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Autore: Glance    03/02/2011    3 recensioni
Sei mesi, la conoscevo da soli sei mesi. Eppure potevo dire di esistere veramente solo da quando il battito del suo cuore scandiva ogni momento che passavo con lei. Sei mesi e oggi sarebbe stata la ricorrenza della sua nascita, il suo compleanno. Il fatto che fosse nata era qualcosa per cui festeggiare, qualcosa che bastava a giustificare la creazione dell’intero mondo.(Quello che di Edward non é stato scritto in NEW MOON)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Restò a fissarmi sbalordita, mentre io non ero capace di credere di essere riuscito a pronunciare quelle parole. “ Prima sposami”. Le avevo detto con l'emozione che mi attanagliava la gola, tra un misto di paura, apprensione e imbarazzo. Nella piena consapevolezza dell'enormità di quella richiesta.
Volerla legare a me per il tempo della sua vita, con la promessa sospesa tra di noi di farla diventare parte del mio mondo.
La volevo con me più di quanto avessi mai voluto qualsiasi cosa.
Volevo riuscire a prendere tempo, dilatando più che potevo la sua vita mortale, da umana.
Nutrendo la speranza di farla desistere da quel suo proposito sconsiderato.
Farle assaporare quelle esperienze alle quali voleva rinunciare.
Riuscire a farle capire a cosa voleva voltare le spalle.
-Okay. E' uno scherzo.- Rispose. Sospirai deluso.
-Così mi ferisci, Bella. Ti chiedo di sposarmi e la metti sul ridere.- Non potevo biasimarla se pensava che scherzassi. Era fuori da ogni logica avanzare una simile proposta. Ma era quello che sentivo e volevo. Poter stare con lei mettendo tra di noi una promessa solenne. Se fossi stato umano sarebbe stato quello che avrei fatto. Da dove venivo io era il modo migliore per dire “ Ti amo”.
-Edward, per favore sii serio.- Ribatté.
-Sono serio al cento per cento.- Le risposi lanciandole un occhiata che non lasciava spazio a possibili battute.
-E dai.- Disse, con un velo d'isteria nella voce.- Ho solo diciotto anni.- La guardavo e leggevo il panico nel suo sguardo e cercai di alleggerire la tensione.
-Be', io quasi centodieci. E' ora che metta la testa a posto.- Dissi, cercando nella sua espressione qualcosa che mi lasciasse intravedere un segno di distensione. Ma irrequieta guardava fuori dalla finestra. Sospirò profondamente.
-A dire la verità, il matrimonio non è la mia massima priorità, sai? Renée e Charlie ne sono rimasti letteralmente dissanguati.- Solo lei avrebbe potuto adoperare una metafora simile in presenza di un vampiro.
-Interessante metafora.- Le dissi sorridendo.
-Sai bene cosa intendo.- La guardai.-Per favore, non dirmi che hai paura di assumerti un impegno tanto solenne.- Non riuscivo a capire come potesse opporre tanta resistenza verso quella richiesta e non sollevare il minimo dubbio al fatto di trasformarsi in una di noi.
-Non è proprio così.- Ribatté- Ho...paura di Renée. Ha idee molto precise a proposito del matrimonio prima dei trent'anni.- Capivo che sua madre, era una scusa dietro cui si nascondeva. Bella aveva paura.
-Perché preferirebbe vederti dannata per l'eternità, piuttosto che sposata.- Risi cupo. Non capivo cosa la trattenesse.
-Non ci scherzerei troppo.- Rispose seria.
-Bella, se pensi che sposarsi sia impegnativo quanto barattare la propria anima con una vita eterna da vampiro...- Le dissi scuotendo la testa,- se non sei abbastanza coraggiosa da sposarmi, allora...-. Alzai le spalle.
-Be',- m'incalzò.- E se lo fossi? Se ti chiedessi di portarmi subito a Las Vegas? Diventerei un vampiro in tre giorni?- Le sorrisi certo del suo bluff.
-Come no, prendo la macchina.- La sentii mormorare un “ uffa” sommesso e rassegnato.
-Ti lascio diciotto mesi.- Continuava a rilanciare, ma non avrei ceduto.
-Niente affatto, questa è la mia condizione.- Mi guardò fulminandomi con lo sguardo.
-Va bene. Mi rivolgerò a Carlisle, dopo il diploma.- Mi strinsi nelle spalle sorridendole serafico.
-Se proprio ci tieni.- Ebbe un moto di stizza.
-Sei impossibile.- Disse con un lamento.- Un mostro.- Sogghignai.
-Per questo non mi vuoi sposare?- Si lamentò di nuovo, mentre mi chinavo verso di lei e sentivo tutto il suo stordimento e la sua concentrazione venire meno .- Bella per favore.- Sussurrai. Per un istante smise di respirare. Quando si riprese scosse la testa con forza per fare ordine tra le idee.
