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Autore: caith_rikku    30/12/2005    5 recensioni
Narcissa e Bella in un periodo senza tempo della loro vita ad Hogwarts. è un po' particolare, basata soprattutto sulle emozioni. Spero vivamente che vi piaccia ^-^
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La notte era calata da così tanto tempo che il cielo cominciava già a schiarirsi nel momento prima del crepuscolo

…Hold Me…

 

 

Don't move...

Don't talk out of time...

Don't think...

Don’t worry, everything is just fine.

 

 

 

 

 

La notte era calata da così tanto tempo che il cielo cominciava già a schiarirsi nel momento prima dell’alba.

Narcissa Black, sesto anno Slytherin, era distesa sul letto immobile, con un braccio a coprirgli gli occhi, quasi quel dolce e tenuo accenno di luce la potesse uccidere. Era immobile da abbastanza tempo per scambiarla per morta, se qualcuno avesse potuto vederla.

Il letto a baldacchino che la incorniciava, con il suo stile barocco, antico; le pareti della stanza con mattoni a vista, cupi e bigi, che sembravano sussurrare tutto quello che era accaduto quella notte; le lenzuola verde scuro, di un colore talmente intenso e talmente costoso che si addiceva soltanto ad un purosangue; quella stoffa così lucida da sembrare viscida quanto gli Slytherin che ci dormivano sopra…

La Bella Addormentata, con i capelli di grano sparsi sul cuscino come sottili fili di seta, la pelle d’avorio e le labbra rosate, screpolate dove le aveva morse infinite volte quella stessa sera, teneva gli occhi serrati con talmente tanta forza da non capire come mai le lacrime continuavano a scenderle copiose sul volto…

Gocce calde che scendevano sugli zigomi, a bagnare il cuscino lasciando una macchia scura quanto il sangue.

Le sembrava passato così tanto da quando era uscita da quella Sala Comune tetra, per un motivo così innocuo che la faceva stare ancora più male, che le faceva bruciare il cuore ancora di più.

Ma la cosa ancora più dolorosa, l’unica che era riuscita a strappare un singulto a quel pianto silenzioso, era che tutto ciò che aveva visto, inconsciamente lo sapeva già.

 

Solo non aveva mai voluto accettarlo.
Non aveva mai voluto crederlo.

 

Nemmeno quando aveva visto, quella stessa sera, sua sorella Bellatrix avvolta in un mantello e con un cappuccio a coprirgli per metà il volto, avviarsi nella Foresta Proibita, con fare cauto, tenendosi l’avambraccio destro dolorante.

Era certa, dalla finestra della sua stanza del dormitorio, che quella figura così sottile, così quasi leggiadra, fosse sua sorella.

Non le serviva nemmeno guardare il modo sinuoso e sicuro in cui si muoveva, in cui solo lei sapeva muoversi, in quel modo così simile al passo aggraziato e pericoloso di un felino che stava per attaccare ma con la stessa viscidità di un serpente che scivola nell’erba bagnata.

 

Sapeva che era lei.

Sapeva perché le doleva il braccio destro.

Sapeva perché di notte, quando non portava la vestaglia di seta degli Slytherin, chiudeva sempre le tende del letto, dicendo che voleva un po’ di tranquillità con quella voce acida e crudele.

Sapeva perfettamente che non aveva voluto mai crederci.

 

Quella figura incappucciata non poteva essere lei. Bellatrix Black non poteva sgattaiolare in quel modo così furtivo dal castello, a quell’ora tarda, con un mantello nero incappucciato…

Non era lei neppure quando una figura maschile - Dio solo sa quanto Narcissa avesse impiegato per convincersi che non era il Suo Lucius, quello - l’aveva chiamata per nome, con voce tonante, gelida, per aspettarlo. Una figura maschile che sovrastava la sorella, come solo Lucius Malfoy ed Rodolphus Lestrange erano in grado di fare. Ma quel ragazzo aveva le spalle troppo larghe per essere Rodolphus.

Non poteva essere Lucius: non era certo l’unico in tutta la scuola a camminare con quel comportamento nobile, reale, come se nulla attorno a lui lo sferzasse. Non era l’unico a camminare con quell’aria di chi si crede superiore a tutto ed a tutti, con quel fare che ti fa intendere, così chiaramente da romperti il cuore, che l’avvicinarsi a lui era soltanto un privilegio riservato a pochi.

 

Ed invece si…era l’unico che sapeva camminare in quel modo.

Ma Narcissa aveva continuato a non volerci credere, mentre un sogno liberatorio riusciva ad impadronirsi delle sue membra spossate, donandole un sonno profondo e nero quanto la foresta nella quale erano spariti Bella e Lucius.

 

Voleva sentire le confortanti braccia di Lucius serrarsi sul suo corpo fragile, mentre le sussurrava che aveva visto male, che non era lui, quello.

…voleva sentirsi dire che andava tutto bene.

Voleva che la stringesse fino a farle male, fino a farle mancare il respiro.

Voleva la sua stretta di un caldo soffocante da farla sentire inebriata.

…Hold Me…

 

 

***

 

 

Si maledì mentalmente di nuovo, mentre indugiava con troppo amore sul corpo caldo e ben formato che stava sotto al suo.

I propri capelli neri, lucidi, accarezzare quel petto che le sembrava così perfetto.

La propria mano lattea poggiata sul muscolo del braccio di lui, di una carnagione abbronzata.

I propri occhi riflettersi in quelli di lui altrettanto scuri.

