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Autore: Roberta87    03/02/2011    6 recensioni
Salve! mi chiamo Roberta e questa è la mia prima FF! La storia è un'alternativa a Twilight,e vede il suo inizio in una Forks dove Bella risiede da tre anni ed i Cullen non sono ancora arrivati. Troverete il resto della trama nel capitolo "trama ed introduzione". Spero che la mia storia vi coinvolga tanto quanto sta coinvolgendo me!
ESTRATTO DAL CAPITOLO 16 :
[..] Improvvisamente il rumore di un auto ci interruppe. Jacob mi lasciò un ultimo bacio a fior di labbra e tenendo ancora il mio viso tra le mani si voltò verso la strada. Sciolsi l’intreccio delle nostre dita e guardai anch’io. Una Volvo metallizzata aveva appena parcheggiato fuori il mio cortile. Sapevo bene a chi appartenesse quell’auto.
Rimasi un attimo sbigottita, cosa ci faceva lui qui? Cosa voleva?. Voltai ancora lo sguardo verso Jacob, giusto in tempo per vedergli serrare la mascella. Le sue mani sul mio volto furono percorse da una breve scarica di leggero tremore, mentre continuava a fissare l’auto.
« Vieni, Bells. E’ ora di andare. » [..]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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CAPITOLO 25 – “Orribili difetti


Era seduto proprio lì, accanto a me sul letto, dove fino a pochi minuti prima vi erano le mani di Edward.
Eppure non potei fare a meno di allungare una mano e portargliela al viso, per accarezzarlo leggermente. Non credevo ai miei occhi. Era assurdo, non lo riconoscevo più. Certo, lo sguardo era quello di sempre, solo un po’ più adulto. Così come il sorriso contagioso e dalla dentatura perfetta. Quello che non mi quadrava affatto era tutto il resto.
Il suo corpo così muscoloso e definito - seppur ancora immaturo - , la statura decisamente più elevata. Ma quelle erano tutte cose che prima o poi mi sarei aspettata con il passare del tempo, che il suo corpo cambiasse e crescesse sulla strada per diventare adulto.
Le cose che invece non mi sarei aspettata erano tutte lì davanti a me, sembravano gridarmi in faccia tanto da far passere in secondo piano il vederlo cresciuto in così poco tempo. Il taglio di capelli così uguale a quello di Sam e Paul, così come anche il modo di vestire e quello strano tatuaggio tribale sulla spalla destra.
Al tocco con la mia mano scoppiò a ridere, così la ritirai subito
« Vuoi essere sicura che io non sia un’allucinazione? »
« No » risposi al suo sorriso nonostante fossi ancora scioccata dal suo aspetto « Sto solo cercando di capire cosa diavolo ti è successo » indicai platealmente tutto il suo corpo con entrambe le mani tese
Fece spallucce « Sono cresciuto, Bells »
« Cresciuto? Hai soltanto quindici anni, Seth. Non voglio immaginare come diventerai quando sarai davvero cresciuto! »
A quelle parole sorrise divertito. Io lo avevo sempre divertito tantissimo, e lui aveva sempre sorriso in quel modo. Quel modo che ora mi fece un po’ male al cuore. Lo stesso sorriso di Jacob.
Seth gli somigliava in un modo impressionante, più di un parente, più delle stesse Rachel e Rebecca. Ogni volta mi sembrava di guardare ad un Jacob da piccolo, identico a quello dei miei ricordi d’infanzia. Adesso invece quel ragazzone che mi sedeva di fianco me lo ricordava ancora di più, poteva passare tranquillamente per il fratello di Jacob.
« E comunque non mi riferivo soltanto a questo, lo sai. » lanciai un’occhiata molto eloquente a lui e anche a Quil, che se ne stava appoggiato accanto alla finestra a braccia conserte. Anche lui era cambiato allo stesso modo « Sembrate la copia di Sam » aggiunsi infastidita quasi in un sussurro.
Seth non rispose e Quil simulò in maniera pessima un improvviso interesse per una crepa nell’intonaco. La loro reazione non mi piacque, specialmente quella di Seth. Non era da lui nascondermi qualcosa.
