Un pranzo riappacificatore
Ary POV
Mi svegliai con un sorriso
beato sulle labbra.
Avevo sognato tutta notte
Edo. In tutte le salse: che mi abbracciava, che mi baciava, che mi sorrideva,
che mi guardava in modo dolcissimo.
Guardando il cellulare, vidi
un suo messaggio.
“Piccola, questa è stata la serata più bella che
avessi mai passato. Non riesco a spiegarmi come abbia preferito un relazione
puramente fisica, alla relazione che tu mi avevi dato e mi stavi dando in quel
periodo. So che non mi avrai perdonato completamente, ma voglio davvero farmi
perdonare. Io ti amo davvero e questo periodo di distacco, me l’ha fatto
capire. Mi ha fatto capire che non cerco solo un rapporto puramente fisico, ma
cerco qualcosa di più. Non devi sentirmi obbligata a fare niente con me. Non
dovrai mai fare niente che tu non voglia fare. Ti amo. Spero di vederti
presto.”
Mi venne da piangere.
Era ovvio che non lo avevo
perdonato del tutto, ma non potevo non ammettere di amarlo. Lo amavo e vederlo
che mi guardava con quegli occhi luccicanti, non avevo resistito a dirgli
quello che provavo.
Andai in bagno a lavarmi la
faccia per poi entrare in cucina, dove c’era già mio papà che mi aspettava
seduto al tavolo.
Per un misero secondo, mi ero
dimenticata che avrei dovuto sopportare l’inferno quel giorno.
Dovevo spiegare tutto ai miei
genitori e non sarebbe stato una passeggiata.
-Signorina? Non dobbiamo mica
parlare noi?- mi chiese in tono minaccioso mio papà.
-Tesoro, ma lascia almeno che
si svegli.- gli disse mia mamma tranquilla.
Come potevo immaginare mia mamma
era felice, era mio papà che era quello difficile da abbindolare e da
convincere.
Sarebbe stata una lunga
mattina.
-Ok, va bene. Mi sedo e ne
parliamo.- dissi tirando la sedia e sedendomi sopra. Non ero pronta ad
affrontare tutto quello che sarebbe successo dopo, avevo sonno. Troppo e volevo
non incazzarmi già alla mattina o dare spiegazioni, era una cosa che odiavo, ma
che dovevo fare.
-Bene, comincia a raccontarci
della serata.- mi chiese mia mamma in tono gentile sedendosi davanti a me.
Presi lei come mio punto di
riferimento per parlare.
-Allora, siamo partite da
casa, siamo arrivate in discoteca. Siamo andate al bar a prendere qualcosa da
bere e poi siamo andate a ballare. Mentre ballavo mi era sembrato di vedere
Simo ed Edo. Ho chiesto alla Ila dove fossero e lei mi ha detto che Simo le
aveva detto che andavano fuori città o che se sarebbero rimasti in città,
sarebbero rimasti a casa. Li rivedo ancora e stavolta anche la Ila si
insospettisce. Stavamo facendo il nostro giro di perlustrazione, quando sentiamo
Simo che chiama la Ila. Hanno avuto un piccolo battibecco. Nel frattempo, dopo
pochi minuti, sono uscita fuori con Edo. E abbiamo parlato.- ripresi un po’ di
fiato.
-E cosa vi siete detti?- mi
chiese mia mamma con gli occhi già sognanti.
-Mi ha detto che non ha mai
smesso di pensare a me, che dopo che mi ha visto all’hotel, non ha fatto altro
che pensare a me e ha lasciato la bionda perché aveva capito che non gli
interessava davvero, che non gli interessava puramente l’aspetto fisico del
rapporto, ma anche tutto quello che c’era intorno. Che gli abbracci ed i baci
sono più importanti di un rapporto fisico. Be, poi ha detto di amarmi.- mia
mamma piangeva seguita da me.
