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Autore: kymyit    02/02/2011    2 recensioni
Qualcosa è in moto a Digiworld fin dai tempi della sua nascita e nonostante i tantissimi anni trascorsi, non si è mai risolto. Lucemon è tornato e i Demon Lords complottano per abbatterlo.
A due gemelli l'onere di custodire i suoi poteri: Yamato e Ylenia Ishida.
I due saranno loro malgrado l'occhio del ciclone, fra digimon che li vogliono morti o vivi tutti per il loro tornaconto. Se poi aggiungiamo nuovi prescelti problematici e vecchi prescelti i cui digimon sono nientemeno che i cari Dark Masters, le cose si complicano assai.
Chi la spunterà nel caos della battaglia? Lucemon? Daemon? I digiprescelti? O forse sarà solo un massacro totale?
Saga Attuale: Wrath's Showdown.
Dopo aver avuto a che fare coi redivivi Dark Masters, i digiprescelti devono affrontare il Demone dell'Ira per ostacolare il suo progetto di assorbire i poteri di Lucemon sfruttando il piccolo Risei.
Witchelny, la città magica, viene assediata. Riusciranno i prescelti a vincere salvando non solo il bambino, ma anche Ken Ichijouji e i fratelli Saiba? Perché il demone ha più di un asso nella manica.
[ATTENZIONE: Sto aggiustando la storia dai primi capitoli, cercando di non fare troppi cambiamenti drastici.
Modificato CAPITOLO 1]
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Yamato Ishida/Matt
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Light and Darkness' Quest'
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Capitolo 13: Il lato oscuro della luna.

You raise the blade, you make the change
You re-arrange me'till I'm sane
You lock the door
And throw away the key
There's someone in my head but it's not me
[...]
I'll see you on the dark side of the moon

(Brain Damge, Pink Floyd)

-A destra.- disse Mamoru e ovviamente Hiroyuki ribatté –A sinistra.-
Allora il moro si sentì in diritto di esprimere la sua opinione discordante –Ho sentito dire che le persone nei labirinti tendono sempre a svoltare a sinistra.-
Hiroyuki alzò il braccio, mostrando all’altro ragazzo il polso, con annesso Digivice. Dal piccolo schermo a cristalli liquidi fu proiettata una piccola mappa tridimensionale.
-Senti, qui non si parla di statistiche. Dobbiamo andare a sinistra.-
Mamoru scosse la testa –Dobbiamo scendere semmai. E vedi altre scale se non queste qui a destra, Hi.ro.yu.ki?- sillabò il nome del ragazzo, con quel suo tono allegro e canzonatorio che il teppista odiava a prescindere.
-Hiro, forse dobbiamo davvero scendere per quelle scale…- propose Kotemon, per poi tapparsi preventivamente le orecchie. O almeno ci provò. Indossando il men, ovvero l’elmo, gli fu impossibile e la voce tonante di Hiroyuki, che lo additava come traditore, gli spaccò i timpani e riecheggiò fra le pareti in pietra.
Elecmon, evidentemente il più maturo della comitiva, iniziò a imboccare le scale, zampettando rassegnato davanti al gruppo.
-Forza, ci sarà qualche passaggio per arrivare da quella parte da sotto.- disse, con un tono che non ammetteva repliche.
Il viso del teppista si contorse in una smorfia di fastidio.
Tutto in quel luogo gli dava sui nervi. E più cercava di concentrarsi sul reale obiettivo della loro presenza lì, più non poteva evitare di portare le mani al collo.
A quell’anello, alle sue incisioni.

“Go for the goal”
“Vai al traguardo”
Ma a che traguardo portava la sua strada?
Fra quelle quattro mura, Hiroyuki si sentiva quasi sperduto e infastidito. Perché aveva il sentore di qualcosa di sovrannaturale che costringeva le sue emozioni più celate e profonde a venire allo scoperto, ove occhi e orecchie indiscreti avrebbero potuto coglierle contro la sua volontà.
Proseguì il cammino controvoglia per quella scalinata, tanto più che i passi avevano smesso di seguirli e ciò gli fece tirare un profondo sospiro di sollievo.