 

Voleva perdersi ad accarezzare ogni muscolo di quel corpo, ogni centimetro di quelle membra; sentire il suo sapore sulla lingua come acqua in mezzo al deserto; voleva liberare quel sentimento che sentiva nascosto nel cuore, un sentimento che le scaldava il seno prima di diffondersi, con una dolorosa dolcezza, in tutto il corpo; voleva poter bagnare quel petto con le proprie lacrime salate, riempire il silenzio con i suoi singhiozzi, e sentire le braccia di lui stringerla possessivamente a darle conforto.

 

Sussultò violentemente quando lui le sfiorò con le dita l’interno dell’avambraccio destro.

Le sue dita si soffermarono su quelle linee appena accennate che le deturpavano la pelle lattea, prima di rivolgere uno sguardo carico di apprensione, preoccupazione…

Affetto…

 

Dentro, lei urlò di disperazione.

La tentazione di baciarlo come non aveva mai fatto prima, diventò insopportabile.

 

Lui la guardò con muto desiderio, domandandole tacitamente perché aveva interrotto quel ritmo sfrenato che aveva sostenuto a congiungere i loro fianchi.

Lo sguardo appannato dal piacere, dall’appagamento che lei gli dava anche solo nel concedersi in quel modo brusco a lui.

I capelli scuri sparsi sul cuscino ad incorniciargli il viso perfetto e dai lineamenti decisi.

Lei chiuse gli occhi con forza, scacciando tutto ciò che l’aveva distratta.

Tolse dalla testa ogni pensiero che riguardasse la perfezione di lui, la bellezza delle sue membra calde, la morbidezza dei suoi capelli e la profondità dei suoi occhi così puri.

Tolse dalla testa l’affetto del suo sguardo.

 

Per un breve istante, ebbe la certezza che sarebbe stata una cosa impossibile.

 

Sospirò profondamente, staccando completamente i propri fianchi da quelli di lui.

Il ragazzo mormorò qualcosa di indecifrabile, con tono deluso, e lei si impose di non ascoltarlo.

 

…Tornare indietro da lui e donarle tutta se stessa, fargli assaporare veramente il sapore della sua pelle.

Poggiargli il proprio cuore in quella mano calda e scura e darglielo affinché se ne prendesse cura…

…Un cuore malconcio, pieno di cicatrici, ed indurito…

…Ma le sue mani grandi avrebbero saputo renderlo morbido di nuovo…

 

Frustrata, si alzò, portandosi i capelli lunghi oltre le spalle e cominciando a rivestirsi con calma studiata.

Come sempre lui non si lamentò, sapendo che sarebbe stato inutile e che avrebbe reso fine anche a quegli incontri sporadici, avvolti in un silenzio pieno di disagio per l’assurdità della situazione e rotto soltanto dal loro respiro affannoso.

Lei lo guardò con aria orgogliosa, gelida ed indifferente, avvicinandosi con portamento fiero che sembrò inebriarlo. Non appena lei notò che, senza nemmeno volerlo, aveva assunto come sempre il comportamento che le avevano imposto sin da piccola, il comportamento dei Black, cominciò a ridere.

La risata di Bellatrix Black, è sempre qualcosa di acido e liberatorio.

Una risata piena di disperazione mostrata come violenza…

L’unico modo in cui il suo orgoglio, troppo forte per essere anche solo scalfito o piegato, dava sfogo a quella disperazione che la accompagnava da tutta una vita.

 

Rise forte per cercare conforto nella sua stessa voce…

Un conforto che non aveva mai trovato ma che, se solo avesse voluto cercarlo, lo avrebbe trovato in lui.

Rideva per non perdersi in quegli occhi…

Rideva per darsi la forza di uscire da quella stanza lasciandolo con gli occhi scuri sperduti.

 

Rideva perché quel comportamento che lei assumeva…

Quello dei purosangue…

Quello dei Balck…

Lui non l’avrebbe mai avuto, per scelta.

Lui aveva scelto, un lusso che lei non aveva mai avuto.

 

Forse perché, nel proprio cuore, Bella era molto più debole di lui, che era andato contro tutti ma che è l’idolo della sua infame casa e degli amici…

…L’idolo di lei…

 

Si sbattè la porta alle spalle con più violenza del solito, con la tentazione di riaprirla per poterla chiudere violentemente di nuovo, fino a ridurla in frantumi…

Gli stessi frantumi nel quale si stava spezzando il proprio cuore.

Nuove cicatrici che promettevano di ucciderla, un giorno o l’altro, quando i punti di sutura che le chiudono si apriranno.

Ed il suo cuore verrà smembrato così tante volte da diventare polvere.

Aveva sempre fatto finta di non averlo, un cuore, ma si rendeva comunque conto che non poteva viverci senza.

 

…Non avrebbe mai ammesso che tutto ciò che voleva era essere stretta da lui…

…Hold Me…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*****

Auguri di Natale in ritardo!

Spero che tutti stiate passando delle belle feste, senza intoppi e, più o meno, come le volevate.

È strano che stia intraprendendo la strada di una fan fiction con un tono tanto drammatico perché, sinceramente, non ne ho nemmeno lo spirito.

Era da abbastanza che volevo scrivere qualcosa di…em…”forte”, sulle mie adorabili sorelle Black…

Comunque questa fan fic sarà formata da quattro capitoli, più o meno corti come questo e, sempre, divisi in due parti.

Le frasi che che metterò ad inizio capitolo sono della canzone “Numb” degli U2 dalla quale ho preso il titolo, anche se mi sembra che non ci azzecchi completamente O.o

Mentre il nome di ogni capitolo formerà alla fine, insieme, il titolo di un’altra loro canzone.

Grazie a chiunque abbia perso parte del suo prezioso tempo per leggere.

  
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