-E tu come una stupida gli
credi? Pensi che sia stato sincero? Ti ha lasciato già una volta per un’altra
pensi che non lo farò di nuovo?- mi chiese durante mio papà.
-Paolo. – lo riprese mia
mamma.
-Voi due siete troppo
sentimentali e credulone. Non dovete credere a tutto quello che dicono le
persone. Rimarrete fregate spesso altrimenti.- disse mio papà in tono duro.
-Tu, papà, non l’hai visto
com’era mentre lo diceva. Era imbarazzato, emozionato. Era sincero. Quale altro
motivo avrebbe per tornare insieme a me? Con l’altra aveva tutto. Aveva anche
un rapporto fisico che con me non può avere, che per adesso e forse per un bel
po’ non avrà. Io cosa gli servo a fare? L’altra gli dava tutto quello di cui
aveva bisogno, ma a quanto pare non erano le cose giuste. Perché per una volta,
papà, non puoi fidarmi di me? Di quello che sento e che provo? Anch’io lo amo,
papà. – gli dissi guardandolo negli occhi.
-Tu- tu cosa?- mi chiese lui
allibito.
-Lo amo. Cosa potrei fare se
non riprovarci? Ci amiamo e credo alle sue parole, non vedo perché non
crederci.- gli dissi continuando a guardarlo negli occhi.
Ero sicura di quello che
stavo dicendo. Ero sicurissima e nessuno mi avrebbe mai tolto dalla mia
convinzione.
-Io mi fido di te e di quello
che hai pensato e provato mentre ti ha parlato.- disse mia mamma prendendomi
una mano.
-Ecco. Tu l’appoggi. Non
avevo mica ragione la prima volta che avevo pensato che non bisogna fidarsi di
lui? Te l’avevo detto che ti avrebbe fatto soffrire e così è stato. Non ti ha
visto lui per due mesi stare male per colpa sua, ti ho visto io e tu sei mia
figlia. Non permetterò mai e poi mai che succeda un’altra volta, chiaro? Io non
ti permetterò di uscire con lui.- era duro, arrabbiato e non ammetteva
repliche.
A quelle parole le lacrime mi
spinsero per uscire, ma mi trattenni.
Dovevo replicare nonostante
lui non ne volesse sentire.
-Si, avevi ragione. Ma tu non
l’hai visto stanotte. Non l’hai visto come mi guardava, come mi abbracciava,
come mi baciava.- a quell’ultima parola lo vidi fare una smorfia.- Non lo
sentivi come lo faceva prima. Era tutto diverso. Ogni cosa è diversa. Dovresti
vederlo per capirlo con i tuoi occhi.- dissi io con tono duro, ma allo stesso
tempo dolce e gentile.
-Idea. Perché non lo
invitiamo da noi a mangiare oggi?- chiese mia mamma sorridente.
-Cosa?!?- urlammo insieme mio
papà ed io.
-Si, così almeno suo padre si
fa un’idea di come stanno le cose. Così può rendersi conto che le cose sono
diverse.- mia mamma sorrideva vittoriosa.
Edo a mangiare da noi? Per me
andava bene, ma spettava tutto al capo supremo decidere.
Mi girai a guardare mio papà.
Mia mamma lo guardava con
occhi da cerbiatta ed io aspettavo una sua risposta.
-Ok, va bene. Invitalo.-
disse abbassando gli occhi.
Ero felice. Felice che Edo
avesse la possibilità di riscattarsi, di far capire cosa provasse davvero per
me.
Andai in camera mia a
prendere il cellulare per chiamarlo.
Composi il numero in attesa
di una sua risposta, sperando che non stesse ancora dormendo.
-Pronto?- oddio,
aveva ancora la voce assonnata.
-Scusa, stavi dormendo. Ti
richiamo dopo.- stavo per mettere giù.
-No, piccola. Ferma. È successo qualcosa?- mi chiese, sentivo un
fruscio di lenzuola. Forse si stava alzando.
