Capitolo
13: Il
lato oscuro della luna.
You raise
the blade, you make the change
You re-arrange me'till I'm sane
You lock the door
And throw away the key
There's someone in my head but it's not me
[...]
I'll see you on the dark side of the moon
(Brain
Damge, Pink Floyd)
-A
destra.-
disse Mamoru e ovviamente Hiroyuki ribatté –A
sinistra.-
Allora il moro si sentì in diritto di esprimere la sua
opinione discordante –Ho sentito dire che le persone nei
labirinti tendono
sempre a svoltare a sinistra.-
Hiroyuki alzò il
braccio, mostrando all’altro ragazzo il polso, con annesso
Digivice. Dal
piccolo schermo a cristalli liquidi fu proiettata una piccola mappa
tridimensionale.
-Senti, qui non
si parla di statistiche. Dobbiamo andare a sinistra.-
Mamoru scosse la
testa –Dobbiamo scendere semmai. E vedi altre scale se non
queste qui a destra,
Hi.ro.yu.ki?- sillabò il nome del ragazzo, con quel suo tono
allegro e
canzonatorio che il teppista odiava a prescindere.
-Hiro, forse
dobbiamo davvero scendere per quelle scale…- propose
Kotemon, per poi tapparsi
preventivamente le orecchie. O almeno ci provò. Indossando
il men, ovvero
l’elmo, gli fu impossibile e la voce tonante di Hiroyuki, che
lo additava come
traditore, gli spaccò i timpani e riecheggiò fra
le pareti in pietra.
Elecmon,
evidentemente il più maturo della comitiva,
iniziò a imboccare le scale,
zampettando rassegnato davanti al gruppo.
-Forza, ci sarà
qualche passaggio per arrivare da quella parte da sotto.- disse, con un
tono
che non ammetteva repliche.
Il viso del
teppista si contorse in una smorfia di fastidio.
Tutto in quel
luogo gli dava sui nervi. E più cercava di concentrarsi sul
reale obiettivo
della loro presenza lì, più non poteva evitare di
portare le mani al collo.
A quell’anello,
alle sue incisioni.
“Go
for the goal”
“Vai
al traguardo”
Ma
a che
traguardo portava la sua strada?
Fra quelle
quattro mura, Hiroyuki si sentiva quasi sperduto e infastidito.
Perché aveva il
sentore di qualcosa di sovrannaturale che costringeva le sue emozioni
più
celate e profonde a venire allo scoperto, ove occhi e orecchie
indiscreti
avrebbero potuto coglierle contro la sua volontà.
Proseguì il
cammino controvoglia per quella scalinata, tanto più che i
passi avevano smesso
di seguirli e ciò gli fece tirare un profondo sospiro di
sollievo.
°
-Flower Cutter!-
esclamò Lilymon, dopo avere evitato lo Shadow Wing
dell’altra che s’infranse
sulle pareti invisibili della barriera, regalando un pirotecnico
spettacolo agli
astanti. I fiori sugli stivali della digimon floreale
s’ingrandirono e
divennero affilati come rasoi. Avrebbe potuto ferire Garudamon
ma…
-Più
convinzione!- esclamò Babamon agitando la scopa per aria
–I Demon Lords non vi
diranno certo grazie se vi fermerete così.-
Le due chinarono
il capo. Anche prima, Garudamon aveva lanciato il suo colpo a un decimo
della
sua potenza effettiva e Lilymon non aveva mirato punti vitali col suo
Flow’
Cannon.
Mimi e Sora
furono messe sotto torchio con esercizi atti a rinvigorire i loro corpi
e
rilassare le loro menti e la Tachikawa non era molto felice della cosa.
Gli
addominali le dolevano da morire e sudava tanto. Troppo per i suoi
gusti. L’unica
nota positiva era che non era certo l’unica a sudare sette
camicie. Tutti i
ragazzi e i loro digimon erano sottoposti a un trattamento simile,
tranne Mika,
Jun, Bakumon e Culumon, i quali avevano ben altro cui pensare. Infatti,
Wisemon
era in procinto di aprire per loro il secondo varco per quello strano
mondo in
cui erano stati inghiottiti i quattro compagni. Per qualche strano
motivo però,
il digimon esitava. Parlavano di qualcosa, ma la prescelta della
Sincerità non
li sentiva, disturbata dal proprio respiro affannato, dalle urla
concitanti
della vecchia digimon e dai discorsi dei ragazzi poco distanti da lei.
