Harry
fece i
pochi passi che lo separavano dal quartier generale. Da quando la
McGranitt gli
aveva detto che avrebbe potuto completare gli studi se avesse superato
l’esame,
aveva concretamente pensato agli Auror. Si immaginava a combattere
accanto ai
migliori maghi degli ultimi tempi, come Malocchio o come Tonks. Il
quartier
generale doveva essere un luogo in cui si studiavano piani
d’attacco, si
disegnavano mappe e ci si allenava in combattimento.
Era
sempre più emozionato.
Aprì
la porta,
il cuore gli batteva a mille…
Si
guardò
intorno, poi tornò indietro di qualche passo per controllare
nuovamente la
targhetta sulla porta… non c’erano dubbi:
“Quartier Generale Auror”.
La
stanza era
piuttosto ampia, sei scrivanie, tre per parte, erano addossate al muro,
una
strega circondata da pile e pile di pratiche scriveva freneticamente su
una
pergamena, davanti a lei un uomo sulla quarantina sbatteva la testa
contro il
muro mentre un altro mago fissava intensamente una cartina della Gran
Bretagna.
Nessuno notò il suo arrivo fino a quando da una porta alla
sua destra sbucò un
uomo, alto poco più di Harry con l’aria
decisamente trasandata.
-
Oh,
Harry Potter, ti aspettavamo alle sette e mezza, come mai in anticipo?-
Hermione
e Ron
erano partiti alle sette in punto e Harry si era smaterializzato col
signor
Weasley dieci minuti più tardi, aveva aspettato fuori dalla
cabina e aveva
perso del tempo con la signora Pikerwett. Era certo di non essere in
anticipo.
Guardò l’orologio d’oro che i signori
Weasley gli avevano regalato per il suo
diciassettesimo compleanno: erano le sette e ventinove. Harry fece in
tempo a
vedere la lancetta dei secondi finire il giro e il piccolo scatto che
segnò le
sette e mezza.
-Oh,
Harry
Potter, che piacere! Ti aspettavamo proprio ora!-
Harry
era
perplesso. Pensò che tutto fosse uno scherzo. Quelli erano
veramente gli Auror?
Guardò nuovamente l’uomo che sbatteva la testa al
muro e un moto di depressione
lo invase. Li aveva idealizzati talmente tanto che ora guardando la
manciata di
maghi che aveva davanti era impossibile non restare delusi. Pensava a
Malocchio
e a Tonks, dov’erano finite le persone come loro? Forse anche
loro erano stati
sostituiti da impiegati di altri uffici…
Harry
strinse la
mano dell’uomo.
-Io
sono
Bondimus Agent, anche se puoi chiamarmi Bondy. Sono a capo di questo
ufficio-
-Kingsley
mi ha
messo a conoscenza del fatto che tre mangiamorte sono riusciti a
fuggire dopo
la battaglia. Volevo rendermi utile-
-Certo!-
Harry
era al settimo cielo, non vedeva l’ora di andare a
combattere, voleva che Tiger, Avery
e Selwyn venissero catturati il prima
possibile. Bondy lo accompagnò alla scrivania accanto alla
ragazza che scriveva
in maniera febbrile sbrigando delle pratiche. –Lei
è Galatea, potresti aiutarla
a finire di compilare i rapporti del 2 Maggio- La strega gli sorrise
debolmente
capendo che non era esattamente ciò a cui Harry aspirava e
decisamente neanche
ciò a cui aspirava lei.
-Veramente
signore vorrei andare con gli Auror a catturare i mangiamorte-
Bondy
lo guardò con sguardo vacuo, come se non capisse le parole
di
Harry
-Mi
spiace ragazzo ma credo sia impossibile-
Harry
sgranò gli occhi, Bondy non capiva, nessuno poteva capire.
Lui doveva
finire il lavoro che aveva iniziato, non avrebbe permesso a quegli
assassini di
passarla liscia e non sarebbe rimasto con le mani in mano lasciandogli
una via
di fuga.
-Cosa intende? C'è qualcuno che lavora al caso no?-
-Certo- L'Auror annui.
-Voglio combattere al loro fianco!-
-Si allora avevo capito bene e ripeto che questo non è
possibile.-
-Ma
signore, sono certo di essere all'altezza...- a Harry sembrava tutto
assurdo, non potevano impedirglielo, era stato lui a sconfiggere
Voldemort,
aveva combattuto molte volte; l'unica spiegazione che riusciva a darsi
era che
fosse un cavillo burocratico. -Se il problema è che non ho
ancora superato i
MAGO credo che solo per questa volta si possa fare un'eccezione, posso
parlare
col Ministro, la prego, per me è molto importante!-
L'Auror
lo ascoltava pazientemente e per un momento sembrò un po'
infastidito dalle affermazioni di Harry, ma poi il suo volto
tornò sereno.
