Il soldato si mosse con la
stessa rapidità del vento, come se seguisse la scia lasciata da un
impercettibile spostamento d’aria.
Il suo passo si intravide
appena e il sole, riflesso sulla sua spada, fu l’unico indizio che lo
smascherò.
Golod di certo non si era
aspettato una reazione così improvvisa e per poco non era stato colto di
sorpresa.
Aveva dovuto fare un balzo
all’indietro per non vedersi il viso tagliato da parte a parte dalla lama di
Selen e per poco l’espressione sul suo viso non si era incrinata.
Se fosse successo, era certo,
avrebbe letto la soddisfazione sul viso dell’amico.
Non ebbe il tempo di pensare
ulteriormente a quello che era stato, che un altro sibilo gli giunse
all’orecchio. Rapido roteò la spada, intercettando quela di Selen e bloccandone
la corsa.
Sentì le lame sfregarsi e poi
nuovamente sibilare.
Ancora una volta dovette
arretrare per sfuggire ad un colpo che di sicuro gli avrebbe squarciato il
ventre.
Il soldato rise.
‘Vuoi arretrare in eterno
oppure vuoi farmi la grazia di impegnarti almeno un po?’’ chiese sarcastico.
Conosceva Golod.
Lo conosceva bene.
Lo conosceva come amico, come
elfo, e soprattutto come guerriero.
Sapeva che in quel momento si
stava divertendo nel vederlo sferrare colpi a vuoto, perché , sicuramente, se
solo lo avesse voluto, Golod avrebbe portato alla conclusione quel duello nel
giro di un paio di secondi.
Infatti, come conferma al suo
pensiero, l’amico ghignò.
‘Non mi va di duellare!’ fece
in una smorfia, ‘ Si conclude sempre allo stesso modo’e continuò ‘ Io con
entrambe le spade e tu in terra con il fiatone’.
Selen rise di gusto.
Non potè farne a meno.
Le parole di Golod erano
veritiere.
Ma non si sarebbe lasciato
sfuggire quell’occasione. Era da tempo che non duellava con qualcuno della sua
lega.
Solo con Golod era riuscito
ad effinare la sua arte.
Solo con lui la sconfitta gli
lasciava un senso di soddisfazione.
‘Non hai voglia di duellare,
dunque?’ lo canzonò retorico.
Golod lo guardò di sbieco:
quando gli poneva domande con quel tono finiva sempre per irritarlo.
‘L’amore per Perin ti ha
rammollito’.
Golod irrigidì la madibola e
Selen gioì soddisfatto.
La molla era scattata.
Fu un istante e Golod gli fu
di fianco. La spada alta diretta verso il suo collo e un ‘espressione
imperscrutabile stampata sul volto.
Deviò il suo colpo,
intercettando la sua spada e facendo giungere ovunque l’eco delle loro lame che
si incontravano.
Ebbe giusto il tempo di incrociare
il suo sguardo e lo vide ghignante.
Complice.
‘Si duella finalmente’ pensò.
Un attimo dopo saltò
agilmente ed evitò che la spada gli si conficcasse nella gamba.
Roteò si accovacciò e cercò
di sferrare un colpo basso, ma Golod era già, lì, pronto, a rendere vana la sua
iniziativa.
Si vide così costretto a gettarsi
all’indietro, davanti alla rotazione della spada dell’amico e mancò poco che
barcollasse, una volta in piedi.
Golod ne approfittò. Fu
subito su di lui e sollevò la spada.
Selen aveva previsto quel movimento: afferrò
saldamente la spada con due mani e la portò sulla sua testa.
La forza con cui Golod aveva
sferrato quel colpo lo fece piegare sulle gambe.
‘Perché devi sempre metterti
in queste situazioni!?’ lo senti pronunciare sarcastico e scocciato.
Ma non ebbe il tempo di
rispondergli che un’altra voce giunse alle loro orecchie.
‘Questa è la conseguenza di
un’altra sconfitta, Selen?’ rise di gusto Perin.
I due si voltarono restando
fermi nelle loro posizioni.
‘Uh! Ma guarda!’ esclamò il
soldato e si voltò di nuovo verso l’amico’ E’ arrivata la tua dolce metà’
Perin gli fece una smorfia di
rimando.