Gennai, infatti,
stava fornendo a Koushirou, Iori e Ken utili dati da trasmettere nei
loro
Digivice.
-Fammi capire…-
fece il giovane Iori –Devono trovare due schede USB?!-
Gennai sorrise,
mentre una gocciolina di sudore gli colava giù per la nuca
–Beh, sì… detta così
sembra banale, ma l’importante è il risultato, no?-
-Ma…- fece per
ribattere il ragazzo. Due schede USB! Si aspettava ben altro, insomma!
-In quelle
schede…- disse paziente Gennai, interrompendolo
–E’ contenuto un elevato
quantitativo d’energia. Un aggiornamento, ecco. E’
il metodo più veloce per ottenere
un livello più alto nell’evoluzione, ma certo non
potevamo consegnargliele senza
metterli alla prova, non credete?-
-Perché no?-
chiese allora Miyako, impegnata in esercizi di defaticamento.
-Devono legare,
trovare affinità.- fu la risposta del saggio.
Il riflessivo
Iori, invece, non poteva fare a meno di essere scettico riguardo a
certe cose.
Sia lui che Koushirou erano portati continuamente a farsi numerose
domande e
fino a pochi minuti prima stavano discutendo anche con Ken e Jou
riguardo
alcune loro deduzioni.
Yamato era stato coinvolto perché aveva raccontato di Piemon
e di quanto
successo all'interno della cupola nera.
-Non credo siamo ancora in pericolo.- aveva detto Koushirou.
-Tu dici?- gli rispose Ken
-Sono d'accordo.- fece Iori -Ken, ricordi la volta in cui Daemon
è apparso per
impadronirsi del tuo Seme delle Tenebre?-
-Si, per questo dico che non mi sento tranquillo. Forse sanno
già dove siamo.-
-Oikawa era posseduto da BelialVamdemon, no?- ribatté Iori.
-Si, allora?- Ken percepì il messaggio subito dopo aver
formulato la domanda
-Capisco... beh, allora immagino che abbiate ragione. O almeno ci
spero. Questi
nemici sono molto più di quanto ci saremmo aspettati di
dover affrontare.-
Yamato scosse la testa -Daemon sicuramente ne sa una più del
diavolo. Anche se
i Padroni delle Tenebre non faranno nulla contro di noi, né
lo terranno informato,
se ha da trovarci, lo farà.-
-Eeh, ma come siamo pessimisti!- esclamò Jou.
-Già... scusate.- fece il prescelto dell'Amicizia.
Era solo preoccupato per Risei.
Ma era rassicurante il fatto che Vamdemon non sarebbe certo andato a
trovare
Daemon per dirgli dove si trovavano. Lo volevano sì, morto,
ma anche loro
avevano troppe cose in gioco per scendere a patti con un nemico
piuttosto che
con un altro.
Era
passata
almeno un'ora da quando lo squinternato quartetto era sparito oltre il
varco. Jijimon
e Babamon ritennero però doveroso concedere a tutti una
pausa, poiché non era
certo stata una giornata tranquilla. L'anziana digimon si
assentò così qualche
minuto per poi tornare armata di carrello per vivande stracolmo di
deliziosi
panini che distribuì ai presenti atteggiandosi a venditrice
di noccioline da
stadio. Per essere vecchia abbondava di spirito d'iniziativa e
pazzia.
Un'adorabile nonnina, a detta di Daisuke. Mentre il gruppetto
continuava a
snocciolare questioni e tempestare il povero Ishida di domande, Gennai
spiegava
a Miyako e agli interessati il motivo della scelta di Wisemon.
-Come avete
potuto costatare quei due ragazzi non riusciranno mai ad andare
d'accordo senza
un confronto diretto. Anche Taichi e Yamato erano più o meno
così, no? Saranno
loro a dover reggere le redini del nuovo gruppo ed è
fondamentale che siano
pronti a qualsiasi cosa.-
-Qualsiasi
cosa?- chiese allora Hawkmon.