-Capisco
quanto sia importante per te, ma nonostante ciò che hai
affrontato
e nonostante tu abbia sconfitto Voldemort, cosa di cui peraltro ti
siamo tutti
riconoscenti, ritengo che tu non sia pronto.-
A
Harry crollò il mondo addosso. Come era possibile? Si che
era pronto, lo
era da quando aveva scoperto quale sarebbe stato il suo destino.
-Mi
dia una possibilità, le prometto che non la
deluderò!- Bondy ci pensò
su per qualche istante, roteò gli occhi più volte
e Harry fu sempre più
convinto che fosse uno svitato.
-Va
bene…- l’Auror estrasse la bacchetta e Harry fece
altrettanto, se fosse
stato sfidato a duello non si sarebbe fatto trovare impreparato, ma
Bondy puntò
la bacchetta verso il suo braccio e con un veloce movimento si
procurò un
profondo taglio che iniziò a sanguinare copiosamente.
–Bene Harry, hai un
minuto prima che io svenga… curami!-
Harry
sgranò gli occhi, non poteva crederci… era finito
nel regno dei
pazzi. Sul pavimento comparve in breve tempo una grossa pozza di
sangue. Non
era mai stato bravo in quel tipo di incantesimi e ora era in preda al
panico. Cosa
c’entrava tutto ciò con i duelli! Gli rimanevano
ancora quarantacinque secondi.
Provò con qualche incantesimo che aveva visto eseguire a
Hermione o a Madama
Chips ma nessuno sembrava funzionare. Cinque secondi…
-Epismendo!-
provò con l’ultimo disperato tentativo, il sangue
smise di
fuoriuscire dalla ferita per qualche istante ma poi
ricominciò.
-Tempo
scaduto! Ora Harry se non ti dispiace, devo svenire!- e
stramazzò a
suolo.
Galatea
si alzò velocemente dalla sedia e si avvicinò a
Bondy.
-Desanguine
fundo!- La ferita smise di sanguinare –Cicatrizeo!- uno
strato
di pelle rosata ricoprì il profondo taglio. –Devo
fare una pozione, ha perso
molto sangue. Ti andrebbe di aiutarmi?- La ragazza scavalcò
il corpo
incosciente dell’Auror e si diresse verso un armadio che si
trovava dall’altra
parte della stanza. –Ti vedo perplesso, credo non ti
immaginassi così il
quartier generale- Iniziò ad afferrare alcune boccette che
posò su un tavolo
poi prese una ciotola e mischiò erbe e fluidi dai colori
vivaci.
-Sinceramente…
no. Là fuori ci sono tre assassini a piede libero e qui- si
guardò intorno e abbassò le spalle sconsolato
–si compilano scartoffie-
Galatea
diede fuoco alla pozione, si alzò una grande fiamma che si
consumò
pochi minuti dopo, al suo posto rimasero alcune gocce di un fluido di
un
intenso colore blu.
-
Non
è come credi. Non pensare che sia così semplice.
Come credi di riuscire
a rintracciare i tre mangiamorte? Non possiamo uscire da qua e sperare
di
incontrarli per strada. Potrebbero essere ovunque. Stiamo indagando,
alcune
squadre stanno pedinando i familiari o gli amici di
Tiger, Avery e
Selwyn che non sono stati arrestati,
io sto cercando di
ricostruire, tramite i rapporti di tutti gli Auror, i fatti della
battaglia;
quel mago laggiù studia i movimenti dei probabili
mangiamorte. Abbiamo usato lo
stesso stratagemma dei ghermidori: Signore
Oscuro è la parola tabù, solo loro lo
chiamavano in quel modo. Per il
momento è stata pronunciata due volte, ma non siamo arrivati
abbastanza
velocemente. Sono più furbi di quanto pensassimo.-
-E
quel mago?- Harry indicò l’uomo che sbatteva la
testa contro il muro, Galateo
lo osservò qualche istante e poi continuò a
lavorare sulla pozione che ora era
di un celestino pallido.
-Lui…
diciamo che sta cercando l’ispirazione- sorrise e
tornò vicino a
Bondy.-
So
che pensi che sia uno svitato- gli fece bere il liquido quasi
trasparente –In realtà un po’ lo
è… ma è anche un genio, è
un mago dalle
abilità strabilianti e ha ragione a dire che non sei
pronto.- Bondy strizzo
leggermente gli occhi.
–Berenice?-
-No
Bondy sono Galatea! Come stai?- La ragazza gli resse la testa per
qualche istante poi l’Auror spalancò gli occhi e
balzò in piedi.
