Non vi siete mai chiesti cosa nasconda Kakashi sotto la sua maschera? o cosa significhi il suo sguardo triste? Forse sono solo i ricordi che ci tace. (Tengo sottolineare che Tsubaki non è un riferimento ma un personaggio originale)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie
I mesi si susseguivano, Minato diventò Quarto Hokage come
tutti si aspettavano, l’ammirazione di Kakashi nei suoi
confronti crebbe sempre di più. Poi venne quel giorno, quel
giorno terribile in cui una nube nera e fitta ricoprì il
cielo di Konoha. La volpe a nove code devastò il villaggio,
senza pietà si prese la vita di centinaia dei suoi compagni,
uno dopo l’altro caddero per combatterla senza avere
successo. Anche lui partecipò al combattimento ma aveva solo
quattordici anni, per quanto bravo e coraggioso non poteva fare molto
ed i ninja più adulti fecero il possibile per tenere i
più giovani nelle retrovie, rassegnati al fatto che nulla
avrebbe potuto convincerli ad abbandonare il campo. Il demone fu
sconfitto, ma a carissimo prezzo. Il Quarto Hokage morì
sigillando la belva nel corpo del proprio figlio, un bimbo in fasce a
cui era stato assegnato un destino troppo crudele. Anche la moglie
cadde nei combattimenti, la forza portante del villaggio era rimasta
orfana, proprio come Kakashi. Il ragazzo prese fra le braccia il bimbo,
questo piangeva e si agitava, era certamente troppo piccolo per capire
ma avvertiva la tragedia. Quando capitano cose come queste lo si sente
nell’aria, diventa densa e pesante, il cielo si fa opprimente
ed anche nei sopravvissuti si avverte la morte. Anche Kakashi piangeva,
si vergognava ma non riusciva a frenare le lacrime. Era uno shinobi e
si vergognava di non essere morto sul campo, di essersi affezionato
tanto a Minato, di averlo considerato quasi un padre. Quando
alzò lo sguardo una nebbia fitta aveva invaso le strade,
avvertì un soffio caldo sul collo e gli parve che il vento
sussurrasse il suo nome. Quando si voltò vide un ombra che
correva verso di lui. “Kakashi!” gridava la
ragazzina, quando lo raggiunse si tolse la maschera e lo
abbracciò senza accorgersi del bambino che teneva fra le
braccia. “La notizia è arrivata fino al Villaggio
della Nebbia, sono corsa il prima che ho potuto. La volpe è
stata sconfitta? Le case, oh le case sono tutte distrutte.. non
m’importa sei qui. Sei qui e respiri ancora, questo
è tutto ciò che conta.”
“No.” sussurrò il ragazzo, lei si
staccò da lui e lo guardò, si sentiva
così in colpa a non esserci stata, le era mancato
così tanto ma.. no nessun ma, se non era riuscita a tornare
significava che non ci aveva provato abbastanza ed ora a lui non
importava più nulla di lei. Probabilmente aveva perso molti
compagni e lei non poteva essere di nessun aiuto. “Non
è tutto ciò che conta.”
continuò il ragazzo, si era asciugato il viso
perché mai si sarebbe permesso di farsi vedere in lacrime,
non una seconda volta. Tsubaki però non capiva, fu allora
che notò il bimbo che aveva ripreso a strillare.
“E lui? Chi è?”
“E’.. il figlio, il figlio del Quarto Hokage. Da
oggi è la forza portante del villaggio. Mio.. suo padre
è morto. Ci ha salvato tutti. Era il mio maestro.”
Tsubaki non sapeva cosa fare, rimase immobile davanti ai due,
sentendosi così inutile, le veniva da piangere ma non era il
momento. Doveva fare qualcosa, non sapeva cosa. Era mancata per
così tanto tempo, nonostante la promessa. Lo aveva lasciato
solo. “Tsubaki, quante volte si può
perdere un padre?” Finalmente Kakashi la guardò
negli occhi, quello sguardo così disperato, non riusciva a
sostenerlo, era troppo, le spezzava il cuore. Avrebbe potuto impedire
almeno parte di ciò che era avvenuto se non lo avesse
abbandonato? Poteva un ragazzino affrontare tante tragedie in una sola
vita? Il dolore non si annulla, si somma, ed il suo amico adesso non
soffriva solo per il suo sensei ma anche per Sakumo e Obito e sua
madre. Erano tutti caduti come foglie alla mercé del vento,
avrebbe fatto qualunque cosa per alleviare almeno un po’ di
quel dolore. Lui si sedette sul prato, cullò il bimbo e poi
disse. “Vieni, siediti vicino a me amica mia. Ti ho pensato
sempre, vedi? Porto ancora la maschera come promesso.” Lei
gli si sedette di fronte, raccolse tutte le forze che aveva ed in tono
calmo e deciso disse: “Questo bambino ha un destino infelice,
si sentirà solo come ci siamo sempre sentiti noi. Tu dovrai
rimanergli sempre accanto, perché è tuo fratello.
Se me lo chiedi rimarrò con te e ti aiuterò il
più possibile.”
“No, tu devi adempiere ai tuoi compiti, non puoi venir meno
ai tuoi voti ed io non posso chiederti di tornare, come tu non puoi
chiedermi di seguirti. Mi sei mancata ma so che verrà il
giorno in cui potremo giocare ancora insieme, all’ombra di un
albero. Su di lui hai ragione però, Naruto ha bisogno di
me.” Si alzarono, lei pose una mano sulla sua spalla, si
azzardò a darli una carezza. “Sarò
sempre con te, anche se non mi vedrai io ti veglierò.
Aspetto quel giorno con ansia e ti prometto che sarà
magnifico. A presto Kakashi.” ed infilandosi la sua maschera
si allontanò. Divenne un’ombra poi scomparve del
tutto, anche la nebbia si dissolse. Il ragazzo avvertì un
opprimente senso di vuoto, può il vuoto essere
così soffocante? “Andiamo piccolo, dobbiamo
ricominciare tutto da capo.”