-Per aprirsi
dovranno confrontarsi e scoprire così che non sono poi
così diversi.-
-Ma voi come fatte
a dirlo?- chiese allora Sora, cessando i suoi esercizi e accingendosi a
dare un
morso al suo panino –Voglio dire… ok, Urameshi che
è stato qui diverso tempo,
ma Mamoru? Si può dire che lo conoscete appena, no?-
-Io leggo le
cose.- s’intromise Wisemon, che aveva terminato di dare
istruzioni a Jun e
Mika. -Vi conosco già tutti, ragazzi miei, dal primo
all’ultimo.- risalì gli
spalti, portandosi davanti al gruppo più numeroso e
camminando davanti ad
ognuno di loro.- Il mio libro ha analizzato i vostri dati dal momento
in cui
avete messo piede a Witchelny. Conosco i vostri timori e ciò
che più vi piace. So
già dove potranno spingersi molti di voi e sono a conoscenza
dei tasti giusti
per farvi imboccare la retta o la rea via. Quando usciranno da quel
portale
quei due giovani saranno meno litigiosi e più propensi a
trovare un accordo di
quanto non stiano facendo in questo momento.-
Tutto quel
discorso diede ovviamente da pensare ai ragazzi. Alcuni si sentirono
spogliati.
In pericolo. Perché quel digimon così misterioso
e imponente incuteva un certo
timore in loro.
Così calò il
silenzio per qualche secondo.
Finché Yamato
non si alzò in piedi.
Sulla Luna Rossa, intanto, Mamoru e
Hiroyuki
si erano separati.
Trovandosi
innanzi all’ennesimo bivio avevano nuovamente discusso.
Poi di nuovo
quei passi e la voce. Mamoru si era scurito in volto e si era lanciato
a
destra, verso la voce, almeno secondo lui, ed Elecmon l’aveva
seguito a rotta
di collo, col sudore freddo che gli colava sul corpicino scarlatto.
Kotemon aveva
seguito il suo partner, che invece aveva imboccato la sinistra, lontano
dai
passi.
-Hirooooo!-
gridò il piccolo kendoka –Smetti di correre,
cos’hai?-
Hiroyuki non
accennava a rallentare, ma si voltò verso di lui.
-Questi passi…-
ansimò –Questi passi sono… i
suoi… non voglio vederlo ora!- esclamò, testardo.
-Mamoru…-
-Sst…- il
prescelto della Giustizia zittì il compagno portandosi
l’indice all’altezza
delle labbra.
Alzò la torcia,
per accrescere l’alone luminoso che rischiarava a malapena la
fitta oscurità.
Oltre la curva,
finalmente scorse una sagoma.
E illuminandola
al chiarore della torcia, il ragazzo rimase quasi paralizzato per la
sorpresa,
mentre l’ansia istantanea gli attanagliò lo
stomaco e l’ira funesta crebbe
dentro il suo cuore.
-Tu!-
-Cos'è stato,
Hiro?- chiese ancora Kotemon ma Hiroyuki non rispondeva. Sudava freddo
e anche
se non correva, procedeva a passo veloce.
Anche loro due
erano in prossimità di una svolta, ma prima di terminare il
tratto di strada
che li avrebbe portati a superarla, il digimon insistette
–Insomma, stupido,
rispondimi!-
Hiroyuki si
fermò.
I passi erano
cessati.
-Che vuoi?-
-Hai sentito
quel rumore?-
-Si… i suoi
passi…-
-Non i suoi
passi. Intendevo quell’urlo, scemo!- Kotemon era preoccupato
–Sembrava la voce
di Mamoru.-
Hiroyuki tirò su
col naso e lanciò un’occhiata alle sue spalle, poi
di nuovo verso Kotemon.
-Tranquillo, si
dice che gli idioti non muoiano mai.-
-Esattamente,
figliolo.-
Gli
occhi del
prescelto del Vigore si spalancarono per lo stupore e si
voltò di scatto alle
sue spalle. Dove pochi istanti prima non v’era nessuno.
-Pa… papà?!-
Un tale sulla quarantina,
con i capelli brizzolati e gli occhi piccoli, la pelle abbastanza scura
e il
sorriso sghembo di chi mostra tutto e niente agli altri. Quegli occhi
neri come
la pece, Mamoru non li avrebbe mai potuti dimenticare.
Perché li aveva visti in
quel giorno funesto.
