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Autore: Alys93    03/02/2011    4 recensioni
Cosa succederebbe se qualcuno scoprisse il segreto di Kagome e del pozzo vicino al suo tempio? Soprattutto se quel qualcuno scoprisse di possedere poteri che non avrebbe mai immaginato di avere? Le avventure non mancheranno, ve l'assicuro! Se la trama v'interessa, sarò felice di leggere i vostri commenti e \ o suggerimenti (è la mia prima storia) Grazie in anticipo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Rullo di tamburi e... Alys è nuovamente tra voi, con un nuovo capitolo appena terminato. spero ke possa piacervi. Vi ho lasciate cn Inuyasha ormai in procinto di perdere il controllo... Preparatevi, nn sarà l'unica sorpresa! ringrazio caldamente ttte color ke recensiscono questa storia, ki l'ha messa tra le preferite, nelle seguite o nelle ricordate. e grazie anke a ki si limita a leggere questi capitoli. grazie a tutte!

 

Capitolo 23: Maschere

Sesshomaru alzò gli occhi ambrati verso il cielo terso, nel quale galleggiavano pigramente alcune innocue nuvole biancastre.
Qualcosa si stava agitando a qualche kilometro di distanza, un’energia demoniaca che stava aumentando di colpo.
Storse il viso perfetto in una smorfia seccata quando riconobbe il possessore di quell’aura e ricominciò a camminare.
Non aveva tempo da perdere con il suo indegno fratello, non ora che l’odore di Naraku era così intenso nell’aria.
Non ora che poteva finalmente ottenere la sua vendetta su quel dannato che aveva osato ingannarlo in modo così subdolo.
Quello era un affronto che non poteva tollerare!
Ignorando i segnali di pericolo provenienti da ovest, continuò a percorrere il sentiero nascosto nel sottobosco.
Ma anche A-Un aveva percepito qualcosa e Rin, attenta e curiosa com’era, non tardò ad accorgersene.
“Signor, Sesshomaru!” esclamò sorpresa “A-Un sta guardando il cielo con aria preoccupata!”.
Il demone maggiore scosse la testa e tirò il cavallo a due teste per le redini, dicendo “Andiamo. È solo quello stupido di Inuyasha. Niente di cui dobbiamo curarci”.
Jaken si bloccò di colpo e strinse il bastone Niton “Si sta… trasformando, mio signore? Lui non ha mai avuto un’aura così forte!”.
“Infatti” replicò seccamente l’inu-youkai “Sta perdendo nuovamente il controllo del suo sangue demoniaco”.
A fin dei conti, è solo un misero mezzo-demone borbottò tra sé Un semplice mezzo-demone, incapace di difendersi senza perdere il controllo di sé.
Ben deciso a non incrociare il suo fratellastro in quelle condizioni, quando non era neanche in grado di ricordarsi il suo nome, si diresse nella direzione opposta, sempre alla ricerca di quella dannata scia che lo tormentava da tempo.

Kaori rimase sorpresa e spaventata dall’impressionante aura demoniaca sprigionata dall’amico e sussurrò “Che sta succedendo? Kagome, che diamine è preso ad Inuyasha?”.
L’amica aveva un’espressione a dir poco terrorizzata e non riusciva neanche a parlare, tanto tremava.
Miroku strinse i denti per la rabbia, suo malgrado impotente in quella situazione, “Maledizione! Questa non ci voleva!”.
Shippo si rannicchiò dietro un grosso masso “E adesso? Cosa facciamo? Che cosa facciamo?”.
Anche Reito aveva stretto i denti, sibilando una feroce imprecazione “Fantastico! Adesso sì che siamo nei guai!”.
La yasha fissò uno per uno i proprio compagni di viaggio, confusa dalle loro reazioni spaventate ed impensierite.
“Qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo?” chiese ansiosa “Perché l’energia di Inuyasha sta aumentando così?”.
Dal corpo dell’amico continuavano a provenire ondate di energia demoniaca, sempre più forti e frequenti.
Anche se non riusciva a capire cosa stesse succedendo, la cosa non le piaceva per niente; il suo istinto era teso al massimo, come davanti ad un nemico particolarmente forte.
Il lupo accanto a lei le rivolse un’occhiata incredula “Come fai a non saperlo? Diamine, ho capito che sei poco più di una mocciosa, ma dovresti sapere cosa accade ai mezzi-demoni!”.
L’altra lo fissò confusa “Cosa dovrei sapere? Ma tu lo sai che sono qui da meno di un anno? Non quasi niente di demoni e cose varie!”.
Sango strinse con più forza l’hiraikotsu e disse “Quando un mezzo-demone è particolarmente in pericolo, la sua parte demoniaca prende il sopravvento, donandogli una forza inimmaginabile”.
“Ma allora perché siete tutti così tesi?” chiese la ragazza, “Perché l’istinto demoniaco è difficilissimo da controllare” rispose Miroku.
Si morse nervosamente il labbro inferiore e continuò “Inuyasha è controllato dalla brama di sangue. Non desidera che uccidere”.
