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Autore: caith_rikku    08/01/2006    3 recensioni
Narcissa e Bella in un periodo senza tempo della loro vita ad Hogwarts. è un po' particolare, basata soprattutto sulle emozioni. Spero vivamente che vi piaccia ^-^
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Colazione

…Thrill Me…

 

 

Don't answer...

Don't ask…

Don't try and make sense.

 

 

 

 

 

Colazione.

Il momento peggiore per ogni Slytherin che si rispetti.

Quelli che la sera prima non hanno dormito…

 

Quelli che sono andati a rifugiarsi in una macchia scura di alberi, con il braccio che bruciava…

Un marchio indelebile nel loro braccio…

Un marchio indelebile nel cuore di Narcissa…

 

La confusione regnava sovrana in tutta la Sala, senza riuscire apparentemente a sferzare le serpi.

Le apparenze ingannano.

 

Draco Dormiens

 

Narcissa aveva la pelle del viso pallida ma marmorea e riposata, mentre mentalmente ringraziava l’anima di quelle donne che creano cosmetici magici che avevano nascosto la stanchezza che le segnava il viso.

 

Peccato che nessuno aveva ancora trovato un modo che poter aggiustare un cuore.

Per quanto non lo sapesse, l’avrebbe desiderato ardentemente anche sua sorella.

 

Guardava con indifferenza chi le sta attorno, i capelli biondi perfetti che ondeggiavano appena sulle spalle, le labbra quasi dischiuse, gli occhi intensi ed espressivi velati dalle ciglia scure.

Fingeva con eleganza di concentrarsi sul libro di astronomia.

Lanciava mentalmente maledizioni a tutte le persone che creavano confusione attorno a loro, riservando quelle peggiori per il tavolo degli adorabili Gryffindor, che, come sempre, sembrano i più casinisti e contenti.

Una gioia di vivere talmente forte da far male a chi, come lei, non trovava nulla di felice nemmeno nella figura della persona che amava, che stava entrando in quel momento nella Sala.

Portamento perfetto, mentre camminava lasciando che le persone si scansassero al suo passaggio per evitare di scontrarsi con il suo corpo orgoglioso.

 

Un Leone alla rupe dei Re.

Peccato che lui era una Serpe.

 

I lineamenti marcati, le labbra disgustate nel guardarsi attorno, gli occhi glaciali che fissavano tutti e nessuno, l’aria di sufficienza, annoiata.

Quegli occhi che si posarono su di lei con orgoglio, la propria bambola di cui va fiero.

Le si sedette accanto, provocandole un brivido, mentre con un gesto studiato le sfiorò casualmente la gamba.

 

Quando incrociò quegli occhi glaciali, Narcissa adorò quella confusione, che evitò di far sentire il rumore sordo e disperato del suo cuore che si rompeva.

Se fosse stata una Gryffindor, avventata, impulsiva, in cerca di giustizia e punizioni, avrebbe fatto una scenata a voce abbastanza alta da raggiungere il tavolo di fronte: in modo che tutti sapessero esattamente i tuoi problemi entro l’ora successiva.

Se fosse stata una Ravenclaw,con la mente fervida e la bocca che non riesce a stare zitta,  avrebbe sussurrato qualche parola di disprezzo, carica d’odio e di astio, prima di andarsene con aria dignitosa.

Fosse stata una Hufflepuff, l’avrebbe guardato con occhi disperati, prima di sfuggire correndo nella propria stanza, aspettando anche giorni rinchiusa fino a che lui non sarebbe venuta a cercarla.

 

Lei, invece, rimase immobile, a fissare gli occhi di lui evitando cautamente di perderci dentro, e lasciando trasparire appena che qualcosa non andava.

Nessuno l’avrebbe mai notato.

Se non lui.

Narcissa abbassò con calma le ciglia a coprirgli gli occhi, poi le rialzò a guardarlo di nuovo, sfiorandogli con le dita l’angolo della bocca nell’atto di pulirgliele appena.

Falsa.

Il viso di Lucius era perfetto, ma nulla di lei le permetteva di toccarlo senza un pretesto ragionevole.

 

Non poteva semplicemente abbandonarsi alle proprie emozioni, buttargli le braccia al collo e baciarlo.

Sarebbe stato troppo inebriante per non farlo, poi, ogni volta che lo vedeva.

 

Le sopraciglia di Lucius si mossero impercettibilmente.

L’unico modo di poter mostrare che gradiva quel contatto.

 

Avrebbe voluto baciarlo con disperazione e strappargli la manica destra della costosa camicia fatta su misura.

Prima di guardare con i propri occhi quel marchio orribile e cancellarlo da quella pelle marmorea con le proprie unghie.

Più sopportabile l’idea di sangue brillante su quella pelle chiara, che quella deturpazione nera.

Gli avrebbe squartato l’avambraccio cercando di fargli più male possibile.

Per fargli provare in parte il dolore che le stava dilaniando il cuore dalla notte prima.

 

Avrebbe voluto vibrare ad un suo tocco, osservare l’emozione farsi spazio in quegli occhi grigi dove aveva sempre scovato glacialità ed orgoglio.

Voleva vibrare di emozione, voleva che lui le facesse battere il cuore per farla sentire finalmente viva.

Per farle perdere quel senso di delusione che continuava a frantumarle, pezzo per pezzo, i suoi organi vitali.

Thrill Me…

 

****

 

Colazione.

Il momento peggiore di tutta la giornata di Bellatrix.

Soprattutto se la notte prima non aveva dormito.