Perché erano
sorridenti e maligni e, benché neri, ardevano come tizzoni.
-Ci conosciamo?-
chiese l’uomo.
La sua voce era
viscida.
Tutto di lui lo
era.
Mamoru non
sapeva se star per vomitare dalla rabbia o per lo schifo che quello gli
causava.
-Mamoru, chi è?-
chiese Elecmon spaventato dell’improvviso voltafaccia del
compagno.
-Lui è… è quel
tale… quello che uccise Tsutomu… Eizo Sakamochi.-
Eccome
se aveva
ragione il piccolo rettile mascherato…
Ma
il signor
Urameshi era lì. Hiroyuki lo vedeva. Era in tutto e per
tutto suo padre.
Quell’uomo robusto e mezzo calvo dai capelli rossicci e gli
occhi azzurri,
quell’uomo che aveva ammirato e adorato fin da quando era uno
scricciolo.
Quanto si sentiva morire. Non era affatto pronto a tornare a Tokyo e
affrontarlo, ne era consapevole, ma trovarselo davanti in quel modo
improvviso
fu per il ragazzo come un colpo di fulmine. E non di quelli astratti
che ti
lasciano cotto a puntino, innamorato e felice. Uno di quelli reali, che
lasciano cotti a puntino, sì, ma stecchiti e carbonizzati.
-Vedo
che
conosci il mio nome, ragazzo.-
Mamoru deglutì -Cosa
ci fai qui a Digiworld?- chiese poi, astioso. L’uomo
alzò le spalle e sul suo
viso si dipinse una beffarda espressione d’ignoranza
–Non saprei… Oh, ma io ti conosco.-
disse d’un tratto –Tu sei il figlioletto di Shigeru
Izawa.-
Deglutì. Come
faceva a saperlo?
-E tu sei stato
giustiziato l’anno scorso, lo ricordo bene.- la sua voce si
fece più acuta a
ogni parola. -Che cosa ci fai qui?!- chiese, quasi urlando.
-Sì.- assentì
l’uomo –Sono morto, infatti. E posso assicurarti
che tuo padre si è premurato
di venirmi a vedere sulla forca, l’anno scorso.-
Non aveva molto
senso tutta quella situazione. Era morto, perciò,
quell’uomo non era reale, no?
Forse era stato “mandato” là da Wisemon.
“A
conti fatti”
pensò Mamoru “Era
tutto troppo semplice…”
Rimaneva però
che chiunque fosse “Quest’uomo
ha ucciso
Tsutomu.”
E reale o
fasullo che fosse, era davanti a lui.
Shigeru Izawa lo fissò storto e pronunciò solenne
–Un’esecuzione capitale
non è certo cosa da ragazzini, stattene buono Mamoru!-
-Ma…- protestò lui puntando i piedi
–Tanto per cominciare non sono più un
bambino e poi quello…-
La mano di suo fratello calò sulla sua testa in una pacca
gentile –Papà ha
ragione. Oggi quell’uomo pagherà i suoi peccati,
ma chi gli toglierà la vita
commetterà un peccato a sua volta. Mamoru, vuoi che la tua
anima si sporchi per
lui?-
-Kaede…-
-Neppure io vorrei assistervi.- disse il fratello maggiore indossando
il
berretto d’ordinanza –Ma purtroppo devo.-
-Perché sei
scappato di casa, figliolo?- chiese il signor Urameshi.
Hiroyuki strinse
i pugni –Hai pure il coraggio di chiedermelo?- rispose,
infastidito.
Suo padre fece
qualche passo verso di lui.
-Non
avvicinarti.- il teppista indietreggiò –A casa non
ci torno a meno che tu- -A
meno che io cosa, figliolo?- lo interruppe l’altro
–A meno che io non rinunci
ai risparmi di una vita?-
Il ragazzo fece
allora un passo in avanti, battendo il piede sulla fredda roccia
–Preferisci
quelli alla tua famiglia?!-
Urameshi parve
pensarci su, con gli occhi rivolti al soffitto, come in attesa
d’ispirazione.
-Beh… Sì,
figliolo.-
Hiroyuki strinse
l’anello che aveva al collo.
Suo padre si
avvicinò ancora e Kotemon intuì qualcosa di greve
nell’aria, perché afferrò un
lembo dei pantaloni del compagno e provò a scuoterlo.