« Per me sta davvero benissimo » Angela ruppe il pesante silenzio che si era appena creato.
Era ancora seduta sulla poltroncina verde alla mia sinistra e riuscii a stento a trattenere una risata quando vidi il modo in cui guardava Seth. Edward invece, seduto accanto a lei, non fu bravo quanto me e la sua risatina parve risvegliare la mia amica infatuata che arrossì violentemente. Anche Quil se la rise, nemmeno troppo sotto i baffi, mentre mi stupì notare che anche le guance di Seth si erano visibilmente imporporate.
« Grazie, Angela. Perché non puoi fare anche tu così, Bells? Guardami » si sollevò in piedi ed iniziò ad imitare alcune buffe pose da culturista « Ora puoi dire di avere un amico davvero figo »
« Due, mio caro » e anche Quil si unì a quel ridicolo spettacolino che mi fece sorridere.
Mi voltai verso Angela « Ecco, vedi? Avranno anche qualche muscolo in più ma il cervello è rimasto grande quanto una nocciolina »
Lei rise divertita ed anch’io, ma non potei fare a meno di notare il disagio di Edward. Era seduto tutto contratto sulla sua poltroncina verde e non perdeva mai d’occhio Seth e Quil. Il suo sguardo saettava da me a loro continuamente.
« Insomma, catastrofe umana, non sono venuto qui solo per pavoneggiarmi » Seth si sedette di nuovo accanto a me e mi scompigliò appena i capelli « Era da troppo che non ti vedevo e la tua quasi morte per incidente stradale mi è sembrata un ottimo motivo per venirti a trovare » mi abbagliò ancora con il suo sorriso
« Oh, ma grazie. Troppo buono »
« Credi che quella ti impedirà di venire alla festa per il mio compleanno? » mi chiese indicando con il pollice la gamba ingessata « Domani pomeriggio verranno tutti a casa mia. Una cosetta tranquilla, con qualcosa da mangiare e nulla di folle. »
Per un momento non seppi cosa rispondergli. Sentivo davvero tanto la mancanza della riserva, di Billy, di Emily e di tutti quei chiassosi ragazzi. Però l’immagine che avevo in testa di Sam fuori casa Black che mi intimava di non presentarmi più alla riserva era ancora molto nitida. Ricordai le sue parole, non avrei dovuto più mettere piede lì senza essere stata invitata. Per quanto ne sapevo, quello che mi aveva proposto Seth era un invito in piena regola. Inoltre mi mancavano davvero tanto, troppo, tutti quanti. Non ebbi il tempo di prendere una decisione che Edward si intromise fulmineo nella discussione
« Isabella non verrà. E’ stanca, deve stare a riposo e non ha di certo bisogno di una festa. »
La sua voce in quel momento mi sembrò talmente fuori luogo da irritarmi. Per un istante provai nei suoi confronti lo stesso moto d’insofferenza che nutrivo i primi giorni dopo la nostra conoscenza. Mi voltai di scatto verso Edward, i suoi occhi dorati fiammeggiavano in quelli scuri di Quil.
« Come hai detto, scusa? » tutta l’irritazione per quel gesto si era riversata apertamente nel mio tono di voce.
Edward se ne accorse e mi guardò accigliato. Quella sua espressione quasi stupita mi infastidì ancora di più.
« Io non credo sia una buona idea, Bella. Tu devi capi….»
« Io devo Edward? » ripetei incredula « Ma cosa stai facendo? » la sua espressione stupita aumentò e così anche il mio fastidio.
Fu in quel momento che mi resi conto che la piccola, accondiscendente Bella Swan stava crescendo. Per quanto potessi essere grata ad Edward per quello che aveva fatto e continuava a fare per me non avrei mai accettato che mi privasse della mia libertà di scelta. Seppur per una scelta banale come quella di andare ad una festa. Sicuramente in passato non avrei posto obiezioni a quell’intromissione, avrei pensato che infondo lo stava facendo per il mio bene, che poteva aver ragione lui … ma non adesso. O almeno non più.