-Sarebbe stato meglio se ti avessi regalato un anello?- La sua risposta fu quasi un urlo.
-No! Niente anelli!-Quell'ultima affermazione fatta a voce più alta aveva svegliato Charlie.
-Ecco ci sei riuscita.- Le sussurrai.- Charlie si sta svegliando. Meglio che me ne vada.- Dissi rassegnato e sentii il suo cuore inciampare. La osservai per un momento. La sola idea di allontanarmi da lei faceva stare male anche me.- Trovi infantile che mi nasconda nell'armadio?- Chiesi mentre osservavo i suoi occhi accendersi di gratitudine e impazienza. Come me, anche lei non voleva che tra di noi mettessi alcuna distanza.
-No.- Sussurrò.- Per favore resta.- Le sorrisi e scomparvi dalla sua vista.
Al buio la osservavo mentre irrequieta aspettava che suo padre facesse la sua comparsa.
La porta si spalancò.
-Buon giorno, papà.- Charlie che sembrava essere stato preso in contropiede.
-Sei nei guai lo sai vero?- Le disse. Li osservavo fronteggiarsi entrambi convinti delle proprie ragioni.
Potevo capire suo padre. Bella era sparita per tre giorni senza alcuna spiegazione e al posto suo mi sarei sentito impazzire anche io. Non avrei potuto fare a meno di avercela con me, per lo scompiglio causato, anche se quello che immaginava lui non era neanche lontanamente paragonabile a quella che era realmente la verità. Charlie proteggeva sua figlia da quello che credeva solo un ragazzo che l'aveva fatta soffrire, che le aveva causato un dolore talmente grande da annientarla per mesi. Anche io avevo cercato, infliggendole quel dolore, di proteggerla da me, ma questo non avrei mai potuto dirglielo per scagionarmi o scusarmi in alcun modo. Come avrei potuto mai confessargli che la minaccia che vedeva in me era molto più grande e pericolosa di quello che avrebbe mai potuto immaginare.
Solo una cosa in quel momento ci rendeva uguali: l'amore incondizionato che provavamo per Bella.
-Negli ultimi tre giorni sono quasi impazzito. Torno a casa dal funerale di Harry e tu non ci sei. Jacob non ha saputo dirmi altro, se non che te n'erai andata con Alice Cullen e che temeva fossi in pericolo. Non mi hai lasciato un numero, non ti sei fatta viva. Non sapevo dove fossi ne quando – o se – saresti tornata. Riesci a renderti conto di come...come...- Non riuscire a terminare la frase. La disperazione nella voce, come di chi ha temuto di poter perdere la persona più importante della propria vita. Lo potevo comprendere benissimo.
Io ero stato sicuro della morte di Bella per ventiquattro ore.
Ventiquattro ore in cui mi ero sentito scomparire, annientato da un dolore immenso, devastante anche per uno come me. Mi ero visto quella sofferenza attaccata addosso per l'eternità e non ero stato in grado di sopportarlo. Lo capivo, e non potevo non considerare che anche quella era una mia responsabilità, io ero l'unico e solo da incolpare. Charlie non mi avrebbe perdonato. Non volevo che dovesse anche litigare con sua figlia a causa mia. Non volevo rovinare il loro rapporto. Almeno quello, nella vita di Bella, doveva rimanere uguale a ciò che era prima che arrivassi io a sconvolgerle la vita.
-Hai un motivo valido per non costringermi a spedirti a Jacksonville seduta stante?- Come me anche lui per cercare di proteggerla dal pericolo che rappresentavo voleva allontanarla, come avevo tentato di fare anche io.
-Si! Perché non ci andrò.- Disse sicura di se.
-Aspetta un attimo signorina...- La voce di Charlie andava perdendo la calma che si era voluto imporre per poter affrontare quella discussione. Nella mente aveva solo una domanda: sapere dove era stata.
Nella mia tornò il ricordo di quell'intero giorno trascorso nella convinzione di averla perduta per sempre, quella disperazione che mi aveva portato ad un passo dalla nostra fine. Mi sentivo tremendamente in colpa con Charlie. Lessi in lui i mille pensieri che aveva elaborato nell'attesa snervante di avere notizie di sua figlia. Aveva temuto di poterla perdere, potevo sentire tutta la sua angoscia.
Bella si prese ogni responsabilità per quel gesto, era disposta ad accettare qualunque castigo, anche essere cacciata da casa. Quel pensiero non aveva neanche sfiorato la mente di Charlie, ma lei non aveva comunque nessuna intenzione di ritornare in Florida.
