Capitolo 8 - Una scelta difficile e responsabile
Dal giorno passato a Diagon Alley, l’umore di
entrambe era notevolmente migliorato, soprattutto quello della più piccola: non
faceva altro che parlare del negozio di scherzi e di Fred, che non vedeva l’ora
di rivederlo e che le sarebbe piaciuto tornare laggiù il più presto possibile.
Spesso scoppiava a ridere senza un apparente motivo, quando in realtà ripensava
allo scherzo che aveva fatto con lui alla sorella, a cui spesso lanciava
occhiatine furbette e canzonatorie, che la ragazza evitava accuratamente; ma la
sua ilarità, a lungo andare, divenne eccessiva e pesante, tanto che Rosmerta un
giorno le chiuse la bocca con un incantesimo che, più che a spaventarla, la
fece oltremodo divertire. Ma almeno, da quel momento, le risate si
trasformarono in risatine sommesse e fu dato ampio spazio agli sguardi
eloquenti.
Patricia, dal canto suo, era contenta di aver
finalmente rivisto qualche viso amico, che fossero di maghi e streghe
conosciuti e sconosciuti: vivere a Hogsmeade in quel periodo non era uno
spasso, perché più che impegnare il tempo nel finire i compiti o nel fare
qualche passeggiata dai Tre Manici di Scopa alla Stamberga Strillante alla
collina e viceversa non c’era altro da fare. Televisione, computer... tutto era
assente. E segni di vita da parte dei genitori continuavano a non esserci:
guardava sempre il cellulare o fuori dalla finestra alla ricerca di un qualche
gufo, ma niente. Era un giorno uggioso e piovoso quando finalmente,
accompagnate da zia Minerva, ebbero il permesso di andare nella Londra Babbana:
si svagarono un po’ girando per le strade piene di gente, comprarono del
materiale di cancelleria per Cinthya anche se nessuno sapeva bene come e se
avrebbe frequentato la scuola quell’anno, e l’insegnante, lasciando le nipoti
in un bar, si materializzò a casa loro e in pochi minuti prese tutto ciò che
poteva infilandolo magicamente in una borsetta a tracolla con un Incanto
Restringente per poi ricomparire al loro fianco e tornare a Hogsmeade.
L’ultima domenica del mese di agosto a una
settimana dalla partenza per Hogwarts, Patricia era molto nervosa: il giorno
prima, infatti, la zia le aveva detto che Silente aveva rifiutato di ospitare
la sorella a Hogwarts durante l’anno, giustificandosi dicendo che “la scuola
non era più un luogo sicuro come una volta”; Rosmerta, dal canto suo, avrebbe
dovuto ricominciare a lavorare a pieno regime con l’inizio della scuola e non
avrebbe potuto seguire molto la bambina. Così, all’ultimo, era nato il problema
di dove lasciare Cinthya e in una settimana diventava difficile trovare
qualcuno che potesse prendersene cura. Ma non impossibile.
La domanda fondamentale era questa: a chi
chiedere? Non avevano altri parenti, i nonni paterni abitavano altrove ed erano
alle prese con la salute precaria, tornare a Londra e chiedere a qualche amico
di famiglia non le sembrava il caso perché a nessuno di loro avrebbe lasciato
la sorellina per un anno intero. Di chi poteva fidarsi? Questi erano i suoi
pensieri quella mattina quando la voce di Rosmerta le chiamò dal piano
inferiore. Patricia si riscosse e Cinthya alzò la testa dal foglio su cui stava
disegnando tranquillamente, uscirono dalla stanza e scesero nel pub, dove
trovarono insieme a Rosmerta la zia e altre quattro persone: Ginny, Fred e
quelli che potevano essere i suoi genitori, una donna bassina e di costituzione
robusta con i capelli ricci e un uomo con una calvizie avanzata, alto e
dinoccolato, entrambi con i capelli rosso acceso tipici della famiglia Weasley.
Cinthya, non appena vide Fred, gli corse incontro con un gridolino, mentre
Patricia si avvicinò a quel gruppetto con aria interrogativa.
“Voglio presentarti i signori Weasley, Patricia.”
Le disse Minerva McGranitt con un sorriso. “Arthur e Molly.” La ragazza strinse
la mano ad entrambi con un sorrisetto imbarazzato.
“Molto piacere.” Disse.