Non più da quando l’unica certezza della mia vita era sparita senza degnarmi di un saluto o di una parola. Mi resi conto in quel momento che se mai avessi rivisto Jacob avrei dovuto quasi ringraziarlo. Avrei dovuto dirgli grazie per essere sparito così, facendomi mancare perfino la terra da sotto i piedi, perché mi aveva permesso di crescere. Nulla al mondo ti costringe a crescere, maturare, tirare fuori unghie e carattere più dell’improvvisa caduta delle tue certezze.
« E per favore non guardarmi così. Ti ringrazio per esserti preoccupato per la mia salute, ma non credi che spetti a me scegliere cosa fare o non fare? » non volli infierire troppo davanti agli altri, così mi rivolsi subito a Seth, che intanto mi guardava con un bel sorrisetto di soddisfazione stampato in volto « Grazie di avermi invitata, Seth. Non vedo l’ora che sia domani » gli sorrisi anch’io.
Edward accennò un gesto di protesta ma lo fulminai con lo sguardo
« Grande, Bells! Sarà fantastico! Giuro che ti divertirai da morire! » Seth non stava nella pelle, mentre Edward emise uno strano suono infastidito a quelle ultime parole « Angela perché non vieni anche tu? » si rivolse a lei con il sorriso abbagliante stampato in volto.
La mia povera amica, che non era abituata a questi attacchi da sorriso-stordente come la sottoscritta, avvampò fin sulla fronte con un sorriso da beata « Ehmm, si grazie, volentieri »
« Fico! » rispose soltanto Seth, con quasi lo stesso sorriso di Angela sulle labbra, poi parve ridestarsi « Tu…cioè, da quanto….o meglio, ti va se…» si morse la lingua con espressione accigliata, poi guardò Quil con la coda dell’occhio e sul suo viso spuntò il solito sorriso furbetto di chi ha appena trovato una scorciatoia « Quil stamattina ha perso una scommessa, deve pagarmi uno spuntino e se vieni anche tu posso fargli spendere di più »
Quasi mi misi a ridere per quella scusa così infantile, Quil sbuffò visibilmente mentre Angela parve non notare affatto la stranezza della situazione.
« Prepara il portafogli, Quil. Ho proprio fame! » esordì lei alzandosi dalla poltrona « Ci vediamo dopo, Bells » mi lasciò un bacio sulla guancia
« Si, si, vai pure » le sorrisi
« Andiamo, approfittatrice » le disse Quil avviandosi verso la porta « ci vediamo domani, Bella » mi salutò con una mano ed aprì la porta per Angela che sgattaiolò subito in corridoio
« Tu » Seth sollevò un sopracciglio e puntò entrambi gli indici verso di me « sei forte, ragazza! E domani sarà un gran pomeriggio! »
« Già, ma adesso sparisci » gli dissi mentre si dirigeva alla porta per raggiungere Angela e Quil in corridoio « prima che la mia amica si renda conto di quanto tu sia un mocciosetto »
Mi lanciò un rotolo di garza ed uscì ridendo.
Senza i due ingombranti ragazzoni in stanza sembrò che il silenzio fosse in realtà un rumore. Un rumore molto forte, di fondo, che aspettava soltanto di essere sovrastato da altri suoni, come ad esempio quelli delle nostre voci. Edward fissava ancora la porta, con sguardo affilato e concentrato. Quando faceva così era davvero troppo strano, cosa poteva scrutare in una porta chiusa? O forse stava semplicemente riflettendo sull’accaduto.
« Credo che noi due dovremmo parlare » ruppi il silenzio in maniera leggera
« Già » voltò la testa e puntò i suoi occhi dritti nei miei « dovremmo proprio » aggiunse in tono seccato.
Le mie sopracciglia si sollevarono autonomamente dallo stupore « Non credo che sia tu a poter usare un tono seccato in questo momento »
Edward si avvicinò e tornò a sedersi nella poltrona verde alla mia sinistra « Fammi indovinare. Tu puoi, invece? »
« Stai scherzando, vero? » ovvio che scherzava, non poteva fare sul serio.
« Io no. E tu, Bella? » ed aveva uno sguardo proprio convinto.