-Ecco…no, cioè…ti chiamo più
tardi davvero.- gli dissi ancora un po’ in imbarazzo per averlo svegliato.
-Ary? Dimmi che c’è?- lo disse in un modo talmente dolce che cedetti.
-Ecco, mia mamma ti avrebbe
invitato a mangiare a casa nostra.- sussurrai.
-Sbaglio o mi sembra di aver sentito che sono invitato
a casa tua a mangiare?- mi chiese
sorpreso.
-Ehm..si.- gli dissi un “Sì”
un po’ troppo stridulo.
-E c’è anche tuo papà?- mi chiese lui immediatamente.
-Si, c’è anche lui, ma non ti
preoccupare, ti prometto che non succederà niente. è solo che gli ho appena
detto tutto e vogliono vederti. Tutti e due.- dissi ancora più in imbarazzo.
Che situazione di merda era?
Ed io c’ero dentro con tutte
le scarpe.
-Ok, va bene. Dimmi a che ora che ci sarò.- disse lui ormai con la voce normale e un po’ più
rilassato.
-Per mezzogiorno e mezzo, va
bene?- certo che andava bene. Mi aveva appena detto che qualsiasi ora ci
sarebbe stato.
Stavo davvero ammattendo.
-Si, ci vediamo dopo. Ti amo. –mi disse. Mi sembrò di sentirlo
sorridere.
-Anch’io.- chiusi la
chiamata.
Erano le dieci. Quindi
mancavano ancora due ore e mezza a quel pranzo.
Perché avevo detto di sì?
Perché avevo acconsentito a questo pranzo? E non c’era nemmeno la Ila con sua
mamma o con Simo. E se…?
No, non potevo invitare loro
due, per aiutarmi, per pararmi il culo. Dovevo cavarmela da sola. Va be, sola
con Edo.
Non avrei dovuto pensare alla
spalla di qualcun altro. Per una volta dovevo affrontare i miei genitori da
sola, con Edo e nessun altro.
Ci sarebbero stati momenti
imbarazzanti? Bene, li avremmo affrontati. Anche se sarebbero stati i più
imbarazzanti, li avremmo risolti. Tutti. Ogni più piccolo silenzio imbarazzante.
Ok,Ary. Respira. Andrà tutto bene. Andrà tutto
benissimo. Ce la puoi fare. Ce la puoi fare. Oddio, devo parlare con la Ila.
Che ore sono. Le 10.30. Merda, quella là non sarà ancora sveglia, essendo
andata a dormire alle 3. No, ok. La chiamo. Se risponde bene, se non risponde
la uccido. Tanto dorme con i tappi nelle orecchie se dorme non mi sente. A meno
che, magari, Simo non si sia fermato da lei. No, cioè..o si? Ary, stai
sfollando. Calmati. Stai parlando da sola da cinque minuti buoni e cammini su e
giù come una pazza. Calmati. Respira a fondo.
Inspirai ed espirai.
Ce la puoi fare. Chiama la Ila. È da una vita che ti
ripete che se avessi avuto bisogno di lei, potevi anche chiamarla alle 3 di
notte. Non sono propriamente le 3 di notte, ma penso che il concetto sia
quello. Posso svegliarla anche adesso. Ok, devo chiamarla. Devo parlare con
lei, altrimenti parlo da sola e impazzisco.
Inspirai ed espirai di nuovo.
Presi in mano il cellulare e
chiamai la Ila.
Uno squillo. Due squilli. Tre
squilli…quatt..
-Pronto?- sembrava
leggermente assonnata.
-Ti prego dimmi che non stavi
dormendo.- le chiesi quasi speranzosa che non lo stesse facendo. Ma pensare
alla Ila che non dorme alle 11 di una domenica mattina, anche se è estate, è
come pensare che la terra è piatta e il cielo è viola. È uguale.