Soprattutto quando qualcuno aveva tentato anche solo toccare quel muro che la isolava dagli altri.

 

Quel muro che non lasciava trasparire gli occhi disperati e confusi.

Quel muro che non lasciava intuire quanto lei fosse soltanto una ragazza delusa da tutto ciò che le stava attorno.

Arrabbiata con il mondo e, soprattutto, con se stessa.

Arrabbiata perché sua madre aveva sempre adorato intrecciare i capelli di rame di sua sorella Andromeda.

Arrabbiata con la stessa Andromeda, che l’aveva abbandonata per uno stupido Babbano.

 

…Lei aveva sempre adorato Andromeda

 

…Uno stupido ed insulso Babbano gliela aveva portata via, la sua Andromeda

I Babbani andavano uccisi tutti, dal primo all’ultimo…

 

I capelli corvini, lunghi e fini come fili di seta, che cadevano perfetti sulle spalle e sulla schiena, ondeggiando ad ogni minimo spostamento della sua testa.

Gli occhi scuri e profondi come l’oblio, che causavano la stessa perdizione, erano carichi di odio, illuminati da una luce perfida che le dava l’aria pericolosa.

Le spalle minute erette ed orgogliose, la sensazione che non si sarebbero mai piegate, nemmeno davanti alla morte.

 

Perché lei stessa era parte della morte.

Era sua la risata sprezzante ed acida quando, la notte, vedeva la gente cadere a terra inerme o urlante, colpita da un raggio che squarciava la notte.

Indipendentemente che l’incantesimo fosse suo o di qualcun altro

Una risata che faceva accapponare la pelle, che si insinuava dentro, scivolando, fino a ghiacciare il cuore.

 

Andromeda doveva tornare da lei…

 

Con rabbia, dopo non aver mangiato nulla, si alzò uscendo dalla Sala.

Per incrociarlo alla base delle scalinate.

 

Lei troppo fragile per poter reggere quell’incontro senza che qualcosa dentro dolesse in maniera insopportabile.

 

Semplicemente bello, con i suoi capelli scuri sulle spalle.

Rideva con un gruppo di persone, una risata bellissima e vibrante che le fece morire il respiro in gola.

Poi lui alzò lo sguardo ed incontrò quello di lei.

Gli stessi occhi scuri.

Un momento che durò un’eternità.

Un muto silenzio che nascondeva troppe cose.

Bella scrollò i capelli sulle spalle per darsi contegno, avvicinandosi alle scale.

 

Vicino a lui, sporchi mezzosangue lo toccavano amichevolmente…

Lui era come sua sorella Andromeda

Anche lui preferiva i Babbani

Le sembrò quasi di sentire distintamente il rumore sordo del suo cuore che si crepava di nuovo, prima di ricucirsi fulmineo.

 

-…Spostatevi, non vorrei essere sfiorata da voi…-

La voce di lei acida e dura che stonava con la risata di prima di lui, calda e profonda.

Stonando così tanto da farle dolere maggiormente il petto.

La voce carica di odio e disperazione, di desiderio represso mentre riprendeva a camminare imperterrita.

 

Voleva sentire di nuovo quella risata.

Voleva vedere di nuovo quel sorriso.

Voleva poter emozionarsi allo sfiorarsi dei loro corpi.

Voleva poter tremare liberamente mentre il suo sguardo profondo e carico di affetto le scaldava il cuore.

Thrill Me…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*****

Sono tornata!! Yeeeeeeehhh!

Sembra strano…ma questa fic mi scivola dalle dita che è un piacere, non so nemmeno da dove mi viene fuori ^^””

Chissà come andrà a finire…piacerebbe saperlo anche a me ^__^”””

 

Comunquesig…ho appena finito di leggere il sesto libro…non preoccupatevi, niente spoiler che forse è ancora un po’ presto…

Però che vuoto dentro che mi lascia T_T

 

Ma parliamo d’altro….

 

Grazie, grazie, grazie per aver recensito!! È una cosa meravigliosa!! Vi voglio tanto bene, mi date la voglia di scrivere!!! ^-^

 

Juliet: Grazie mille ^-^ soprattutto perché sei stata la prima a recensire!!! Comunque mi piace pensare le situazioni più strane per le adorabili Black…e con Bella mi sembra di star cominciando a dimostrarlo in pieno ^_^

 

Ciliegia: davvero so rendere bene le emozioni?? Pensa che ho sempre avuto dubbi in questo…infatti a rileggere ciò che scrivo mi innervosisco perché non riesco appieno a descrivere come vorrei!! Quindi questo complimento è stata una cosa bellissima per me ^-^

 

Blacky: Sai…sinceramente questo non è proprio il mio stile…non so da dove nasce ^^” forse leggendo troppo le fic di Savannah… (se non le hai lette –cosa quasi impossibile-, te le consiglio calorosamente…)

Numb è stupenda, poi credo descriva appieno (anche come musicalità) la frustrazione delle Black nel non potersi mostrare liberamente.

Come in Numb, nella loro testa hanno una serie di negazioni alla quali non possono disubbidire…soprattutto per orgoglio.

 

Helen: grazie!! Io cercavo proprio di dare un’idea di opposizione tra quello che le Black “fanno” e quello che le Black “provano”. Credo che, appunto per il fatto che le due cose siamo quasi sempre opposte, l’introspezione risulta più acuta…almeno credo…

 

Baci a tutti!! E BUON 2006!!

Posterò il prima possibile ^-^

  
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