Mafalda,
la principessa-martire
Sei
accorsa al commando, una chiamata di
tuo marito, dicevano. Ed invece... invece la
“chiamata” era solo una trappola.
Arrestata,
tu, che sei una principessa!
Arrestata, principessa... strano, queste parole non fanno poi un grande
effetto.
Ma
forse, davanti alla morte non siamo tutti
uguali? E tu sei italiana. Una prigioniera italiana come tante, Muti*.
Una
sorella italiana.
Chissà
dov’è Filippo*... e i bambini,
come stanno? In Vaticano sono al sicuro, almeno credi.
Il
mondo perde lucidità, Malfada. Prima,
sembrava un meraviglioso dipinto a colori, poi una vecchia a sgualcita
fotografia.
Bianca
e nera.
Il
mondo è bianco e nero, a Buchenwald*.
Bianco, nero e rosso.
E
grigio, tanto grigio.
Fa
freddo, vero Mafalda? Eppure è
agosto...
I
pensieri sono così incoerenti,
sfuggono via come trote argentee tra le dita del pescatore.
Frau
von Weber... nessuno deve sapere
chi siete*... Frau Abeba*... principessa italiana...
“Mangiate, principessa, vi
prego.” “Ma no, Frau Ruhnan* bisogna darlo a chi ne
ha bisogno, io posso farne
a meno”...
“Mamma!
Mamma!” “Bambini! Venite qui,
fatevi abbracciare! Quanto siete cresciuti!”...
Sbuffi...
treni...
“State
attenta, Mafalda. Tornare in
Italia è pericoloso... la mossa di Badoglio*... ah! Attenta,
non vi fidate dei
tedeschi.” “Grazie, Elena*, ma devo tornare, i miei
figli mi attendono. E poi,
sono tedesca, oltre che italiana, non mi succederà
nulla...”...
Aerei
che volano... fischi...*
“Italiani,
io muoio, ricordatevi di me
non come di una principessa, ma come di una vostra sorella
italiana*.”
-Portiamola
di là... bisogna operarla...
la ferita-*
Il
mondo non è più lucido. Tutto è
così
sfumato.
-Il
cloroformio...-
Inspiri
il gas dolciastro... l’ultima
cosa che vedi è il lampadario fisso su di te.
“Italiani,
io muoio, ricordatevi
di me non come di una principessa, ma come di una vostra sorella
italiana."
*Muti
era il soprannome affibbiato alla principessa Mafalda di Savoia dalla
famiglia.
*Filippo
d’Assia, il marito di Mafalda, era un nobile tedesco.
*Campo
di concentramento tedesco.
*Frau
von Weber era il nome falso datole nel campo, infatti gli ordini erano
di non
far trapelare la vera identità di Mafalda, cosa che, per
altro, non riuscì,
perchè ben presto si sparse la voce che nel campo era
internata anche la figlia
del Re d’Italia.
*Frau
Abeba era un nome usato dalle SS del campo per schernirla. Adis Abeba
è la
capitale dell’Etiopia, ex-colonia italiana.
*Frau
Maria Ruhnan era la donna a cui fu affidata la principessa, una
testimone di
Geova internata per motivi religiosi. Mafalda rinunciò
spesso al suo cibo per
darlo a chi ne aveva più bisogno di lei.
*Il
Generale Badoglio firmò l’armistizio con gli
Alleati, voltando così le spalle
alla Germania e facendo arrestare Mussolini (che poi scappò
-.-).
*La
suddetta Elena non è la madre di Mafalda, ma la regina Elena
di Romania, che
avvertì Mafalda, di ritorno dalla Bulgaria, dove aveva
assistito la sorella
Giovanna durante l’agonia del marito Boris III,
dell’armistizio e della
situazione in Italia. La regina Elena fece fermare il treno su cui
viaggiava
Mafalda a Sinaia, ma la principessa, sicura di godere della protezione
del suo
passaporto tedesco (era sposata con Filippo d’Assia)
tornò lo stesso, giungendo
a Roma, dove incontrò i suoi figlia, tenuti al sicuro al
Vaticano.
*Il
Generale Badoglio firmò l’armistizio con gli
Alleati, voltando così le spalle
alla Germania e facendo arrestare Mussolini (che poi scappò
-.-).
*Gli
aerei sono quelli della aviazione americana, che, nell’agosto
del 44
bombardarono Buchenwald. La baracca di Mafalda fu rasa al suolo e la
principessa riporta gravi ustioni e ferite, che causeranno la cancrena
del
braccio.
*Questa
frase fu realmente pronunciata da Mafalda di Savoia ad alcuni
prigionieri di
Buchenwald, mentre veniva portata in barella nell'infermeria del
bordello
tedesco del campo, quattro giorni prima dell'operazione.
Mafalda
di Savoia muore 28 agosto 1944, il giorno dopo l’operazione
in cui le fu
amputato il braccio, di dissanguamento, senza mai riprendere coscienza.
L’operazione fu incredibilmente lunga e venne ritardata il
più possibile dalle
autorità, cosa che causò la morte, a detta del
radiologo italiano Fausto
Pecorari, anch’egli internato a Buchenwald, che assistette
all’operazione.
Questo metodo era in uso, nei lager, per liberarsi di personaggi
scomodi.
Lasciò
il marito (internato anch’egli, ma a Flossenbürg)
e
quattro figli, di età compresa tra i 15 e i sei
anni.