°

Nel frattempo Lilymon e Garudamon si affrontavano nell’arena sotto gli sguardi impensieriti dei compagni. La digimon floreale, con la sua corporatura minuta era più rapida dell’amica ma Garudamon aveva dalla sua la potenza.
-Flower Cutter!- esclamò Lilymon, dopo avere evitato lo Shadow Wing dell’altra che s’infranse sulle pareti invisibili della barriera, regalando un pirotecnico spettacolo agli astanti. I fiori sugli stivali della digimon floreale s’ingrandirono e divennero affilati come rasoi. Avrebbe potuto ferire Garudamon ma…
-Più convinzione!- esclamò Babamon agitando la scopa per aria –I Demon Lords non vi diranno certo grazie se vi fermerete così.-
Le due chinarono il capo. Anche prima, Garudamon aveva lanciato il suo colpo a un decimo della sua potenza effettiva e Lilymon non aveva mirato punti vitali col suo Flow’ Cannon.
Mimi e Sora furono messe sotto torchio con esercizi atti a rinvigorire i loro corpi e rilassare le loro menti e la Tachikawa non era molto felice della cosa. Gli addominali le dolevano da morire e sudava tanto. Troppo per i suoi gusti. L’unica nota positiva era che non era certo l’unica a sudare sette camicie. Tutti i ragazzi e i loro digimon erano sottoposti a un trattamento simile, tranne Mika, Jun, Bakumon e Culumon, i quali avevano ben altro cui pensare. Infatti, Wisemon era in procinto di aprire per loro il secondo varco per quello strano mondo in cui erano stati inghiottiti i quattro compagni. Per qualche strano motivo però, il digimon esitava. Parlavano di qualcosa, ma la prescelta della Sincerità non li sentiva, disturbata dal proprio respiro affannato, dalle urla concitanti della vecchia digimon e dai discorsi dei ragazzi poco distanti da lei.


Gennai, infatti, stava fornendo a Koushirou, Iori e Ken utili dati da trasmettere nei loro Digivice.
-Fammi capire…- fece il giovane Iori –Devono trovare due schede USB?!-
Gennai sorrise, mentre una gocciolina di sudore gli colava giù per la nuca –Beh, sì… detta così sembra banale, ma l’importante è il risultato, no?-
-Ma…- fece per ribattere il ragazzo. Due schede USB! Si aspettava ben altro, insomma!
-In quelle schede…- disse paziente Gennai, interrompendolo –E’ contenuto un elevato quantitativo d’energia. Un aggiornamento, ecco. E’ il metodo più veloce per ottenere un livello più alto nell’evoluzione, ma certo non potevamo consegnargliele senza metterli alla prova, non credete?-
-Perché no?- chiese allora Miyako, impegnata in esercizi di defaticamento.
-Devono legare, trovare affinità.- fu la risposta del saggio.
Il riflessivo Iori, invece, non poteva fare a meno di essere scettico riguardo a certe cose. Sia lui che Koushirou erano portati continuamente a farsi numerose domande e fino a pochi minuti prima stavano discutendo anche con Ken e Jou riguardo alcune loro deduzioni.
Yamato era stato coinvolto perché aveva raccontato di Piemon e di quanto successo all'interno della cupola nera.
-Non credo siamo ancora in pericolo.- aveva detto Koushirou.
-Tu dici?- gli rispose Ken
-Sono d'accordo.- fece Iori -Ken, ricordi la volta in cui Daemon è apparso per impadronirsi del tuo Seme delle Tenebre?-
-Si, per questo dico che non mi sento tranquillo. Forse sanno già dove siamo.-
-Oikawa era posseduto da BelialVamdemon, no?- ribatté Iori.
-Si, allora?- Ken percepì il messaggio subito dopo aver formulato la domanda -Capisco... beh, allora immagino che abbiate ragione. O almeno ci spero. Questi nemici sono molto più di quanto ci saremmo aspettati di dover affrontare.-
Yamato scosse la testa -Daemon sicuramente ne sa una più del diavolo. Anche se i Padroni delle Tenebre non faranno nulla contro di noi, né lo terranno informato, se ha da trovarci, lo farà.-
-Eeh, ma come siamo pessimisti!- esclamò Jou.
-Già... scusate.- fece il prescelto dell'Amicizia.
Era solo preoccupato per Risei.
Ma era rassicurante il fatto che Vamdemon non sarebbe certo andato a trovare Daemon per dirgli dove si trovavano. Lo volevano sì, morto, ma anche loro avevano troppe cose in gioco per scendere a patti con un nemico piuttosto che con un altro.

