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Autore: LacrimaDegliDei    04/02/2011    0 recensioni
Perin non era una ladra. Era solo l’ultima discendente del popolo delle fate, l’unica sopravvissuta alla distruzione del regno di Eral, dimora del popolo alato.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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duelloatre

 

Il soldato si mosse con la stessa rapidità del vento, come se seguisse la scia lasciata da un impercettibile spostamento d’aria.

Il suo passo si intravide appena e il sole, riflesso sulla sua spada, fu l’unico indizio che lo smascherò.

Golod di certo non si era aspettato una reazione così improvvisa e per poco non era stato colto di sorpresa.

Aveva dovuto fare un balzo all’indietro per non vedersi il viso tagliato da parte a parte dalla lama di Selen e per poco l’espressione sul suo viso non si era incrinata.

Se fosse successo, era certo, avrebbe letto la soddisfazione sul viso dell’amico.

Non ebbe il tempo di pensare ulteriormente a quello che era stato, che un altro sibilo gli giunse all’orecchio. Rapido roteò la spada, intercettando quela di Selen e bloccandone la corsa.

Sentì le lame sfregarsi e poi nuovamente sibilare.

Ancora una volta dovette arretrare per sfuggire ad un colpo che di sicuro gli avrebbe squarciato il ventre.

Il soldato rise.

 

‘Vuoi arretrare in eterno oppure vuoi farmi la grazia di impegnarti almeno un po?’’ chiese sarcastico.

 

Conosceva Golod.

 

Lo conosceva bene.

 

Lo conosceva come amico, come elfo, e soprattutto come guerriero.

 

Sapeva che in quel momento si stava divertendo nel vederlo sferrare colpi a vuoto, perché , sicuramente, se solo lo avesse voluto, Golod avrebbe portato alla conclusione quel duello nel giro di un paio di secondi.

Infatti, come conferma al suo pensiero, l’amico ghignò.

 

‘Non mi va di duellare!’ fece in una smorfia, ‘ Si conclude sempre allo stesso modo’e continuò ‘ Io con entrambe le spade e tu in terra con il fiatone’.

 

Selen rise di gusto.

 Non potè farne a meno.

Le parole di Golod erano veritiere.

Ma non si sarebbe lasciato sfuggire quell’occasione. Era da tempo che non duellava con qualcuno della sua lega.

Solo con Golod era riuscito ad effinare la sua arte.

Solo con lui la sconfitta gli lasciava un senso di soddisfazione.

 

‘Non hai voglia di duellare, dunque?’ lo canzonò retorico.

 

Golod lo guardò di sbieco: quando gli poneva domande con quel tono finiva sempre per irritarlo.

 

‘L’amore per Perin ti ha rammollito’.

 

Golod irrigidì la madibola e Selen gioì soddisfatto.

 

La molla era scattata.

 

Fu un istante e Golod gli fu di fianco. La spada alta diretta verso il suo collo e un ‘espressione imperscrutabile stampata sul volto.

 

Deviò il suo colpo, intercettando la sua spada e facendo giungere ovunque l’eco delle loro lame che si incontravano.

Ebbe giusto il tempo di incrociare il suo sguardo e lo vide ghignante.

 

Complice.

 

‘Si duella finalmente’ pensò.

 

Un attimo dopo saltò agilmente ed evitò che la spada gli si conficcasse nella gamba.

Roteò si accovacciò e cercò di sferrare un colpo basso, ma Golod era già, lì, pronto, a rendere vana la sua iniziativa.

Si vide così costretto a gettarsi all’indietro, davanti alla rotazione della spada dell’amico e mancò poco che barcollasse, una volta in piedi.

Golod ne approfittò. Fu subito su di lui e sollevò la spada.

Selen  aveva previsto quel movimento: afferrò saldamente la spada con due mani e la portò sulla sua testa.

La forza con cui Golod aveva sferrato quel colpo lo fece piegare sulle gambe.

 

‘Perché devi sempre metterti in queste situazioni!?’ lo senti pronunciare sarcastico e scocciato.

 

Ma non ebbe il tempo di rispondergli che un’altra voce giunse alle loro orecchie.

 

‘Questa è la conseguenza di un’altra sconfitta, Selen?’ rise di gusto Perin.

 

I due si voltarono restando fermi nelle loro posizioni.

 

‘Uh! Ma guarda!’ esclamò il soldato e si voltò di nuovo verso l’amico’ E’ arrivata la tua dolce metà’

 

Perin gli fece una smorfia di rimando.