“Non capisco” ammise Kaori, “Farà a pezzi tutto quello che incontro, baka che non sei altro!” sbottò Reito “Compresi noi, se non riusciamo a fermarlo!”.
Kagome annuì sconfortata “L’unico modo è rimettergli Tessaiga in mano… Senza la spada, non riesce a tenere a freno la sua parte demoniaca!”.
Improvvisamente, un’ondata più intensa si sprigionò dall’hanyou, che aprì gli occhi e fissò con un ghigno l’Oni che ancora cercava di stritolarlo.
Questi non ebbe neanche il tempo di emettere un suono, che si ritrovò al suolo, agonizzante e pieno di profonde ferite.
Davanti a lui, Inuyasha osservava il proprio operato con un ghigno crudele sul volto.
“Credevi di uccidermi, stupido?” chiese con scherno “Mi dispiace, ma sei tu quello che finirà all’Altro mondo!”.
Con un rapido colpo, mise fine alla vita dell’Oni, che disparve in una nuvoletta di fumo nero.
Il tutto si era consumato in poco più di un minuto, facendo comprendere quanto fosse critica la situazione.
Kagome fece automaticamente un passo avanti, ma non poté trattenere un brivido di paura quando lui si voltò nella loro direzione.
Quando vide l’aspetto dell’amico, Kaori ebbe l’impressione di essere stata colpita da un fulmine.
Gli occhi, solitamente ambrati, avevano assunto una tonalità rosso cremisi e, sul volto, spiccavano due strisce viola scuro.
Inoltre, sia le zanne che gli artigli si erano allungati in maniera a dir poco spaventosa e la giovane non riuscì a reprimere un brivido di terrore.
Non sembrava più lui, ma quasi una sua copia malvagia.
Quell’aspetto le ricordò tantissimo il suo primo incontro con Sesshomaru ed un fremito più intenso la scosse da capo a piedi; le cose rischiavano di finire parecchio male!
L’hanyou fissò prima il sangue che aveva sulle mani, poi il gruppo, che ancora non si era mosso, e un sorriso sadico gli curvò le labbra.
“Credo proprio che mi divertirò molto, oggi” sussurrò roco “Non vedo l’ora di ricoprirmi del vostro sangue!”.
Agendo d’istinto, Miroku creò una barriera spirituale che respinse l’improvviso assalto del mezzo-demone, mandandolo a gambe all’aria.
Peccato che quel colpo non fosse sufficiente a fermare la sua brama di sangue; dovevano assolutamente recuperare Tessaiga!
Kagome si guardò intorno, alla ricerca della spada, individuandola poco distante dal punto in cui si trovavano.
Senza pensarci due volte, uscì dalla barriera protettiva e si slanciò verso la zanna, sperando di essere abbastanza veloce.
Inuyasha la scorse immediatamente e si lanciò all’attacco, ruggendo “Sei mia, ragazzina!”.
La miko ebbe appena il riflesso di creare uno scudo, prima che gli artigli del mezzo-demone cercassero di staccarle la testa.
Il contraccolpo con la barriera spedì l’altro a qualche metro di distanza, causandole un dolore profondo nel petto.
Mai e poi mai avrebbe voluto o potuto fargli del male… era troppo importante per lei!
Inuyasha gemette spaventata Permettimi di aiutarti a tornare come prima, ti prego! Cerca di ritornare te stesso!.
Capendo che l’amica rischiava grosso, Kaori uscì a sua volta dalla barriera ed afferrò il giovane da dietro, cercando di trattenerlo.
“Kagome, prendi la spada!” urlò, mentre si sforzava di bloccare l’hanyou, “Corri, presto! Non so per quanto riuscirò a trattenerlo!”.
“Kaori!” gridò Shippo, spaventato dall’enorme rischio che correva la sua amica, “Sta’ attenta!”.
La yasha gemette per la fatica, mentre Inuyasha si dimenava come un pazzo per raggiungere Kagome e farla fuori.
Faceva una fatica immane a tenerlo fermo, Miroku non aveva detto una cavolata quando l’aveva avvisata che Inuyasha otteneva un’energia incredibile!
“Possibile che non ci riconosci?” sbottò furiosa “Svegliati, razza di scemo! Sono io, Kaori! Avanti, Inuyasha! Riprendi il controllo!”.
Con un movimento repentino, Inuyasha si liberò dalla sua presa ed iniziò ad attaccarla, lo sguardo rosso come il sangue che tanto bramava.
La giovane riuscì ad evitare gli attacchi, ma non aveva il coraggio di ferire l’amico; non poteva attaccarlo.
Scartò di lato per evitare che la mano artigliata la tranciasse in due e sibilò quando si rese conto di non esserci riuscita del tutto.
Sango cercò di distrarre l’hanyou con il suo hiraikotsu, che fu abilmente evitato dall’altro.
La situazione volgeva al peggio ed il gruppo non sapeva cosa fare per fermare l’amico e farlo tornare come prima.