Lo vidi arrossire e cercare tra i suoi pensieri una ragione per calmarsi prima di parlare. Non voleva entrare in contrasto con sua figlia, voleva capire e fare in modo che lei capisse che non ero la scelta migliore. -Potresti spiegarmi dove sei stata?- Domandò rimanendo in attesa di una spiegazione.
-C'è stata...un'emergenza.- Bella sembrava spazientita da quelle domande. Non sapeva cosa poter raccontare. La sua qualità di non saper dire bugie sicuramente non tornava utile. La sentii sbuffare rumorosamente.- Non so cosa dirti, papà. Più che altro, è stato un malinteso. “Ho sentito dire, gira voce” eccetera e la cosa è diventata più grossa di com'era.- Lo sguardo di Charlie era scettico.
Rimase in attesa di ascoltare quella spiegazione. Bella se la sarebbe dovuta cavare da sola visto che non avevamo concordato nessuna versione ufficiale da dare.
-Ecco, Alice ha detto a Rosalie che mi ero tuffata dallo scoglio...- Bella si arrabattava in cerca di una scusa credibile, ma sapevo bene che non sarebbe stato facile che riuscisse a risultare credibile. Nella mente di Charlie lessi lo stupore per quella notizia che ignorava. Bella si accorse dell'errore e cercò di rimediare.
-Mi sa che non te ne ho parlato.- Farfugliò.- Niente di che. E' capitato durante una nuotata con Jake...Comunque, Rosalie l'ha detto ad Edward e lui si è arrabbiato. A quanto pare ha frainteso e capito che avevo cercato di suicidarmi, o qualcosa del genere. Non rispondeva più al telefono, perciò Alice mi ha trascinata a... Los Angeles, per spiegargli tutto di persona.- Charlie restò come impietrito mentre la sua mente elaborava l'idea terrificante del tentato suicidio di sua figlia. Rividi nei suoi ricordi le immagini di Bella dopo la mia partenza, il dolore, tutta quella disperazione...era inconsolabile. La frustrazione di suo padre per non essere in grado di poterla aiutare, la sua preoccupazione, il timore che non sarebbe riuscita a superare quel momento che potesse commettere una sciocchezza.
-Hai davvero tentato il suicidio, Bella?- Fece quella domanda dando voce ai quel timore che aveva tenuto chiuso nel suo cuore non con poche preoccupazioni.
-Ma certo che no.- Rispose Bella.- Mi stavo solo divertendo con Jake. Tuffi dagli scogli. I ragazzi di La Push ci vanno sempre. Te l'ho detto niente di che.- “Niente di che” diceva. Solo tuffi per divertimento. Piccola incosciente che non era altro. Tuffarsi solo per sentire la mia voce. A cosa l'avevo costretta. A cosa avevo costretto suo padre, tutti noi. Perchè il destino si era voluto accanire facendole incontrare uno come me? Lei la mia speranza, io la sua rovina. Qualunque cosa facessi quella ad avere la peggio era sempre lei.
Quando Bella aveva fatto il mio nome sentii Charlie ribollire di rabbia.
-E che c'entra Edward Cullen?- Urlò. -In tutto questo tempo ti ha lasciato a te stessa senza battere ciglio.- Aveva ragione non ero stato altro che uno sciocco ingenuo. Allontanarmi per cercare di rimettere le cose al loro posto, quando mi ero spinto troppo oltre perché fosse possibile tornare indietro.
-Un'altra incomprensione.- Rispose Bella.
-Perciò è tornato.- Ormai stava per perdere la pazienza.
-Non sono sicura dei loro piani. Penso di si comunque.- Charlie scosse la testa mentre la vena sulla sua fronte prese a pulsare.
-Voglio che tu stia lontana da lui, Bella. Non mi fido. Ti crea soltanto problemi. Non permetterò che ti riduca ancora in quel modo.- I fatti gli davano ragione, da quando Bella mi conosceva non aveva avuto altro che guai. Come dargli torto se non mi voleva più intorno a sua figlia?
-Va bene.- Rispose decisa Bella. L'ansia s'impadronì di me. Osservavo Charlie dondolare sui talloni. Bella si stava arrendendo nuovamente senza combattere. Come era possibile, tutto quello che ci eravamo detti poco prima che fine aveva fatto?
-Ah.- Fece suo padre non sapendo cosa dire. Quella risposta così arrendevole aveva spiazzato anche lui.- Pensavo che fossi più testarda.- Lo pensavo anche io.
-Lo sono.- Disse però Bella fissandolo negli occhi.- Volevo dire: “va bene, me ne andrò”- Non sapevo se sentirmi sollevato da quell'osservazione o preoccuparmene. Il viso di Charlie impallidì e il suo sguardo vagò per qualche secondo nel vuoto come a cercare un appiglio per argomentare quella risposta così risoluta.- Papà non voglio andarmene.- Disse dolcemente.- Ti voglio bene. So che sei preoccupato, ma devi fidarti di me. E se vuoi che resti, devi andarci piano con Edward. Vuoi o no che io viva qui?- Il modo in cui stava prendendo le mie difese, mi rendeva felice e ancora non potevo credere che mi amasse in questo modo.