Era passata almeno un'ora da quando lo squinternato quartetto era sparito oltre il varco. Jijimon e Babamon ritennero però doveroso concedere a tutti una pausa, poiché non era certo stata una giornata tranquilla. L'anziana digimon si assentò così qualche minuto per poi tornare armata di carrello per vivande stracolmo di deliziosi panini che distribuì ai presenti atteggiandosi a venditrice di noccioline da stadio. Per essere vecchia abbondava di spirito d'iniziativa e pazzia. Un'adorabile nonnina, a detta di Daisuke. Mentre il gruppetto continuava a snocciolare questioni e tempestare il povero Ishida di domande, Gennai spiegava a Miyako e agli interessati il motivo della scelta di Wisemon.
-Come avete potuto costatare quei due ragazzi non riusciranno mai ad andare d'accordo senza un confronto diretto. Anche Taichi e Yamato erano più o meno così, no? Saranno loro a dover reggere le redini del nuovo gruppo ed è fondamentale che siano pronti a qualsiasi cosa.-
-Qualsiasi cosa?- chiese allora Hawkmon.
-Per aprirsi dovranno confrontarsi e scoprire così che non sono poi così diversi.-
-Ma voi come fatte a dirlo?- chiese allora Sora, cessando i suoi esercizi e accingendosi a dare un morso al suo panino –Voglio dire… ok, Urameshi che è stato qui diverso tempo, ma Mamoru? Si può dire che lo conoscete appena, no?-
-Io leggo le cose.- s’intromise Wisemon, che aveva terminato di dare istruzioni a Jun e Mika. -Vi conosco già tutti, ragazzi miei, dal primo all’ultimo.- risalì gli spalti, portandosi davanti al gruppo più numeroso e camminando davanti ad ognuno di loro.- Il mio libro ha analizzato i vostri dati dal momento in cui avete messo piede a Witchelny. Conosco i vostri timori e ciò che più vi piace. So già dove potranno spingersi molti di voi e sono a conoscenza dei tasti giusti per farvi imboccare la retta o la rea via. Quando usciranno da quel portale quei due giovani saranno meno litigiosi e più propensi a trovare un accordo di quanto non stiano facendo in questo momento.-
Tutto quel discorso diede ovviamente da pensare ai ragazzi. Alcuni si sentirono spogliati. In pericolo. Perché quel digimon così misterioso e imponente incuteva un certo timore in loro.
Così calò il silenzio per qualche secondo.
Finché Yamato non si alzò in piedi.


Sulla Luna Rossa, intanto, Mamoru e Hiroyuki si erano separati.
Trovandosi innanzi all’ennesimo bivio avevano nuovamente discusso.
Poi di nuovo quei passi e la voce. Mamoru si era scurito in volto e si era lanciato a destra, verso la voce, almeno secondo lui, ed Elecmon l’aveva seguito a rotta di collo, col sudore freddo che gli colava sul corpicino scarlatto.
Kotemon aveva seguito il suo partner, che invece aveva imboccato la sinistra, lontano dai passi.
-Hirooooo!- gridò il piccolo kendoka –Smetti di correre, cos’hai?-
Hiroyuki non accennava a rallentare, ma si voltò verso di lui.
-Questi passi…- ansimò –Questi passi sono… i suoi… non voglio vederlo ora!- esclamò, testardo.