-Hiro, andiamo
via…- gli disse, ma Hiroyuki non si mosse.
-Non t’interessa
della mamma, di Hirofumi e Hiromi?- nessuna risposta. Hiroyuki si
batté la mano
al petto –Ti è mai interessato di me?!-
Perché poi stava
dicendo quelle cose? Credeva di non poter esternar quei pensieri, tanta
era la
soggezione che suo padre gli causava, eppure…
-Hiro, questo
posto non mi piace, andiamo via!- insistette Kotemon.
Urameshi
sorrise.
-Ma certo che
m’interessi Hirochan.-
Gli fu vicino.
Molto vicino.
Hiroyuki percepì
il profumo preferito di suo padre pervadere le sue narici.
E una lama
lacerargli l’addome.
-I tuoi organi,
per esempio, m’interessano tantissimo.-
-No, Hirooooo!-
gridò Kotemon.
Era infuriato.
Molto. Strinse i pugni e diede le spalle a Wisemon, risalendo la
scalinata.
-So, come ti
senti.- disse questi e fu la goccia che fece traboccare il vaso.
-Sai come mi
sento?- disse il prescelto dell’Amicizia fra i denti. Si
voltò piano verso il
digimon che lo fissava dal basso –Oh, io non credo proprio
che qualcuno qui
sappia come mi sento.-
Gabumon, che si
era alzato per seguirlo, si fermò.
-Andiamo… tutti
avete pensato fin dall’inizio alla salvezza di questo mondo.
Magari sono
diventato un digiprescelto solo per questi cazzo di poteri.-
-Ah!- Mika si
portò le manine davanti alla bocca. Il fratellone aveva
detto una parolaccia!
Ma ovviamente
lui non si curò di simili dettagli. Era furente Yamato, da
morire. E in quel
momento le parole uscirono dalla sua bocca una dietro
l’altra, straripando
nell’aria come un fiume in piena.
I fatti degli
ultimi giorni, tutta la tensione accumulata da anni… era
stato tutto troppo
pesante per lui. E tornando a quei fatti, con gli attentati vari a suo
discapito e la paura per Risei, Mika e Ylenia…
-Che c’è?
Avevate paura che in qualche modo facessi qualche cacchiata e che
seguissi la “rea via”.
Beh, potrei anche farlo, a
questo punto! - disse urlando. Poi si voltò di nuovo e fece
per andarsene
chissà dove.
Gabumon fece per
seguirlo, ma il ragazzo lo fermò.
-Voglio stare DA
SOLO.- disse e il suo partner desistette.
Aveva bisogno
davvero di stare un po’ in pace.
Mamoru si sentì
schiacciato e impotente e il primo pensiero che ebbe, fu che anche
Tsutomu, il
piccolo Tsutomu, dovette essersi sentito così. In quel
momento, dalla sua tasca
cadde l’oggetto che si premurava di portare sempre con
sé. Era un piccolo
ippopotamo, di quelli che si trovavano un tempo nelle uova di
cioccolato.
Mamoru aveva quasi tutta la collezione, gliene mancava giusto uno.
Quello.
Lo raccolse in
fretta.
Le sue mani si
strinsero in serrati pugni.
Era davvero
furente. Tanto che fece la cosa più assurda che una persona
sana di mente
avrebbe osato fare in una situazione simile. Urlò, e con la
torcia in pugno
colpì quell’orrida creatura a una delle sue zampe.
L’impatto non fece che
accrescere il corpo del mostro e per un attimo, forse di troppo, Mamoru
rimase
fermo a guardarlo, sorpreso.
Poi Eizo alzò
una mano e gli calò un cappio sul collo.
Il nodo si
strinse.
Elecmon urlò.
A Witchelny, Sora decise di seguire
Yamato
dopo qualche minuto che questi aveva lasciato l’arena.
Lo trovò appena oltre
l’arcata che conduceva a un corridoio in pietra, seduto con
la schiena poggiata
a uno dei pilastri, con le cuffie nelle orecchie e, probabilmente, la
musica a
tutto volume, perché non la sentì arrivare.
Fissava un punto
imprecisato della parete di fronte e si accorse di lei solo quando la
vide
inginocchiata davanti a sé, intenta a scrutarlo con quei
suoi occhi di fuoco.
