo i fianchi come se qualcuno le avesse gettato addosso un sortilegio malvagio… Forse anche il suo cuore si fermò, smettendo di battere e facendola sentire quasi soffocata…

 

William Challagher era di fronte a lei, vivo, libero e reale. Non era più solo un incubo, un sogno dai contorni neri e bui… Non era più il fantasma di un ricordo, sfocato ma doloroso, passato ma ancora presente…

 

Era uguale, uguale a come lo ricordava. Solo i capelli, più corti, e una cicatrice sul sopracciglio, gli mostravano che era passato del tempo, dall’ultima volta che si erano visti, ma la sua espressione era sempre la stessa: quel misto tra compiacimento, superiorità e menefreghismo che l’aveva sempre contraddistinto. E anche il suo ghigno era rimasto immutato: il ghigno del vincitore, del più forte, di quello che aveva in pugno la situazione…

 

Lo Scorpione era tornato.

 

Di fronte alla sua faccia, il cervello di Irina andò completamente in tilt.

 

“Non è possibile, dovrebbe essere in carcere…”.

 

Il panico le saltò addosso, fino a farla arretrare e andare a sbattere contro il muro… E quegli occhi scuri, quegli occhi che aveva cercato di dimenticare, non si staccarono da lei, con quello stesso luccichio che l’aveva sempre terrorizzata…

 

Forse era solo un brutto sogno, un altro dei suoi incubi… Magari aveva preso un abbaglio, magari si era ubriacata e ora vedeva cose che non esistevano… William non doveva essere lì… William doveva essere dietro le sbarre, a San Francisco…

 

<< E’ un sacco di tempo che non ci vediamo, bambolina >> disse lo Scorpione.

 

Al suono di quella voce, suadente ma piena di ricordi, la paura la travolse. In un attimo, ripiombò nel passato, quando era ancora la numero tre della Black List, quando la libertà era una cosa che poteva solo sognare, quando il dolore faceva parte della sua vita… Quando ancora lei era la bambola dello Scorpione.

 

Indietreggiò, il fiato corto, senza sapere cosa fare. Non esisteva un piano per quello, non aveva mai immaginato di riaverlo davanti…

 

William sorrise di fronte alla sua reazione. Si avvicinò, e disse, tranquillo: << Non ti è piaciuta la sorpresa, vedo… >>.

 

Irina rimase inchiodata dov’era, mentre lo guardava avanzare, la paura troppo forte per farla muovere, perfino per farla respirare…

 

William tirò fuori una pistola, e gliela puntò alla testa, il ghigno dipinto sul volto, gli occhi che brillavano. Alzò la mano libera e giocò con una ciocca dei suoi capelli, inspirando a fondo, come se potesse catturare l’odore della sua pelle… Come un felino intorno alla sua preda, la studiò in silenzio, la consapevolezza di essere più forte addosso.

 

<< Rispondi alla mia domanda, bambolina >> sussurrò lui, << Perché mi volevi liberare? >>.

 

Silenzio. Il cervello di Irina colse la domanda, ma si rifiutò di rispondere. Il cuore batteva disperato, il respiro era mozzo… Quello era un incubo, doveva svegliarsi… Era tutto falso, una montatura…

 

<< Perché mi volevi liberare, Irina? >>.

 

Al suono del suo nome, qualcosa le scattò dentro la testa. Qualcosa che non aveva niente a che fare con la paura o con i ricordi.

 

Era rabbia. Rabbia vera, rabbia per l’ingiustizia delle cose. Rabbia per la sfortuna che non la voleva abbandonare, e che faceva solo finta di scomparire…

 

William era libero. William era libero e credeva che lei volesse liberarlo. La missione saltava.

 

Quello che aveva fatto Xander era stato inutile.

 

Quello che aveva fatto lei fino a quel momento era stato inutile.

 

Tutto era stato inutile.

 

Ora che lo Scorpione tornava sulla piazza, le cose sarebbero cambiate.

 

“Non è giusto… Non è giusto!”.

 

E poi, l’agente dell’F.B.I. che aveva deciso di diventare, prese il sopravvento. Lo stesso agente che portava il nome di Fenice, e che era giunta fino a lì per affrontare le sue paure. Tutte le sue paure, anche quelle inaspettate, anche quelle più antiche, anche quelle più profonde.

 

“Non può essere questa la fine… Mi rifiuto di abbandonare la missione… Mi rifiuto di vedere William libero…”.

 

E allora il piano prese forma nella sua testa. Folle, insensato, pericoloso, ma sempre un’alternativa. Tanto, o sarebbe morta subito, uccisa dallo Scorpione venuto a prendere la sua vendetta, oppure non le rimaneva che provare e sperare che funzionasse.

 

Spinse lo Scorpione, e rapida infilò la porta che l’avrebbe riportata nel capannone. Sentì Vladimir gridare e gettarsi in avanti per cercare di afferrarla, senza riuscirci.

 

<< Lasciala andare, tanto non può scappare >> disse William.

 

Irina sapeva di non avere via di fuga, ma non era la fuga che cercava. Raggiunse la gru, si nascose dietro e tirò fuori il cellulare, appoggiandosi alla ruota cingolata per riprendere fiato, le orecchie tese a cogliere i movimenti di William…

 

Digitò il numero che ormai sapeva a memoria, sperando che il tempo fosse sufficiente. Il suo piano era da pazzi, ma era l’unica che poteva metterlo in atto. Se lo Scorpione credeva che lei fosse partita per la Russia per liberarlo, allora la sua farsa sarebbe diventata realtà.

 

<< Pronto? >>.

 

McDonall, dall’altra parte della linea, rispose tranquillo, come se non aspettasse altro che la sua chiamata. Non immaginava nemmeno in che situazione si trovasse…

 

<< Challagher è libero >> disse Irina a voce bassa, gettando un’occhiata verso la porta, << Challagher è fuori di prigione… Ascolti, perché ho poco tempo: ho un piano. Prendo in mano la missione. Da questo momento in poi mi muoverò da sola, niente contatti con nessuno. La copertura con la quale sono venuta qui deve diventare realtà. Niente contatti, con nessuno. L’unica volta che mi sentirà sarà quando li avrò incastrati entrambi. Tenetevi pronti in qualsiasi momento. Da adesso in poi, voglio rimanere sola >>.