-Mamoru…-
-Sst…- il prescelto della Giustizia zittì il compagno portandosi l’indice all’altezza delle labbra.
Alzò la torcia, per accrescere l’alone luminoso che rischiarava a malapena la fitta oscurità.
Oltre la curva, finalmente scorse una sagoma.
E illuminandola al chiarore della torcia, il ragazzo rimase quasi paralizzato per la sorpresa, mentre l’ansia istantanea gli attanagliò lo stomaco e l’ira funesta crebbe dentro il suo cuore.
-Tu!-


-Cos'è stato, Hiro?- chiese ancora Kotemon ma Hiroyuki non rispondeva. Sudava freddo e anche se non correva, procedeva a passo veloce.
Anche loro due erano in prossimità di una svolta, ma prima di terminare il tratto di strada che li avrebbe portati a superarla, il digimon insistette –Insomma, stupido, rispondimi!-
Hiroyuki si fermò.
I passi erano cessati.
-Che vuoi?-
-Hai sentito quel rumore?-
-Si… i suoi passi…-
-Non i suoi passi. Intendevo quell’urlo, scemo!- Kotemon era preoccupato –Sembrava la voce di Mamoru.-
Hiroyuki tirò su col naso e lanciò un’occhiata alle sue spalle, poi di nuovo verso Kotemon.
-Tranquillo, si dice che gli idioti non muoiano mai.-

-Esattamente, figliolo.-
Gli occhi del prescelto del Vigore si spalancarono per lo stupore e si voltò di scatto alle sue spalle. Dove pochi istanti prima non v’era nessuno.
-Pa… papà?!-

L’uomo davanti al prescelto della Giustizia sogghignava.
Un tale sulla quarantina, con i capelli brizzolati e gli occhi piccoli, la pelle abbastanza scura e il sorriso sghembo di chi mostra tutto e niente agli altri. Quegli occhi neri come la pece, Mamoru non li avrebbe mai potuti dimenticare. Perché li aveva visti in quel giorno funesto.
Perché erano sorridenti e maligni e, benché neri, ardevano come tizzoni.
-Ci conosciamo?- chiese l’uomo.
La sua voce era viscida.
Tutto di lui lo era.
Mamoru non sapeva se star per vomitare dalla rabbia o per lo schifo che quello gli causava.
-Mamoru, chi è?- chiese Elecmon spaventato dell’improvviso voltafaccia del compagno.
-Lui è… è quel tale… quello che uccise Tsutomu… Eizo Sakamochi.-

-Tuo padre?- gli occhietti di Kotemon si fecero grandi per lo stupore –Ma non è possibile, non può essere entrato a Digiworld!-

Eccome se aveva ragione il piccolo rettile mascherato…

Ma il signor Urameshi era lì. Hiroyuki lo vedeva. Era in tutto e per tutto suo padre. Quell’uomo robusto e mezzo calvo dai capelli rossicci e gli occhi azzurri, quell’uomo che aveva ammirato e adorato fin da quando era uno scricciolo. Quanto si sentiva morire. Non era affatto pronto a tornare a Tokyo e affrontarlo, ne era consapevole, ma trovarselo davanti in quel modo improvviso fu per il ragazzo come un colpo di fulmine. E non di quelli astratti che ti lasciano cotto a puntino, innamorato e felice. Uno di quelli reali, che lasciano cotti a puntino, sì, ma stecchiti e carbonizzati.

-Vedo che conosci il mio nome, ragazzo.-
Mamoru deglutì -Cosa ci fai qui a Digiworld?- chiese poi, astioso. L’uomo alzò le spalle e sul suo viso si dipinse una beffarda espressione d’ignoranza –Non saprei… Oh, ma io ti conosco.- disse d’un tratto –Tu sei il figlioletto di Shigeru Izawa.-
Deglutì. Come faceva a saperlo?
-E tu sei stato giustiziato l’anno scorso, lo ricordo bene.- la sua voce si fece più acuta a ogni parola. -Che cosa ci fai qui?!- chiese, quasi urlando.
-Sì.- assentì l’uomo –Sono morto, infatti. E posso assicurarti che tuo padre si è premurato di venirmi a vedere sulla forca, l’anno scorso.-
Non aveva molto senso tutta quella situazione. Era morto, perciò, quell’uomo non era reale, no? Forse era stato “mandato” là da Wisemon.

