Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Roberta87    04/02/2011    1 recensioni
[..] Sta infilandosi una leggera canotta blu quando il telefono squilla facendola sussultare. Una strana ed orrenda sensazione le nasce dentro, le sembra di poter sentire perfino diversa la solita suoneria di sempre. Solleva la cornetta tremando, senza nemmeno sapere perché, e resta in silenzio.
« Susan…»
E’ lui.
Ma il nome della donna tra le sue labbra porta qualcos’altro in sé, oltre al profondo amore.
« Nicholas, dimmi » [..]
- One shot scritta per un concorso. Mi diedero un incipit...e questo è quanto è nato da un'ispirazione improvvisa. Un'ispirazione fatta di paesaggi, odori, e sapori di un'isola greca -
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Buonasera a tutti. Un pò di tempo fa partecipai al concorso indetto dalla Muller, si chiamava "Blusubianco". Per quella volta ci diedero un incipit da cui partire per creare una breve one-shot originale. Questo fu l'incipit che venne dato :

"La sua camicia è una macchia bianca sul letto. Lei la ignora : infila nel cassetto la biancheria pulita, mette la borsa nuova sul ripiano più alto dell’armadio, apre la finestra e cambia aria alla stanza. Va a sedersi davanti allo specchio. E’ bella, oggi; sembra quasi che il trucco di ieri sera le sia rimasto addosso. Ora può girarsi, raggiungere il letto. Prima sfiora il colletto e accarezza le maniche, poi se la preme sul naso, sulla bocca. Sorride: che stupida. Va all’armadio e cerca una stampella libera. Si sforza di non guardare il telefono anche se è lì, sul comodino."

E questo è il mio breve racconto, nato da un'improvvisa ispirazione.
Spero possa piacervi.



SENTIRSI



La donna ritorna in camera e, inaspettatamente, la colpisce in pieno viso, stordendola ed avvolgendole completamente perfino i pensieri: il profumo di lui. L’odore della sua pelle, dei suoi capelli, che riesce a sentire ancora scivolare tra le sue dita, setosi e folti. Come se li avesse ancora tra le mani, le stringe forte, ritrovandovi solo la biancheria pulita appena asciugata e ripiegata. Apre gli occhi e la guarda, rendendosi conto solo in quel momento di averli tenuti chiusi per perdersi ancora una volta nel suo odore. Ferma sull’uscio della sua stanza da letto dà una rapida occhiata intorno. Tutto è illuminato dalla chiara e potente luce del freddo sole di Vancouver. Sul letto dalle lenzuola scarlatte risalta prepotente il candore della camicia di lui. Sente il battito di ali di mille farfalle agitarsi nello stomaco. Non può iniziare un’altra giornata così, come se lui fosse il centro del suo universo. Era successo tutto talmente in fretta…. .