Si tolse una delle cuffie e lei cominciò a dirgli
-Yama…-
Ma lui la
interruppe, piatto e freddo -Ho detto che volevo stare solo.-
Lei non
desistette e scavalcò le sue lunghe gambe per sedersi
accanto a lui, sulla
destra.
-Scusa.- disse
solo, con un sospiro.
Lui non rispose.
Rimase in silenzio per circa mezzo minuto prima di dirle –No,
scusa tu…-
-Posso capire
come ti senti.- gli posò una mano sulla gamba e lui
scostò lo sguardo da una
crepa davanti a sé per portarlo di nuovo su di lei, giusto
un attimo prima di
dissentire.
-No, scusa... non
puoi capirlo, Sora.-
Lei s’intestardì
e gli mostrò il suo nuovo Digivice. Sullo schermo non
illuminato era visibile l’icona
della sua Digipietra.
-Quando ho
saputo che la mia Digipietra era quella dell’Amore, quando ho
parlato con
PicoDevimon, mi sono sentita confusa e presa in giro. Ricordi, vero?-
Lui annuì.
-Io pensavo che
mia madre non volesse che giocassi a calcio perché mi
dedicassi ai fiori, che
seguissi il suo esempio. Non potevo accettare di seguire la strada
scelta da
qualcuno. In realtà non voleva quello. Era solo preoccupata
per me. Mi ero fatta
molto male quella volta, alla partita.-
Yamato allora la
guardò in viso.
-Alla fine la
colpa era delle mie- fece il segno delle virgolette con le dita
–“amiche” se
decisi di abbandonare la squadra. Avrebbero perso anche con me in
campo, ma
loro non si erano affatto preoccupate della mia salute.- sorrise
–Ma ora non c’entra
questo. Volevo dirti, insomma, che capisco che tu possa sentirti
confuso, Yama,
ma anche se ti avessero scelto per tenerti d’occhio,
l’hanno fatto per
proteggerti. Immagina se non avessi avuto Gabumon al tuo fianco.-
Yamato
rabbrividì.
Quando Daemon l’aveva
catturato quella volta, lui era solo, anche se solo per un attimo e si
era
salvato solo grazie al tempismo del suo migliore amico.
-Però…- fece, ma
Sora l’interruppe posandogli un dito sulle labbra.
-Sono contenta
che tu sia uno di noi, perché sei diventato una persona
splendida, Yama.-
Arrossì e aveva
anche le lacrime agli occhi.
Con Sora non
aveva scampo, sapeva sempre che parole usare e quali tasti toccare. Non
leggeva
i suoi pensieri, ma i suoi sentimenti sì. Leggeva i suoi
gesti e le sue
espressioni, il minimo suo cambiamento d’umore era per Sora
un campanello d’allarme,
a volte in senso buono a volte in senso cattivo.
Le carezzò il
viso.
-Non sono così
splendido, ma tu sei la degna prescelta dell’Amore.-
Le loro labbra
si schiusero in un fugace e dolce bacio e il cuore di Yamato, per un
attimo si
rasserenò.
Ylenia
aprì gli occhi. Vicino a lei, seduto su una sedia, intento a
scrivere un messaggio sul Digiterminal, c'era Taichi. Bearmon e Agumon
riposavano accanto alla ragazza, ancora profondamente addormentati.
-Taichi?-
-Dimmi.-
-Quanto ho dormito?-
-Poco. Un'oretta… nemmeno. Ho già avvertito gli
altri dell'accaduto.- chiuse il
terminale e si fece vicino a lei, toccandole la fronte e portando il
viso
abbronzato vicinissimo al suo -Come ti senti?- chiese sottovoce.
-Bene, un po' stanca, ma bene... e Piemon?-
Taichi fece una sorta di smorfia e si staccò da lei, alzando
le braccia al
cielo, alzando le spalle. -Da quanto ne so è ancora nel
mondo dei sogni. Ma
dovrebbe star bene. Ora fatti una bella dormita.-
-Ma...- Ylenia si lasciò comunque andare sul cuscino e si
tirò su la coperta
-Taichi...-
-Dimmi.-
-Sei geloso di Vamdemon?- gli chiese sorridendo.
