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Autore: Miharu_    07/02/2011    2 recensioni
Stupida stupida stupida! Avrei dovuto immaginare che ragazzi come lui non accettano rifiuti!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akasuna no Sasori , Akatsuki, Nuovo Personaggio, Pain
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun contesto
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Avete presente quando in estate ci si riempie i polsi di braccialetti multicolore? Coloratissimi arcobaleni da mostrare nella bella stagione. Il problema era che la stagione in questione era già passata e che di bello in quella nuova non c’era proprio nulla. Ma i lividi, come previsto, si erano fatti strada sulla mia pelle ed io non sapevo come nasconderli se non con dei bracciali. << Nari! Io sto andando! >> I riccioli miele di mia madre si affacciarono nella mia cameretta. Mi diede un bacio sulla fronte e scappò, in ritardo al lavoro come del resto lo ero io per la scuola. Di tutto ciò che era successo la sera prima lei non ne sapeva niente. Recuperai lo zaino a tracolla abbandonato sul letto, mi sistemai la gonna e corsi fuori dove trovai una scocciatissimo Sasuke che non appena mi vide sbuffò. << Finalmente. Muoviti, dai >>
Mentre correvamo verso la stazione si soffermò sugli sgargiantissimi bracciali. Alzò un sopracciglio << E quelli? >> sorrisi  impacciata << Ti piacciono? Li ho trovati e mi è venuta voglia di metterli .. >> Annuì poco convinto. Quando arrivammo a destinazione sbuffò ancora << Credo che stamattina l’abbiamo perso. Per colpa tua >> e mi lanciò uno sguardo accusatorio. Per arrivare a scuola, tutte le mattine io e Sasuke prendevamo la metrò ma qual giorno sembrava proprio l’avessimo perso. OPS!
 << E ora? >> gli chiesi. Lo vidi prendere il telefono dalla tasca, cercare un numero in rubrica e avvicinarlo all’orecchio. << Itachi? Sì, sono io. Puoi darci uno strappo? A me e a Nari. Sì, l’abbiamo perso. Alla stazione. Vabbene. >> e chiuse. Lo guardai interrogativa. << Sta venendo a prenderci. Non è ancora arrivato  a scuola. >> Sospirai sollevata. << Scusami … >> azzardai. Solitamente non mi teneva il muso, ero una di quelle persone con le quali rideva. Ma quando facevo ritardo, in qualsiasi occasione, gli saltavano i nervi. << Saaasuke-kun? >> Ritentai. << Si va bene! >> gettò dopo aver alzato gli occhi al cielo. Ci sedemmo sulla panchina della fermata ad aspettare il fratello. Tornò a guardarmi il polso << Sinceramente, cosa sono questi? >> richiese accennando un sorriso amichevolmente canzonatorio. In quel momento, guardando quegli occhi così profondi, mi venne davvero voglia di sfogarmi, raccontargli tutto, dirgli che il pomeriggio prima avevo avuto tanta paura e che per il resto della notte non avevo fatto altro che piangere. Ma feci solo spallucce. << Voglia d’estate! >> cercai di sembrare convincente. Rispose << Ma se è passata da poco! Aspetta e spera, baka! >> mi ricordò tirandomi appena il cappellino di lana. In effetti eravamo alle soglie dell’inverno. Dopo una decina di minuti il ruggito del motore della macchina di Itachi si fece sentire. L’auto nera dalle forme eleganti ma sobrie si fermò poco lontano da noi. Potevo sentirne la musica fin da fuori. Quando salimmo Itachi mi gelò con gli occhi pece attraverso lo specchietto. << Chissà perché ho il presentimento che la colpa sia tua >> disse fermo. Arrossii << Mi dispiace … >>
<< Nh >> fece poco prima di ingranare la marcia e sfrecciare a tutta velocità verso la scuola.