“A conti fatti” pensò Mamoru “Era tutto troppo semplice…”
Rimaneva però che chiunque fosse “Quest’uomo ha ucciso Tsutomu.”
E reale o fasullo che fosse, era davanti a lui.

-Perché non posso venire, papà?- chiese un Mamoru più giovane di un anno appena.
Shigeru Izawa lo fissò storto e pronunciò solenne –Un’esecuzione capitale non è certo cosa da ragazzini, stattene buono Mamoru!-
-Ma…- protestò lui puntando i piedi –Tanto per cominciare non sono più un bambino e poi quello…-
La mano di suo fratello calò sulla sua testa in una pacca gentile –Papà ha ragione. Oggi quell’uomo pagherà i suoi peccati, ma chi gli toglierà la vita commetterà un peccato a sua volta. Mamoru, vuoi che la tua anima si sporchi per lui?-
-Kaede…-
-Neppure io vorrei assistervi.- disse il fratello maggiore indossando il berretto d’ordinanza –Ma purtroppo devo.-

-E’ tempo- continuò l’adulto –Di ricambiare il favore al tuo paparino.- Fra le sue mani grandi apparve dal nulla una corda robusta che sferzò l’aria. Vi era un cappio all’estremità. Anche Elecmon lo vide e capì che dovevano o fuggire, o combattere. Ma Mamoru era rimasto immobile, pensieroso, col sudore che colava lungo le sue tempie. Il crepitare delle fiamme della torcia che reggeva fra le mani erano l’unico rumore che infrangeva il silenzio.


-Perché sei scappato di casa, figliolo?- chiese il signor Urameshi.
Hiroyuki strinse i pugni –Hai pure il coraggio di chiedermelo?- rispose, infastidito.
Suo padre fece qualche passo verso di lui.
-Non avvicinarti.- il teppista indietreggiò –A casa non ci torno a meno che tu- -A meno che io cosa, figliolo?- lo interruppe l’altro –A meno che io non rinunci ai risparmi di una vita?-
Il ragazzo fece allora un passo in avanti, battendo il piede sulla fredda roccia –Preferisci quelli alla tua famiglia?!-
Urameshi parve pensarci su, con gli occhi rivolti al soffitto, come in attesa d’ispirazione.
-Beh… Sì, figliolo.-
Hiroyuki strinse l’anello che aveva al collo.
Suo padre si avvicinò ancora e Kotemon intuì qualcosa di greve nell’aria, perché afferrò un lembo dei pantaloni del compagno e provò a scuoterlo.
-Hiro, andiamo via…- gli disse, ma Hiroyuki non si mosse.
-Non t’interessa della mamma, di Hirofumi e Hiromi?- nessuna risposta. Hiroyuki si batté la mano al petto –Ti è mai interessato di me?!-
Perché poi stava dicendo quelle cose? Credeva di non poter esternar quei pensieri, tanta era la soggezione che suo padre gli causava, eppure…
-Hiro, questo posto non mi piace, andiamo via!- insistette Kotemon.
Urameshi sorrise.
-Ma certo che m’interessi Hirochan.-
Gli fu vicino.
Molto vicino.
Hiroyuki percepì il profumo preferito di suo padre pervadere le sue narici.
E una lama lacerargli l’addome.
-I tuoi organi, per esempio, m’interessano tantissimo.-
-No, Hirooooo!- gridò Kotemon.