-Non è giusto, Bella. Sai che non c'è niente che desideri di più al mondo.- Protestò suo padre.
-E allora sii gentile con Edward, perché staremo per sempre insieme.- Disse sicura di se. La voglia di uscire dal mio nascondiglio e prenderla tra le braccia divenne prepotente e dovetti chiamare a raccolta tutta la mia forza di volontà per restare al mio posto. Il mio cuore silenzioso si riempì di una gioia incontenibile. Quel per sempre pronunciato dalle sue labbra... assaporai tutto il gusto di quella promessa.
-Non sotto questo tetto.- Urlò Charlie. Bella sospirò pesantemente.
-Senti, non voglio darti un ultimatum, stanotte...anzi stamattina. Riflettici per qualche giorno. Okay? Ma ricorda che se prendi me, ti tocca anche Edward.- In quel momento osservai la sua fiera determinazione. Amavo quella ragazza. L'avrei amata sempre e comunque.
-Bella...-La voce di Charlie conteneva tutta la sua contrarietà.
-Riflettici.- Ribadì Bella.- E mentre ci pensi, potresti lasciarmi un po' privacy? Ho bisogno di una doccia.- Il colorito di Charlie assunse una strana sfumatura purpurea, ma uscì dalla stanza, anche se sbattendo la porta. Immediatamente fui al fianco di Bella.
Seduto sulla sedia a dondolo la osservavo.
-Scusami.- Sussurrò. Come al solito era lei a scusarsi per qualcosa che avevo causato io.
-Mi meriterei di peggio.- Mormorai mortificato e addolorato di essere ancora una volta la causa di dolore e incomprensioni.- Non litigare con Charlie per colpa mia, ti prego.- Non volevo causare altri danni nelle loro vite.
-Non preoccuparti.- Bisbigliò, mentre prendeva il set da bagno e alcuni vestiti puliti.- litigherò quel tanto che basta, senza esagerare. Oppure mi stai dicendo che mi ritroverei senza un tetto?- Sgranò gli occhi fingendosi allarmata.
-Ti trasferiresti in una casa infestata da vampiri?- Per me il fatto che si sentisse tanto a suo agio con noi rimaneva un mistero.
-Probabilmente è il posto più sicuro, per una come me. Inoltre...- Mi sorrise.- Se Charlie mi caccia, la scadenza del diploma non sarà più valida, no?- Mi irrigidii.
-Sei impaziente di essere dannata per l'eternità.- Mormorai.
-Non ci credi neanche tu, è inutile fingere.- Disse con sufficienza.
-Ah, no?- Risposi irritato.
-No. Non ci credi.- Ribatté. La guardai torvo, pronto a replicare, ma mi anticipò.
-Se davvero fossi stato convinto di aver perso l'anima, quando ti ho ritrovato a Volterra, avresti capito al volo cosa stava accadendo, anziché ritenerci morti entrambi. Invece no, hai detto: “ straordinario. Carlisle aveva ragione”.- Esclamò trionfante. Restai senza parole. Avrei dovuto confessarle che per un attimo avevo veramente creduto di essere morto e averla potuta ritrovare. Che quello di cui ero convinto non fosse vero. Che la flebile speranza di avere avuto torto per tutto il tempo di quell'esistenza disperata,che la mia anima non si fosse perduta e l'avesse potuta raggiungere, non era stata vana.
-Dopotutto, dentro di te c'è un filo di speranza.- Mi lasciò senza parole. Cosa avrei potuto dirle? Che si, lo speravo. Lo speravo con tutto me stesso, ma che per primo non potevo crederci. Troppe erano le conferme del contrario.
-Perciò, questa speranza conserviamola entrambi, non è meglio?- Suggerì.- No che m'importi granché. Se ci sei tu, non ho bisogno del paradiso.- Era folle ed incosciente,e l'amavo tanto da non poterne fare a meno. E sapere che lei mi amava in quel modo mi spaventava, mi faceva odiare me stesso e allo stesso tempo mi rendeva tremendamente felice. Mi alzai lentamente, mi avvicinai e le presi il viso tra le mani, guardandola negli occhi.
-Per sempre.- Giurai.
-Non chiedo altro.- Disse, mentre in punta di piedi avvicinava le sue labbra alle mie.








Mi è servito un pò di tempo, ma sono riuscita a buttare giù questo capitolo. Spero vi piaccia.
Un saluto.
Glance.
  
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