***
Itachi stava facendo ritardo. Ed io dovevo parlargli. Subito. Ma dov’era quando c’era bisogno di lui? Finalmente quella stupida macchina parcheggiò nel cortile della scuola dove ad aspettarlo, distaccati dagli altri studenti, c’eravamo io, Hidan e Deidara. Uscì sventolando la mano ed aprendo la portiera di dietro. Mimò un inchino beffardo che precedette due gambine goffe avvolte nei calzettoni della divisa alla marinara uscire dalla macchina. E comparve un’impacciatissima Nari col viso arrossato dal fatto che tutti la stavano vedendo scendere dalla macchina di Itachi Uchiha. Dall’altro lato Sasuke sbuffò e frettoloso la prese da un braccio e la trascinò all’interno della scuola, allontanandola da sguardi indiscreti, prima che io potessi avvicinarmi. Che lui sapesse? Quando Itachi si avvicinò lo guardai di sbieco << Che cavolo ci facevi in macchina con lei? >> lui di risposta mi guardò con tutta la sorpresa che il suo volto permetteva di esprimere << Sasuke mi ha chiamato, avevano bisogno di un passaggio. Qual è il problema? Hai paura che Sasori se la prenda? >> Mi arrivò una gomitata da Hidan. Ah già, Itachi non sapeva. << No, no, ero solo curioso di sapere se adesso te la facevi anche con le bambine. >> finsi cercando di riparare. Lui schioccò la lingua e sorrise appena << Se la bimba in questione è lei, allora uno sgarro lo farei anche >>
 << Okaaay ragazzi, entriamo? >> intervenne Hidan. Io rimasi immobile a guardare Itachi che seguendo le parole dell’albino s’incamminò verso l’edificio seguito da un saltellante Deidara. Io rimasi fermo finché Hidan non  mi diede uno scossone. << Oh Pain? Andiamo? >> Sospirai.
<< Hidan ho bisogno di parlare con qualcuno. Hai un minuto? >> mi guardò serio ed annuì. Andammo nel bagno dei ragazzi che alla prima ora era inevitabilmente vuoto. Gli raccontai cos’era successo, ammisi che le sigarette non mi avevano calmato e che avevo provato con qualcosa di più forte, gli dissi che Nari era venuta a casa e che io l’avevo aggredita. Gli confessai del senso di vergogna che avevo provato nel vederla piangere. 
 << Fai come ha fatto Sasori. >> concluse. Lo guardai interrogativo. 
<< Sasori è andato a scusarsi con lei, no? Fallo anche tu, oggi! >> 
 << No Hidan. Non credo di poter sopportare i suoi occhi >> ricordai come, ogni volta che si nominava il rosso, lei diventasse vulnerabile. Non volevo che provasse lo stesso terrore anche a causa mia. << E cosa hai intenzione di fare? Non puoi fare altro. Sta’ tranquillo, Jashin non perdona i peccatori ma Nari sì! >> Alzai le spalle sorridendo appena. Sì, forse durante la pausa mi sarei fatto un giretto sul piano delle classi seconde.
***
Sasuke mi trascinò frettoloso in classe nonostante la campanella non fosse ancora suonata. Ad aspettarci lì, poggiato alla porta un ragazzo dai capelli rossi, di spalle. Mi si mozzò il fiato. Quando sentendo i nostri passi si girò ripresi a respirare. Una paio di occhi acquamarina scrutarono intensamente i miei << Gaara! >> Lo salutai sorridendo. << Devo parlarti >> disse serio. Poi guardò la mano di Sasuke che ancora mi teneva il braccio. Lui da parte sua osservò il rosso per bene, prima di lasciarmi ed entrare in classe con un “tolgo il disturbo ma sono qui vicino, attento”.
Sorrisi alla minaccia scuotendo il capo. Mi avvicinai dunque  a Gaara << Allora? Dimmi! >>. Lui si guardò un po’ intorno, poi si sporse verso di me << Ieri ho sentito. >> Impallidii. Istintivamente feci un passo indietro. Lui si riavvicinò << Nagato non è uscito ieri sera. >> 
<< E-eh? >> 
<< Ieri Nagato non è uscito. >> Ripeté. E allora? Cosa centrava? 
Vedendo la mia espressione confusa si avvicinò ancora << Nagato è sempre uscito. Nagato è uscito quando i miei si sono separati. Nagato è uscito quando si è lasciato con la Yamanaka. Nagato è uscito quando è stato bocciato. Nagato è uscito quando io ero costretto a letto da febbre altissima. Ma ieri Nagato non è uscito. >>
Inghiottii il gigantesco groppo che avevo in gola << O-ok, ieri Nagato non è uscito.. >>
<< Non capisci >> disse, arreso. << Credo stia male. Insomma, non fisicamente. Per te. Ti chiedo di parlargli e di chiarire questa situazione. È una specie di zombie da ieri .>> 
Nagato stava male. Per me,me. Nagato non era uscito per me. Era come dire “Nagato tiene a te”? Avrei dovuto parlargli. Si, l’avrei fatto.
