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Autore: vul95    07/02/2011    4 recensioni
In poco meno di un anno, aveva trovato la sua professione, il suo mentore e la sua famiglia.
*
Aveva girato mezzo mondo. Forse era ora di tornare a casa.
*
La soluzione dell'enigma è semplice. La soluzione dell'enigma è lui.
... Ma quanto tempo si dovrebbe impiegare, per capirlo?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Trucy era una ragazza che, a quindici anni compiuti, sapeva, riguardo al sesso, lo stretto necessario che la terza media le aveva insegnato per “cavarsela” e, Phoenix ne era assolutamente convinto, ciò che aveva appreso era pure troppo

.Around Him

Reminiscences: THAT Incident.

 

Trucy era una ragazza che, a quindici anni compiuti, sapeva, riguardo al sesso, lo stretto necessario che la terza media le aveva insegnato per “cavarsela” e, Phoenix ne era assolutamente convinto, ciò che aveva appreso era pure troppo.

Forse era perché, ogni qualvolta che, da bambina, gli aveva fatto la fatidica domanda “da dove vengono i bambini?”, lui aveva preferito evitare di parlare, eliminando anche la scusa dei cavoli o delle cicogne dalle eventuali risposte (che non aveva la minima intenzione di darle).

Ma visto la pressione che esercitava Trucy per saperlo, le rivelò che, talvolta, sbucano dalle culotte magiche.

Poi, quando quella gli era entrata in casa con una faccia perplessa, le culotte in una mano e un libro di scienze nell’altra, uscendosene con un “Abbiamo fatto educazione sessuale, oggi a scuola”, era quasi morto d’infarto.

Era poi logico che, in realtà, Trucy qualcosa sospettasse già dall’età di nove anni, quando una ballerina del Wonder Bar si era messa a sproloquiare su dettagli poco puri e casti sul suo rapporto con il ragazzo.

Trucy ne era uscita traumatizzata.

Non era possibile che dalle culotte magiche non potessero uscire bambini!

In ogni caso, era anche elementare che alcuni… Uhm... Dubbi, dovessero essere chiariti alla ragazza che, nonostante non si interessasse molto dell’argomento, rimaneva spesso inquietata da alcune uscite delle sue compagne (che, avrebbe scoperto solo molto più tardi, parlavano di rapporti tra uomini), le quali spesso la bersagliavano con commenti poco carini riguardo la sua ingenuità in materia.

Scansando ovviamente il padre adottivo, che, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, non le avrebbe detto assolutamente nulla, e il fratello, che come minimo si sarebbe accasciato a terra con un colorito cianotico, trovò ideale rivolgersi alla madre, che di certo avrebbe potuto dirle qualcosa di più.

Ad uscire traumatizzata da quella chiacchierata, fu Thalassa.

-Hai detto a Trucy che i bambini escono dalle culotte. - se ne era uscita un giorno,gli occhi fissi su un punto indefinito, nel bel mezzo di un discorso incentrato sulle prugne secche, decisa a parlare anche a Phoenix del disagio della figlia.

Phoenix aveva alzato le spalle –Era troppo piccola.-

-Aveva tredici anni.-

-…- l’ex avvocato difensore continuava a pseudo-sistemare l’ufficio, evitando lo sguardo della donna –Era troppo piccola.- concluse.

-E’ stata presa in giro, in classe, per questo.- Thalassa si era stupita del tono duro che aveva avuto, nel dirlo.

Phoenix continuava a non rispondere.

D’altronde, non ne sapeva nulla.

-Phoenix...- la voce della donna si incrinò un attimo, dispiaciuta –Non voglio che si senta a disagio. Non mia figlia.-

 

*

Apollo scese dall’autobus, maledicendo il conducente tre o quattrocento volte.

Per quale motivo trovavano sempre un gusto sadico nel fingere di non essersi accorti della prenotazione della fermata? E perché ogni volta Apollo doveva farsi una fermata a piedi per tornare in ufficio?
Appena poggiò la scarpa sul marciapiede, sentì il freddo sferzargli le guance parzialmente coperte dalla sciarpa, ed infilò automaticamente le mani nelle tasche del cappotto.

Poi, potè distinguere chiaramente un odore aleggiare nell’aria.

Un odore di… Salmone.

Si guardò intorno: niente pescherie o ristoranti dal menù a base di pesce, come ben ricordava.
Non si fece domande.
Alzò le spalle, e si avviò verso l’ufficio, muovendosi meccanicamente per via del gelo che gli aveva invaso il corpo fino alle ossa.