Di nuovo a Witchelny, Yamato si era alzato, attirando a sé gli sguardi degli altri.
Era infuriato. Molto. Strinse i pugni e diede le spalle a Wisemon, risalendo la scalinata.
-So, come ti senti.- disse questi e fu la goccia che fece traboccare il vaso.
-Sai come mi sento?- disse il prescelto dell’Amicizia fra i denti. Si voltò piano verso il digimon che lo fissava dal basso –Oh, io non credo proprio che qualcuno qui sappia come mi sento.-
Gabumon, che si era alzato per seguirlo, si fermò.
-Andiamo… tutti avete pensato fin dall’inizio alla salvezza di questo mondo. Magari sono diventato un digiprescelto solo per questi cazzo di poteri.-
-Ah!- Mika si portò le manine davanti alla bocca. Il fratellone aveva detto una parolaccia!
Ma ovviamente lui non si curò di simili dettagli. Era furente Yamato, da morire. E in quel momento le parole uscirono dalla sua bocca una dietro l’altra, straripando nell’aria come un fiume in piena.
I fatti degli ultimi giorni, tutta la tensione accumulata da anni… era stato tutto troppo pesante per lui. E tornando a quei fatti, con gli attentati vari a suo discapito e la paura per Risei, Mika e Ylenia…
-Che c’è? Avevate paura che in qualche modo facessi qualche cacchiata e che seguissi la “rea via”. Beh, potrei anche farlo, a questo punto! - disse urlando. Poi si voltò di nuovo e fece per andarsene chissà dove.
Gabumon fece per seguirlo, ma il ragazzo lo fermò.
-Voglio stare DA SOLO.- disse e il suo partner desistette.
Aveva bisogno davvero di stare un po’ in pace.

Sulla Luna Rossa, davanti agli occhi sbarrati del prescelto della Giustizia e del suo digimon, l’uomo chiamato Eizo Sakamochi mutò nell’aspetto in una creatura simile ad un enorme, schifoso ragno privo di peli, dagli occhi grandi e neri e dalla lingua lunga e penzoloni. Aveva otto arti, sei braccia e due gambe. Ed era grande. Enorme. Tanto che veniva quasi pressato dalla volta e incombeva curvo su di loro e li scrutava come fossero piccole mosche di cui nutrirsi.
Mamoru si sentì schiacciato e impotente e il primo pensiero che ebbe, fu che anche Tsutomu, il piccolo Tsutomu, dovette essersi sentito così. In quel momento, dalla sua tasca cadde l’oggetto che si premurava di portare sempre con sé. Era un piccolo ippopotamo, di quelli che si trovavano un tempo nelle uova di cioccolato. Mamoru aveva quasi tutta la collezione, gliene mancava giusto uno.
Quello.
Lo raccolse in fretta.
Le sue mani si strinsero in serrati pugni.
Era davvero furente. Tanto che fece la cosa più assurda che una persona sana di mente avrebbe osato fare in una situazione simile. Urlò, e con la torcia in pugno colpì quell’orrida creatura a una delle sue zampe. L’impatto non fece che accrescere il corpo del mostro e per un attimo, forse di troppo, Mamoru rimase fermo a guardarlo, sorpreso.
Poi Eizo alzò una mano e gli calò un cappio sul collo.
Il nodo si strinse.
Elecmon urlò.