 

Chiuse la telefonata, sicura che McDonall avesse capito cosa intendeva. Si sporse appena oltre la gru, per guardare verso la porta, e vide che William era fermo sulla soglia, a guardarsi intorno con un sorrisetto. Non poteva sentirla da lì, ma era chiaro che sapesse dove si trovasse.

 

Febbrilmente, cercò il numero di Dimitri. Un attimo, e sentì la sua voce oltre la linea.

 

<< Dimitri, prendi Yana e Vilena e nascondetevi >> disse, senza lasciargli in tempo di parlare, << Trovate un posto sicuro e rimaneteci. Non tornare a prendermi. William è qui. Ho un piano. Non tornare a prendermi >>.

 

Poi mise giù, aprì il telefono e tirò fuori la sim. La spezzò in due, gettando i monconi sotto la gru insieme al cellulare, in modo che nessuno potesse vederli.

 

Appoggiò la schiena contro la ruota della gru, poi si prese un attimo per fare mente locale e riguadagnare la lucidità.

 

Non c’erano alternative. Non aveva altre possibilità. O fingeva, o moriva.

 

Poi, prese un respiro profondo e uscì allo scoperto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 12.20 – Autostrada

 

Xander rimase immobile, la mano che stringeva il volante sempre più convulsamente, la canna della pistola a pochi centimetri dalla sua testa, gli occhi puntati sulla strada davanti a lui…

 

Fregato.

 

Nina l’aveva fregato.

 

Nina sapeva, Nina aveva giocato con lui, Nina l’aveva smascherato…

 

Le nocche della mano sbiancarono, ma il suo sangue rimase freddo, più freddo del solito, perché essere incastrato da quella ragazza lo fece arrabbiare… Gettò un’occhiata nello specchietto retrovisore, per vedere la grossa Audi nera seguirli a pochi metri di distanza: Nina non era sola, si era preparata per bene…

 

Non ci stava a farsi ammazzare da lei, né tantomeno a fare la figura dell’idiota. Credevano che bastasse puntargli una pistola alla testa per fermarlo? Credevano che l’agente Went si facesse eliminare così facilmente?

 

<< Da quanto lo sai? >> domandò, stampandosi un mezzo sorriso in faccia per mostrarle che non aveva paura. Perché paura non l’aveva davvero.

 

<< Da qualche giorno >> rispose Nina, << Da quando siamo finiti a letto insieme… Ho fatto fare qualche ricerca su di te, e un vecchio amico di mio padre ha saputo dirgli chi eri… >>.

 

Certo, Krarakova era pur sempre il Primo Ministro russo…

 

<< Avete una talpa? >> chiese.

 

Nina ridacchiò. << Talpa? >> fece, divertita, << No, nessuna talpa. L’amico di mio padre è un semplice funzionario che non immagina nemmeno che il Primo Ministro sia invischiato nella mafia russa. E’ stato un caso a farci scoprire chi eri >>.

 

Il cervello di Xander lavorava. Se non avevano talpe, Irina non stava rischiando. Avevano beccato solo lui perché lui in effetti aveva dei precedenti, aveva preso parte ad altre missioni in qualità di agente dell’F.B.I., mentre Irina aveva solo il suo passato di pilota clandestina alle spalle… Per il momento forse la sua copertura non era saltata.

 

<< Accosta e ferma la macchina >> ordinò Nina, improvvisamente secca.

 

Xander la ignorò. Finché lui fosse rimasto alla guida, non gli avrebbe potuto sparare, altrimenti si sarebbero andati a schiantare da qualche parte, e lei di certo non voleva.

 

<< Perché hai aspettato ora a smascherarmi? >> domandò.

 

Nina sembrò ridacchiare. << Finché ti controllavo da vicino non rappresentavi un problema >> rispose, << In effetti, non mi sembra che tu volessi altro che incontrare la Lince… Ma se decidi di andartene, capisci che non posso farti uscire dal nostro giro. Sai troppe cose per non rappresentare un pericolo, non credi? >>.

 

Xander fece un sorrisetto.

 

<< Giusto… Allora sei tu la Lince >> disse.

 

Nina rimase in silenzio per un momento, poi rispose: << Sì, agente Went, sono io la Lince >>.

 

Xander strinse ancora il volante, senza accennare a fermarsi. Doveva uscire da quella situazione il prima possibile, e magari riuscire anche ad arrestare Nina…

 

<< Te lo dico per l’ultima volta >> disse lei, ora leggermente spazientita, << Accosta >>.

 

Fermarsi significava farsi ammazzare. L’Audi nera dietro di loro li seguiva ancora, e di sicuro sopra c’era qualcuno che poteva aiutare Nina e non certamente lui. Ma per il momento non aveva altra scelta…

 

<< Ok, mi fermo >> disse, << Dove? >>.

 

Nina si guardò intorno, poco interessata.

 

<< Lì. C’è una piazzola che fa al caso nostro >> rispose lei.

 

Xander rallentò e inserì la freccia, poi imboccò la stradina per la piazzola e si fermò, sentendo alle spalle il rumore dell’Audi che li seguiva. Gettò rapidamente uno sguardo intorno, per farsi un’idea dell’ambiente: solo un praticello gelato e qualche albero spoglio, nient’altro.

 

<< Adesso scendi lentamente, con le mani in alto… >> disse Nina, puntandogli ancora la pistola addosso, << Fai il bravo e ti regalo qualche minuto di vita in più >>.

 

Xander vide due grossi tizi scendere dall’Audi nera, e cercò rapidamente un piano. Afferrò la maniglia della porta e uscì, sempre sotto il tiro di Nina, mentre i due uomini lo guardavano divertiti. Non li conosceva, non li aveva mai visti.

 

<< Adesso avvicinati >> disse Nina, facendogli un cenno con la testa, << Non fare strani giochetti, perché come vedi non sono da sola… >>. Indicò i due, rimasti ancora in disparte.

 

A mezzo metro da Nina, a Xander venne un’idea. La russa si sentiva sicura, insieme ai suoi due scagnozzi, ma farlo avvicinare così non era stata un’idea brillante…

 

<< In effetti, hai ragione, è stata una bella notte, quella che abbiamo passato insieme… >> disse sorridendo, << Davvero un peccato… A volte il mio lavoro può essere molto piacevole… >>.