Quindi, le mie speranze di
non averla svegliata, erano alquanto vane.
-è successo qualcosa?- mi chiese ancora con la voce assonnata.
Tenera, non voleva farmi
sentire in colpa ancora di più per averla svegliata.
-Edo viene a mangiare da
noi.- le dissi tutto d’un fiato.
-Edo cosa?!?!-
alzò leggermente la voce-e come mai?- mi chiese abbassandola di nuovo.
-Amore, che succede?-ops, era Simo. Avevano davvero dormito insieme. –Non
volevo di…-cominciai a dire.
-Vai avanti.- mi disse lei con un tono intimidatorio.
-Ecco, stamattina ho parlato
con i miei genitori di quello che è successo stanotte e be, a mia mamma gli è
venuta la brillante idea di invitare Edo qua a casa per convincere mio papà
che sia cambiato, che mi ami davvero.-
ero abbattuta moralmente, davvero. Sbuffai.
-E gliel’hai detto?- mi chiese lei. Ormai si era completamente svegliata.
-Si, l’ho chiamato prima di
chiamare te e ha detto che va bene ovviamente.- oddio, sarebbe andato tutto di
merda, ne ero certa.
-E tu adesso sei preoccupata che vada tutto di merda e che tuo papà ti
vieti di uscire con lui.- oddio, ero così ovvia? Be, per lei si. Ci
capivamo sempre.
-Si.- ammisi abbassando gli
occhi nonostante lei non potesse vedermi.
-Andrà tutto bene. È diverso. Si vede. L’ho notato e
lo noterà anche tuo papà. Pensa al mio se dovesse conoscere Simo, altro che
dirmi che conosce tutti i suoi amici, mi direbbe anche che conosce tutte quelle
che si è fatto.- risi.
-Ehi. Io cosa c’entro?- chiese lui con la voce assonnata.
-Torna a dormire che è meglio.- gli rispose lei.
Sembravano moglie e marito.
Esilarante come scena.
-Tanto sto ascoltando cosa dici.- disse lui avvinandosi a lei. Sentii che gli lasciò un
bacio da qualche parte.
-E poi dicono che siamo noi quelle curiose.- disse la Ila, immagino alzando gli occhi al cielo.-Comunque, stavo dicendo. Guarda il lato
positivo della cosa: vuole il tuo bene, ti vuole bene e non vuole vederti
soffrire. È una buona cosa.- la sentii sorridere.
-Si, lo so però ho paura
cioè…e se fosse come l’altra volta?
-Non sarà come l’altra volta- mi interruppe la Ila.
-Lo spero.- sbuffai
sconsolata.
-Chiamami quando sarà finito tutto ok?- mi disse come una mamma che si preoccupata per la
figlia.
-Si. Ciao. Ciao Simo.- urlai
leggermente.
-Ciao.- mi
dissero in coro per poi chiudere la chiamata.
Ok, andrà tutto bene. Andrà tutto bene.
Forse se lo ripeto un po’ di volte, me ne convinco.
Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Posso farcela. Ce la faremo.
Era ufficiale stavo
impazzendo.
Sembravo una madre in
travaglio da quanto respiravo velocemente.
Non era possibile che mi
fossi ridotta in quello stato.
Senza neanche accorgermene
mezzogiorno arrivò.
Preparai la tavola, mi
vestii, mi resi almeno presentabile e mi preparai al peggio.
Se prima sembravo una madre
in travaglio adesso sembravo una madre che stava per partorire due gemelli.
Sentii suonare il campanello.
Feci un salto per lo spavento e cercai di ricompormi.
Se lui avesse visto me
agitata si sarebbe agitato anche lui e non andava bene. Per niente.
Ok, respira. Respira. È solo un pranzo. Un pranzo. Un
benedetto pranzo con tua mamma che lo adora e tuo papà che lo odia. Semplice.