Ogni tentativo sembrava inutile contro la sua forza spaventosa.
Vedendo che il monaco faceva fatica a reggere la barriera, continuamente forzata dal mezzo-demone, Reito digrignò i denti.
Come al solito, qui devo risolvere io la situazione! sbottò innervosito, uscendo dalla cupola protettiva e slanciandosi contro l’hanyou.
Quest’ultimo lo attese con fredda tranquillità, sorridendo in maniera crudele, “Credi di potermi fermare, demone?”.
“Che tu ci creda o no” rispose l’altro, preparandosi allo scontro, “è proprio quello che farò!”.
Con un rapido movimento, si portò alle spalle di Inuyasha e lo mandò a terra, bloccandogli le braccia dietro la schiena.
Non gli piaceva ammetterlo, ma, in quello stato, il mezzo-demone poteva metterlo in seria difficoltà.
Aumentò la stretta quando lo sentì divincolarsi con tutte le proprie energie e faticò a tenerlo fermo.
Doveva trattenerlo, o quel giorno ci avrebbe potuto rimettere la pelle, ma farlo era dannatamente difficile.
Con un urlo disumano, l’hanyou si rialzò in piedi, scaraventandolo a metri di distanza, “Non hai abbastanza forza per fermarmi, stupido demone!”.
Il demone lupo si rialzò con uno scatto di reni e si asciugò il sangue che gli macchiava il labbro inferiore, “Lo vedremo!”.
Kaori intervenne a bloccare l’amico, nel tentativo di fermarlo e guadagnare un po’ di tempo per permettere alla miko di prendere Tessaiga.
Inuyasha si liberò facilmente dalla sua presa e si voltò per fronteggiarla, con gli artigli tesi.
“Non costringermi a farti del male, Inuyasha” lo supplicò lei con voce ferma “Sforzati di riprendere il controllo di te stesso!”.
L’altro emise una risata a dir poco agghiacciante e le si scagliò contro, ma la ragazza venne bruscamente allontanata da una forte spinta di Reito.
“Levati di mezzo, baka!” esclamò innervosito “È totalmente inutile che provi a parlarci, tanto non ti ascolta!”.
“A chi hai dato della stupida?” sbottò la giovane con una scintilla pericolosa nello sguardo “Ma chi diavolo ti credi di essere?!”.
Se il lupo del Nord voleva replicare, non ebbe la possibilità di farlo, poiché il mezzo-demone era ripartito all’attacco.
Riuscì a parare appena in tempo un colpo d’artigli ed usò lo slancio per scaraventarlo via; qualcosa gli disse che. se non stava attento, le cose sarebbero potute andare piuttosto male.
Mentre lo scontro tra i due andava avanti, Kagome era riuscita a raggiungere Tessaiga ed a estrarla dal terreno.
“Resisti, Inuyasha” sussurrò tesa, stringendo la spada, “Ti farò tornare normale, non temere!”.
Un gemito di dolore la fece voltare e fece appena in tempo ad abbassarsi, prima che Reito la oltrepassasse volando.
Lo vide cadere poco distante e sbiancò nel percepire Inuyasha a pochissima distanza da lei.
Sentiva il cuore batterle furiosamente nel petto, a tal punto che sembrava dovesse sfondarlo.
Con deliberata lentezza, si voltò ed il sangue le diede un tuffo quando si ritrovò quasi faccia a faccia con il mezzo-demone.
Lui sorrise in maniera agghiacciate e sussurrò “Muori, ragazzina!”, poi calò il colpo mortale.
“No, Kagome!”, il grido si fece bruscamente largo nel silenzio tombale che era sceso nella radura, seguito da un tonfo attutito ed un gemito.
Kaori si era improvvisamente frapposta tra Kagome ed Inuyasha, colpendo l’amico allo stomaco con il fodero di Tessaiga.
L’hanyou si accasciò contro di lei con un rantolo e la yasha lo sorresse dolcemente, sussurrando “Scusami, Inuyasha. Ma non avevo altra scelta per fermarti”.
Mentre lo faceva distendere a terra, vide i suoi occhi schiarirsi fino a tornare ambrati e capì che la spada lo stava aiutando a riprendere il controllo di sé.
Con un sospiro sollevato, lo affidò alle cure di Kagome e si sedette tra l’erba fresca, chiedendosi se anche lei correva il rischio di perdere il controllo in quel modo, in caso di grave pericolo.
Una volta è quasi successo rammentò cupa Quando Reito mi umiliò in quel modo tremendo, dopo aver scoperto che non sono una demone completa.
E a proposito di Reito…
La ragazza si voltò verso di lui, preoccupata dall’odore metallico del sangue che veniva dalla sua spalla.
Mordendosi leggermente un labbro, gli si avvicinò e chiese “Posso vedere la tua spalla? Sanguina parecchio…”.
Fece per allungare una mano, ma il giovane l’allontanò con una sonora spinta, lasciandole una grossa macchia di sangue sulla maglia.