 

Nina ridacchiò, e Xander capì di averla fregata. Se c’era una cosa che funzionava con lei, era farle dei complimenti…

 

<< Lo so, sono sempre i migliori che se ne vanno… >> commentò la russa, << Toglimi una curiosità: la tua ragazza sapeva chi sei? >>.

 

<< Perché credi che stesse cercando di liberare Challagher? >> ribatté lui.

 

Nina gli rivolse una strana occhiata.

 

<< E’ una traditrice anche lei, allora >> ringhiò, << Poteva dirci che eri un infiltrato… Puttana. Farò fare una brutta fine anche a lei… >>.

 

Xander sentì la rabbia montare, ma continuò con la sua idea.

 

<< Consolati >> disse, << Baci molto meglio di lei >>.

 

Nina lo guardò e sorrise malignamente, fredda quanto quella piazzola desolata dove aveva deciso di mettere fine alla sua vita.

 

<< E sia, agente Went >> disse, << Ti concedo questo ultimo desiderio >>.

 

Si avvicinò, e nel momento stesso in cui Xander sentì il suo fiato sul viso, afferrò il suo polso, lo girò e le strappò di mano la pistola. Nina lanciò un grido, ma la strinse per il collo e gli puntò l’arma alla testa, mentre i due tizi allarmati accennarono a correre verso di loro…

 

<< Ok, fermi dove siete o qui finisce male per tutti quanti! >> ringhiò Xander.

 

I due uomini inchiodarono e si guardarono tra loro, dicendosi qualcosa in russo. Tirarono fuori le pistole, ma non fecero altri passi avanti. Nina si divincolò e Xander la tenne stretta, senza darle modo di fuggire.

 

<< Figlio di puttana… >> ringhiò lei, poi gridò qualcosa in russo ai due, che finalmente diedero segno di aver capito e rimasero fermi dove stavano, le pistole abbassate.

 

<< Che hai intenzione di fare, Went? >> chiese Nina, infuriata, cercando di allentare la presa sul suo collo.

 

<< Niente >> rispose Xander, << Di hai tuoi amici di lasciarci andare via senza fare storie, oppure ti sparo… >>.

 

Nina fece una smorfia. Disse qualcosa in tono perentorio ai due uomini, che perplessi fecero qualche passo indietro, verso l’Audi. La russa non sembrava spaventata, solo decisamente arrabbiata. Mai quanto lui, che aveva tutta l’intenzione di uscire da quella situazione nella quale era caduto per colpa sua.

 

<< E adesso, se non mi seguiranno, ti lascerò andare fra qualche chilometro, chiaro? >> disse Xander, << Non ti farò niente, ma non sto giocando. Voglio andarmene e basta, non mi interessa ucciderti visto che ormai non sono più in servizio >>.

 

<< D’accordo… >> disse Nina tra i denti. Abbaiò nuovamente qualcosa ai tizi che continuavano a guardarli in silenzio, forse per spiegargli quale piega prendesse la situazione.

 

Xander indietreggiò, facendo cenno ai due di salire in auto. I russi obbedirono, poi aprì la porta della Ferrari e fece salire Nina. Senza staccare lo sguardo da lei, si sedette al posto di guida e accese rapidamente il motore, la pistola ancora in pugno, e un piano in testa che sperava funzionasse.

 

Affondò il piede sull’acceleratore e sgommò via, lasciandosi alle spalle la piazzola e l’Audi nera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 23.40 – Mosca

 

Irina guardò William avanzare lentamente verso di lei, gli occhi che non si staccavano dal suo viso, il ghigno tipico dello Scorpione che non era ancora svanito dalla sua faccia. Il suo cuore batteva velocissimo, e dentro di lei sperava che il suo piano funzionasse. Aveva paura, ma stava cercando di fare di tutto per non darlo a vedere. Tutto il suo piano si basava sul bluff, sull’essere una brava attrice… Era arrivata alla resa dei conti, soprattutto con se stessa.

 

I passi di William risuonarono nel silenzio del capannone, mentre Irina deglutiva ma non abbassava lo sguardo, dandosi della pazza, della stupida, della completa idiota…

 

Fu come piombare indietro di anni, quando gli occhi dello Scorpione non si staccavano lei, mettendole paura e soggezione, lasciandola completamente indifesa. Anche adesso, William la guardava come allora, come se non fossero passati che pochi istanti da quando si erano lasciati…

 

<< Se devi uccidermi, fallo subito >> sbottò Irina, la voce ferma e sicura nonostante la paura. Le sue parole rimbombarono nel capannone vuoto, e qualcosa nel ghigno di William mutò, mentre accarezzava la pistola… Forse non si era aspettato una frase del genere da parte sua.

 

<< Prima rispondi alla mia domanda >> disse lui, freddamente, << Davvero sei venuta qui per liberarmi? >>.

 

Irina deglutì, sentendo che forse il suo piano poteva funzionare. William non poteva essere cambiato, in quegli anni… Sapere che lei si era abbassata a una cosa del genere, che in qualche modo gliela dava vinta, forse lo avrebbe spinto a credere alle sue parole…

 

<< Sì, è la verità >> rispose.

 

William tacque un istante, gli occhi ridotti a fessure che scrutavano il suo volto come per vedere nei suoi pensieri.

 

<< Perché? >> domandò solo.

 

Con un’enorme sforzo, Irina lo guardò dritto negli occhi. Il suo cuore batteva forte, i ricordi si affastellavano nella sua mente, ma ne andava della sua vita… Già altre volte si era rivelata una brava attrice; doveva farlo anche ora.

 

<< Ho sbagliato >> rispose, secca, << Sono stata fregata… Went mi ha tradito >>.

 

Lo sguardo di William si fece sospettoso, e si avvicinò ancora, come per soppesare le sue parole.

 

“Non ci casca… Non ci casca…”.

 

<< Davvero? >> chiese, sardonico, << Ti ha tradita… Perché fatico a crederci? >>.

 

Irina assunse un’aria stizzita.

 

<< Se vuoi spararmi, fallo subito e non farmi sprecare fiato cercando di convincerti di qualcosa che è la pura verità >> ribatté, << Sapevo che avresti potuto non credere alle mie parole. In fondo, anche io ti ho tradito. Se vuoi ammazzarmi, hai tutte le ragioni per farlo >>.