« D’accordo. Mettiamola così. Non voglio arrabbiarmi con te. Quindi, per favore, potresti abbandonare questo tono seccato? Almeno ce la giochiamo ad armi pari : non lo uso io, e non lo usi nemmeno tu »
Edward annuì piano con la testa e sospirò « Hai ragione, va bene. Nemmeno io voglio litigare con te. »
Dovetti mordermi la lingua per non rispondergli che se queste erano le sue intenzioni allora avrebbe dovuto evitare di intromettersi nelle mie scelte. Ma infondo quello era proprio il messaggio che volevo fargli arrivare, così provai ad aprire il discorso.
« Ascolta, Edward. Io non conosco tutte le abitudini della tua vita, sto appena imparando a conoscere te più a fondo. Non so se tu sia abituato ad intrometterti nei discorsi o nelle scelte altrui …»
« No, non mi permetto mai. Non è mia abitudine » mi interruppe subito, con lo sguardo fisso sul copriletto.
« E allora perché, Edward? Perché poco fa l’hai fatto con me? »
Il suo sguardo dorato guizzò nel mio in un secondo. Mi mancò il respiro al contatto con quei due topazi che mi fissavano così intensamente da sotto le ciglia lunghe.
« Perché tu non sei tutti gli altri, Isabella » lo disse con un tono talmente serio che mi fu impossibile ribattere subito « io non posso permettere che ti accada nulla di male. Mai e in alcun modo. Non vedi cosa ti è successo oggi? Tutto perché non ti sono stato vicino abbastanza e l’immagine di te in questo letto d’ospedale mi tormenterà per sempre » mi avvolse rapido una mano tra le sue mentre il suo sguardo continuava ad ipnotizzarmi « Voglio solo il tuo bene, Bella. Il tuo bene sopra ogni cosa ».
Il rapido susseguirsi di bip provenienti dalla macchina a cui ero collegata mi ricordarono che se volevo continuare a vivere avrei fatto meglio a respirare. Così lo feci, inspirai profondamente.
Le parole di Edward mi avevano colpita, soprattutto per l’intensità con cui le aveva pronunciate. Il suo sguardo dorato bruciava nelle mie iridi scure, bruciava di una determinazione che non avrei mai potuto smentire. Ma dovevo trovare il modo per ridestarmi dall’effetto ipnotico che avevano su di me. C’era qualcosa nel mio istinto che mi suggeriva che se avessi lasciato correre questo episodio sarei entrata in un vortice senza uscita di decisioni prese al posto mio.
Mi schiarii la voce e sbattei più volte le palpebre richiamando quanta più lucidità riuscissi a racimolare « Io... ecco … » sospirai infastidita da quanto tempo mi ci volesse a riprendermi da quel subdolo attacco pregno del suo fascino « Non dire sciocchezze, non è colpa tua se ho avuto l’incidente. Se anche fossi stato con me cosa avresti potuto fare? Sciogliere il ghiaccio con il tuo sguardo laser? » gli sorrisi ma a lui non parve piacere la battuta.