“Stammi lontano!” ringhiò con aria minacciosa “Non ho bisogno di te, mocciosa! Piantala di seccarmi!”.
Kaori sentì il sangue ribollirle nelle vene e strinse i denti per la rabbia; ma possibile che dovesse sempre trattarla in quel modo?
“Scusami tanto se mi sono preoccupata per te, signor Ghiacciolo Ambulante!” sbraitò, ormai al limite della sopportazione, “Perdona questa povera stupida che vorrebbe solo aiutarti!”.
“Hai detto bene, sei una povera stupida” ribatté il lupo bianco “Cosa credevi di fare, prima? Volevi forse farti ammazzare dal mezzo-demone?”.
La yasha strinse furiosamente i pugni e, dopo avergli rifilato un sonoro ceffone, urlò “Non mi preoccuperò mai più per te, dannato idiota! Puoi anche crepare, per quel che mi riguarda!”.
Detto questo, si allontanò a grandi passi verso la foresta, decisa a sfogarsi sulla prima creatura poco amichevole che avesse incrociato.
Ma come diavolo osava trattarla in quel modo?
E perché lei si ostinava così tanto a stargli vicino, se farlo non le causava altro che sofferenze?
Possibile che fosse diventata così scema?!
Furibonda, diede un pugno ad una grossa pietra, frantumandola in milioni di schegge appuntite.
Perché?
Perché si ostinava tanto a cercare di capirlo, se lui non faceva altro che trattarla male e causarle dolori atroci?
Da quando era diventata così masochista?
Infuriata com’era, non si accorse di essersi allontanata quasi di mezzo kilometro dal gruppo, né percepì l’aura demoniaca che si stava rapidamente avvicinando.
Un improvviso fruscio attirò la sua attenzione, ma non ebbe che il tempo di voltarsi verso la fonte del suono, che si ritrovò contro un grosso albero con una mano artigliata stretta attorno alla gola.
Sgranò gli occhi incredula quando vide chi l’aveva aggredita così di colpo e si ritrovò a fissare uno sguardo dannatamente familiare, eppure sconosciuto.
Il demone la squadrò con ferocia, prima di sibilare “Che cosa gli hai fatto, dannata ragazzina? Che cosa hai fatto a Reito?!?”. 

Kaori cercò di riprendere fiato, ma quella stretta minacciava seriamente di spezzarle l’osso del collo.
Ma chi cavolo era quel tipo?
E che c’entrava con Reito?
Ma, soprattutto, che diamine voleva da lei?
Il suo sguardo si concentrò improvvisamente sugli occhi dello sconosciuto e ritrovò a fissare due pozze d’acqua cristallina che già conosceva.
Ma non… non poteva essere che quel tipo..?
Doveva ammettere che, però, c’erano alcune differenze tra i due.
Il tipo che l’aveva assalita aveva i capelli totalmente argentati, lunghi fino alle spalle, e due fulmini gemelli di un intenso verde acqua che gli solcavano le guance.
“Che cosa hai fatto a Reito?” sbraitò nuovamente lo youkai “C’è il suo sangue sui tuoi assurdi abiti! Che cosa gli hai fatto?! Parla!”.
La yasha sbuffò sonoramente e si sforzò per rilassare ogni singolo muscolo del proprio corpo.
Poi, a sorpresa, sferrò un calcio in pieno petto al suo aggressore, allontanandolo quel che bastava per potersi difendere da un altro attacco.
Tuttavia, rimase ferma come una statua di marmo e si limitò a rivolgergli uno sguardo visibilmente seccato.
Vedendo che l’altro stava per ripartire alla carica, alzò una mano come un vigile, facendogli segno di fermarsi.
Dopo di che, si poggiò i pugni sui fianchi e sbraitò “REITO! So che puoi sentirmi! Vieni immediatamente qui!”.
Un leggero suono di foglie smosse annunciò l’arrivo del demone, che le rivolse uno sguardo decisamente seccato.
Aveva ancora il segno delle cinque dita sulla guancia e la giovane non poté trattenere un sorrisetto, che fu rapidissima a dissimulare.
“Che diavolo vuoi, adesso?” sbraitò Reito “Ti ho detto che devi piantarla di seccarmi, stupida mocciosa!”.
Kaori si piantò le mani sui fianchi, con una scintilla minacciosa nello sguardo, e sibilò “Insultami di nuovo e con quella coda bianca che ti ritrovi mi ci faccio un cuscino!”.
“La devi smettere di trattarmi come se fossi il fango dei tuoi calzari!” lo avvertì fredda “Sono una persona, e, come tale, merito un minimo di rispetto!”.
Vedendo lo sguardo che le rivolgeva, aggiunse “Hai capito bene, lupo artico. Impara a comportarti come si deve, o ti insegnerò io le buone maniere. E, ti avverto, non sarà piacevole”.
Quella velata minaccia lo infastidì parecchio; davvero credeva di spaventarlo?