 

Per una frazione di secondo, William apparve spiazzato dalle sue parole, come se non si aspettasse una richiesta del genere. Poi però sorrise, iniziando a girarle intorno, giocando con la pistola… Nel capannone risuonavano solo le loro voci e i loro respiri. Nemmeno Vladimir si era intromesso: era rimasto nella stanza lì vicino, come se sapesse che si trattava di una questione tra loro due…

 

<< Come hai fatto a fuggire? >> domandò Irina, per sciogliere quel silenzio che le faceva sentire il suo stesso cuore battere all’impazzata.

 

Gli occhi di William brillarono.

 

<< Ho sempre avuto un piano, nel caso fossi stato arrestato >> rispose, << Avevo qualcuno fuori che mi ha aiutato… Sei sorpresa della mia fuga? >>.

 

<< Sì. Eri rinchiuso in un carcere di massima sicurezza: scappare era quasi impossibile >>.

 

William sembrò compiaciuto.

 

<< Non sei l’unica che non credeva possibile una cosa del genere >> disse, << Ma devo ammettere che il più sorpreso di tutti sono stato io quando sono venuto a sapere che ti trovavi in Russia e che stavi cercando di liberarmi… >>.

 

Irina rimase in silenzio, aspettando che lui continuasse.

 

<< Mi sarei aspettato di tutto, ma non questo >> continuò lo Scorpione, << Prima mi fai sbattere in cella, e poi attraversi un continente per farmi scappare… Perché hai liberato Goryalef? >>.

 

<< Non avevo altra scelta >> rispose lei, calma, cercando di mostrargli che la sua decisione era sensata, << Ero senza soldi, e tra te e lui quello più facile da far fuggire era lui… E poi aveva tutti i suoi parenti qui, e sapevo che la Lince avrebbe potuto aiutarmi >>.

 

<< Anche Dimitri mi ha tradito >> ringhiò William, << Perché avrebbe voluto liberarmi? >>.

 

<< Infatti non gli interessava >> rispose rapidamente Irina, << Ho fatto un patto con lui: io lo liberavo, e lui mi dava una mano a incontrare la Lince nella speranza di ottenere il suo aiuto. Ha dovuto accettare, se voleva tornare libero >>.

 

Calò il silenzio, e Irina si chiese se mai davvero William avrebbe abboccato alla sua farsa: non era stupido, ed era sicura che il suo odio nei suoi confronti non si era acuito nemmeno un po’… Ma poteva sperare che la risparmiasse e che le desse il tempo di fregarlo di nuovo.

 

<< E tu ti sei alleato con Vladimir… >> aggiunse lei, << Per questo ci volevate entrambi… >>.

 

<< Due piccioni con una fava >> ribatté lo Scorpione, << Ho dovuto arrangiarmi, come vedi. Ma non farmi cambiare argomento. Raccontami la storia di Went… >>.

 

Irina gli rivolse un’occhiata, e percepì tutto l’interesse dello Scorpione per Xander: molto probabilmente lo odiava a morte ancora più di quanto odiasse lei stessa, e sentire che in qualche modo anche lei ora lo detestava lo rendeva compiaciuto…

 

<< Ti farà piacere sapere che mi ha mollata >> ringhiò, per fargli capire che la cosa le bruciava, << Ha messo dietro le sbarre te, ma una volta finito il processo se ne è andato… Con un’altra. Mi ha lasciato libera solo perché l’avevo aiutato con te >>.

 

William sembrò trattenersi dal ridere.

 

<< Went? Il paladino della giustizia? >> disse, quasi incredulo, << Went, il perfetto agente dell’F.B.I., che mette le corna alla ragazza per la quale ha attraversato mari e monti? Non vorrei fare la parte del vecchio saggio, ma mi sembrava di averti detto che un giorno ti avrebbe mollata… >>.

 

Irina lo guardò negli occhi, ma rimase zitta, come a dire che era evidente che avesse ragione, ma che le faceva troppo male ammettere di aver sbagliato e anche di essere stata male per Xander. Doveva dare l’impressione di aver ricevuto la più grande batosta sentimentale della sua vita. E in fin dei conti, si avvicinava molto alla verità.

 

<< E quindi ti ha lasciata… >> continuò William di fronte al suo silenzio, << E cosa hai fatto in questi due anni? >>. Non dava segno di credere davvero alle sue parole, ma sembrava molto interessato.

 

<< Niente, non ho fatto niente >> rispose Irina, seccata, << La polizia mi teneva d’occhio, così ho lasciato chiusa la macchina in garage per fargli credere che avevo smesso con le corse… Anche perché da quando ti hanno arrestato, gare non ce ne sono più state. Appena ho saputo che Went era partito per qualche altra missione, e la polizia ha allentato un po’ i controlli, ho tirato fuori quei pochi soldi che avevo messo da parte e ho ingaggiato un tizio per far fuggire Dimitri. Poi siamo partiti subito per la Russia >>.

 

William sembrò trovare esauriente la sua spiegazione, e forse fu il suo tono sicuro a convincerlo che c’era un fondo di verità. Soppesò la pistola, e divenne improvvisamente serio.

 

<< Dimmi la verità >> disse lentamente, << Cosa ti aspettavi una volta che mi avresti liberato? Come credevi che avrei reagito? >>.

 

Irina scelte attentamente le parole.

 

<< Non sono stupida. Non mi aspettavo niente. Volevo solo che tornassi libero, e rimediare al mio errore. Rivolevo tornare ad essere la numero tre della Black List, rivolevo la vita che avevo prima, perché era migliore di quella che ho adesso. Ho capito un sacco di cose in questi due anni… Mi volevo vendicare per essere stata fregata, esattamente come te >>.

 

<< La vita che avevi prima? >> ribatté William, << Tutta la vita che avevi prima? >>.

 

Irina capì a cosa si riferiva. Non parlava delle gare, della Black List, delle auto o dei traffici… Parlava del loro rapporto, di quello che lei aveva patito stando con lui… Non era verosimile che volesse di nuovo anche quello.

 

<< Ho detto che ho sbagliato >> rispose lei, << Ho sbagliato sotto tutti i punti di vista. E adesso mi pento per non aver accettato quello che mi avevi offerto >>.

 

Gli occhi di William rimasero fissi sul suo volto, forse per cercare di capire se stesse mentendo o meno. Ma fu incredibile veder passare nelle sue iridi un velo di sorpresa.