-Una
meraviglia! Grazie Tea. Visto che sei stata così gentile ho
un compito
per te… dovrai addestrare Harry, a partire da, beh da ora!
Bye Bye- detto ciò
si girò ed uscì dall’ufficio. Harry non
sapeva come reagire, pensava che
sarebbe stato tutto molto semplice e che gli avrebbero permesso di
andare a
combattere subito,ma effettivamente era stato uno sciocco. Galatea
aveva
ragione, i mangia morte non sarebbero stati così stupidi da
farsi catturare
facilmente e si rendeva conto che l’anno che aveva saltato
aveva pesato
fortemente sulle sue conoscenze.
La
ragazza lo guidò nei sotterranei. Quel posto non gli era mai
piaciuto e
sentì un brivido gelato percorrergli la schiena quando
passarono davanti
all’ufficio misteri.
-Siamo
quasi arrivati. Ho bisogno di sapere alcune cose per capire da dove
devo iniziare. Come te la cavi con gli incantesimi non verbali?-
Harry
deglutì, doveva ammettere di non essere molto ferrato in
materia,
Galatea capì e proseguì con le domande. Gli
chiese di pozioni, incantesimi e
fatture che Harry non aveva neanche mai sentito nominare.
-
La formazione di un Auror non si basa solo su un buon attacco- la
ragazza
si fermò davanti ad una porta molto alta, Harry non vide
nessuna maniglia –Si
deve essere preparati su tutto, perché non si sa mai in che
situazioni ci si
può trovare. Bisogna essere sempre pronti ma soprattutto i
tuoi compagni devono
sapere di poter contare su di te in qualsiasi circostanza. Per questo
motivo
oltre a difesa contro le arti oscure bisogna avere un buon livello come
guaritori, pozionisti o in materia di magisprudenza,
trasfigurazione...-
Pronunciò alcune parole che Harry non riuscì ad
afferrare e attraverso la porta
chiusa. Il ragazzo la seguì. Si ritrovarono in un ampia
stanza di pietra con
volte a crocera. In un lato della stanza c’era un calderone e
accanto un tavolo
pieno di erbe e boccette dai vari colori. –Tutto quello che
hai studiato ad
Hogwarts è solo l’ABC della magia.
L’addestramento per Auror dura anni… sono
certa che tu sia abbastanza motivato da far accorciare i tempi!-
strizzò
l’occhio in direzione di Harry che però non si
sentì per nulla rassicurato. Ora
gli sembrava più che logico, ma era stato molto ingenuo nel
pensare che finita
la scuola non ci fosse altro da imparare.
Passarono
le quattro ore seguenti a “duellare”, in
realtà Harry fu disarmato,
pietrificato, schiantato e affatturato talmente tante volte che aveva
dolori
ovunque, riuscì ad attaccare solo due volte con incantesimi
non verbali, ma
ormai era allo stremo delle forze.
-Non
credo… di riuscire… a continuare- Harry
cercò di rialzarsi dopo essere
stato schiantato per l’ennesima volta in meno di trenta
secondi.
-Va
bene, credo che per oggi sia abbastanza- Galatea si avvicinò
al ragazzo
aiutandolo ad alzarsi. –Però devo dire che hai
fatto dei grandi progressi!-
-Mi
prendi in giro?- Harry si asciugò la fronte con il dorso
della mano.
-No,
ora ti sembra di non aver appreso nulla, ma vedrai che appena ti sarai
riposato riuscirai a usare con molta meno fatica gli incantesimi non
verbali.
Devi promettermi che ora non userai che quelli, anche per le piccoli
incantesimi!-
-Promesso…-
Quella
sera studiarono
pozioni e Harry tornò alla Tana che era ormai buio.
I
giorni successivi
furono massacranti ma ben presto le cose iniziarono a migliorare,
seppur molto
lentamente.
Una
settimana dopo Harry
stava facendo colazione quando un grosso uccello dai colori vivaci
entrò dalla
finestra portando con se una pergamena. Ginny si avvicinò
immediatamente.
-Deve
essere una lettera
di Ron ed Hermione!-
Harry
prese la pergamena
e accarezzò la testa di quella meravigliosa creatura che
emise un suono
bellissimo prima di volare via.
Harry
riconobbe subito
la scrittura ordinata di Hermione.
Ciao
Harry e Ginny!
Siamo
arrivati in Australia tre giorni fa e sono
successe già tantissime di cose. Purtroppo non abbiamo
ancora trovato i miei, però
abbiamo una pista. Ma è meglio che racconti dal principio.