Il giovane roteò gli occhi, visibilmente annoiato, ma doveva riconoscere che quell’impiastra aveva un bel coraggio.
Prima lo schiaffo, ultimo di una lunga serie che non vedeva l’ora d’interrompere, poi quella sfuriata…
“Che diavolo vuoi?” chiese seccato, incrociando le braccia sul petto, “Perché mi hai chiamato in quel modo?”.
La spalla gli trasmise una fitta di dolore, che ignorò volutamente, e fissò la ragazzina davanti a sé.
Una scintilla pericolosa le illuminava gli occhi verdi, facendolo sentire improvvisamente nervoso.
Quando lo guardava in quel modo così cupo, poteva aspettarsi solo il peggio.
“Ti ho chiamato per un valido motivo, a discapito di quanto credi” replicò la yasha, con aria stizzita.
Indicò lo sconosciuto che l’aveva attaccata e disse “Per colpa della tua arroganza e del tuo stupido orgoglio, questo qui mi ha attaccata, pensando che ti avessi fatto fuori”.
“Cosa che sarei ben lieta di fare, in certi momenti” aggiunse in un sibilo feroce, appena udibile da orecchie demoniache.
Reito le rivolse un’occhiata incredula, prima di scoppiare a ridere, “Tu? Farmi fuori? Una mocciosa del tuo calibro non potrebbe farmi nemmeno un graffio!”.
Kaori strinse spasmodicamente i pugni, cercando di controllare il proprio umore, ma senza molti risultati.
Lo afferrò per il bavero della casacca e sbraitò “Continua ad istigarmi così e vedrai di cosa sono capace! Tu non hai la minima idea di quello che sono in grado di fare!”.
Un lampo rosso le illuminò lo sguardo, mentre diceva “Ti avverto, Reito. Un altro insulto da parte tua e giuro che ti faccio fuori! Sono stata abbastanza chiara?”.
“Demone completo o no, sono capacissima di tenerti testa” aggiunse gelida “Quindi, attento a te”.
Detto ciò, gli voltò sdegnosamente le spalle, incurante del fatto che la coda, in cui teneva raccolti i capelli, lo aveva colpito al volto come una frusta.
Lo youkai le rivolse uno sguardo corrucciato, prima di voltarsi verso il demone appena arrivato.
“Però!” commentò quello “Una ragazzina piuttosto decisa… Hai trovato una bella gatta da pelare, fratellino!”.
“Yamato!” esclamò il giovane, stringendosi al fratello maggiore, “Accidenti! Non speravo più di rivederti!”.
Yamato scosse la testa argentata, sorridendo sollevato, “Non immagini quanto sia felice di vederti. Ho temuto il peggio”.
Si allontanò quel che bastava per fissarlo in volto e mormorò “Quando ho saputo cos’era successo ai nostri genitori… credevo di averti perso”.
Incapace di trattenere il dolore, Reito abbassò il capo “Mi dispiace, Yamato. Non sono stato in grado di difenderli… Non sono riuscito a salvarli”.
“Hai fatto tutto quello che potevi per loro” lo rassicurò l’altro “Non devi sentirti in colpa. So che ce l’hai messa tutta per impedire che accadesse”.
“L’unica cosa che conta, adesso, è che tu stia bene” aggiunse con un filo di voce “Avevo sentito dire che quel bastardo ti aveva messo alle calcagna un demone vampiro”.
“Sì” sussurrò il giovane “Mi ha inseguito per quattro giorni, senza darmi mai tregua… Ho temuto davvero di perdere la vita”.
Sentì la mano del fratello poggiarsi sulla sua spalla, “Quando ho visto cos’era successo, ti ho cercato ovunque. Ho persino spedito dei lupi messaggeri alle altre tribù”.
Gli occhi azzurri di Yamato erano fissi su di lui, mentre diceva “Nessuno di loro sapeva niente, ma ho avuto fortuna. Eri stato notato da alcuni demoni minori”.
Un sorriso sghembo gli curvò le labbra “Mi ci è voluto un po’ per convincerli a parlare, ma mi hanno detto che ti eri diretto ad est. Alla fine, ho sentito il tuo odore ed ho incrociato quella ragazzina”.
“Piuttosto” mormorò incuriosito “Che ci fai in compagnia di una lupa del Sud? Non mi sembra che tra voi scorra buon sangue…”.
“Quella mocciosa” borbottò il fratello minore, aggrottando la fronte, “Non ho mai incontrato una ragazzina più cocciuta e impertinente di lei! Se penso che le devo la vita… Mi sento profondamente umiliato”.
“Ti ha salvato lei?” chiese l’inu-youkai, “Sì. Non so come abbia fatto, ma… Ha ucciso il vampiro, proprio quando pensavo di essere spacciato”.
Un’espressione assorta gli apparve in volto “Da quello che ho capito in seguito, ha avuto… una sorta di sogno premonitore. Sapeva che sarei stato attaccato e, anche senza sapere chi fossi, è intervenuta in mio aiuto”.