 

<< Non ti credo >> disse alla fine, << Mi odiavi, mi hai sempre odiato. Non mi fregherai un’altra volta >>.

 

Poi alzò la mano e tolse la sicura alla pistola, puntandola verso di lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 12.40 – Autostrada

 

<< E adesso, metti le mani davanti a te >> ordinò secco Xander, frugando dietro il sedile della Ferrari, dove teneva nascosta la pistola di riserva e qualche altro “strumento di lavoro” che poteva essergli utile, << Non ho intenzione di farti niente, ma la tentazione è comunque forte… >>.

 

Nina allungò le braccia davanti a lei, l’espressione omicida negli occhi di ghiaccio, e lasciò che le mettesse le manette senza fare storie. Il muro dell’autogrill li nascondeva alla vista di tutti gli altri passanti, ed era abbastanza isolato da consentirgli di fare tutto con calma: di solito lì si fermavano i tir per la pausa notturna, e siccome era mezzogiorno passato non c’era nessuno. I due tizi nell’Audi nera, che li avevano comunque seguiti anche se a debita distanza, osservavano le scena da lontano, come gli era stato ordinato.

 

<< Allora, ora io ti lascio qui e poi me ne vado >> disse Xander, guardando la ragazza in faccia per farle capire che non ammetteva cambi di programma, << I tuoi amici si avvicineranno solo quando io sarò ben lontano, altrimenti lo scambio salta e tu vieni dalla polizia con me, chiaro? Provate a spararmi addosso, e sono guai >>.

 

Nina arricciò il labbro in segno di fastidio.

 

<< Ok, agente del cazzo >> sibilò, << Tanto ti pentirai comunque del trattamento che mi hai riservato… >>.

 

<< Ne sono convinto… >>. Xander uscì dall’auto, poi andò a prenderla dall’altra parte. Tenendola ben stretta fece segno ai due tizi di rimanere dov’erano, e mostrò la pistola.

 

<< Dal dispiegamento di forze pronto a liberarti, mi sorge qualche dubbio sul fatto che tu sia veramente la Lince… >> commentò, spingendola verso il muro.

 

<<Sta zitto >> ringhiò Nina, << Cercati un bel postino per nasconderti, piuttosto >>.

 

<< Non sono abituato a farlo >> ribatté lui, poi aggiunse: << Dì ai tuoi amici di appoggiare tutte le armi che hanno sul tettuccio della macchina e di allontanarsi dall’auto. Le riprenderanno una volta che me ne sarò andato >>.

 

Nina sembrò sibilare qualcosa, inferocita come una vipera, poi abbaiò l’ordine ai russi. I due tizi tirarono fuori le pistole, le appoggiarono cautamente sul tetto dell’Audi e poi fecero qualche passo indietro.

 

<< Più lontani >> disse Xander.

 

Nina strattonò inutilmente il suo braccio, mentre ripeteva l’ordine ai due scagnozzi, che obbedirono con qualche reticenza.

 

Finalmente Xander valutò la distanza: tra loro e la macchina c’erano circa trenta metri, e tra i russi e l’auto altri trenta. Aveva tempo a sufficienza per salire sulla Ferrari e andarsene senza correre il pericolo che riuscissero a colpirlo.

 

Spinse Nina verso la grondaia che aveva individuato sul muro dell’autogrill e agganciò le manette al tubo metallico, chiudendole definitivamente. La ragazza strattonò le mani, rivolgendogli un’occhiata di fuoco: probabilmente non si aspettava una mossa del genere.

 

Xander le fece un sorrisetto e si avvicinò alla Ferrari. Con la coda dell’occhio osservava i due russi, mentre teneva sempre sotto tiro Nina con la pistola.

 

<< Ehi, e le chiavi? >> gridò lei, strattonando le manette.

 

Il sorriso sul volto di Xander si allargò.

 

<< Non dirmi che pensavi che te le lasciassi, dopo il trattamento che mi hai riservato? >> rispose, ridacchiando, << Mi dispiace, ma qualcuno doveva darti una lezione… >>.

 

Detto questo, le fece un cenno di saluto e saltò sulla Ferrari, partendo in sgommata verso l’autostrada, lo sguardo di fuoco di Nina addosso e le chiavi delle manette che tintinnavano nella sua tasca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 24.00 – Mosca

 

William vide l’espressione di Irina mutare di fronte alla canna della pistola, e lesse nei suoi occhi la paura e il pentimento. La sicura dell’arma scivolò sotto le sue dita, mentre la teneva sotto tiro, il silenzio del capannone a fare da sottofondo alla scena, ma soprattutto ai suoi pensieri.

 

La sua storia aveva un senso. Nonostante tutto, la spiegazione che gli aveva dato riguardo alla sua fuga e alla partenza per Mosca sembravano plausibili. Tutto quanto combaciava con i segni che aveva letto in giro… Went che spariva dalla circolazione, Dimitri scappato poco prima, la Punto che improvvisamente ricompariva dal nulla…

 

Aveva fatto migliaia di chilometri per averla davanti, e si era chiesto decine di volte cosa avrebbe provato. Ora che Irina era lì di fronte a lui, non riusciva a sentire altro che meraviglia. Profonda e incredibile meraviglia.

 

Irina stava in piedi, con le mani alzate, e lo guardava con quegli occhi scuri che avevano qualcosa di nuovo rispetto a quelli che aveva lasciato, qualcosa che lo fece indugiare mentre sfiorava con il dito il grilletto della pistola…

 

“Cazzo quanto è bella… Non me la ricordavo così…”.

 

Di solito, le cose sembrano sempre migliori quando vivono nei nostri ricordi; e quando hai la possibilità di rivederle di nuovo, rimani deluso. Questa volta la regola non valeva: Irina era diversa, i capelli più lunghi, il viso più adulto, ma era il suo sguardo ad essersi trasformato maggiormente, e lui la trovò mille volte meglio di come l’aveva lasciata.

 

Aveva risposto alle sue domande, e l’aveva fatto con un tono diverso da quello impaurito che lui conosceva bene: era sicura di quello che diceva, si percepiva davvero la rabbia delle sue parole… Perché mentire? Perché avrebbe dovuto dirgli qualcosa che non era la verità? Che senso aveva che si trovasse in Russia, se non era davvero per liberarlo?

