Capitolo 1
Il telefonò squillo, ma ero troppo
presa dalla conversazione per rispondere,
Jake lo notò e rispose lui al posto mio, ascoltò in silenzio e chiuse la
conversazione dopo poco, ma la sua faccia mi fece capire che non era tutto
apposto, la telefonata l’aveva turbato, e parecchio anche.
-Chi era Jake?.- chiesi in tono preoccupato.
-Era Edward…- lasciò in sospeso la
frase, lo leggevo chiaro e tondo nel suo volto che non avrebbe voluto dirmelo e
lo notai anche dal suo atteggiamento, era come se si fosse spento qualcosa in
lui.
-Era lui?? E perché non me lo hai passato, Jake!.- gli urlai contro –Dovevi passarmelo!.- continuai.
Ero fuori di me, e me la stavo prendendo con
lui, da un lato mi dispiaceva, non volevo trattare male Jake, ma dall’altro era
proprio quello che si meritava.
-Non ha chiesto di te, per questo non
te l’ho passato.- disse abbassando lo
sguardo e si allontanò dal telefono per andare alla finestra, e guardare la
luna.
Rimasi un po’ scioccata dal suo atteggiamento, non poteva comportarsi in quel modo, ma pensandoci meglio, aveva incominciato reagire cosi, solo dopo che ebbi visto la macchina dei Cullen.
Questa scoperta non mi lasciò del tutto sorpresa, sapevo che lui li odiavo, ma
pensavo che per me sarebbe riuscito a sopportarli, cosa che non stava per
niente facendo.
-Bella, Edward vuole andare da Volturi
a uccidersi, crede che tu sia morta!.- mi disse Alice, portandomi via dai miei
pensieri su Jacob.
-Ne sei sicura?.- le chiesi
guardandola in faccia.
-Sicurissima Bella.- mi disse con la
sua adorabile voce dolce.
-Va bene, Alice, questo vuol dire una
sola cosa.- cominciai –Dobbiamo andare in Italia, a salvare Ed.- non ero sicura
che rivederlo sarebbe stato bello, ma almeno questo glielo dovevo, non poteva
morire per il senso di colpa, questo non glielo avrei mai permesso, anche se
fra noi era finita.
-Bella no, non farlo.- Jake si
avvicinò a me, e mi prese il braccio –Non andartene.- mi disse con degli occhi
nuovi, voleva veramente che io restassi??
-Jake.- dissi piano, guardai la presa
stretta della sua mano intorno al mio braccio, significava qualcosa, era un
indizio che lui mi stava lanciando, ma che in quel momento non potei cogliere,
più che altro era il momento sbagliato per me e lui.
-Jake, devo farlo.- dissi allontanando
la sua mano dal mio braccio –Gli devo almeno questo.- lo guardai, sperai
veramente, con tutta me stessa che lui avesse capito, ma mi sbagliai, ancora
una volta.
-Non lo capisco.- mi disse in tono
scontroso.
Non seppi cosa rispondere e lascia cadere l’argomento, ogni minuto che passava, era un minuto in più che mi avrebbe separato da Edward, e dalla speranza di salvarlo.
Allora decisi di muovermi, lasciai Alice
e Jacob in cucina, so che non avrei dovuto farlo, loro erono come cane e gatto,
ma non potevo sempre pensare agli altri, dovevo pensare a come arrivare in
Italia.
-Tranquilla Bella ci penso io al
viaggio, tu preparati, sennò arriveremo tardi.- mi disse Alice.
La guardai e le sorrisi, corsi in
camera mia e preparai la borsa con l’essenziale per il viaggio, presi poche
cose, non sarebbe durato tanto il soggiorno, il tempo di salvare Ed e di
tornare a Forks e alla vita di tutti i giorni.
Chissà se al mio ritorno Jake sarebbe stato ancora mio amico, mi fermai un attimo a riflettere, ma allontanai la mia testa da quel pensiero, non potevo pensarci ora.
Quando tornerò raccoglierò i
frutti di quello che ho seminato, mi dissi.
Presi la borsa e mi catapultai fuori
da casa mia, ma prima scrissi un messaggio a Charlie e lo lascia in cucina,
sapevo che manco lui si meritava questo, ma il mio obbiettivo era molto
importante, non potevo abbandonare Ed nel momento del bisogno.
Arrivai per strada e vidi che Alice stava discutendo animatamente con Jake, di sicuro stavano parlando del viaggio, guardai lui, e notai che gli si leggeva chiaro in faccia che soffriva.
E il suo
dolore era anche il mio dolore, perché ero legata a lui, in un modo che manco
potevo spiegare, e se soffriva lui, soffrivo anch’io.
Arrivai alla macchina, salì, non dissi
niente a nessuno, se avessi parlato avrei combinato solo danno, e non era il
caso, aspettai Alice che salì dopo un paio di minuti, sistemò le sue cose nella
macchina e si preparò per partire, ma dal finestrino apparve Jacob, che si mise
a guardarci entrambe, senza dire niente. E mi mise un po’ in suggestione il suo
silenzio.
Decisi di guardarlo di conseguenza,
nella gara degli sguardi ero molto brava, avrei resistito fino all’ultimo, ma
lui si arresa dopo poco e mi disse –Bella ragione, non puoi andare in Italia,
cosi da un momento all’altro, stai qua, con me.-
-Jake, non posso te l’ho già detto, questo è il mio obiettivo ora, devo farlo, non solo per me, ma anche per Alice, per tutti i Cullen, questo glielo devo.- dissi guardandolo seriamente, non volevo che rispondesse, non volevo ferirlo ancora di più.