“Il piacere è nostro, Patricia.” Rispose Molly Weasley
con un caldo sorriso. Rosmerta li fece accomodare ad un tavolo e offrì loro
della Burrobirra e del Succo di Zucca. Mentre si spostavano, la ragazza lanciò
uno sguardo alla sorella che giocava con Fred mentre questi le faceva ogni tipo
di magia per farla divertire; i loro sguardi si incrociarono un momento: lui le
sorrise e le fece un cenno di saluto e lei sorrise a sua volta arrossendo
leggermente. Distolse lo sguardo e lo diresse sulla zia.
“Patricia, ho pensato molto a una soluzione per
la sistemazione di Cinthya.” Iniziò a spiegare l’insegnante. “Su consiglio del
professor Silente, ne ho parlato all’Ordine: come ben sai, i tuoi genitori non
ne fanno parte formalmente, ma li consideriamo comunque dei membri ed è proprio
per questo che probabilmente i Mangiamorte sono arrivati da voi. Pensiamo non
sia stato un caso.” Patricia, ascoltando attentamente, annuì. “La famiglia
Weasley fa parte dell’Ordine fin dalla sua fondazione ed è sotto stretta
protezione e sorveglianza. Come ben sai, Cinthya non potrà essere ospitata a
Hogwarts per i motivi che ti ho detto ieri e i signori Weasley si sono gentilmente
offerti di ospitarla.”
“La nostra famiglia è numerosa,” Intervenne in
quel momento la signora Weasley con voce dolce. “e sicuramente non sarebbe un
disturbo, tutt’altro: saremmo felici di tenerla con noi e tu potrai ovviamente
venirla a trovare ogni volta che vorrai.”
“Ovviamente,” riprese la McGranitt. “non possiamo
nasconderti che anche loro sono in continuo pericolo, ma godono della migliore
protezione che l’Ordine può dare: il controllo è continuo, ci sono incantesimo
di ogni sorta che circondano casa loro e i terreni circostanti, ogni membro è
controllato da qualcuno. A essere sincera,” sospirò. “sarei molto più
tranquilla e sicura se sapessi che tua sorella è con loro e non con altri.” Finì.
Patricia corrugò la fronte: era una situazione delicata e la scelta da prendere
era molto difficile. Conosceva quelle persone solo grazie a Ginny e alla
popolarità che avevano i gemelli a scuola, ma non oltre. In più, restava ancora
un particolare.
“Ma... come farebbe con la scuola? Non può
restare senza far niente un anno... è ancora piccola, ha bisogno di molte
attenzioni... Non voglio disturbare, sarebbe solo un peso in più per voi...” Si
sentiva confusa e imbarazzata: quell’improvvisa opportunità che le si era
presentata, quella grande disponibilità da parte di una famiglia nei confronti
di due ragazze sconosciute la mettevano a disagio. Cosa avrebbero fatto i suoi
genitori? Avrebbero accettato o si sarebbero rivolti altrove? In quel momento,
ancora un volta, sentì il grande peso della responsabilità nei confronti della
bambina gravarle sulle spalle, un peso che sapeva bene essere suo, che era suo
dovere portare avanti, anche se aveva solo quindici anni.
Guardò la sorella, preda delle risate insieme al
suo compagno di giochi, e sorrise: da quando lo aveva conosciuto, sul suo volto
erano ritornati i sorrisi e la spensieratezza dei bambini della sua età ed era
grazie a Fred se aveva ricominciato a giocare e aveva smesso di piangere quando
pensava alla madre e al padre, sperduti chissà dove. Chissà se si sarebbe
trovata bene con loro, se sarebbe ritornata ad essere malinconica o avrebbe
continuato a ridere come stava facendo in quel momento. La voce della signora
Weasley la riscosse dai suoi pensieri.
“A noi fa piacere aiutarvi.” Disse prendendole
una mano con affetto. Patricia avvampò. “Minerva ci ha sempre parlato dei tuoi
genitori e quando tua madre ha rifiutato di entrare a far parte dell’Ordine
abbiamo tutti inteso la sua preoccupazione nei confronti di tuo padre, ma li
abbiamo sempre considerati dei nostri. Se non ci aiutiamo tra noi, a cosa serve
creare un Ordine di maghi?”
“E’ vero.” Disse il signor Weasley passando un
braccio intorno alle spalle della moglie. “E
per la sua istruzione non preoccuparti: Molly ha fatto da maestra a
tutti i nostri figli, ci sa fare. Ma spetta a te decidere, e qualunque
sarà la tua scelta la rispetteremo senza insistere oltre.”
