Non vi siete mai chiesti cosa nasconda Kakashi sotto la sua maschera? o cosa significhi il suo sguardo triste? Forse sono solo i ricordi che ci tace. (Tengo sottolineare che Tsubaki non è un riferimento ma un personaggio originale)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie
Trascorsero tre anni, gli allenamenti lo tenevano sempre occupato, ma
la sera i pensieri si agitavano dentro Kakashi, che ormai aveva ben
compreso l’origine delle sensazioni che provava. Giorno dopo
giorno vedeva più lontana l’immagine di se stesso
bambino e più vicina quella dell’uomo che voleva
diventare. Sapeva che i primi anni di allenamento sarebbero stati molto
duri per Tsubaki, anche dopo sarebbe stato difficile riuscire a
rivederla. Era un addio. Continuava a ripeterselo ma suonava come una
bugia per avere pace, voleva solo un po’ di pace ma lei non
sembrava concedergliela. La odiava certe notti, poi cominciò
a calmarsi confinando la malinconia al profondo dei suoi occhi ed il
ricordo ad una fitta al cuore. È così che quella
manina aveva cominciato a bussare. La missione, si concentrava sempre
sulla missione e dava il massimo per essa, quanto sciocca essa potesse
essere non importava. Contava solo quella, si atteneva strettamente
alle regole, non avrebbe commesso gli errori del padre. Con suo grande
orgoglio, venne il giorno in cui lo nominarono capitano del suo team.
Era il migliore, si sentiva il migliore, ma non si concedette mai di
lasciarsi trasportare da quella splendida sensazione di appagamento.
Essere il capitano portava grandi responsabilità e lui non
vi si sarebbe sottratto. Il giorno della nomina sentiva lo sguardo di
Obito addosso, era arrabbiato, ma soprattutto perché sapeva
che Kakashi era migliore e questo lo distruggeva. Assegnarono loro la
prima missione ma Rin venne rapita, Obito si avventò contro
i nemici per salvarla ma Kakashi gli ordinò di lasciarli
andare. Litigarono, l’invidia di Obito si
trasformò in disprezzo per quell’individuo
così freddo ed insensibile. Era la loro compagna, come
poteva decidere di non salvarla? “E’ un ninja
medico, non la uccideranno. Adesso è più
importante la missione.” Scuse, vane scuse le reputava Obito,
ed infine Minato si schierò con lui dicendo che era venuto
il momento di capire che a volte le regole non erano così
importanti. Kakashi lo seguì venendo meno alla sua promessa,
convinto dalle parole di Obito che poneva i propri compagni al di sopra
di ogni legge, in oltre fu il primo a dire che Sakumo era stato un
eroe. Vennero attaccati e fu ferito, perse un occhio ma non
si fermò, anzi spronò l’amico ad
affrettarsi. Forse era insensibile, ma non v’era dubbio che
avesse coraggio e volontà. Riuscirono a trarre in salvo Rin,
ma per salvare Kakashi Obito rimase schiacciato da un enorme parete di
roccia. Prima di morire fece dono al compagno del suo sharingan in
segno della stima che, nonostante i litigi, aveva di lui e Rin glielo
trapiantò al posto dell’occhio che aveva appena
perso. Un compagno non c’era più, non gli aveva
mai nemmeno detto che ricambiava quella sua stessa stima, anche se non
lo dava a vedere. Da quel giorno Kakashi divenne una leggenda ed Obito
con lui, ma cosa importa quando un amico è scomparso? Si
sentiva solo, si sentiva perso. Si vergognò per
l’orgoglio che aveva provato dopo la promozione, lui avrebbe
abbandonato Rin nonostante sapesse i sentimenti che lei nutriva nei
suoi confronti. Si sentiva feccia. Cominciò a vagare, a
camminare smarrito nei propri pensieri, seguiva la nebbia sperando di
scomparire in essa, fino a giungere in un villaggio. Un posto quasi
invisibile in cui le nuvole toccavano perennemente terra e le persone
indossavano maschere di legno. Stremato cadde sulle proprie ginocchia,
poi sentì una mano posarsi sulla sua spalla poco prima di
svenire. Quando si risvegliò si trovò sdraiato su
di un letto, coperto da un lenzuolo che profumava di bucato. Si mise a
sedere ed una figura minuta e dal volto coperto gli porse una tazza di
tè fumante. La riconobbe dagli odango e la ciocca nera che
ricadeva sulla maschera ancor prima che se la levasse.
“Riposati Kakashi, io rimango qui con te finché ne
avrai bisogno.” disse Tsubaki sorridendogli e
prendendogli la mano. “No, non merito le tue cure! Non dovevo
nemmeno venire qui a disturbarti, mi dispiace.”
Stava per scappare dalla finestra ma lei riuscì a
trattenerlo. “Non lo dire nemmeno per scherzo. Le voci delle
tue gesta sono arrivate fin qui, tutti ti considerano un eroe e ti
portano rispetto. Dovresti essere molto fiero di te stesso!”
“Cosa vuoi che me ne importi? Obito è morto, ed
è morto per colpa mia! Io che avrei lasciato Rin nelle mani
dei nemici.”
“Ma non lo hai fatto. E..”
“Sì ma..”
“No nessun “ma”. Hai salvato Rin, hai
portato a termine la missione, non puoi assumerti la
responsabilità del sacrificio del tuo amico. Guarda la
cicatrice, te la sei fatta per salvarlo, non è vero? In
più non ti sei fermato, hai salvato la tua compagna e
sconfitto i nemici. Guarda il tuo occhio destro, se dici di non essere
degno di stima offendi chi in te ha fiducia. Obito ne aveva molta o non
ti avrebbe fatto un dono tanto prezioso. Vuoi infangare la sua memoria,
diffamarlo come un ceco che dona la sua fiducia a chi non la
merita?”
“Io.. no. Non era uno stupido, era un valido ninja ed era mio
amico. Perché perdo tutti quelli a cui tengo?”
Tsubaki lo abbracciò, sentì l’amico che
la stringeva e le sue lacrime bagnarle il collo. “Non lo so
perché le cose brutte capitano, ma tu non devi mai smettere
di combatterle e di proteggere le cose importanti. Sei un guerriero
Kakashi, sei un uomo e soprattutto non sei solo.”
“Grazie. Ti prometto che diventerò un grande
ninja, grande quanto mio padre e quanto Minato. Abbastanza grande da
proteggerti, lo prometto.”
“Proteggermi?”
“Lo hai detto tu, devo proteggere le cose
importanti.” Senza aggiungere altro uscì dalla
finestra e rapido scomparve.