‘Invidioso Selen!?’ chiese
ironica.
‘Per nulla, mia cara.’ lo
sentì rispondere, ‘Preferisco una figura femmile al mio fianco, non un
maschiaccio!’’ ed il sorriso ampissimo con cui terminò la frase le fece
ribollire all’istante il sangue nelle vene.
Golod ebbe giusto il tempo di
osservarlo e di notare un sorriso compiaciuto sul suo volto, dopo di che lo
vide ritirarsi dalla sua posizione e frenare la lama sottile di lei che gli era
giunta a pochi centimetri dal petto.
A quel punto Golod ritirò la
spada, incrociò le braccia e si godè la scena.
L’amico era capace di far
arrivare la rabbia della fata al limite ed aveva preso davvero gusto, in quegli
ultimi mesi, a provocarla.
‘Lo vedi che sei un
maschiaccio.’ rincalzò il soldato, ‘ Una donna non camminerebbe con una spada a
portata di mano’.
Un nuovo sibilo sferzò l’aria
e alcune ciocche color grano caddero leggere come piume in terra e si
dispersero sull’erba.
Perin sorrise beffarda.
Tuttavia Selen non si turbò,
al contrario ricambiò un sorriso forzato.
Poi guardò di sbieco Golod,
che quasi si era aspettato quell’occhiata, tante erano state le volte in cui
gliel’aveva rivolta.
‘
In effetti il modo in cui
aveva marcato la prima parte della frase aveva irritato Perin ancora più di
prima.
‘ Non sono una sua devota’
digrignò a denti stretti e la presa sul pomello si fece più forte quasi a
volerlo disintegrare tra le dita.
‘Hai sentito Golod?’ continuò
a stuzzicare il soldato, ‘Non è
La risata dell’amico gli
giunse sommessa alle orecchie. ‘Non intendeva, questo!’ lo sentì pronunciare
pacato poco dopo.
Erano tornati su quel
discorso già un paio di volte e le cose tra Perin e Selen erano sempre sfociate
in un duello.
Perin odiava quando veniva connotata come proprietà di
Golod ed al soldato non bastava far altro che premere quel tasto dolente tutte
le volte in cui aveva voglia di stuzzicarla.
Ed ella scattava.
L’espressione interrogativa
in cui mutò il viso di Selen non lasciò affatto sorpresa Perin.
‘Allora non capisco’ le fece
l’uomo in una finta espressione inconsapevole ‘ Sei SUA oppure no?’.
‘NO!’ fu la risposta fulminea
di Perin, senza un minimo tentennamento.
Denti stretti, sguardo fisso,
sopracciglia inarcate, nervi tesi, rabbia nel sangue.
‘SI!’ era stata anche la
risposta di Golod e la sua voce si era quasi accavallata a quella della
fanciulla per la prontezza con cui aveva parlato.
Davanti a quella divergenza di opinioni Selen
non potè far altro che sorridere e godere nell’assaporarsi il tutto.
Perin , di fronte a lui, era
un vulcano che di lì a poco sarebbe esploso.
Golod, alla sua destra, si
era scosso dalla sua impenetrabile tranquillità.
Selen sapeva che i NO di
Perin lo facevano da sempre tentennare.
Lo facevano dubitare.
Lo facevano temere di
perderla.
E lo rendevano geloso, forse.
‘Gelosia’
Questa parola balenò nella
mente di Selen.
‘Ha detto di No amico mio’ ripetè,
girando il coltello nella piaga.
E poi si rivolse a Perin.
‘Dunque, mia dolce dama’ e il suo tono per un attimo sembrò lusinghiero ‘Verrebbe
a cena con me stasera?’.
Un silenzio tombale cadde
sulla valle.
Un fremito scosse Golod e
diede moto ai suoi arti.
Le gambe si mossero
autonomamente e le braccia sollevarono la spada quasi automaticamente.
Perin scattò in avanti nello
stesso istante. Controllata dalla rabbia e scossa da nervi troppo tesi.
Tre lame sibilarono e
tintinnarono pesantemente, incrociandosi.
Tre volti si osservarono attenti , alla
distanza di un palmo l’uno dall’altro.