Scuote piano la testa e decide di darsi una mossa: quella camicia non l’avrebbe avuta vinta, non stavolta, non l’avrebbe trascinata anche oggi nella profondità dei ricordi di quel viaggio, ritrovandosi così all’ora di pranzo senza aver combinato nulla. Decide deliberatamente di ignorarla. Si avvicina alla grande cassettiera infondo alla stanza e vi ripone la biancheria pulita. Per terra, accanto ai suoi piedi, nota adagiata la grande borsa da viaggio viola acquistata il giorno prima.
“Non posso credere che non avessi ancora una borsa per partenze improvvise!”
La sua voce, nella testa di lei, limpida e serena. Come spiegargli che, prima di lui, non aveva mai conosciuto il vero senso della parola “libertà”? Non lo fece infatti.
Abbandonando i ricordi del giorno prima solleva il borsone e lo ripone sul ripiano più alto dell’armadio: spera con tutta se stessa di non doverlo utilizzare.
Così non va bene, si ripete la donna. Ogni cosa le ricorda lui, complice anche il suo dolcissimo odore che impregna l’aria. Per quella mattina se n’è beata abbastanza, così si dirige verso la finestra, vi poggia le mani sottili sulla maniglia e inspira profondamente. L’ultima boccata del suo profumo, ogni mattina, non vi avrebbe mai rinunciato. Spalanca decisa la finestra e si gode per qualche minuto il debole calore del sole sul viso, di certo non è paragonabile al bollente tocco del sole dell’isola di Creta, ma per quella mattina le può bastare.
Si muove con passi lenti e si siede davanti allo specchio accanto la finestra. La superficie più riflettente al mondo le rimanda la solita immagine di ogni mattino: una ragazza dai lunghi capelli biondi, sciolti in morbide onde. Le stesse onde che producono un morbido fruscio sulla seta blu della vestaglia da camera. Quel blu intenso, della tonalità del più profondo degli oceani, che ritrova identico nei propri occhi.
Inclina leggermente il capo verso destra, c’è qualcosa di diverso in lei.
Si vede bella, oggi. Sembra quasi che il trucco di ieri sera le sia rimasto ancora addosso.
Si passa una mano tra i capelli per scostarli dal viso e capisce.
Ha ancora un velo d’abbronzatura sul viso, souvenir della vacanza fatta due settimane prima, che le dona una luce diversa. Sa bene che quella constatazione sta per riportarla dolcemente ai ricordi, si volta verso il letto e non riesce più a resistere al richiamo della camicia di lui. Così si avvicina, si accomoda sulle lenzuola scarlatte ed accarezza il morbido lino bianco, prima sul collo alla coreana,e dopo sulle maniche. Quel semplice gesto fa nascere potente in lei l’urgenza di ritrovare ancora una volta il suo odore. Rapida raccoglie la camicia ed avidamente, come dopo una lunga astinenza, se la preme sul naso, sulla bocca, sulle guance, annusandola convulsamente. Ci si immerge completamente, riemergendo nei ricordi della splendida Creta.
Riesce ancora a sentire il dolce profumo delle Centauree che sbocciano sulla costa occidentale; quello selvatico delle Violaciocche endemiche che tingono di viola le spiagge sabbiose dell’isola. Le sembra di poter sentire ancora vivo l’aroma, sulla lingua e nelle narici, del timo e della salvia che accompagna ogni angolo. Ogni splendido angolo del loro eden: nelle gole di Aradena, per le rovine di Lissos, tra i viottoli di Paleohora. Proprio lì, dove lui si presentò per la prima volta
« Kalispèra, mè lene Nicholas. Borò na sa voithìso? » chiese ad una lei dallo sguardo perso.
Le sorrideva con le carnose labbra distese e lisce, che scoprivano i denti perfetti e bianchi; i grandi occhi verde smeraldo dal taglio deciso; i capelli d’un nero lucente, folti e mossi.
Lei se ne innamorò immediatamente e gli rispose con l’unica frase che avesse imparato di greco prima di partire:
« Milàte anglikà? » con voce un po’ incerta
« Ma certo che parlo Inglese, mia madre è di Vancouver! Dicevo : Buonasera, mi chiamo Nicholas. Posso aiutarti? »
Furono attratti l’uno dall’altra da subito, uniti da un legame dalla forza ancestrale.
Come un pianeta ed il suo satellite, da quella sera non si lasciarono più. Nemmeno al termine del  viaggio, quando lui la stupì chiedendole di seguirla a Vancouver. Per una volta, in tutta la sua vita, lui  avrebbe tentato di domare lo spirito libero che lo animava.
La donna ritorna al presente abbandonando i ricordi, e con il volto ancora immerso nella sua camicia, sorride.