“Questa ragazzina rivela parecchie sorprese” ridacchiò Yamato, alludendo alla sua guancia arrossata “Deve avere un bel caratterino!”.
Lo sbuffo che seguì quella frase non fece che allargare il suo sorriso; il suo fratellino aveva trovato pane per i suoi denti!
“Perché mai dovresti sentirti umiliato?” chiese sorpreso “Può capitare a chiunque di aver bisogno di una mano. So che eri conciato parecchio male dopo lo scontro con Naraku”.
“Kaori non è una yasha pura” sussurrò l’altro, passandosi una mano tra i capelli, “Sua madre è una mezzo-demone…”.
“La cosa che mi innervosisce è il fatto che abbia solo diciasette anni! Capisci come mi sento?” esclamò frustato “Sono stato salvato da una mocciosa…”.
Il fratello rimase in silenzio, assimilando le informazioni ricevute, poi mormorò “Kaori, hai detto? Per caso è la figlia del capo della tribù Xenjo?”.
“Sì” lo sentì rispondere, “Allora non dovresti farti troppo problemi” disse tranquillo “Da quello che ho sentito sul suo conto, non ha nulla da invidiare ad un demone completo. È tenace e coraggiosa”.
“E decisamente folle” ribatté Reito “Poco fa, il suo amico mezzo-demone ha perso il controllo e lei ha cercato di farlo ragionare!”.
Una smorfia gli apparve in volto “Come se si potesse ragionare con un hanyou fuori controllo… Quella ragazzina non ha la minima idea di come sia questo mondo”.
Sospirando, si sedette tra l’erba e, a grandi linee, raccontò al fratello quello che gli era successo dopo l’attacco del demone vampiro e del motivo che lo aveva spinto a seguire quell’insolito gruppo.
Lui rimase ad ascoltarlo in silenzio, poi mormorò “Però, viaggi con un gruppo davvero singolare!”.
Alzò gli occhi al cielo e sussurrò “Un mezzo-demone, una miko capace di trovare i frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti, una sterminatrice, un monaco maledetto, un cucciolo di demone volpe e quella Kaori…”.
Scosse la testa, mormorando “Ne hai passate di tutti i colori, non c’è che dire… Avrei voluto esserci per eliminare quel bastardo di Naraku!”.
Improvvisamente, il suo sguardo si focalizzò sulla casacca insanguinata del ragazzo e disse “Non mi piace l’odore che viene dalla tua spalla”.
L’altro scrollò le spalle con nonchalance “Non è niente di preoccupante, Yamato. Guarirà presto, vedrai”.
“Scommetto che non ti sei voluto far medicare” sogghignò Yamato “Sei sempre stato restio alle medicine”.
Lo vide stringere gli occhi e rise più forte, “Sono pronto a scommettere che quella ragazzina voleva aiutarti e tu l’hai mandata via… Altrimenti non mi spiego il tuo sangue sui suoi abiti così strani”.
“Possiamo lasciar perdere quella scocciatrice?” chiese Reito “Mi irrita al solo pensarci!”.
Lo vide scuotere la testa con un sorrisetto, che però scomparve quando lo fissò direttamente negli occhi.
“Dovresti tornare alla tribù” disse con voce ferma “Almeno per rasserenare gli animi… Eravamo tutti in pensiero, anche Ayame”.
Il giovane youkai sorrise, pensando alla sua migliore amica, ormai ufficialmente fidanzata con Koga, capo della tribù Yoro dell’Est.
Quel matrimonio, che sapeva bene non essere solo di convenienza, avrebbe appianato parecchie divergenze tra le due tribù.
“Dì loro che sto bene e che tornerò non appena avrò eliminato Naraku” replicò tranquillo “Adesso non posso tornare, Yamato. Lo vorrei tanto, ma non posso”.
Il fratello gli poggiò una mano sulla spalla sana “Devi. Stanno iniziando a mettere in dubbio la tua autorità, Reito”.
“È la tua che non devono mettere in dubbio” rispose l’altro “Tu devi aiutare il Patriarca nelle sue decisioni, come ha fatto nostro padre. Quel posto spetta a te, non a me. Lo sai bene”.
Un sospiro rassegnato sfuggì dalle labbra di Yamato “Sei deciso, allora?”, “Sì, devo farlo. Non sarò in pace con me stesso finché Naraku non sarà morto”.
Il demone annuì gravemente e, dopo aver abbracciato il fratello minore, disse “Manderò un lupo ogni mese per avere tue notizie. Sta’ attento, fratellino”.
“Contaci” sorrise lui, dandogli una pacca affettuosa sulla schiena, “Tornerò presto, te lo prometto”.
“Lo spero” mormorò l’altro, prima di sorridere “Anche se mi chiedo se tornerai solo o… in lieta compagnia”.
Poi sparì, avvolto in un vortice di vento, prima che Reito potesse comprendere appieno il significato di quelle parole.

Kaori abbatté il proprio pugno su una roccia accanto al fiume, spaccandola in più punti, ma questo non servì a sbollire la rabbia che si portava dentro.
