Si svegliò all’improvviso. Nonostante non sopportasse il freddo, scansò le pesanti coperte, bagnato di sudore dalla testa ai piedi. Non si sentiva bene, come se si fosse appena rimesso da una brutta influenza. Si alzò e provò a fare qualche passo.
Evitò accuratamente di spingersi fino al quinto piano; non si sentiva affatto disposto a sopportare Albus Dumbledore l’Inquisitore. Stava meditando se dirigersi verso le cucine a procacciarsi una tazza di the per poi tornare a dormire, quando un rumore di passi e qualche sussurro in una lingua straniera arrivarono alle sue orecchie.
Si nascose -inutile riflesso istintivo- dietro l’angolo; si sporse poco, per tentare di riconoscere l’esile figura che si muoveva nell’ombra, ma per quanto si sforzasse non riusciva a capire chi fosse. “L’ho vista… davvero?” pensò Albus, incerto. Dopo tutto, poteva essere uno scherzo delle ombre create dalle lanterne. Proseguì fino in fondo al corridoio, ma della misteriosa apparizione nemmeno una traccia. Lei.
La ragazza fece per urlare, ma Albus fu più veloce. Si liberò del mantello, la bloccò in una stretta e le premette una mano sulla bocca.
Finalmente la riconobbe. Józia. La più timida delle due. “Cosa diavolo ci fai -ehi!”
Józia si divincolò e scappò via da Albus, che la rincorse e la fermò dopo pochi metri.
“Sei pazza?” ringhiò “Se ti beccano… e stai buona!”
Iniziava ad averne abbastanza. Riportare alla ragione ragazzine isteriche che si aggiravano nottetempo per Hogwarts non rientrava nei suoi hobbies prediletti. Senza troppi complimenti, la costrinse contro il muro.
“Ora mi dirai cosa ci fai in giro a quest’ora”.
Józia lo guardò con aria a metà tra lo smarrito e il furioso. Poi sparì.
Letteralmente.
Albus rimase basito a fissare il muro di fronte a lui.
Un miagolio e un rumore di passi lo distrassero dai suoi pensieri.
Angolino autrice.
Sono tornaaaaata *canticchia*
Allora, che ne pensate? Jozia non è del tutto innocua, a quanto pare.
Si mosse incerto lungo la stanza, stando attendo a non svegliare Scorpius. Poi decise di scendere nella Sala Comune e si raggomitolò nella poltrona davanti al fuoco.
Rimase ad agitarsi per qualche minuto come un’anima in pena, poi si alzò e si mise a camminare in tondo, fermandosi ad ogni scricchiolio del parquet e ad ogni fruscio delle tende.
Poi si decise, tornò in dormitorio a prendere il Mantello e uscì nei corridoi della Hogwarts addormentata.
Si spostò in mezzo al corridoio, avanzando di qualche metro.
Aguzzò lo sguardo, ma chiunque fosse non era più lì.
Si voltò bruscamente e andò a sbattere contro qualcosa alle sue spalle. Qualcuno, meglio.
“Non-gridare” sibilò “o ci sbattono fuori a vita”.
Per fortuna non dovevano creare problemi.
Lasciò che la sua mano scivolasse via dal volto della ragazza, ma non allentò la stretta.
Non era Józia? Era un’immagine, un… un… patronus, insomma, qualsiasi cosa che potesse giustificare la sua scomparsa improvvisa?
Non ci si poteva Smaterializzare entro Hogwarts. Era una delle prime cose che aveva imparato da zia Herm. Solo gli elfi domestici potevano e Józia NON era un elfo domestico.
“A posto. Mancava solo Gazza” pensò, riavvolgendosi nel mantello e rimandando i suoi problemi al mattino.
Prometto di aggiornare a breve. In fondo, storia greca non è così interessante XD