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Autore: iryssha    07/02/2011    1 recensioni
Non vi siete mai chiesti cosa nasconda Kakashi sotto la sua maschera? o cosa significhi il suo sguardo triste? Forse sono solo i ricordi che ci tace. (Tengo sottolineare che Tsubaki non è un riferimento ma un personaggio originale)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie
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I mesi si susseguivano, Minato diventò Quarto Hokage come tutti si aspettavano, l’ammirazione di Kakashi nei suoi confronti crebbe sempre di più. Poi venne quel giorno, quel giorno terribile in cui una nube nera e fitta ricoprì il cielo di Konoha. La volpe a nove code devastò il villaggio, senza pietà si prese la vita di centinaia dei suoi compagni, uno dopo l’altro caddero per combatterla senza avere successo. Anche lui partecipò al combattimento ma aveva solo quattordici anni, per quanto bravo e coraggioso non poteva fare molto ed i ninja più adulti fecero il possibile per tenere i più giovani nelle retrovie, rassegnati al fatto che nulla avrebbe potuto convincerli ad abbandonare il campo. Il demone fu sconfitto, ma a carissimo prezzo. Il Quarto Hokage morì sigillando la belva nel corpo del proprio figlio, un bimbo in fasce a cui era stato assegnato un destino troppo crudele. Anche la moglie cadde nei combattimenti, la forza portante del villaggio era rimasta orfana, proprio come Kakashi. Il ragazzo prese fra le braccia il bimbo, questo piangeva e si agitava, era certamente troppo piccolo per capire ma avvertiva la tragedia. Quando capitano cose come queste lo si sente nell’aria, diventa densa e pesante, il cielo si fa opprimente ed anche nei sopravvissuti si avverte la morte. Anche Kakashi piangeva, si vergognava ma non riusciva a frenare le lacrime. Era uno shinobi e si vergognava di non essere morto sul campo, di essersi affezionato tanto a Minato, di averlo considerato quasi un padre. Quando alzò lo sguardo una nebbia fitta aveva invaso le strade, avvertì un soffio caldo sul collo e gli parve che il vento sussurrasse il suo nome. Quando si voltò vide un ombra che correva verso di lui. “Kakashi!” gridava la ragazzina, quando lo raggiunse si tolse la maschera e lo abbracciò senza accorgersi del bambino che teneva fra le braccia. “La notizia è arrivata fino al Villaggio della Nebbia, sono corsa il prima che ho potuto. La volpe è stata sconfitta? Le case, oh le case sono tutte distrutte.. non m’importa sei qui. Sei qui e respiri ancora, questo è tutto ciò che conta.”
“No.” sussurrò il ragazzo, lei si staccò da lui e lo guardò, si sentiva così in colpa a non esserci stata, le era mancato così tanto ma.. no nessun ma, se non era riuscita a tornare significava che non ci aveva provato abbastanza ed ora a lui non importava più nulla di lei. Probabilmente aveva perso molti compagni e lei non poteva essere di nessun aiuto. “Non è tutto ciò che conta.” continuò il ragazzo, si era asciugato il viso perché mai si sarebbe permesso di farsi vedere in lacrime, non una seconda volta. Tsubaki però non capiva, fu allora che notò il bimbo che aveva ripreso a strillare. “E lui? Chi è?”
“E’.. il figlio, il figlio del Quarto Hokage. Da oggi è la forza portante del villaggio. Mio.. suo padre è morto. Ci ha salvato tutti. Era il mio maestro.” Tsubaki non sapeva cosa fare, rimase immobile davanti ai due, sentendosi così inutile, le veniva da piangere ma non era il momento. Doveva fare qualcosa, non sapeva cosa. Era mancata per così tanto tempo, nonostante la promessa. Lo aveva lasciato solo.  “Tsubaki, quante volte si può perdere un padre?” Finalmente Kakashi la guardò negli occhi, quello sguardo così disperato, non riusciva a sostenerlo, era troppo, le spezzava il cuore. Avrebbe potuto impedire almeno parte di ciò che era avvenuto se non lo avesse abbandonato? Poteva un ragazzino affrontare tante tragedie in una sola vita? Il dolore non si annulla, si somma, ed il suo amico adesso non soffriva solo per il suo sensei ma anche per Sakumo e Obito e sua madre. Erano tutti caduti come foglie alla mercé del vento, avrebbe fatto qualunque cosa per alleviare almeno un po’ di quel dolore. Lui si sedette sul prato, cullò il bimbo e poi disse. “Vieni, siediti vicino a me amica mia. Ti ho pensato sempre, vedi? Porto ancora la maschera come promesso.” Lei gli si sedette di fronte, raccolse tutte le forze che aveva ed in tono calmo e deciso disse: “Questo bambino ha un destino infelice, si sentirà solo come ci siamo sempre sentiti noi. Tu dovrai rimanergli sempre accanto, perché è tuo fratello. Se me lo chiedi rimarrò con te e ti aiuterò il più possibile.”
“No, tu devi adempiere ai tuoi compiti, non puoi venir meno ai tuoi voti ed io non posso chiederti di tornare, come tu non puoi chiedermi di seguirti. Mi sei mancata ma so che verrà il giorno in cui potremo giocare ancora insieme, all’ombra di un albero. Su di lui hai ragione però, Naruto ha bisogno di me.” Si alzarono, lei pose una mano sulla sua spalla, si azzardò a darli una carezza. “Sarò sempre con te, anche se non mi vedrai io ti veglierò. Aspetto quel giorno con ansia e ti prometto che sarà magnifico. A presto Kakashi.” ed infilandosi la sua maschera si allontanò. Divenne un’ombra poi scomparve del tutto, anche la nebbia si dissolse. Il ragazzo avvertì un opprimente senso di vuoto, può il vuoto essere così soffocante? “Andiamo piccolo, dobbiamo ricominciare tutto da capo.”   
   
 
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