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Autore: Unsub    06/02/2011    9 recensioni
Procedo con passo marziale verso l’altare, dove lo sposo mi attende. I miei occhi si spostano con studiata indifferenza sui presenti. Per lo più nobili curiosi di vedere l’ambiguo Comandante Oscar Françoise de Jarjeyes che si sposa.
E se il Generale non fosse così sprovveduto da non calcolare che la dinastia dei de Jarjayes sarebbe finita con Oscar? E se qualcuno gli suggerisse un piano alternativo? Cosa sarebbe successo se...?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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1 Grazie a tutte quelle che hanno recensito. Per sapere chi ha sposato Oscar, dovrete attendere ancora un po'. Questo capitolo introduce i retroscena dal matrimonio. Il personaggio di Gerardine de Brennon è di mia invenzione, è stato inserito per dare un senso alle scelte che il Generale de Jarjayes farà sul destino di sua figlia.
Grazie ancora a tutte e buona lettura.

25 dicembre 1755


C’era grande attesa a palazzo Jarjayes, la moglie del Generale era in travaglio e le cameriere continuavano ad entrare ed uscire dalle sue stanze. In tutto questo trambusto il conte de Jarjayes trovò rifugio nel proprio studio ed aspettava impaziente di sapere se la moglie gli avrebbe dato il tanto sospirato erede maschio.
-    Auguste, devi prepararti a qualsiasi eventualità – la marchesa de Brennon era seduta tranquillamente e sorseggiava del tè.
-    Parli bene, sorella mia – sospirò il conte – Sai benissimo che il dottore ha detto che Marguerite non può sopportare un’altra gravidanza. La nostra dinastia potrebbe finire con me…
-    Pianificare, Auguste, pianificare – un sorriso cattivo curvò le belle labbra sensuali della donna – Non è quello che tu e nostro padre dicevate sempre? Avete pianificato la mia vita ed ora ti preoccupi di queste quisquiglie?
François Augustin Reynier de Jarjayes perse la pazienza, si voltò di scatto e batté un pugno sul tavolo, guardando sua sorella pieno di astio. Respirava pesantemente e sentiva il desiderio di picchiare quella donna così arrogante, ma cercò di trattenersi.
-    Visto che non vedi la soluzione più logica, mio caro, ti illuminerò il cammino – la donna posò la tazza e si alzò lentamente, andando a prendere posto davanti la grande vetrata – Tu chiamerai il nascituro con un nome maschile…
-    Ma se fosse una femmina? – Auguste non seguiva il ragionamento di Gerardine.
-    Non cambierà nulla. Avrà un’educazione di tipo militare, rigida ed inflessibile, come quella che nostro padre ha dato a te.
-    Sarebbe solo un palliativo, la nostra dinastia finirebbe con lei.
La Brennon tornò a guardarlo con un misto di pietà e stupore.
-    Tu farai esattamente quello che ti dirò e vedrai che si aggiusterà tutto per il meglio. Adesso ascolta…

1762

Oscar Françoise de Jarjayes stava scendendo lentamente la scalinata, quando la sua attenzione fu richiamata da un bambino moro fermo nel salone d’ingresso che guardava stupito la volta affrescata. Doveva avere all’incirca la sua età e sembrava rapito dall’opulenza degli affreschi e degli stucchi.
-    E tu chi sei? – chiese fermandosi a metà delle scale.
Il bambino la guardò con due occhi verdi come le fronde degli alberi in primavera e rimase a fissarla a bocca aperta. Lei finì di scendere le scale e gli si avvicinò, studiandolo attentamente. Dai vestiti che indossava si capiva che non era un nobile. Forse, si disse la bambina, era il figlio di qualche cameriera o di qualche servitore.
-    Il gatto di ha mangiato la lingua? – provò di nuovo lei.
-    Io… io… mi chiamo André.
In quel momento la fida Nanny uscì dallo studio del Generale e guardò i due bambini che si studiavano.
-    Madamigella Oscar – disse facendo una piccola riverenza – Questo è mio nipote. André il padrone vuole vederti nel suo studio, seguimi.
Oscar continuò a guardare lo strano e malinconico bambino fino a che la porta chiusa non le impedì di indugiare oltre su quella nuova presenza a palazzo. Sollevò indispettita le spalle e corse via, rendendosi conto di essere in ritardo per la lezione di storia con il suo precettore.

Il Generale sedeva alla propria scrivania tenendosi la testa fra le mani, mentre Gerardine continuava a passeggiare avanti ed indietro.
-    Ti fai venire degli scrupoli, ora? – il tono della voce era alterato.
-    Pensavo che…
-    Pensavi, pensavi! Non sai fare altro che crogiolarti nei tuoi pensieri? – batté un piede infastidita – Farai esattamente come avevamo deciso, oppure devo ritenere che non ti importi del nome del nostro casato?
-    Come puoi dire una cosa del genere? Sai che l’onore dei de Jarjayes per me viene prima di tutto. Ma stiamo parlando del futuro di mia figlia.
-    Figlio! Per il momento figlio – puntualizzò stizzita la donna – Nostro padre non si è fatto tutti questi scrupoli quando si è trattato di decidere per me, devo ritenere che tu sia un mollaccione?
-    Come osi! – Auguste scattò in piedi a fronteggiare la sua indisponente sorella minore – Ti ricordo che sei in casa mia.
-    Casa tua, casa tua – lo scimmiottò – Farai esattamente come avevamo deciso e questo mette la parola fine a questa assurda discussione.
L’uomo strinse un momento i pugni, rendendosi conto di stare tremando per l’ira. Fece un profondo respiro e tornò a guardare Gerardine.
-    Sei un’ottima stratega, mia cara.
-    E’ questa la differenza fra noi. Io la strategia la applico in ogni campo della vita, tu ti limiti ai campi di battaglia. Fidati, è la soluzione migliore per tutti.
-    Hai vinto – si arrese lui – Farò come avevamo programmato.
-    Sono fiera di te, Auguste.