Lui inorridì, ma le sue guance avvamparono -Ma siamo matti?
Casomai è il
contrario!-
-Io sarei geloso di te?-
Si voltarono. Vamdemon era sulla porta, con le braccia conserte e lo
sguardo
fiero -Non credo proprio, Taichi Yagami. Ma se crederlo può
servire ad
accrescere la tua autostima...-
-Ciao.- fece Ylenia e il vampiro rispose con un gesto della mano.
-Ma insomma, che vuoi?- sbottò il ragazzo –E tu
non dargli corda!!- esclamò
rivolto alla ragazza che sghignazzò. Il Padrone delle
Tenebre entrò nella
stanza e si mise di fronte al letto, sempre con le braccia conserte.
Guardò gli
ospiti per qualche secondo, poi si decise a dire ciò per cui
si era presentato.
-Piemon si è svegliato, anche se per pochi minuti. Vi porge
i suoi più
vividi ringraziamenti.- fece una pausa –Il prossimo
sarà Mugendramon, perciò riposati,
se ne riparla domani.-
-Mugendramon…- fece Taichi pensieroso. A giudicare da come
si era
comportato sin ora, forse non era un caso perso,
però… era Mugendramon! In
pratica fra Agumon e i due draghi c’era un conto bello aperto!
-Ok, notte!- fece Ylenia, ignara delle preoccupazioni del ragazzo,
salutando il vampiro con la mano e Taichi la fissò di sbieco
–La finisci di
dargli corda, sì o no?-
-Scusa.- lei fece una mezza linguaccia e Vamdemon sorrise fra
sé e sé
lasciando la stanza.
Ma ovviamente,
non era quello il risultato da conseguire.
Bene, signore e signori, vi chiedo immensamente perdono per la lunga attesa. Come saprete ho un sacco di fic e la mia testa ogni tanto perde l'ispirazione. Per giustificarmi ulteriormente vi passo dire che questo è il terzo tentativo di scrivere il capitolo ed è stato un dramma, perché se non fosse che temo o di correre troppo o di essere troppo lenta, a quest'ora Hiro e Mamoru avrebbero già concluso.
Vi posso dire che il prossimo capitolo li vedrà protagonisti in parallelo con Jun, Mika e i loro digimon e forse, se mi riesce, un certo rosse si decide a dichiararsi.
Avete presente in digimon Tamers il pioniere digitale coi capelli arancioni, che mi pare sia padre della ragazzina con Dobermon? Ecco, quello è sputato al padre di Hiro, ma in realtà fra i due non c'è collegamento. Si somigliano, ecco. Hirofumi è il fratello maggiore e Hiromi la sorella maggiore maggiore, non so se questa cosa salterà fuori o meno, ma è medico legale e se la intende/rà con Kaede Izawa, il fratellone di Mamoru. Mamoru ha anche una sorella di nome Erin, più piccola. So che non ve ne frega, ma d'altro canto non so neppure se tutte queste cose le userò, ecco.
Vamdemon e Ylenia insieme li adoro da morire, anche se lui perde la sua cattiveria con lei.
Quasi finito: Eizo Sakamochi... ogni riferimento ad un certo Sakamochi brutto e lardoso è puramente casuale. Per chi non l'ha capito è uno degli antagonisti bastardi di Battle Royale. In realtà mi serviva un cognome da personaggio viscido, ecco.
L'incisione nell'anello di Hiro è anche quella una citazione di una canzone, Go for the goal, di Aimee Blackschleger, appunto. Mi sembrava adatta, ecco. Raggiungi il tuo obbiettivo, Hiro. Sapesse solo dov'è piantato il ragazzuolo.... U_U
Ed infine: grazie a Roe ed Echo che sopportano i miei deliri, a Roe che mi ha offerto consulenza per la correzione del capitolo e a Eden89 che mi ha recensito lo scorso capitolo dimostrando di sopportarmi U_U Grazie a chi legge, mette fra i preferiti o fra le seguite. A tutti, insomma.
Eden89: ehm... ecco il nuovo capitolo. Rassegnati, Hiro e Mamochan sono una causa persa. Quasi. Sto lavorando alle One shot ^_- spero di non deluderti!
Bacioni e pregate che riesca ad essere regolare col prossimo aggiornamento. Io ci provo di certo ^^