Non fece in tempo a fare un passo, che una mano guantata lo afferrò per la spalla –Signor Justice?- una voce moderatamente bassa e gracchiante lo fece voltare spaventato, e un intenso odore di salmone gli pervase nuovamente le narici.

-S-si?-

-Mi serve un avvocato difensore.-

*

-Tua figlia.- Phoenix aveva sorriso –Giusto, hai ragione.-

Thalassa comprese di aver detto la cosa sbagliata al momento sbagliato –No, io non…- l’altro allargò le braccia, voltandosi.

Non sorrideva più, e questo lasciò la donna totalmente spiazzata.

Mai aveva visto quell’aria trasandata e divertita lasciare il volto dell’uomo, in due mesi che lo conosceva.

-Scusa se non le ho potuto insegnare abbastanza per fartela andare bene.- disse, fissando Thalassa, poggiando la schiena alla scrivania ed incrociando le braccia al petto.

-Io non intendevo dire che…- l’altra troncò la frase a metà –Cosa cerchi di dirmi?- ora aveva un’espressione seria e attenta dipinta sul volto.
-Lo hai capito benissimo. Non puoi venire a farmi la predica. Tu.- Phoenix era consapevolissimo di essere nel torto. E si reputava un cretino. Gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo, a sette anni prima, quando era ancora un ventiseienne che non riusciva a tenere la bocca chiusa e che si faceva trasportare dalle emozioni.

-Non lo hai detto sul serio.-

-Per sette anni…- era lui che per tutto quel tempo aveva allevato Trucy come se fosse stata davvero sua figlia, e non gli si poteva dire nulla. Nulla.

-Se è stata un peso per te potevi anche non tenerla.-
Ahia.

-Sai che non intendevo dire quello.-

-E allora cosa vuoi dirmi?-

-Non puoi recuperare il tempo perso.- stava esagerando –Non pensare di poter tornare ad essere…- la frase gli si fermò in gola, mentre un bruciore sempre più forte alla guancia lo costrinse a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua.

La mano ancora a mezz’aria dopo lo schiaffo, Thalassa puntò lo sguardo in quello di Phoenix, che socchiuse gli occhi, colto da una sensazione che gli stringeva sempre più spesso lo stomaco in una morsa.

Si portò una mano alla guancia.

Poi l’abbassò.

-Non me li porterai via.-


Mai giungere a conclusioni se non si hanno delle prove.

Eppure avrebbe dovuto saperlo, visto che gli era stato ripetuto un centinaio di volte, come minimo.

Ma purtroppo era una certezza che, a suo parere, non aveva bisogno di prove.

Piuttosto, si autoconvinceva di essere felice per Trucy ed Apollo.

Ed in fondo, era così.

Come era vero che, per quanto si fosse sforzato, lui fosse lo stesso Phoenix Wright di sette anni prima. Non poteva negarlo.

Certo, se qualcuno, come Miles, l’avesse rivisto in quel momento, lo avrebbe creduto totalmente cambiato.

Ma alla fine si sarebbe accorto del trucco.

Gli unici che potevano credere all’invisibile maschera che copriva il volto di Phoenix erano Apollo e Trucy.

E non poteva permettere che gli unici due che gli davano la possibilità di non essere stesso, smettessero di crederci.

L’essere umano è simbolo di egoismo.

Phoenix era egoista, ma lo negava a stesso.

E Thalassa gli aveva rivelato questa parte del suo essere nel momento stesso in cui aveva sorriso, dicendo “Ricordo tutto”, quando aveva chiesto il suo aiuto, quando aveva riabbracciato i suoi figli.

Phoenix era tremendamente egoista, pensava solo al tornaconto personale.

Aveva vissuto per anni focalizzando come suo unico obbiettivo il rendere sua figlia, la sua Trucy, felice. Trucy che gli era stata sempre vicino, Trucy che lo aveva accolto a braccia aperte quando era tornato in quell’ufficio disperato e solo al mondo, Trucy che si era presa cura di lui e Trucy che, per la prima volta dopo mesi, gli aveva dato la felicità di essere un punto di riferimento.

Grazie a lei era diventato un padre.

Poi era arrivato Apollo.

Phoenix era orribilmente egoista, se ne era accorto.

E Thalassa voleva portagli via le uniche due persone che si sentiva in dovere di custodire come il più prezioso dei tesori.

Quella donna voleva portarglieli via, eliminare la sua unica possibilità di essere un altro Phoenix.

Sempre più spesso, però, si accorgeva di quanto fosse nel torto, e di quanto fosse stupido. Talmente tanto da dubitare dell’affetto di quei due ragazzi.