Che stupida, si sente una dodicenne alla sua prima cotta.
Ma è frutto anche questo della potenza di Nicholas, del suo animo indomabile e leggero. Come un uragano è entrato nella sua vita, sconvolgendola e donandole una nuova libertà. La libertà di sentirsi vivi , la libertà di sentirsi scossi da mille scariche elettriche in ogni cellula del proprio essere.
Lentamente allontana il morbido lino dal viso e, sospirando serena, va all’armadio in cerca di una stampella libera. Mentre l’aggiusta con cura al suo posto si sforza di non guardare il telefono anche se è proprio lì, sul comodino, tra l’armadio ed il letto.
E’ preda della solita, irrefrenabile, voglia di sentire la sua voce.
Allunga piano una mano verso il telefono, sfiorandolo delicatamente, per poi ritirarla subito al petto.
Non lo avrebbe chiamato, non questa mattina, non dopo aver scorto nello smeraldo dei suoi occhi una luce diversa.
Si impone di non pensarci e si dirige in bagno, pronta ad abbandonarsi sotto il getto dell’acqua calda, per iniziare una nuova giornata. Una giornata che per le successive ore sarebbe trascorsa soltanto nell’attesa del pranzo, quando avrebbe potuto finalmente rivederlo.
Sta infilandosi una leggera canotta blu quando il telefono squilla facendola sussultare. Una strana ed orrenda sensazione le nasce dentro, le sembra di poter sentire perfino diversa la solita suoneria di sempre. Solleva la cornetta tremando, senza nemmeno sapere perché, e resta in silenzio.
« Susan….»
E’ lui.
Ma il nome della donna tra le sue labbra porta qualcos’altro in sé, oltre al profondo amore.
« Nicholas, dimmi »
Lui… il suo mondo, la sua isola, la sua anima, inizia a parlarle. La sua voce è profonda, seria, ma sofferente. Susan resta in ascolto per tutto il tempo, senza controbattere nulla, senza nemmeno respirare, mentre il mondo intero le crolla addosso.
« …. So di non poterti chiedere di seguirmi. Ma ricorda che ti amo davvero, Susan » le sussurra infine prima di riagganciare.
Il telefono cade dalla mano improvvisamente molle di Susan, così come le gambe, che cedono sotto il peso delle macerie del mondo appena crollato.
Con lo sguardo fisso nel vuoto, tutto intorno a lei è velato: i suoi occhi sono pieni di lacrime. Lacrime che inondano di acqua salata l’oceano profondo delle sue iridi, prima di scorrere via lente, calde ed inarrestabili.
Non può essere vero.
Lo stesso spirito libero che le ha donato una nuova vita non può abbandonarla. Non può fuggir via seguendo la sua stessa natura privandola della sua nuova essenza. Susan deve sentirsi viva, libera….Susan ha bisogno di sentirsi. Non può più farne a meno.
Improvvisamente tutto nella sua vita le sembra inutile, superfluo, senza significato.
“So di non poterti chiedere di seguirmi..” le parole di Nicholas le rimbombano nella testa talmente forti da produrre un’eco.
Le lacrime spariscono istantaneamente, assorbite dall’oceano blu dei suoi occhi.
Susan scatta in piedi attraversata da mille brividi, tanti e talmente forti da scuoterle tutto il corpo: adrenalina.
Veloce come non lo è mai stata in tutta la sua vita inutile recupera il borsone da viaggio viola nell’armadio, riempiendolo distrattamente.
Il suo mondo e la sua esistenza si stanno capovolgendo, come il pensiero circa quel borsone della mattina stessa : in questo momento non desidera altro che utilizzarlo.
Lo richiude con decisione, sfila la camicia di Nicholas dalla stampella e la indossa sopra la canotta.
Prende il borsone in spalla ed esce di casa senza nemmeno richiudersi la porta alle spalle.
Mentre Susan corre verso il primo aeroporto più vicino, arrotolandosi le maniche della camicia di Nicholas ai gomiti, si rende conto che non ha la minima idea di come finirà tutto questo. Non ha idea di cosa sarà della sua vita, di quella di Nicholas, e del loro amore.
Susan è certa di una sola cosa, e questo le basta per correre ancora più veloce, le basta per ringraziare chiunque ci sia lassù di averle restituito la sua anima perduta nei panni di una bellezza greca. Susan non ha paura, ed è l’unica certezza che possiede.
Non ha desiderato altro che questo nella sua intera vita … ora, finalmente, mentre corre a perdifiato incontro al suo destino dagli occhi di smeraldo, Susan riesce nuovamente a sentirsi.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Roberta87