« Bella tu non capisci …»
« Edward Cullen, prova a dirmi anche solo un’altra volta tu non capisci e giuro che io e te abbiamo chiuso » tirai via la mano dalle sue ed incrociai le braccia al petto « Si può sapere con chi credi di parlare? Io davvero non voglio arrabbiarmi con te, ma tu stai tirando troppo la corda » sbarrò gli occhi a quella mia reazione così decisa « E non guardarmi in quel modo! » alzai la voce
« Ma quale modo, Bella? » la alzò un pelo anche lui, visibilmente confuso
« Quel modo stupito che dice oh mio Dio, Isabella Swan ha un cervello pensante! cosa c’è, non è normale che io mi opponga a qualcosa che tu decidi? O non è normale che io mi arrabbi con Mister Perfezione? »
« Si può sapere che ti prende? Cosa stai dicendo? » stava iniziando ad infervorarsi anche lui
« Sto dicendo che non me ne frega niente se nella tua vita non hai mai incontrato nessuno che andasse oltre il tuo magnifico aspetto! Non me ne frega un accidente se nessuno ha mai trovato il coraggio o la forza necessari per contraddirti! Io non voglio farmi abbindolare ogni volta dall’ascendente che eserciti sulle persone, quindi rassegnati! »
« Io non esercito proprio un bel niente su di te, Bella! Lo vuoi capire o no? »
« Ah no? E allora cos’è quella specie di sguardo ipnotico che mi fai ogni volta? »
« Quello sono semplicemente io, Isabella. Soltanto me stesso. Hai detto che vuoi conoscermi per quello che sono davvero? Eccoti servita! Io sono così! Tu inciampi anche sul pavimento più liscio del mondo? Io guardo le persone e loro perdono un po’ di lucidità! E … » smise di urlare e cacciò fuori tutta l’aria dai polmoni, svuotandosi del tutto e scuotendo la testa. Poi si alzò dalla poltrona e si accomodò lentamente sul letto accanto a me, proseguendo a bassa voce, con un tono profondo e spesso di una nuova calma ritrovata
« E il fatto che tu sia l’unica che stia anche solo cercando di contrastarmi ti rende ancor più speciale ai miei occhi »
Era sincero, potevo capirlo dalla limpidezza del suo sguardo. Eppure quel cambio repentino di umore mi aveva spiazzata del tutto. Non sapevo cosa rispondergli, ma la sua tranquillità pacò anche la mia agitazione.
Mi prese il viso tra le mani « Forse è come dici tu, forse sono sempre stato abituato a non essere contrastato. E una parte di me continua a volere fortemente che anche tu dia ascolto ai miei consigli per il tuo bene. Però questa sei tu, Isabella. Sei una ragazza cocciuta e testarda tanto quanto io sono un tipo saccente e presuntuoso. Sono difetti orribili i nostri, e il bello è che adesso li conosciamo. Ci stiamo conoscendo davvero adesso. Proprio come volevi tu, e come io non mi aspettavo »
Sospirai rilassandomi anch’io a quelle parole e adagiai maggiormente il volto tra le sue mani. In parte aveva ragione, ci stavamo conoscendo davvero, senza maschere o inutili nascondigli. Muso a muso, difetti contro difetti. E mi stava bene. Certo, la cosa mi scombussolava alquanto, ero abituata ad avere vicino una persona che avevo imparato a conoscere negli anni, ma questa era la mia nuova vita. La vita in cui Bella Swan stava diventando adulta ed iniziava a scrollarsi di dosso un po’ di insicurezze e paranoie.
« Va bene, Edward. Avremo anche dei difetti orribili, ma si spera che insieme riusciremo a smussarli un po’. Magari partendo dal fatto che nessuno ti ha detto di non darmi consigli » alzai lo sguardo nel suo, ancora « Io voglio i tuoi consigli, Ed. Così come voglio dartene io. Però, per favore, non scegliere al posto mio senza nemmeno aver sentito cosa penso. Che sia una festa, un piatto di pasta, un cucciolo oppure un investimento di milioni di dollari »
Stavolta sorrise apertamente, e come al solito rimasi affascinata da tanta bellezza
« Perdonami, allora, se ti ho messa in imbarazzo poco fa. Non era mia intenzione »
« L’ho capito »
« E’ che non credo sia il caso che tu vada a quella festa. Hai appena avuto un brutto incidente »
Sfilai il viso dalle sue mani con espressione contrariata « Andiamo, Edward. Lo sai benissimo cos’ha detto tuo padre. Sto bene. Devo solo evitare affaticamenti. Quindi sputa il rospo, qual è il vero motivo? »
Gli sfuggì per pochissimo uno dei suoi sorrisi sghembi, ma quando mi rispose era di nuovo serio « Non mi piace saperti alla riserva da sola »
« Cosa? Da sola? Ma se ci sarà tutta La Push! E poi puoi sempre venire anche tu »
« Non …. Noi Cullen non siamo graditi lì »
Mi ritornarono in mente le parole di Jacob “Mi ha detto che al tempo dei nostri antenati la loro famiglia fu beccata a cacciare nel nostro territorio. Così per mantenere la pace raggiunsero un accordo in cui si delimitava il territorio di caccia…..e la riserva per loro è off limits….lo era allora….e lo è ancora oggi”. Non mi sembrava quello il momento di mettermi a discutere anche di faccende non mie.