 

Eppure sul suo volto leggeva la rassegnazione, come se Irina pensasse che non le credesse, come se aspettasse che le sparasse prendendosi giustamente la sua vendetta… Tutta quella storia sembrava incredibile persino a lei, e non si illudeva che lo Scorpione cancellasse il suo odio così facilmente…

 

Ma la verità, la pura e semplice verità, era che una parte di lui non voleva crederle.

 

Irina l’aveva tradito, quando lui le aveva offerto qualsiasi cosa. Aveva rifiutato lo Scorpione per stare con uno sbirro, lo aveva aiutato a entrare nel loro giro e poi aveva fatto in modo che lo arrestasse… L’aveva sempre disprezzato, preso in giro, odiato. Che importava se adesso si era pentita, aveva capito di aver sbagliato? Chi glieli avrebbe ridati due anni della sua vita? Chi gli avrebbe ridato i suoi soldi, la sua Black List, il suo potere?

 

Però sapere che lei ci aveva ripensato, gli dava una certa soddisfazione. Sapere che era venuta in Russia per lui, per liberarlo, lo rendeva… compiaciuto? Felice?

 

“Dovrei ucciderla. Ho ammazzato per molto meno…”.

 

Eppure la sua mano rimaneva ferma. Il suo dito non si muoveva.

 

“Se la uccidessi ora, non potrei scoprire se mi ha detto veramente la verità… E se mi avesse mentito, potrei vendicarmi anche per questo…”.

 

<< Perché sei scappata appena mi hai visto? >> domandò.

 

<< Mi hai spaventata. Non me lo aspettavo >> rispose lei, << Pensavo non mi dessi nemmeno il tempo di parlare… >>.

 

Forse fu il suo tono, la sua espressione, ma William capì che Irina stava dicendo la verità. Non aveva immaginato che lui potesse comparire così, dopo tutto quello che era successo, e lei doveva aver avuto paura. Forse si era aspettata una reazione diversa da quella che lui aveva messo in atto, forse aveva pensato che le sparasse a bruciapelo appena l’avesse avuta davanti…

 

“Per un attimo ci aveva azzeccato…”.

 

Si avvicinò, e abbassò definitivamente la pistola. Però Irina non si rilassò, rimase comunque immobile, gli occhi scuri puntati sul suo volto. Bella, bellissima, migliore di quanto la ricordava lui… E soprattutto, pentita per quello che aveva fatto.

 

Alzò una mano e sfiorò il suo viso, sentendo la pelle morbida scorrere sotto le sue dita, il profumo dei suoi capelli arrivargli alle narici, con una nuova nota selvaggia che non aveva mai percepito…

 

Poi, quella parte di lui che credeva alla sua storia prese il sopravvento.

 

Non l’avrebbe uccisa, non ora. Provava troppa attrazione per quel corpo di cui conosceva ogni centimetro per non poterne godere ancora. In fondo, non importava se Irina stesse dicendo o meno la verità: aveva il tempo per capire, per scoprire cosa passava per la sua testa, se mentiva oppure no… Ma intanto, lei sarebbe rimasta con lui.

 

Le prese il mento e sussurrò: << Mi hai fatto davvero una bella sorpresa, sai? >>.

 

<< Mai quanto la tua >> ribatté lei.

 

E improvviso, inaspettato, un piccolo sorriso affiorò sulle labbra di Irina: intimidito, incerto, ma sincero.

 

A quel punto, William sentì qualcosa nel suo stomaco contorcersi, e avvicinò la bocca di Irina alla sua, e solo allora si rese conto di quanto gli fosse mancata, di quanto quella ragazza avesse preso possesso dei suoi pensieri, della sua anima…

 

La soddisfazione fu doppia quando si accorse che per la prima volta nella loro esistenza, Irina ricambiava quel bacio con qualcosa che lui non aveva mai sentito da parte sua: passione. Passione quasi violenta, quasi impaziente come la sua…

 

Aveva atteso due anni, e ora scopriva che quel ricongiungimento era meglio di quello che aveva immaginato, che le sue più intime speranze forse si rivelavano realtà…

 

“Lei è di nuovo mia…”.

 

Poi si fermò di colpo, per guardarla negli occhi e capire veramente quello che lei provasse: rimasero così, in silenzio, a fissarsi nelle iridi scure, forse cercando una risposta nello sguardo dell’altro.

 

William non vide menzogna, negli occhi di Irina. Vide solo un accenno di paura, di timore, e forse un po’ di vergogna, ma non c’era quell’espressione di disgusto che le aveva sempre rivolto… Non c’era niente di quanto aveva sempre visto, di quanto era abituato ad avere.

 

Il suo sangue iniziò a ribollire, mentre il petto di Irina si alzava e si abbassava a pochi centimetri dal suo… Aveva un profumo inebriante, forte, selvaggio, che lo stordiva quasi… Fosse stato per lui, l’avrebbe resa sua subito, in quel capannone, fregandosene di tutto e di tutti, anche della sua volontà, ma l’orgoglio lo fermò.

 

Non avrebbe ceduto subito, non si sarebbe lasciato fregare così in fretta. Prima voleva capire. Non si sarebbe lasciato prendere in giro da lei, visto che l’aveva già fatto troppe volte. Poteva resistere, poteva aspettare ancora un po’, ed essere sicuro di prendersi la migliore delle vendette.

 

Si allontanò e la guardò per un momento, seguendo il disegno delle sue labbra nel piccolo sorriso che le stava rivolgendo… Poi alzò la mano e le tirò uno schiaffo in faccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

<< Questo è per avermi tradito >>.

 

Irina incassò il colpo, presa alla sprovvista, ma da quello capì che la sua recita aveva funzionato. Aveva ancora il sapore delle labbra di William in bocca, quel leggero sentore di sigaretta che non provava più da anni, ma riuscì a trattenere il disgusto. Qualcosa di potente l’aveva appena trasformata in una perfetta attrice, che sarebbe stata in grado di mettere in atto anche quella farsa.

 

“Vi metterò tutti dietro le sbarre. Costi quel che costi”.

 

Scosse il capo per togliersi lo stordimento di dosso, poi guardò William.

 

<< Me lo merito >> disse, tranquilla.

 

Lo Scorpione sorrise.

 

<< Mi fa piacere che tu lo ammetta >> commentò. << Adesso che io sono libero, che cosa farai? >>.

 

“Stronzo”.

 

<< Non lo so… Sono venuta qui per incontrare la Lince… >> rispose.