 

‘Invidioso Selen!?’ chiese ironica.

 

‘Per nulla, mia cara.’ lo sentì rispondere, ‘Preferisco una figura femmile al mio fianco, non un maschiaccio!’’ ed il sorriso ampissimo con cui terminò la frase le fece ribollire all’istante il sangue nelle vene.

 

Golod ebbe giusto il tempo di osservarlo e di notare un sorriso compiaciuto sul suo volto, dopo di che lo vide ritirarsi dalla sua posizione e frenare la lama sottile di lei che gli era giunta a pochi centimetri dal petto.

 

A quel punto Golod ritirò la spada, incrociò le braccia e si godè la scena.

L’amico era capace di far arrivare la rabbia della fata al limite ed aveva preso davvero gusto, in quegli ultimi mesi, a provocarla.

 

‘Lo vedi che sei un maschiaccio.’ rincalzò il soldato, ‘ Una donna non camminerebbe con una spada a portata di mano’.

 

Un nuovo sibilo sferzò l’aria e alcune ciocche color grano caddero leggere come piume in terra e si dispersero sull’erba.

Perin sorrise beffarda.

Tuttavia Selen non si turbò, al contrario ricambiò un sorriso forzato.

Poi guardò di sbieco Golod, che quasi si era aspettato quell’occhiata, tante erano state le volte in cui gliel’aveva rivolta.

 

La TUA devota intende fare sul serio’ disse. Non terminò neanche di pronunciarle che i suoi occhi si calamitarono su di lei per assaporare l’effetto che quelle parole avevano avuto su di lei.

In effetti il modo in cui aveva marcato la prima parte della frase aveva irritato Perin ancora più di prima.

 

‘ Non sono una sua devota’ digrignò a denti stretti e la presa sul pomello si fece più forte quasi a volerlo disintegrare tra le dita.

 

‘Hai sentito Golod?’ continuò a stuzzicare il soldato, ‘Non è la TUA fanciulla’.

 

La risata dell’amico gli giunse sommessa alle orecchie. ‘Non intendeva, questo!’ lo sentì pronunciare pacato poco dopo.

 

Erano tornati su quel discorso già un paio di volte e le cose tra Perin e Selen erano sempre sfociate in un duello.

Perin odiava  quando veniva connotata come proprietà di Golod ed al soldato non bastava far altro che premere quel tasto dolente tutte le volte in cui aveva voglia di stuzzicarla.

Ed ella scattava.

L’espressione interrogativa in cui mutò il viso di Selen non lasciò affatto sorpresa Perin.

 

‘Allora non capisco’ le fece l’uomo in una finta espressione inconsapevole ‘ Sei SUA oppure no?’.

 

‘NO!’ fu la risposta fulminea di Perin, senza un minimo tentennamento.

Denti stretti, sguardo fisso, sopracciglia inarcate, nervi tesi, rabbia nel sangue.

 

‘SI!’ era stata anche la risposta di Golod e la sua voce si era quasi accavallata a quella della fanciulla per la prontezza con cui aveva parlato.

 Davanti a quella divergenza di opinioni Selen non potè far altro che sorridere e godere nell’assaporarsi il tutto.

 

Perin , di fronte a lui, era un vulcano che di lì a poco sarebbe esploso.

Golod, alla sua destra, si era scosso dalla sua impenetrabile tranquillità.

Selen sapeva che i NO di Perin lo facevano da sempre tentennare.

Lo facevano dubitare.

Lo facevano temere di perderla.

E lo rendevano geloso, forse.

 

‘Gelosia’

Questa parola balenò nella mente di Selen.

 

‘Ha detto di No amico mio’ ripetè, girando il coltello nella piaga.

 

E poi si rivolse a Perin. ‘Dunque, mia dolce dama’ e il suo tono per un attimo sembrò lusinghiero ‘Verrebbe a cena con me stasera?’.

 

Un silenzio tombale cadde sulla valle.

Un fremito scosse Golod e diede moto ai suoi arti.

Le gambe si mossero autonomamente e le braccia sollevarono la spada quasi automaticamente.

Perin scattò in avanti nello stesso istante. Controllata dalla rabbia e scossa da nervi troppo tesi.

 

Tre lame sibilarono e tintinnarono pesantemente, incrociandosi.

 Tre volti si osservarono attenti , alla distanza di un palmo l’uno dall’altro.

 

 

 

 

 

  
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