***
<< Hidan, tu ti tieni Sasori? >> Sussurrai al mio compagno di banco. Annuì. << Tranquillo Pain, lo distraggo io. >> L’intervallo suonò e io mi fiondai fuori dalla classe diretto verso il piano superiore. Lo stomaco mi si contorceva. Che femminuccia. Io che mi agitavo nel dover vedere una ragazza? Mai visto, né in cielo né in terra. Rimasi ai piedi della scala, guardandone la cima. Poi mi decisi. Dovevo andarci. Stop. Mi infusi la carica necessaria e iniziai a salire con foga, scalino dopo scalino finché …
Boom
Una furia scatenata, una scheggia impazzita, mi finì addosso. Mi aggrappai alla ringhiera per evitare di cadere e cercai di prendere l’assalitore da un braccio per evitare che facesse lo stesso.
<< Cazzo! >> Oh, assalitrice. << Oh cazzo! Ho detto una parolaccia! Oh, ne ho detta un’altra! >> Un’assalitrice molto insolita. Un’assalitrice che si portò le mani alla bocca per impedirsi di imprecare ancora. Un’assalitrice che prima si scusò, poi si sorprese nel vedermi. Un’assalitrice dal fantastico nome di Nari. << Na-Nagato! >> Sorrise. C-cosa? Ebbene, sorrideva. Rimasi sbalordito. Lei radiosa parlò con slancio << Ero giusto venuta a cercarti! Ma tadàà! Eccoti qui! Nagato io credo di aver sbagliato. Sicuramente devo averti disturbato, insomma non sarei dovuta venire senza preavviso. Eri occupato ed io sono venuta a romperti. Scusa per la scenata so che non volevi farmi del male ma è stata una reazione spontanea io sinceram… >> ma io non l’ascoltavo più. Lei continuava a parlare veloce come non mai. Ma nella mia mente già saltellavo su nuvolette di marshmallow. Le sorrisi.  Al diavolo la virilità. Le presi la mano sotto il suo sguardo perplesso e la guidai verso un posto che spesso era stato luogo di fugaci scappatelle.
***
Nagato mi aveva preso la mano. Oh mio Dio. Nagato continuava a stringermi la mano. Camminavamo veloci verso una meta  che non conoscevo, tra i corridoi e gli sguardi incuriositi degli studenti. Qualche volta si girava a sorridermi, poi si girava ancora e aumentava la velocità del passo. Arrivammo a quello che identificai come sgabuzzino. Aprì frettoloso la porta che richiuse piano subito dopo avermi trascinato dentro. Delicato mi poggiò contro il muro, le sue braccia ai lati del mio viso, i nostri occhi intrecciati. Sorrideva ancora. Con lentezza esasperante si avvicinò sempre di più. Il suo naso che appena sfiorava il mio. Mi guardò, pareva chiedermi il permesso. Sembrava un dio. Le labbra socchiuse, il suo fiato sul mio viso. E non mi trattenni più. Intrecciai le mani nei suoi capelli e annullai quell’inutile distanza tra di noi. Lo stavo baciando. Stavo davvero baciando Nagato. Il ragazzo più popolare della scuola. Il ragazzo dal linguaggio scurrile e dai modi bruschi. Quello dal quale avevo cercato di allontanarmi in tutti i modi. Quello che mi stava infilando le mani sotto la … oh caspita! Nell’impeto del bacio non mi ero accorta che le sue dita mi avevano alzato la maglia e mi percorrevano la schiena. Lo allontanai quel tanto che bastava per guardarlo in faccia. << A-aspetta .. >> riuscii a dire prima che le sue labbra esperte catturassero ancora le mie. Il piercing gelido sulla mia pelle. Al diavolo la ragione.  
Mi strinsi ancora più forte a lui, lasciandomi completamente andare.
***
Piccola, dolce, calda Nari. Aggrappata alle mie spalle  sembrava aver smesso di combattere contro la sua mente. Avevo tanto inconsciamente desiderato quelle labbra. La schiena candida scorreva sotto le mie dita come seta. Cercai la cerniera della gonna. Inutile perdere tempo con smancerie! Quando la trovai quasi la strappai. E l’avrei fatto se lei non mi avesse spinto via.
 << No … >> disse ancora col fiatone. 
 << Eh? No? No cosa? >> 
<< No questo! >> Rispose indicando prime me poi lei. Si risistemò la maglia e i capelli come meglio poteva. << Perché? >> chiesi sconcertato. Pochi secondi prima non mi era sembrata così contraria. Si guardò un po’ intorno. Ecco la fossetta della concentrazione.  Stava per dire qualcosa ma la campanella suonò, lasciandola con la bocca semiaperta. S’illuminò << Ecco! Perché è tardi e devo assolutamente rientrare in classe! Lascio il mio numero a Gaara così puoi dirmi a che ora devo venire a casa per le ripetizioni. A dopo! >> e si diede alla fuga lasciandomi impalato come un idiota tra mazze e scope.

  
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