1769

Oscar e André stavano duellando nei giardini, mentre la vecchia Nanny continuava a sgridarli dicendogli di stare attenti. André sorrise per quella scena ormai famigliare che si ripeteva quasi ogni giorno, l’attimo di distrazione gli costò la camicia. Con uno scatto repentino Oscar l’aveva preso di striscio lacerandogli l’indumento.
-    Mai distrarsi André. Cosa c’è? Ti sei innamorato? – lo prese in giro lei.
Mentre constatava che il danno non si era esteso alla pelle sottostante, un altro sorriso gli increspò le labbra. Oscar si divertiva sempre a punzecchiarlo, fin da quando il Generale l’aveva messo al fianco della figlia per proteggerla. Era un privilegiato e sé ne rendeva conto benissimo.
A differenza degli altri servi, lui mangiava alla tavola del padrone, veniva istruito come un nobile e dormiva nella stanza contigua a quella della sua amica. Non aveva quasi contatti con la servitù, il suo unico compito era quello di rimanere sempre accanto alla giovane donna vestita da uomo che l’aveva quasi infilzato.
Fu riscosso dai suoi pensieri dal rumore di una carrozza che si avvicinava all’ingresso principale. I due giovani si guardarono stupiti, era cosa inusuale ricevere ospiti a palazzo Jarjayes. Il Generale era troppo occupato per permettersi svaghi mondani e sua moglie preferiva recarsi a Versailles piuttosto che accogliere gente in casa. Per quanto riguardava le sorelle di Oscar, erano tutte sposate ed avevano quindi lasciato la casa paterna.
I due si avviarono verso l’ingresso principale, domandandosi, con uno scambio di sguardi, chi potesse essere il misterioso visitatore. Oscar si accigliò non appena riconobbe la carrozza di sua zia, la marchesa de Brennon. Era una donna strana, che la scrutava sempre durante le sue visite, prima di chiudersi nello studio con suo padre e rimanere lì ore a parlare di chissà cosa.
La ragazza si chiese ancora una volta di cosa potessero parlare la marchesa e suo padre. Aveva sempre sentito dire che le donne non capivano nulla di guerra ed armi, quindi non poteva essere quello l’argomento delle loro lunghe discussioni. D’altro canto, dubitava fortemente che suo padre si interessasse di pettegolezzi o altre facezie mondane. Era un uomo rigido che aveva fatto della vita militare la sua unica ragione d’essere.
Studiò rapita sua zia, mentre veniva aiutata a scendere dalla carrozza. Era una bella donna di vent’anni più vecchia di lei. Aveva folti capelli neri, acconciati in morbidi boccoli. I suoi occhi erano neri come la notte senza luna e il suo incedere regale metteva soggezione.  Decisamente era una donna che sapeva come attirare l’attenzione dei presenti su di sé.
Aveva sentito spesso le cameriere bisbigliare pettegolezzi sulla sua parente. A quanto si raccontava era andata in sposa al marchese de Brennon ancora giovanissima e gli aveva dato tre eredi. Due maschi e una femmina. Dopo la nascita dell’ultimogenita, i due si erano estraniati e conducevano vite separate.
Il marchese preferiva vivere a Parigi, circondato da intellettuali e donne dalla reputazione piuttosto dubbia. Si mormorava che fosse amico intimo del duca D’Orleans. La bellissima Gerardine, invece, preferiva la reggia di Versailles dove si distingueva per acume e intelligenza. Molti nobili gradivano parlare con lei di argomenti non mondani, come la politica interna e quella estera.
Si diceva che persino il re avesse un debole per lei. Ma nessuno scandalo l’aveva mai minimamente sfiorata. Era conosciuta come donna morigerata che disdegnava qualsiasi tipo di avventura romantica.
Il soggetto delle sue elucubrazioni si voltò a guardarla. Come sempre si limitò a fissarla, senza sorridere alla nipote. La esaminò da capo a piedi e poi le si avvicinò, fece un lieve cenno con la testa come se approvasse quello che vedeva.
-    Buongiorno Oscar – persino la sua voce era studiatamente bassa e vibrante.
-    Buongiorno a voi, cara zia – rispose la ragazza con un lievi inchino.
-    E questo deve essere il giovane André – riprese fissando compiaciuta il giovane – Assomigliate moltissimo a vostro padre.
-    Grazie, madame – rispose il giovane, profondendosi in un inchino più marcato rispetto a quello della sua amica.
-    Continuate pure il vostro allenamento – disse osservando le loro spade – Mio fratello mi sta aspettando e non è il caso che io faccia tardi.
Senza aspettare risposta si incamminò verso il palazzo. Oscar sentì un brivido percorrerle la schiena. Aveva notato che ogni volta che veniva a palazzo, sua zia passava ore ad osservarla allenarsi con André. Non le era sfuggito il sorriso compiaciuto che aleggiava sul viso della donna, ogni volta che indugiava in quel passatempo.

Continua…
   
 
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