PREMESSA: quello che succederà in questo cap è da considerarsi
posteriore al precedente di circa 9 mesi!
No grazie, ho
smesso.
POV BELLA
Un oggetto non bene definito mi colpì sulla nuca e quasi
contemporaneamente venni atterrata da una montagna su quattro zampe.
-Tea, lascia subito Bella!-
La voce di Karen mi arrivò filtrata dai peli della terranova
che mi stava facendo le feste. Sopra di me, ovviamente.
L’oggetto indefinito si rivelò essere una comune pallina da
tennis, che aveva avuto la malaugurata idea di incrociare la sua traiettoria
con quella della mia testa. Dopo che la donna l’ebbe lanciata da parte, mi
guadagnai una leccata da Tea prima che tornasse all’attacco o inseguimento o
qualsiasi cosa credesse di star facendo.
-Bella, tesoro! Come è andata a scuola oggi?- mi domandò
Karen mentre mi toglieva lo zaino dalle spalle e mi accompagnava in cucina dove
ci attendevano due tazze di the caldo.
-Tutto bene. È stato molto triste dover salutare tutti, mi
hanno fatto commuovere quando ho trovato la festa a sorpresa in aula di
musica.- E con un sorriso iniziai a raccontarle dettagliatamente tutto ciò che
era successo in quella pazzesca giornata.
Nonostante l’afa di giugno, il tè caldo con Karen rimaneva un
piacevole rito che la mia mamma adottiva e io ripetevamo giornalmente. Al mio
ritorno a casa, ogni giorno alle cinque, trovavo lei che mi attendeva con le
nostre due tazze fumanti e dopo averle raccontato com’era andata la giornata
lei usciva a prendere le tre piccole pesti: i due gemelli Riley e Max e la loro
sorellina Charlie. In contemporanea a loro di solito tornava anche Mick, il
papà.
Salii su per le scale e entrai nella mia camera buttandomi a
peso morto sul letto. Avevo bisogno di pensare. Era la vigilia del ritorno,
ormai mancavano pochi giorni. Dovevo salutare questa vita americana che mi ero
costruita ed abbandonarla e mi dispiaceva un mondo.
Gli Smith erano una famiglia magnifica che abitava in
California a San Clemente, la mia famiglia da quando ero scappata dall’altra.
Mi vergognavo ancora come una ladra per la mia uscita di
scena poco…
Educata?
Ma quale educazione potevo mostrare nei confronti di
sconosciuti che mi stavano mentendo e di cui non conoscevo le intenzioni??
Ponderata?
Avevo atteso poco prima di darmela a gambe, molto poco, ma
era stato più che sufficiente.
Normale?
Ma che normalità c’era in una famiglia di… vampiri?!?!?
Mi faceva ancora strano pensarlo, all’inizio temevo di essere
impazzita. L’unica cosa che confermò
quella verità strana fu il tono della voce di Carlisle.
Incredibile. Ecco, proprio la parola adatta. In-credibile.
Vuol dire che non si può credere, o che non lo si vuole fare.
Così come io non volevo credere di aver vissuto con dei
vampiri per più di una settimana, per quanto fossero strani, dato che io ero
rimasta a paletti, croci, acqua santa e bare con interni in seta rossa, non a Volturi (che poi, che diavolo erano…
cose? persone? animali? piante? soprammobili? scorie radioattive??) e robe
strane. Non volevo credere di averci mangiato e dormito sotto lo stesso tetto,
aver riso e pianto con loro, di averli trovati così veri…
Dopo essermi
innamorata…
No, non mi ero innamorata, non ci si innamora in una
settimana!
Allora perché lo penso
ancora?
Sto solo ricordando, passerà.
Passerà, passerà. Qui a
passare sono solo le lacrime e i mesi, e sono già nove!
Le lacrime che ogni
sera versavo senza capire perché pensando a Edward. Perché mi dovevo dannare
per un ragazzo conosciuto in così poco tempo??
Due settimane erano sufficienti per innamorarsi? Nove mesi
troppo pochi per dimenticare?
A mio avviso ero stata male più che a sufficienza per il
tradimento di tutti loro, oltre al
suo, però qualcosa nel mio cervello non voleva comprenderlo, così quando mi
stavo per addormentare mi tornava in mente lui,
con il suo sorriso stupido mentre litigavamo come due bambini, mentre
giocavamo, mentre stavamo insieme, sorridenti. Buffo, no? Per molti il sonno è
la brutta copia della morte e proprio lì, nel sonno, lo ritrovavo. Perché lui
era morto, no? Insomma, se era un vampiro almeno morto lo doveva essere!
A volte pensavo che sarei voluta rimanere solo per far
cessare tutte quelle lacrime, e lì mi veniva in mente un pensiero che da
cosciente non avrei mai fatto.
Tornare indietro.
Per cosa? Un bel bicchierozzo di sangue invecchiato
cent’anni?
No grazie, ho smesso.
Bon jour gente!
Sono a letto da una settimana bloccata con
l’influenza, non so se qualcuna di voi c’è passata, ma quest’anno è
terrificante. Sono svenuta due volte >.<
Lascio che siate voi a commentare il capitolo,
quindi mi limito a ringraziare TUTTI per TUTTO, dalle seguite ai preferiti,
dalle storie da ricordare a chi commenta, grazie di cuore!!!
Ah, e chiedo perdono per l’uso massiccio di punti
esclamativi e interrogativi che presenta questo capitolo ma la Be(t)a non è
disponibile quindi vi tocca sorbirvi tutti i miei strafalcioni >.<
Solo una cosa devo dirvi: io non so come sono le
famiglie americane. Non credo bevano il the alle cinque, questo è un po’ troppo
inglese lo ammetto, ma non volevo rifilarvi uno degli stereotipi di cui sono
piene le tv, volevo qualcosa di vero e sentito, quindi l’ho inventato ù.ù
Il prossimo sarà il penultimo!!
Silvia
PS: postato il capitolo betato :D