 

William diventò pensieroso.

 

<< La Lince… In effetti, incontrare la Lince potrebbe essere vantaggioso anche per me >> disse, << Potrebbe aiutarmi a ricomporre la Black List… >>.

 

Dentro di lei, Irina esultò. Sarebbe stato perfetto: avrebbe potuto davvero prendere due piccioni con una fava. Poteva costringerlo a rimanere a Mosca e sperare di arrestarli insieme…

 

<< Io la devo incontrare >> disse lei, << Era la mia ricompensa per aver vinto la Mosca-Cherepova… Potremmo andarci insieme >>.

 

William alzò lo sguardo, e improvvisamente sembrò consapevole di qualcosa che lo divertì.

 

<< Già, dimenticavo… Hai anche vinto quella gara >> disse, << Ma questo non mi sembra il posto adatto per parlare di affari… Torniamocene in albergo >>.

 

A quel punto, Irina sentì un groppo in gola. Lo seguì fuori dal capannone, cercando di immaginare come sarebbe andata la notte… Non poteva sperare che finisse tutto così, ma riteneva di essere stata abbastanza fortunata: William aveva abboccato e ora aveva intenzione di portarla in un albergo, luogo abbastanza affollato per impedirgli di compiere qualche gesto pericoloso nei suoi confronti.

 

Lentamente, abbassò le mani, e William le fece cenno di raggiungere la stanzetta di prima. lo precedette, lo sguardo basso, sentendo che lui seguiva i suoi movimenti, e varcò la porta, trovando Vladimir e il suo amico Cyril in piedi a parlottare tra loro. Smisero appena entrarono, e lo Scorpione si avviò verso la porta che stava dall’altra parte e che molto probabilmente conduceva fuori dal capannone.

 

<< Piaciuta la sorpresa, Fenice? >> fece Vladimir, con la cicatrice sul suo collo si tendeva mentre sorrideva malignamente.

 

<< Molto, grazie >> ribatté lei.

 

William gettò loro rapidamente un’occhiata, poi disse: << Sali in macchina >>.

 

Irina annuì e uscì fuori dal capannone, ritrovandosi in un piazzale vuoto e buio, a parte per due auto parcheggiate vicino al muro: una era la Impreza nera di Vladimir, l’altra una Bugatti Veyron color petrolio, dai cerchi in lega enormi e diamantati. Inchiodò e rimase a guardarla, chiedendosi dove William l’avesse trovata.

 

<< Avanti, sali >> ordinò lui, con una vaga nota di compiacimento.

 

Irina si sedette al posto del passeggero, incastrandosi nel sedile ergonomico, e guardò lo Scorpione piazzarsi al lato di guida, con la sensazione che doveva essere davvero disposto a tutto per riprendersi il suo potere… Aveva rubato una Bugatti, la regina delle auto, con il sicuro intento di mostrare che anche se non aveva più la Black List, era pur sempre lo Scorpione, il miglior pilota si tutti gli Stati Uniti.

 

Accese il motore, e partì lentamente verso l’esterno del capannone, la Impreza dietro di loro, con Irina che rimaneva in silenzio. Sapeva di non poter apparire troppo spaventata, ma nemmeno eccessivamente tranquilla: William si sarebbe insospettito, e molto probabilmente non credeva ancora definitivamente alla sua storia. La cosa migliore era comportarsi come si era sempre comportata con lui, perché era la vecchia Irina di due anni prima che lui conosceva.

 

<< Dove si trova Dimitri? >> domandò William, gettandole un’occhiata.

 

<< Non lo so >> rispose lei, << Non mi aveva garantito nemmeno che sarebbe tornato… Gli ho detto di nascondere la bambina, e lasciare a me Vladimir… Ma adesso che ho scoperto che c’eri dietro tu, a tutto questo, le cose cambiano >>.

 

Poi le venne in mente un pensiero: Dimitri forse sapeva. La fuga di William non poteva essere passata inosservata a McDonall, e forse il Vicepresidente aveva avvertito il Mastino che lo Scorpione era fuori e che li stava cercando… Era quello che le aveva tenuto nascosto. Non le avevano detto niente perché avevano temuto che abbandonasse la missione. E forse Dimitri aveva intuito che dietro il rapimento di Yana c’era il suo vecchio amico.

 

Avrebbe dovuto arrabbiarsi con lui, ma non lo fece. Dimitri aveva preso la decisione migliore, e solo in quel modo lei aveva davvero preso in mano la missione. Senza sapere non si era fatta troppi problemi, non aveva avuto scusanti… Aveva corso un pericolo doppio, ma sapeva che era stato meglio così.

 

William sembrò ridacchiare.

 

<< Immagino sarà andato a nascondersi con la sua adorata nipotina >> disse, << Visto che se non lo sapeva prima, saprà stanotte che il rapimento della bambina verrà attribuito a me, e non a Buinov… >>.

 

Irina lo guardò senza capire.

 

<< Ho fatto un accordo con Buinov: lui mi faceva rimanere nascosto fino ad ora e mi portava Dimitri e te, e io mi prendevo la responsabilità del rapimento della bambina >> spiegò lo Scorpione, << Così lui la passa liscia per quanto riguarda i suoi precedenti con i russi… Ma credo che a questo punto Dimitri non si farà vedere, visto che non ha nessun legame con te che lo costringa a farlo >>.

 

<< Presumo di no… >> rispose a bassa voce Irina, sperando che Dimitri avesse ascoltato la sua richiesta e non fosse già in macchina, diretto verso di loro.

 

<< Sarà una brutta sorpresa, per Buinov >> ridacchiò William.

 

Irina comprese che l’accordo che esisteva tra lo Scorpione e Vladimir doveva essere qualcosa di fittizio, e che William non era intenzionato a rispettarlo. Guardò fuori dal finestrino, rendendosi conto che era appena entrata in una tana di serpenti… Doveva stare attenta ogni volta che avrebbe aperto bocca, e guardarsi sempre le spalle.

 

Scoprì che l’hotel che William aveva eletto come sua base era un albergo in pieno centro di Mosca, super lusso e decisamente vistoso. Parcheggiarono la macchina nel retro, e scesero raggiungendo l’ingresso secondario. Lo Scorpione non si diede nemmeno il disturbo di aspettare Vladimir, ma tenne d’occhio lei come se avesse paura di vederla scappare da un momento all’altro. Irina rimase zitta, chiedendosi che destino l’attendeva, e inchiodò di colpo quando William si fermò davanti al bancone dell’ingresso, dove una graziosa hostess gli fece un cenno di saluto.