Che felicità. Ok, no. Controllati. Non sei impazzita. Non devi impazzire. Non
adesso che lui è arrivato.
-Hai intenzione di aprire o
vuoi stare lì tutto il giorno?- mi chiese mia mamma ridendo. Arrosii.
Mi girai ad aprire, ma mi
mamma mi prese per un braccio.
-Andrà tutto bene.
Tranquilla. Ci sono io con te. Tuo padre è innocuo alla fine.- mi disse
sorridente.
Se lo diceva lei, non doveva
far altro che crederle.
Aprii la porta e me lo trovai
davanti che mi fece un sorriso tirato.
-Ciao.- mi disse guardandomi
intensamente negli occhi.
Sarà stato anche agitato, ma
aveva due occhi verdi, così profondi e belli che mi calmai immediatamente.
-Ciao.- dissi avvicinandomi a
baciarlo. Cosa che lui non sembrava minimamente intenzionato a fare dato che lo
presi di sorpresa.
-Rilassati. Se mi baci non
finisce il mondo.- gli dissi a fior di labbra.
Lui rise.
Il suo respiro mi solleticò
le labbra e lo baciai di nuovo.
-Arriva tua papà. – mi
sussurrò mia mamma.
Finimmo di baciarci e ci
staccammo.
Lo presi per mano.
In quel momento stavo
decisamente meglio.
Solo a vedere i suoi occhi
verdi, ancora che luccicavano. Mi rilassai.
Sarebbe andato tutto bene. In
quel momento me ne resi conto.
Strinsi la mano di Edo per
fargli coraggio.
-Paolo. Vieni che è pronto.-
urlò mia mamma facendo finta che non sapesse che stesse arrivando.
-So’ che. So’ che. Rie (Sono
qua. Sono qua. Arrivo)- disse mio papà in tutta la finezza del dialetto
bresciano.-Oh, non pensavo che fossi già arrivato.- disse mio papà vedendo Edo
e assottigliando lo sguardo.
Lui vicino a me si irrigidì.
Gli strinsi ancora di più la mano in segno che ce l’avrebbe fatto. Avrebbe
dovuto farcela. Per me. Per noi.
-Salve. Sono felice di
rivederla.- disse Edo in modo educato stringendo la mano con mio papà.
-Non posso dire lo stesso.-
disse mio papà.
-Paolo. – lo richiamò mia
mamma.
-Vieni Edo siediti.- gli
disse mia mamma gentilmente.
La guardai come per dirle
“Dammi una mano” e lei annuì.
-Allora, Edo come va
l’università?- gli chiese mia mamma ricordandosi che ci andava.
-Bene, adesso ho preso un
momento di pausa non avendo tesi da preparare quindi. Mi sto rilassando.-
rispose lui e lo stava facendo davvero. Si stava mettendo leggermente a suo
agio.
-Che università fai?- chiese
mio papà incuriosito.
-Medicina. Vorrei diventare
un medico come mio padre.- disse lui sorridente.
-Vuoi seguire le orme di tuo
padre? Davvero ammirevole.- anche mio papà si lasciò andare maggiormente.
-Si, mi è sempre piaciuta la
medicina, poi da piccolo passavo molto tempo con mia mamma e mio papà in
ospedale.- disse lui rilassato.
-Tua mamma che lavoro fa?-
chiese mia mamma che intanto aveva servito a tavola.
-L’infermiera nel reparto di
mio padre, è lì che si sono conosciuti.- sembrava davvero molto più rilassato
ed io sorrisi.
-Oddio, che storia romantica.
Lavorare nello stesso reparto e poi innamorarsi.- Edo rise. Mio papà scosse la
testa.
-Sempre detto che sei troppo
romantica.- continuando a scuotere la testa.
-Sei tu che sei troppo poco
romantico.- gli lanciò una fulminata.
Io risi seguita da Edo per
questa piccola litigata.