Il suo sguardo mi
mostrava stupore, meraviglia per le mie parole, non riuscendo a sopportare il
tutto, feci un cenno ad Alice e lei partì di corsa.
Cercai di farmi forza e di non
guardare dietro, per vedere tutto quello che avevo lasciato, tutto quello che
mi ero creata durante la sua assenza. Mi feci forza e guardai dritto, davanti a
me, guardai la mia nuova strada. Lontana da tutto quello che avevo.
Arrivammo all’aeroporto dopo un ora e mezza di macchina, salimmo quasi subito sull’aereo e appena mi sedetti a bordo, capì che non c’era più tempo, guardai fuori dal finestrino con la consapevolezza che avevo perso troppo tempo e che Edward non ne aveva più cosi tanto.
Il volo partì dopo poco e il viaggio fu lungo e non riuscì a rilassarmi
neanche per un attimo, ero troppo tesa per l’avvenire.
Appena l’aereo atterrò io ed Alice
uscimmo subito di li e andammo a prendere una macchina, speravo che prendesse
una macchina qualunque per passare inosservati ma mi sbagliai, prese o meglio
rubò una porche gialla.
-Alice!.- gli dissi con un tono di
rimprovero.
-Non pensavo che fossi contraria in
questo caso, pensavo potessi fare un eccezione.- mi guardò e salì in macchina,
io la segui dopo un attimo.
-Non sono contraria, ma neanche
favorevole.- dissi allacciando la cintura.
-Tranquilla.- disse, poi partimmo per
Volterra, -Allora Bella devi raggiungere il Palazzo comunale è la che si
svolgerà la celebrazione della liberazione dei vampiri da Volterra, e là che
Edward si mostrerà per quello che è, cosi i Volturi saranno costretti ad
ucciderlo.-
-Va bene, ho capito.- dissi.
In poco tempo arrivammo a Volterra ma
fummo bloccate perché la macchina non poté passare a causa della festa, allora
scesi e cominciai a correre il più velocemente possibile, c’era troppa gente e
non conoscevo il posto ed ebbi la sensazione di essermi persa.
Mi guardai in giro, mi sentì come un lupo fuori dalla sua tana, sperduto e pieno di paura.
Ma mi feci forza e
ripresi a correre, seguì la mandria di persone che si dirigevano tutte verso la
stessa meta e un po’ titubante arrivai
alla Piazza Grande. Mi guardai intorno e non trovai tracce di Edward da nessuna
parte, che avessi sbagliato?? Non era possibile, doveva per forza essere lì,
era quello il luogo principale in cui si svolgeva la festa.
Feci un giro della piazza e proprio davanti l’entrata del Palazzo Comunale scorsi una persona, abbastanza familiare, ma che la mia mente anche se controvoglia aveva incominciato a dimenticare, era Edward. E stava per fare il più grande errore della sua vita.
Lo vidi mentre si levava la maglietta e si avvicinava alle scale, illuminate
dai raggi solari, sapevo cosa stava per fare, e dovevo impedirglielo a tutti i
costi.
Corsi verso di lui, niente mi avrebbe
impedito di salvarlo, nessuno, ma quando si vuole veramente una cosa, non
sempre il destino è favorevole a dartela. –Dove crede di andare?.- mi fermò un
agente della polizia.
Lo guardai con gli e la bocca
spalancati, non ci potevo credere, il tempo era proprio contro di me. –Mi lasci
andare.- dissi cercando di liberarmi e dando un occhiata a Edward che era
sempre più vicino alla luce. –La prego.- dissi supplicandolo.
-Mi dispiace non posso lasciarla passare.-
mi disse. Cercai di liberarmi, ma mi teneva stretto il braccio, guardai il
Palazzo e vidi la sua fine. Edward si era esposto al sole. Tutti lo guardarono.
Io lo guardai e cominciai a urlare. Un grido disperato. Di tristezza. Di paura.
Che ne sarebbe stato ora di lui?? La risposta era una sola: la morte.
Vidi due persone uscire dal Palazzo,
erono incappucciate. Lo presero per i gomiti e lo trascinarono dentro e il
portone si chiuse pesantemente dietro di loro. Avevo finito di urlare, mi girai
verso il poliziotto e vidi che guardava la scena attonito e sbalordito. Allora
mi tolsi dalla sua presa e corsi verso il palazzo, non si era accorto che non
c’ero più.
Arrivai al portone e cominciai a
bussare, fortissimo, ferendomi le mani, urlai di aprirlo, urlai per la
disperazione. –Edward sono viva torna qua, torna da me.- dissi iniziando a
piangere. Ma l’unica risposta che ebbi fu un urlo disperato. Un urlo che ero
sicura provenisse da Edward. Mi staccai dalla porta e la guardai senza parole,
senza che mi uscisse nemmeno un sospiro. Ero ferma, immobile.
Poi senti dei passi. Venivano verso di
me. Il cuore perse un battito, speravo fosse lui, speravo che di essermi
immaginata tutto. Si fece largo una speranza. Ma fu spezzata subito. Uscì una
ragazza, piccola, bionda, ma con dei grandi occhi rossi. La guardai. Lei guardò
me e mi disse –Inutile che ti disperi per lui, è inutile che ci speri ancora,
ha infranto le regole, ed ha pagato il prezzo delle sue azioni. Edward Cullen è
morto.- mi guardò per un ultima volta e rientrò.
Mi chiuse il portone in faccia. Un
soffio di vento mi spostò i capelli, che mi finirò davanti agli occhi, e
all’improvviso divennero umidi, iniziai
a piangere. E sembrava che non avessi intenzione di smettere.