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Autore: Strummer_inLove    07/02/2011    1 recensioni
Olga è una quindicenne che ama lo skateboard e la musica. Un giorno nella città in cui vive accade un fatto inspiegabile: Laure, una misteriosa bionda di cui nessuno dei ragazzi del liceo sospettava l'esistenza, muore nel sonno. Il giorno dopo il vento porta tra le mani di Olga una pagina di diario: è di Laure. E lo spettro assetato di sangue che l'ha uccisa inizia a tormentare la ragazzina che, grazie all'aiuto del "suo" Paul, riuscirà a svelare il mistero del fantasma delle rose bianche.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tic Tac, Tic Tac... La sveglia tonda sul comodino scandiva i secondi. Alla luce biancastra di una lampada, Laure stava rileggendo per la terza volta il messaggio che aveva appena finito di scrivere con la penna stilografica. Leggeva a voce bassissima, lei stessa faticava a sentirsi. Tutt'intorno, il silenzio, rotto solo dal ticchettio dell'orologio. In apparenza era tutto tranquillo. Ma qualcosa di inquietante impregnava quell'aria chiusa, quei mobili dai contorni alterati dalla penombra. C'era un ché di oscuro in quella stanza, al primo piano di una casa vicino al centro della cittadina. Laure tremava nel suo pigiama, aveva gli occhi infossati nelle orbite, e grandi occhiaie viola. Era stanca. Un rumore di vetri infranti. Un masso rotolò sulla moquette logora e impolverata. Schegge della finestra caddero di sotto, su un cespuglio di rose rosse. Laure sussultò, buttò la coperta pesante da una parte e posò timidamente un piede sul pavimento. Con uno sforzo mentale indicibile, si alzò e strisciò il suo corpicino esile verso i vetri tremanti nella brezza. Una sottilissima falce di luna illuminò i suoi lineamenti marcati, e fece scintillare nell'ombra la sua folta chioma biondo platino. La ragazza guardò verso la strada: un gruppo di ragazzini, che sembravano trarre divertimento dalle urla isteriche delle loro vittime, se la stava dando a gambe sghignazzando. Laure continuò a fissarli fino a quando l'ultimo non fu sparito dietro l'angolo della via, come se volesse fulminarli uno per uno. Le ci volle un po' di tempo prima di ritornare al capezzale del letto: lì riposava un foglio di carta a quadretti, ancora caldo delle sue mani fragili, ansante per le dure parole che custodiva. Laure dovette spendere molte energie per afferrare quel maledetto foglio e tornare alla finestra. La ragazza sapeva di avere poco tempo per portare a termine il suo progetto: sentiva i passi nel piane rotolo. Laure distese un braccio smunto e diafano attraverso lo squarcio nel vetro, perché le era vietato aprire le imposte. Il vento amico le accarezzò le dite magre, pronto a scrollarle di dosso quel terribile peso. Ma Laure non aveva più forze, e la volontà l'aveva abbandonata da tempo.

I passi si erano spostati sulle scale. Erano lenti, ma la strada era breve.

In un ultimo, disperato gesto di ribellione lasciò andare il muscolo teso, e si tagliò il gomito contro la finestra rotta. Ma cosa poteva sentire, se non l'ennesimo grido di nervi non più suoi?

I passi arrivavano alle sue orecchie sempre più forti, ormai ridotti a martellanti campane di morte.

Laure si gettò tra le coperte, nascondendo con un abbraccio la penna e il calamaio. Un brezza leggera entrò nella stanza dal corridoio, ma Laure constatò una volta di più che la porta non si era aperta.

Lei si materializzò accanto al letto, come aveva fatto tutti i giorni da quando i genitori di Laure erano spariti, inghiottiti dagli impegni e dall'egoismo. All'inizio Lei le era stata amica, l'aveva incoraggiata a piangere, a sfogarsi finché gli occhi della ragazzina non erano diventati lucidi, iridescenti come quelli di una gatta. Che mostro era diventata col passare dei giorni!

Chi è Lei, cosa vuole ancora da me?, si chiedeva a volte la ragazza, quando la sua padrona si distraeva e lasciava entrare un po' d'aria nel suo cuore: Perché ancora mi tormenta?

Lei guardò la ragazza addormentata, ma le sue palpebre tremanti tradivano ogni finzione. Ma a Lei poco importava: Laure era sua, nessuno avrebbe potuto portargliela via.

Chi sei?!, continuava a gridare la mente di Laure, in preda al panico.

Un sussurro, una nenia dolce la colse, provocandole un immediato sollievo. Era così tutte le sere. Lei notò lo squarcio nel vetro, guardò verso il cespuglio sotto la finestra... I suoi occhi trasparenti si colorarono del vermiglio di quei fiori. Lei raccolse il sasso dal pavimento e lo posò accanto alla sveglia, che ora taceva. La vista del sangue sulle lenzuola la fece sorridere: Sangue e Vendetta.

Una chiave che gira nella serratura, una risata: i coniugi François erano tornati a casa.

   
 
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