 

<< Mi serve un’altra stanza >> disse William secco, << Quella di fianco alla mia è libera? >>.

 

La ragazza digitò qualcosa sul computer che aveva davanti, poi rispose: << E’ libera quella di fronte, va bene lo stesso? >>.

 

<< Sì >>.

 

L’hostess porse un mazzo di chiavi a William, che le afferrò e senza aggiungere nulla prese Irina per un braccio e la accompagnò all’ascensore, mentre Vladimir e Cyril entravano nell’hotel in quel momento.

 

Irina gettò una fugace occhiata a William, chiedendosi come mai avesse deciso di darle un’altra stanza invece di costringerla a seguirla nella sua…

 

Lo Scorpione la scortò fino alla sua camera, e le mise in mano le chiavi, con aria imperscrutabile e stranamente distante.

 

<< Non so se davvero sei venuta qui per me >> disse, << Ma una cosa è certa: se stanotte cerchi di scappare, non indugerò di nuovo a premere quel grilletto, chiaro? Se lascerai l’albergo, mi avvertiranno immediatamente, quindi pensaci due volte prima di fare qualche stronzata. Domani mattina parleremo di tutto quello che è successo, con calma e con chiarezza. Voglio sapere tutto, dall’inizio alla fine >>.

 

Irina annuì. Per un istante credette che William stesse per afferrarla e strapparle un altro bacio, ma lo vide trattenersi come se fare una cosa del genere fosse una caduta di stile, e farle cenno di entrare.

 

Non si fidava di lei. Aveva imparato che nonostante tutto Fenice poteva essere pericolosa, che poteva pugnalarlo alle spalle. Forse era una prova, la sua. Forse voleva semplicemente mettere le idee in ordine e capire se davvero tutta quella storia potesse essere plausibile…

 

<< Mi troverai qui, domani mattina >> disse lei, quasi dolcemente, << Non ho intenzione di andarmene >>.

 

<< Vedremo >> ribatté William.

 

Irina aprì la porta ed entrò nella sua nuova stanza, credendo che lo Scorpione la seguisse dentro. Invece rimase fuori, gli occhi che la scrutavano e la mano appoggiata allo stipite. Lei rimase ferma sulla soglia, senza sapere cosa dire.

 

<< A domani mattina >> disse William, poi chiuse la porta, lasciandola impalata in mezzo al corridoio.

 

Solo in quel momento, nel silenzio di quella camera sconosciuta, Irina si rese davvero conto di quello che aveva appena fatto. Per una frazione di secondo, le venne da piangere, le venne voglia di gridare che aveva fatto una stupidaggine, che voleva tornare indietro…

 

Cosa ho fatto?! Cosa ho fatto!?”.

 

Si era buttata nelle braccia del suo più odiato nemico, del suo incubo peggiore, mettendo in piedi una farsa a cui non aveva nemmeno il coraggio di ripensare… Gli aveva detto che si era pentita, che lo stava cercando, che…

 

Si appoggiò al muro, il fiato corto, cercando di riguadagnare la calma, ma non riusciva, perché non poteva più tornare indietro. Si era infilata nella tana del lupo, conscia di quello che significasse, di quello che poteva succedere. Ci era già stata, e solo per miracolo ne era uscita…

 

“Stupida. Avevi detto che partivi per affrontare le tue paure, no?”.

 

Già… Ricordò il ragionamento che aveva fatto prima di prendere la sua decisione, prima di avventurarsi a Mosca: faceva tutto quello per affrontare le sue paure e vincerle. Il destino le aveva messo davanti William perché lui rappresentava il suo timore più grande, e lei doveva vincerlo questa volta.

 

Abbassò il capo, trasse un ultimo respiro profondo e decise di non pensare più a quello che sarebbe potuto accadere. Sperava solo che Dimitri seguisse la sua richiesta, e che Xander non venisse a sapere niente di quello che stava facendo. Ma forse nemmeno lui era stato avvertito del fatto che lo Scorpione era di nuovo fuori… E molto probabilmente McDonall avrebbe tenuto ancora per un po’ per se quel fatto.

 

Raggiunse la camera da letto e si guardò intorno: era tutto molto lussuoso e accogliente, ma ciò non toglieva il fatto che la situazione fosse piuttosto tesa. Si avvicinò alla finestra, che dava su una stradina laterale di Mosca, e sospirò.

 

Si preannunciava una notte molto, molto lunga.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Bé, dovrei dire più spesso che compio gli anni: ho ricevuto una valanga di recensioni! Grazie mille!

Ma passiamo al cap… Allora, chi si aspettava una reazione del genere da parte di Irina? Da brava agente ha messo in atto un bel piano, folle, ma davvero bello. La domanda è naturalmente se funzionerà, ma soprattutto cosa farà William: perché è chiaro che sta studiando Irina come non aveva mai fatto prima, e che non è ancora davvero convinto di quello che gli ha raccontato. Il fatto è che non vuole essere preso in giro di nuovo, e prima di cedere al richiamo che inconsciamente Irina ha su di lui, vuole essere sicuro di chi ha davanti. Sarebbe un bello smacco credere che lei si davvero pentita e poi scoprire che ha mentito, no? Questa è la realtà, ma lui non lo sa, e forse nel profondo del suo essere spera veramente che Irina abbia cambiato idea… E’ uscito più spietato che mai dalla prigione, ma Irina rimane comunque il suo punto debole, e questo lo sanno tutti. La odia, la ama, la vuole e non la vuole: finché non metterà ordine nella sua testa non potrà decidere cosa fare di lei, e soprattutto non riuscirà ad ascoltare con tutta la lucidità che gli serve le parole che Fenice avrà da dargli. Lui lo sa meglio di tutti noi.

 

Purtroppo non riesco a rispondere alle vostre recensioni nemmeno questa volta, ma vi ringrazio davvero dal più profondo del mio cuore. Sono davvero subissata di impegni in questo periodo, e gli esami mi stanno ammazzando. Spero che gli ultimi che mi restano da fare vadano bene, così avrò più tempo da dedicarmi alla storia e naturalmente a voi! Un enorme bacio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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