Ma perché doveva sempre trattarla in quel modo?
Le ribolliva il sangue nelle vene al solo pensiero di quello sguardo color ghiaccio, che aveva l’assurdo potere di suggestionarla.
Un ringhio frustrato si fece largo tra le sue labbra, mentre saltava sul ramo di una grossa quercia.
Doveva mettere un freno a quella situazione, non poteva andare avanti in quel modo!
Mentre rifletteva sugli ultimi avvenimenti, udì le voci di Reito e del demone che l’aveva aggredita poco prima.
Incuriosita, aguzzò le orecchie, ascoltando la loro conversazione; sapeva che era maleducato origliare, ma resistere era praticamente impossibile.
Rimase sorpresa nel sentire quella specie di lupo congelato ridere e parlare così tranquillamente con l’altro demone.
Ancora una volta, il suo intuito non si era sbagliato; quei due erano davvero fratelli e sembravano anche molto uniti.
Rimase basita nel vederli abbracciarsi, prima di separarsi.
E lei che aveva sempre pensato che Reito fosse un tipo gelido e discostante al pari di Sesshomaru!
Dietro quella corazza dura e fredda come il ghiaccio, si nascondeva una persona totalmente diversa…
Quella scoperta la lasciò confusa per qualche istante, prima che il suo cervello si decidesse a funzionare di nuovo.
Quella che mostrava agli altri era solo una maschera, una maschera che lei intendeva distruggere per vedere il vero Reito.
Si sorprese di quel pensiero appena formulato, da quando le interessava così tanto quel demone che non le mostrava il minimo rispetto?
Con la coda nell’occhio, notò che lo youkai stava tornando al campo e decise di allontanarsi per un po’.
Improvvisamente si ricordò della vistosa macchia di sangue che aveva sulla maglietta e, dopo averne presa una di ricambio dallo zaino, si diresse al fiume per lavarla.
S’inginocchiò sulle pietre levigate ed iniziò a sfregare il tessuto nell’acqua, sperando che la macchia non vi lasciasse un alone.
Quella era la sua maglietta preferita!
Se vi fosse rimasta anche solo la minima traccia, avrebbe spelato vivo quella specie di iceberg vivente.
Dopo alcuni minuti di febbrile lavoro, sorrise soddisfatta nel vedere che la maglia era come nuova.
L’odore del sangue c’era ancora, ma sarebbe sparito in fretta.
Un altro odore, però, attirò la sua attenzione e si premette la stoffa verde sul viso, inspirandolo profondamente.
Quello che sentiva era il profumo di Reito!
Era un odore a dir poco delizioso e premette più forte il naso tra le pieghe della maglia, inebriandosi di esso…
Sapeva di montagna e di neve… pura e fresca; non aveva mai sentito niente del genere, ma le piaceva.
Arrossì di colpo, rendendosi conto di quello che stava facendo, e sbatté l’abito in acqua, sollevando alcuni schizzi cristallini.
Ma che diavolo le era preso, adesso?
Devo essere ammattita borbottò tra sé Sì, sono diventata totalmente scema! Ma che diamine mi passa per la testa? Mettermi ad annusare il suo profumo come se fosse una droga!.
Le guance le divennero color porpora quando ricordò di aver letto su una rivista che l’odore, oltre l’aspetto fisico ed il carattere, influenzavano molto sulla scelta di un futuro ragazzo.
Per lei, il profumo di Reito era a dir poco delizioso, il più buono che avesse mai sentito…
Che si fosse…?
No! sbottò dentro di sé Kaori, riprendi il controllo di te stessa! Così ti caccerai solo in un mare di guai!.
Strizzò ben bene la maglietta e tornò al campo, posizionandola su un grosso ramo in modo che potesse asciugarsi.
Seccata, si sedette accanto a Kagome, che sfiorava dolcemente il viso di Inuyasha, ancora privo di sensi.
Nel vedere l’amico incosciente, la giovane si morse leggermente il labbro inferiore, pensando che, forse, l’aveva colpito troppo forte.
La miko si accorse della sua espressione e disse “Non preoccuparti, sta bene. Il colpo che gli hai dato non era poi così potente”.
Improvvisamente, notò un piccolo rivolo di sangue sul suo fianco e mormorò “Cosa ti sei fatta?”.
La yasha si riscosse dai suoi pensieri e rispose “Niente, è solo un graffietto. Niente di cui preoccuparsi”.
L’altra sbuffò e, dopo aver afferrato la scatola con i medicinali, le intimò di lasciarsi curare.
“Il graffio non è profondo” sussurrò dopo averlo esaminato “Ma penso sia il caso di metterci un cerotto, tanto per stare tranquilli”.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma il suo finissimo udito fu improvvisamente attirato da un’esclamazione soffocata.
Incuriosita, si voltò verso la foresta e rimase sorpresa nel vedere Reito, visibilmente imbarazzato alla vista dei suoi fianchi.