E questo gliel’aveva dimostrato ovvia Thalassa che, per quanto i primi tempi non potesse vedere, osservava meglio di lui.

E si rendeva sempre più conto di quanto la sua infantile gelosia fosse un castello in aria.

La morsa allo stomaco si sciolse, e un’improvvisa vergogna lo invase.

-Non ho alcuna intenzione di farlo.- disse la donna a fior di labbra, addolcendo lo sguardo.

-... Lo so.- la mano di Phoenix poggiata sulla guancia scivolò piano sulla pelle, ricadendo poi al suo fianco, mentre l’altra sfilava il cappellino azzurro, rivelando i capelli a porcospino dell’uomo, che aveva piantato lo sguardo sul pavimento.

Thalassa sorrise. Era incredibile come riuscisse a capire tutto al volo.

Probabilmente i suoi poteri non si limitavano ad un paio di bracciali.

-Non ne parliamo più.- e, portandosi una mano al fianco, chiese –Vuoi una tazza di caffè?-

A quel punto Phoenix alzò lo sguardo –Grazie.- disse, sorridendo lievemente.

Poi, quando la donna tornò con la bevanda in mano, lui la prese, si sedette sul divanetto dell’ufficio, piantando il gomito sullo schienale –Però non sperarci.-

-Mh?-

-Io, a nostra figlia, non parlerò mai del sesso.- e buttò giù un sorso.

 

*

Ok, chieso umilmente perdono per il ritardo *inchino*, ma la scuola è diventata davvero pesante, e posterò più o meno con questa regolarità *inchino*

Ora.

Si, lo so, pensate che sia una grande fan della Thalassa X Phoenix (a cui, tra l’altro, manco avevo mai pensato O_o). Ma no, tranquilli, non lo sono *rotola*.

Scrivere questo capitolo è stato davvero difficile O_O

Non mi era mai capitato, mi sono bloccata come un’idiota a metà, sapendo ciò che dovevo scrivere ma non riuscendo a farlo.

Mi sono immersa a capofitto in una missione impossibile.

Phoenix è un personaggio veramente difficile, azz.

Spero di aver descritto bene il suo comportamento ed i vari motivi. E, se non avete capito alcuni passaggi, tranquilli, verranno spiegato più avanti xD!

Ringrazio Eight_Alex per aver aggiunto la storia alle seguite. Grazie!

Irene Kirsh: Ciabatte. Ok, sai che mi hai shockato? Sono rimasta per un minuto e mezzo buono a fissare lo schermo con una faccia del genere -> °[]°! Ok, ora non dormirò la notte O_O! Cioè, già era un trauma pensare che avesse delle infradito, e ora… Ora… No! Non cid evo pensare!

Comunque (xD), Apollo è uno dei personaggi che preferisco. Alla faccia di chi dice che non ha carattere è_é! Mi fa morire dalle risate, e sono felicissima di sapere che lo interpreto discretamente bene *_*!!
Grazie della recensione, spero che questo capitolo ti sia piaciuto!

Eight_Alex: Naaah, non li ritroveremo ad amoreggiare al capitolo 5.Ma al capitolo 4 Ehm, see, non ho detto nulla, io *3*!

Mi fa piacere che la fic ti piaccia *_*! Spero che questo capitolo non sia da meno xD
Povero Edgy-poo <3 *fugge*

Lusty: Oooh, yess! Non sai quanto mi rendi felice! Io AMO Apollo *_*! *saltella*
Comunque, tornando ad Edgey… Volevo rendere la cosa più sconvolgente possibile (lol).
Penso che ad averlo fatto rimanere di sasso non sia stato Phoenix in sé, quanto il fatto che avesse una figlia (xD).

Thalassa, oh, adoro anche io quella donna *_*! E pensare che quasi tutti la odiano D:

Comunque si, avrà un ruolo abbastanza rilevante xD

E si, tranquilla, Klavier farà la sua magica apparizione! Devo trovare un momentino per fargli fare una bella scena Klavier X Darian, uhm….

La KlApollo D: L’unica coppia su cui non siamo d’accordo, penso xD

Spero che il capitolo ti sia piaciuto *O*!
Alla prossima <3

 

Ringrazio tutti coloro che hanno commentato la One Shot Visite Mediche, Esami ed Altre robe, cicacica per averla inserita tra le preferite ed Irene Kirsh per averla inserita tra le ricordate!

Ed ora vi saluto!
Alla prossima!

.Thanks For Reading

Greta.

 

 



  
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