A Witchelny, Sora decise di seguire Yamato dopo qualche minuto che questi aveva lasciato l’arena.
Lo trovò appena oltre l’arcata che conduceva a un corridoio in pietra, seduto con la schiena poggiata a uno dei pilastri, con le cuffie nelle orecchie e, probabilmente, la musica a tutto volume, perché non la sentì arrivare.
Fissava un punto imprecisato della parete di fronte e si accorse di lei solo quando la vide inginocchiata davanti a sé, intenta a scrutarlo con quei suoi occhi di fuoco. Si tolse una delle cuffie e lei cominciò a dirgli -Yama…-
Ma lui la interruppe, piatto e freddo -Ho detto che volevo stare solo.-
Lei non desistette e scavalcò le sue lunghe gambe per sedersi accanto a lui, sulla destra.
-Scusa.- disse solo, con un sospiro.
Lui non rispose. Rimase in silenzio per circa mezzo minuto prima di dirle –No, scusa tu…-
-Posso capire come ti senti.- gli posò una mano sulla gamba e lui scostò lo sguardo da una crepa davanti a sé per portarlo di nuovo su di lei, giusto un attimo prima di dissentire.
-No, scusa... non puoi capirlo, Sora.-
Lei s’intestardì e gli mostrò il suo nuovo Digivice. Sullo schermo non illuminato era visibile l’icona della sua Digipietra.
-Quando ho saputo che la mia Digipietra era quella dell’Amore, quando ho parlato con PicoDevimon, mi sono sentita confusa e presa in giro. Ricordi, vero?-
Lui annuì.
-Io pensavo che mia madre non volesse che giocassi a calcio perché mi dedicassi ai fiori, che seguissi il suo esempio. Non potevo accettare di seguire la strada scelta da qualcuno. In realtà non voleva quello. Era solo preoccupata per me. Mi ero fatta molto male quella volta, alla partita.-
Yamato allora la guardò in viso.
-Alla fine la colpa era delle mie- fece il segno delle virgolette con le dita –“amiche” se decisi di abbandonare la squadra. Avrebbero perso anche con me in campo, ma loro non si erano affatto preoccupate della mia salute.- sorrise –Ma ora non c’entra questo. Volevo dirti, insomma, che capisco che tu possa sentirti confuso, Yama, ma anche se ti avessero scelto per tenerti d’occhio, l’hanno fatto per proteggerti. Immagina se non avessi avuto Gabumon al tuo fianco.-
Yamato rabbrividì.
Quando Daemon l’aveva catturato quella volta, lui era solo, anche se solo per un attimo e si era salvato solo grazie al tempismo del suo migliore amico.
-Però…- fece, ma Sora l’interruppe posandogli un dito sulle labbra.
-Sono contenta che tu sia uno di noi, perché sei diventato una persona splendida, Yama.-
Arrossì e aveva anche le lacrime agli occhi.
Con Sora non aveva scampo, sapeva sempre che parole usare e quali tasti toccare. Non leggeva i suoi pensieri, ma i suoi sentimenti sì. Leggeva i suoi gesti e le sue espressioni, il minimo suo cambiamento d’umore era per Sora un campanello d’allarme, a volte in senso buono a volte in senso cattivo.
Le carezzò il viso.
-Non sono così splendido, ma tu sei la degna prescelta dell’Amore.-
Le loro labbra si schiusero in un fugace e dolce bacio e il cuore di Yamato, per un attimo si rasserenò.

°

Ylenia aprì gli occhi. Vicino a lei, seduto su una sedia, intento a scrivere un messaggio sul Digiterminal, c'era Taichi. Bearmon e Agumon riposavano accanto alla ragazza, ancora profondamente addormentati.
-Taichi?-
-Dimmi.-
-Quanto ho dormito?-
-Poco. Un'oretta… nemmeno. Ho già avvertito gli altri dell'accaduto.- chiuse il terminale e si fece vicino a lei, toccandole la fronte e portando il viso abbronzato vicinissimo al suo -Come ti senti?- chiese sottovoce.
-Bene, un po' stanca, ma bene... e Piemon?-
Taichi fece una sorta di smorfia e si staccò da lei, alzando le braccia al cielo, alzando le spalle. -Da quanto ne so è ancora nel mondo dei sogni. Ma dovrebbe star bene. Ora fatti una bella dormita.-
-Ma...- Ylenia si lasciò comunque andare sul cuscino e si tirò su la coperta -Taichi...-
-Dimmi.-
-Sei geloso di Vamdemon?- gli chiese sorridendo.
Lui inorridì, ma le sue guance avvamparono -Ma siamo matti? Casomai è il contrario!-
-Io sarei geloso di te?-
Si voltarono. Vamdemon era sulla porta, con le braccia conserte e lo sguardo fiero -Non credo proprio, Taichi Yagami. Ma se crederlo può servire ad accrescere la tua autostima...-
-Ciao.- fece Ylenia e il vampiro rispose con un gesto della mano.
-Ma insomma, che vuoi?- sbottò il ragazzo –E tu non dargli corda!!- esclamò rivolto alla ragazza che sghignazzò. Il Padrone delle Tenebre entrò nella stanza e si mise di fronte al letto, sempre con le braccia conserte. Guardò gli ospiti per qualche secondo, poi si decise a dire ciò per cui si era presentato.
-Piemon si è svegliato, anche se per pochi minuti. Vi porge i suoi più vividi ringraziamenti.- fece una pausa –Il prossimo sarà Mugendramon, perciò riposati, se ne riparla domani.-
-Mugendramon…- fece Taichi pensieroso. A giudicare da come si era comportato sin ora, forse non era un caso perso, però… era Mugendramon! In pratica fra Agumon e i due draghi c’era un conto bello aperto!
-Ok, notte!- fece Ylenia, ignara delle preoccupazioni del ragazzo, salutando il vampiro con la mano e Taichi la fissò di sbieco –La finisci di dargli corda, sì o no?-
-Scusa.- lei fece una mezza linguaccia e Vamdemon sorrise fra sé e sé lasciando la stanza.