“Si..si può sapere che diamine stai facendo?” boccheggiò lui, sforzandosi di non balbettare.
Ma che le saltava in mente di mostrare così tranquillamente le sue curve?
Possibile che quella ragazzina non avesse un minimo di pudore?
Kaori gli rivolse uno sguardo sorpreso e disse “Mi sto medicando… Santo cielo, Reito! Non ti facevo così timido! Guarda che non sono mica nuda!”.
In effetti, le sembrava assurdo che il demone fosse imbarazzato solo perché lei mostrava i fianchi.
Se reagiva in quel modo solo perché teneva la maglietta un po’ sollevata, non osava immaginare come avrebbe reagito davanti agli abiti succinti indossati da alcune sue coetanee.
Probabilmente, gli sarebbe venuto un infarto in piena regola…
Ridacchiò appena quando vide un lieve rossore imporporargli le guance; le sembrava così tenero…
Un cucciolotto bisognoso di rassicurazioni.
Arrossì a sua volta quando si rese conto di quello che stava pensando ed abbassò lo sguardo sulla scatola di medicinali.
“Come ti sei fatta quella cicatrice?” chiese improvvisamente lo youkai, fissando di sottecchi la lunga linea biancastra che le attraversava il fianco sinistro.
“Oh, questa?” mormorò lei, indicandola, “Beh, questo è un grazioso ricordo di Sesshomaru, il fratello maggiore di Inuyasha”.
Un leggero sorriso le incurvò le labbra “Gli ho dato un ceffone in piena regola, quando ha parlato male dei miei genitori”.
Il demone lupo rimase basito “Hai… hai colpito davvero Sesshomaru? Di’ un po’, mediti il suicidio, per caso?”.
La sentì ridere allegra e, per l’ennesima volta, si chiese se quella ragazzina avesse tutte le rotelle apposto.
Kaori abbassò la maglietta e gli andò vicino, “No, voglio godermi la vita il più possibile. Ma non permetto a nessuno di parlar male dei miei genitori”.
Si abbracciò le ginocchia e mormorò “Quel demone che mi ha aggredito era tuo fratello? Ti somiglia molto”.
“Sì” mormorò l’altro, sorridendo appena, “Mio fratello Yamato sa essere un po’ impulsivo quando si tratta della mia incolumità”.
“Siete molto uniti” sussurrò la yasha “Ho visto come ti guardava quando me ne sono andata”.
Gli rivolse un’occhiata incuriosita ed il suo sguardo si concentrò sulla macchia rossastra che gli imbrattava la casacca.
“Dovresti medicare quella ferita” disse seria “Non vorrei che s’infettasse… o peggio”.
A sorpresa, il giovane si sfilò la casacca e diede un’occhiata al colpo infertogli da Naraku.
Con una smorfia, iniziò a bendare la spalla, ma la mano della ragazza lo fermò “Devi prima disinfettarla. Aspetta, che ti aiuto”.
S’inginocchiò al suo fianco e prese a tamponargli la ferita con dell’ovatta bagnata di disinfettante, cercando di essere il più delicata possibile.
Mentre lo medicava, si accorse che il suo sguardo azzurro era puntato su di lei e cercò di bloccare il rossore che minacciava d’invaderle le guance.
Quando ebbe finito, posò tutto nella scatola e fece per andarsene, ma la voce del ragazzo la fermò “Perché sei sempre così gentile? Diamine, sei un demone! nessuno di noi è così premuroso nei confronti di qualcun altro!”.
La demone lupo inarcò un sopracciglio “Mi stai chiedendo perché sono gentile? È nella mia natura, Reito. Sono sempre stata così”.
Si sedette tra l’erba e mormorò “E poi, perché dovrei indossare una maschera? Essere qualcosa che non sono? Solo perché sono un demone, non vuol dire che non posso essere me stessa, non trovi?”.
“Non mi va di seguire un copione” aggiunse tranquilla, poi si accorse della sua espressione confusa e spiegò “Non mi va di recitare, ecco tutto. Voglio essere me stessa, senza maschere”.
Reito la fissò per un lungo istante, riflettendo su quello che gli aveva detto, e sentì una specie di scossa quando la sentì dire “So che indossi una maschera, Reito. Non puoi essere davvero così freddo come vuoi sembrare”.
Detto questo, la ragazza si allontanò verso gli amici, lasciandolo solo con un tumulto di pensieri che gli si agitavano nella mente. 

 

Fatto! ke ne dite? i nostri amici hanno rischiato grosso! x fortuna, Kaori ha avuto presenza i spirito, anke se si è ritrovata faccia a faccia cn un altro pericolo, fortunatamente sventato. Yamato è un nome ke ho scelto x ringraziare un mio pro-cugino d'oltreoceano, ke si kiama proprio così e vive a Kyoto cn i fratelli. beh... x la gioia di molte di voi, il rapporto tra i due lupetti inzierà a migliorare sensibilmente. spero ke apprezzerete questi sforzi e ke recensirete numerose... Bacioni a tutte!

   
 
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