Mangiammo chiacchierando del
più e del meno.
Mio papà alla fine si lasciò
andare raccontando aneddoti sulla sua storia con mia mamma quando erano
giovani. Ridemmo e scherzando insieme ed il pranzo non poteva andare meglio.
Edo si era rilassato e
avevano un po’ parlato da soli di macchine e calcio sotto lo sguardo mio e di
mia mamma compiaciuto e divertito.
Accompagnai Edo alla
macchina. Ci baciammo, ci salutammo ed ero pronta per tornare a casa, con un
sorriso soddisfatto sulla faccia.
-Devo chiederti scusa.- mi
disse mio papà appena entrata.- Hai ragione è diverso. Ti ama davvero e non
potrei essere più felice. È un ragazzo molto simpatico e a modo. Non potevi
scegliere meglio. A quanto pare questa distanza gli ha fatto bene.- mi disse
sorridendo e si stava quasi per mettere a piangere.
Mi fiondai ad abbracciarlo.
-Oh, papà. – gli dissi io
cominciando a piangere anch’io.
-No, davvero. Sto bene.-
disse tirando su con il naso.- La mia bambina è diventata grande e ha un
ragazzo che la ama. Sto bene. Davvero.- lo guardai, staccandomi da lui e rise.
Era comica come scena, vedere
mio papà che piangeva.
Me lo sarei ricordato tutta
la vita.
Chiamai la Ila preoccupata
per dirle che era andato tutto bene.
Le raccontai tutto per farmi
stordire le orecchie con un suo urlo.
Passai tutto il resto della
giornata a ridere come una scema.
Non poteva andare meglio.
Ero felice. Avevo un ragazzo
che mi amava e che amavo. Piaceva ai miei genitori?
Cosa potevo desiderare di
più?
Assolutamente niente.
Buonasera! Non potete
assolutamente perdonarmi. Avevo promesso di postare un capitolo primo della
fine della scorsa settimana, invece non l’ho fatto =( Quanto mi odio. Ok,
questo fine settimana prometto che posto. Lo giuro. =)
Allora, ragazze, con questo capitolo ne mancano 10 alla fine della storia. Sembrava che dovesse durare per sempre e invece, eccoci qui, a 10 capitoli dalla fine.
Allora, ragazze, con questo capitolo ne mancano 10 alla fine della storia. Sembrava che dovesse durare per sempre e invece, eccoci qui, a 10 capitoli dalla fine.
Ormai le cose sono a posto,
il papà della Ary ha capito che Edo è cambiato, lui e la Ary stanno felicemente
insieme. Ila e Simo vanno benissimo, come avete potuto leggere in questo
capitolo stanno dormendo insieme, quindi, tra loro va tutto bene. Tutto va
assolutamente bene. Si capisce che la storia sta giungendo alla fine, vero?
Be, ma ci sono ancora alcune cose che devono succedere. La Ary sta per compiere gli anni e deve ancora conoscere i genitori di Edo, poi mancano ancora la prima volta delle nostre due protagoniste, quindi, ci sarà ancora qualcosa da leggere.
Be, ma ci sono ancora alcune cose che devono succedere. La Ary sta per compiere gli anni e deve ancora conoscere i genitori di Edo, poi mancano ancora la prima volta delle nostre due protagoniste, quindi, ci sarà ancora qualcosa da leggere.
Come sempre ringrazio tutte
le persone che hanno aggiunto questa storia alle preferite, seguite e ricordate
e che mi hanno aggiunto come autore preferito. Grazie davvero a tutte *_*
Vi ricordo che potete trovarmi su Fb e su Twitter. Aggiungetemi pure =)
Vi ricordo che potete trovarmi su Fb e su Twitter. Aggiungetemi pure =)
Alla prossima ^_^
PS: per il prossimo capitolo
vi dico solo Ila, Simo, casa libera. A buon intenditore poche parole. xD