Quell’affermazione
la disarmò. Guardò la zia che le sorrideva scrutandola
con attenzione da dietro
gli occhiali, poi i signori Weasley e in quel momento ripose in loro
tutta la sua fiducia.
“Vorrei parlarne con Cinthya prima di darvi una
risposta definitiva.” I signori Weasley annuirono e Patricia si alzò e si
avvicinò ai due giocherelloni. La sorella le corse incontro sorridente.
“Hai visto quante magie mi sta facendo Fred?”
Domandò entusiasta. Lei sorrise.
“Vedo.” Commentò, poi le prese una mano e si
piegò sulle ginocchia, ignorando il ragazzo che le osservava di sottecchi. “Cinthya,
purtroppo non potrò ospitarti a scuola con me, quest’anno,” Iniziò. Il sorriso
del volto della bambina svanì. “ma questi signori sono i genitori di Fred e
George e si sono offerti di farlo.” L’attenzione della bambina divenne massima.
“Sono delle brave persone e sono certa che ti troveresti bene e che i maghi
cattivi non verrebbero a cercarti. Cosa ne pensi?”
“Tu non vieni?” domandò tristemente.
“No. Devo andare a scuola e studiare, ma verrò a
trovarti quando potrò, te lo prometto.” Rispose Patricia carezzandole una
guancia.
“E se mamma e papà ti chiamano?” domandò ancora.
“Te lo farò sapere e dirò loro di mettersi in
contatto con te.” Le rispose.
“E per la scuola?”
“Non potrai tornarci quest’anno, mi dispiace. Ma
se ne occuperà la signora Weasley: sono certa che ti insegnerà tante cose.” La
bambina sorrise.
“Ma c’è Fred?” domandò ancora una volta. Patricia
levò lo sguardo sul ragazzo e questo le fece l’occhiolino.
“Sì, ma solo la domenica, perché lavoro durante
la settimana. Va bene?” la bambina annuì con vigore. “E sai cosa facciamo
anche?” le si avvicinò all’orecchio e bisbigliò qualcosa che Patricia non poté
comprendere. Cinthya iniziò a saltellare per il pub gridando allegramente “evviva!”
e lei gli rivolse un’occhiata interrogativa, ma lui non fece altro che un
sorriso. La ragazza si rialzò e tornò al tavolo. Sorrise.
“Vi ringrazio per la vostra disponibilità,
signori Weasley. Accetto volentieri.” Disse. La McGranitt sorrise e le rivolse
un cenno di approvazione e i signori Weasley la ringraziarono entusiasti,
mentre Ginny esultava. Molly le si avvicinò e l’abbracciò.
“Non te ne pentirai, mia cara, e farò attenzione
che quello lì” disse con un cenno del capo verso il figlio. “non svii tua
sorella.” Patricia rise.
“Credo di potermi fidare di lui.” Disse e Arthur
Weasley scosse la testa divertito.
“Non dirlo a voce troppo alta, potrebbe sentirti.”
Scherzò. “Comunque, va bene se veniamo a prenderla a King’s Cross il giorno
della partenza?” Patricia annuì. “Allora troviamoci alle dieci e mezza là.” Si salutarono
poi la famiglia Weasley se ne andò. Era rimasta solo l’anziana insegnante che
le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla.
“Hai fatto la scelta giusta, sono orgogliosa di
te.” Disse. Patricia sorrise e l’abbracciò insieme alla sorella.
“Grazie, zia.” Mormorò, poi anche lei se ne andò, svanendo con un pop fuori dal locale.
Capitolo lunghetto ma ci stava! Ciao a tutti, ecco per voi un altro capitolo! Spero vi sia piaciuto: i signori Weasley sono dei personaggi che adoro tantissimo, dovevo per forza dargli una parte importante nella storia :) Magari fossero tutti come loro!! Comunque, metto una piccola postilla: i genitori di Patricia e Cinthya non sono entrati a far parte dell'Ordine della Fenice perchè Druella temeva che il marito, essendo Babbano, potesse sentirsi inutile poichè senza poteri magici e quindi a disagio. La proposta è stata loro fatta molte volte, ma ha sempre preferito dire di no, dando comunque pieno appoggio nella lotta contro Voi-Sapete-Chi, ovviamente.
Bene, e dopo quest'ultimo chirimento, recensite numerosi e alla prossima!! Kisses!
monipotty