Harry Potter si stropicciò assonnato gli occhi, prima di indossare gli occhiali e focalizzare la situazione. Il pigiama a righine verdi, Ron che gli russava affianco, Hermione che dormiva beata avvolta fra le sue coperte neanche fosse una caramella, il freddo mattutino del bosco, la luce dell’alba che si intravedeva un poco dal tessuto spesso della tenda.
Probabilmente svegliarsi alle quattro del mattino non era nei piani.
Eppure il ragazzo-che-era-sopravvissuto non poté che approfittare di quella situazione per riflettere un poco.
Voldemort tornato in vita, Silente morto, la sua bacchetta che si era rotta, e la bellezza di ben tre horcrux da trovare ancora. Che schifo. Quasi quasi rimpiangeva le lezioni di occlumanzia con Severus Piton, e ho detto tutto.
Si alzò quindi dal suo sacco a pelo e si avvicinò a quello di Ron per sfilare al rosso la sua bacchetta. La contemplò un momento.
Salice, crine di unicorno, 14 pollici, non male come bacchetta.
Harry provò ad agitarla dinnanzi a se come a combattere un nemico invisibile, poi, sorridendo della propria idiozia, tornò a sedersi sul letto.
- Accio Horcrux!
Nulla.
Vabbè, almeno ci aveva provato.