« Oh… capisco » mi limitai a commentare « E comunque non devi preoccuparti di nulla. Conosco tutti i ragazzi e ti assicuro che sono persone a posto »
« Non metto in dubbio che molti di loro lo siano, ma ce ne sono altri che vorrei vedere lontani chilometri da te » evidentemente la mia espressione confusa dovette spingerlo ad aggiungere il resto « Persone come Sam Uley e tutti gli altri … selvaggi che si porta dietro »
« Edward non ti permetto di chiamarli così »
« Ma è quello che sono »
« Assolutamente no! » diedi un leggero colpo con la mano al copriletto « So che possono sembrare inquietanti, ma restano comunque ragazzi che non hanno mai dato fastidio a nessuno » se escludiamo il terrorismo psicologico che esercitavano su Jake e me. Ma non mi sembrava il caso di peggiorare la situazione, così lo tenni per me.
Era passato del tempo dal mio ultimo incontro con Sam, avevo avuto modo di rifletterci sopra a lungo, e le mie riflessioni avevano soltanto consolidato fortemente l’impressione che mi feci in quel momento. Sam non mi aveva ferita per cattiveria o perché era una brutta persona. Semmai il contrario. Lo aveva fatto per proteggere Jacob, ed era stata la mossa migliore. Senza quelle terribili parole forse avrei continuato a cercarlo e cercarlo ancora, ferendo solo più profondamente sia me che lui.
« E poi ho trascorso alla riserva ogni pomeriggio della mia vita a Forks, anche prima che mi trasferissi. Se qualcuno di loro avesse voluto farmi del male non credi che l’avrebbe già fatto da un pezzo? »
« Magari prima non erano pericolosi come lo sono oggi »
« Addirittura pericolosi, Edward? » soffocai sulle labbra una risatina isterica. Mi passai una mano sulla fronte, dove il dolore sotto la medicazione aveva iniziato a pulsare più intensamente « tsè … pericolosi » ripetei sbuffando a bassa voce.
« Per favore, Bella… »
« No » sollevai l’altra mano davanti al suo viso « Per favore tu, Edward » abbassai entrambe le mani « Ora sono stanca. Tutta questa discussione mi ha stancata e ho mal di testa. Quindi non parliamone più. Accetto i tuoi consigli ma ti assicuro che non c’è nulla di cui preoccuparsi. La Push è la mia seconda casa, la tribù è la mia seconda famiglia, quindi io andrò a quella festa. Così come tu non mancheresti al compleanno di Alice » mi stesi di più nel letto, se dovevo aspettare che mi dimettessero tanto valeva riposare.
Edward mi guardò con un espressione frustrata in volto, non volevo vederlo così, si stava soltanto preoccupando per nulla. Portai una mano a quel volto angelico e gli carezzai la guancia un paio di volte, su e giù
« Non guardarmi così » gli sorrisi « sei troppo bello per tenere il broncio »
Mi sorrise a sua volta « E tu sei adorabile anche quando hai mal di testa » si avvicinò lentamente e sfiorò le mie labbra con le sue.
Esattamente come quel mattino il mio cuore prese il volo a quel contatto freddo e delicato, e i bip della macchina aumentarono vertiginosamente. Edward sorrise sornione a pochi millimetri dalla mia bocca.
« Ti faccio questo effetto, Swan? »
Sbuffai « Maledetto aggeggio »
« Non fare così » sussurrò piano al mio orecchio, mentre la sua morbida chioma bronzea mi solleticava una guancia « questo non è nemmeno paragonabile all’effetto che fai tu su di me »
Sentii le guance andarmi a fuoco e non mi curai più dei suoni provenienti dal macchinario cercando ancora le labbra di Edward, trovandole immediatamente. Anche quel bacio fu delicato e appena accennato, ma bastò ad inebriarmi completamente del suo profumo dolce.
« Ora però riposa »
« E tu cosa farai? »
Mi sorrise e poi ruotò su se stesso, stendendosi di fianco a me. Mi cinse la vita con un braccio al di sopra delle coperte e mi passò l’altro sotto il collo. Poggiai la faccia al suo petto come se fosse la cosa più naturale del mondo.