Due luci della digievoluzione brillarono ai due poli del labirinto sotterraneo della misteriosa Luna Rossa, insinuandosi fra le crepe e rischiarando ogni anfratto e al posto di Kotemon ed Elecmon comparvero i Campioni Musyamon e Raiamon.
Ma ovviamente, non era quello il risultato da conseguire.

Fine Capitolo 13

Bene, signore e signori, vi chiedo immensamente perdono per la lunga attesa. Come saprete ho un sacco di fic e la mia testa ogni tanto perde l'ispirazione. Per giustificarmi ulteriormente vi passo dire che questo è il terzo tentativo di scrivere il capitolo ed è stato un dramma, perché se non fosse che temo o di correre troppo o di essere troppo lenta, a quest'ora Hiro e Mamoru avrebbero già concluso.

Vi posso dire che il prossimo capitolo li vedrà protagonisti in parallelo con Jun, Mika e i loro digimon e forse, se mi riesce, un certo rosse si decide a dichiararsi.

Avete presente in digimon Tamers il pioniere digitale coi capelli arancioni, che mi pare sia padre della ragazzina con Dobermon? Ecco, quello è sputato al padre di Hiro, ma in realtà fra i due non c'è collegamento. Si somigliano, ecco. Hirofumi è il fratello maggiore e Hiromi la sorella maggiore maggiore, non so se questa cosa salterà fuori o meno, ma è medico legale e se la intende/rà con Kaede Izawa, il fratellone di Mamoru. Mamoru ha anche una sorella di nome Erin, più piccola. So che non ve ne frega, ma d'altro canto non so neppure se tutte queste cose le userò, ecco.

Vamdemon e Ylenia insieme li adoro da morire, anche se lui perde la sua cattiveria con lei.

Quasi finito: Eizo Sakamochi... ogni riferimento ad un certo Sakamochi brutto e lardoso è puramente casuale. Per chi non l'ha capito è uno degli antagonisti bastardi di Battle Royale. In realtà mi serviva un cognome da personaggio viscido, ecco.

L'incisione nell'anello di Hiro è anche quella una citazione di una canzone, Go for the goal, di Aimee Blackschleger, appunto. Mi sembrava adatta, ecco. Raggiungi il tuo obbiettivo, Hiro. Sapesse solo dov'è piantato il ragazzuolo.... U_U

Ed infine: grazie a Roe ed Echo che sopportano i miei deliri, a Roe che mi ha offerto consulenza per la correzione del capitolo e a Eden89 che mi ha recensito lo scorso capitolo dimostrando di sopportarmi U_U Grazie a chi legge, mette fra i preferiti o fra le seguite. A tutti, insomma.

Eden89: ehm... ecco il nuovo capitolo. Rassegnati, Hiro e Mamochan sono una causa persa. Quasi. Sto lavorando alle One shot ^_- spero di non deluderti!

Bacioni e pregate che riesca ad essere regolare col prossimo aggiornamento. Io ci provo di certo ^^

   
 
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