Siamo
arrivati alle cinque in punto e come ci aveva
preannunciato Kingsley abbiamo trovato il signor John
Koalbears ad aspettarci.
È
un uomo simpatico, vive con la sua famiglia in una
casa appena fuori Sidney. Devo ammettere di non conoscere affatto le
leggi
magiche australiane e se non ci fosse stato il signor Koalbears credo
che ora
non avremmo più le nostre bacchette, infatti pochi minuti
dopo il nostro arrivo
si sono materializzati due funzionari del Ministero della Magia che ci
accusavano di aver infranto la legge. Potete ben capire il nostro
spavento, non
capivamo assolutamente quale legge avessimo potuto infrangere visto che
eravamo
arrivati da non più di cinque minuti. Fortunatamente
Kingsley ci ha consigliato
proprio una buona guida perché ha capito subito a cosa si
riferissero. Dovete
sapere che in Australia si diventa maggiorenni a vent’anni
quindi è bastato un
semplice incantesimo di appello per svelare la nostra traccia
all’ufficio per
l’uso improprio delle arti magiche. Dopo aver spiegato la
situazione il signor
Koalbears, non solo è riuscito a far decadere
l’accusa ma è riuscito anche a
farci avere dei permessi speciali per poter usare la magia (qua sono
molto
severi nel rispetto delle leggi e si finisce a Numandir, la prigione
australiana, molto facilmente).
Comunque,
superato lo spavento e riempito lo stomaco
(per la gioia di Ron), siamo riusciti ad avere accesso ad una rete
internet e
dopo vari tentativi falliti sono riuscita a trovare gli indirizzi di 3
dentisti
che corrispondono al cognome Wilkins e altri 4 di cui però
ignoro il lavoro.
Purtroppo non sono riuscita a fare di meglio ma almeno abbiamo qualcosa
in
mano.
Siamo
partiti la mattina all’alba verso Warwick, nel
sud-est. Purtroppo non conoscendo il territorio siamo costretti a
spostarci con
mezzi babbani. Quando siamo arrivati era ormai buio, così
stanchi e
infreddoliti ci siamo chiusi in una taverna. Ron ha fatto un sacco di
domande,
è stato davvero grande. Purtroppo però le notizie
che ha avuto non sono state
per nulla incoraggianti, infatti a quanto pare il dentista della zona
aveva più
di sessantenni e alla taverna c’era anche il figlio, Martin
Wilkins jr. Primo
buco nell’acqua. Ma non ci arrendiamo. Ora ci troviamo su un
treno che ci
porterà a Emerald. Vi devo salutare, sta arrivando il
carrello del pranzo e Ron
non sta fermo. Spero che a voi stia andando tutto bene, Harry voglio
avere
assolutamente un racconto dettagliato degli Auror, che emozione!
A
presto!
P.s.
Ciao ragazzi sono Ron… Harry, tratta bene mia
sorella!!!
Un
salutoooo!!
Ron & Hermione
-Ah! Che sfacciato!- Ginny
si alzò dalla sedia
e andò a prendere la padella dove sfrigolava della pancetta fumante che
versò nei due piatti.
Harry sorrise e piegò accuratamente la lettera.
-Spero
che
trovino presto i signori Granger, l’Australia è
enorme e senza mezzi magici
potrebbero metterci mesi interi prima di recuperare le loro tracce.-
-Già,
se solo
riuscissero a procurarsi delle scope sarebbe tutto più
semplice. Se ti va Harry
possiamo rispondere insieme questa sera dopo che sarai rientrato dal
Ministero.- Addentò un pezzo di toast dorato.
-
Ho una bella
sorpresa, Galatea ha un impegno oggi quindi la giornata è
tutta per noi!- Harry
sorrise alla ragazza e si avvicinò per darle un bacio ma
Percy entrò in cucina,
stretto nella sua vestaglia a quadri e si sedette tra i due ragazzi.
-Buongiorno,
come va l’addestramento Harry?-
-Hem,
bene,
grazie. Stavo giusto dicendo a Ginny che ho la giornata libera, magari
le va di
darmi una mano per esercitarmi un po’ in giardino.- Fece un
cenno con la testa alla
ragazza indicando la porta.
-Certo,
mi
farebbe molto piacere aiutarti-
Si
alzarono e
scapparono alla svelta fuori lasciando Percy da solo.
Scusate
se avete
dovuto attendere tanto ma purtroppo sono impegnatissima in questo
periodo.
So
che questo
capitolo non è particolarmente avvincente ma state
tranquilli, l’estate sarà piena
di avvenimenti. ^.^
Ditemi
tutto
quello che vi passa per la testa, soprattutto vorrei sapere se trovate
i
capitoli troppo lunghi. Un bacio