« Io non ho intenzione di muovermi di qui »
Quanto mi era mancato addormentarmi in un abbraccio.


****


Quando l’infermiera dai capelli biondi bruciati da anni di tinture aggressive era entrata in stanza stavo ridendo con le lacrime agli occhi. Edward aveva impegnato l’ultima mezz’ora raccontandomi alcune disavventure di Emmett dovute alla sua…. Irruenza? Infantilità ? un po’ tutto messo insieme.
« Mi fa piacere che vi stiate divertendo tanto, ma ora dovresti uscire giovanotto » disse rivolta al mio angelo sorridente « Devo aiutarla a rivestirsi »
« Ti aspetto fuori » mi posò un bacio tra i capelli ancora sorridendo e sparì in corridoio.
L’infermiera, nonostante avesse una sessantina d’anni, era rimasta qualche secondo di troppo a fissare il punto in cui il sedere di Edward era sparito, così mi schiarii appena la voce e lei parve ridestarsi
« Forza, ragazza. Si torna a casa! »
« Non vedo l’ora » le risposi mentre mi staccava dal petto i sensori del macchinario
Fu scossa da una risatina leggera « E sei qui soltanto da otto ore »
« Già … ma mi sono sembrate eterne. Non mi piacciono gli ospedali, ci vengo troppo spesso »
« Non piacciono a nessuno, se è per questo. Forse solo alle infermiere vecchie e masochiste come me o agli uomini pieni di passione per il proprio lavoro come il dottor Cullen  » mi diede una mano ad alzarmi in piedi « Perché ci vieni spesso? » mi chiese con un tono sospettoso, mentre mi indicava di sfilarmi il camice
« Soffro di una gravissima patologia molto acuta » le risposi infilando la maglia
Lei mi rivolse uno sguardo che pensai dovesse offrire ad ogni persona gravemente ammalata che incontrava ogni giorno, mentre mi aiutava ad infilare i pantaloni. Forse non era stata una buona idea scherzare a quel modo
« Scherzavo, io … sono solo molto goffa, impacciata e scoordinata quindi il pronto soccorso è come casa mia » tentai di rimediare a quella figuraccia mentre lei finiva di allacciarmi le scarpe.
Il suo sguardo si trasformò istantaneamente in qualcosa di più simile al ma sei scema o cosa? . Si sollevò in piedi e si diresse alla porta « Beh, allora rimettiti in fretta e cerca tornare il più tardi possibile » ma la sentii benissimo quando aggiunse sottovoce « ragazzi d’oggi » mentre lasciava la stanza.
Quand’è che avevo detto che Bella Swan stava crescendo? Sbuffai della mia incorreggibile abilità a fare pasticci e figuracce. Gettai un’occhiata al paio di stampelle che l’infermiera aveva dovuto poggiare accanto al letto quando era entrata. Ci mancavano solo quelle, ora sì che avrei potuto incastrarmi dovunque!
Le afferrai, poggiai i gomiti nell’apposito sostegno ed iniziai a cercare un nuovo equilibrio per fare qualche passo. I primi tentativi ovviamente furono penosi, poi però capii come fare e mi mossi verso la porta. Quando la raggiunsi, prima di allungare una mano sul pomello, mi voltai indietro per gettare un’ultima occhiata alla stanza.
Sapevo cosa stavo facendo. Stavo accogliendo la serenità di chi sta per chiudersi definitivamente una porta alle spalle. La mia porta era alta, calda, bronzea e bellissima. Il fatto che non si fosse fatto vivo per una cosa del genere mi diede la conferma che non sarebbe mai più tornato nella mia vita. Così sospirai, avvertii il particolare vuoto allo stomaco che si prova quando si dice addio a qualcosa di importante con la consapevolezza che non si tornerà indietro. Sorrisi a tutti i bei ricordi che avrei portato con me sempre e poi uscii da quella stanza, chiudendomi alle spalle sia la porta in alluminio bianco che quella in carne ed emozioni del mio passato.

   
 
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