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Autore: Willy Wonka    07/02/2011    1 recensioni
Londra, ottocento. Fra gli abitanti della sofferente e debole città si fa strada un nuovo killer, definito "l'ammazza-notte", che sembra sorprendentemente sfuggire alla polizia londinese, che ormai si ritrova sempre di più impotente. Sulle tracce dell'assassino è il nuovo ispettore A. Dwight, inviato da York, ultima speranza per la polizia, un inutile inetto per la popolazione. Le sue indagini verranno messe a dura prova dai continui sospetti del suo superiore, l'agente J. Barrett.
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap.12.

Perchè lui?


La gamba gli faceva ancora male, ma preferiva di gran lunga sopportare il dolore piuttosto di dover rimettere piede in quel luogo a lui ostile.
Lì si sentiva enormemente confuso, intrappolato, oppresso e terribilmente solo.
Oh, Dwight aveva assaporato fin troppo la solitudine, certo, amava vivere in uno spazio tutto suo, che solo lui poteva conoscere, sperimentare,vivere, ma aveva sempre sognato qualcuno che lo potesse affiancare di tanto in tanto, che potesse capirlo senza l'utilizzo di futili parole ma semplicemente con uno sguardo, e che potesse sedersi vicino a lui per stare insieme immersi nel nero oblio, e sorridere.
Dwight si passò come al suo solito una mano tra i capelli, e rifletteva mentre le sue dita scorrevano tra i ciuffi biondo scuro.
Continuò a camminare, diretto a casa, ma ogni tanto zoppicava e doveva fermarsi per il dolore.
“Tutto sommato”, pensò, “quel qualcuno l'ho trovato”, il suo volto si fece più cupo a quei pensieri, “ma devo eliminarlo, devo eliminarla.Con un po' di strategia, la intrappolerò.”
Il suo sguardo si posò su una ragnatela tesa tra due sottili rami di un vecchio albero che faceva da angolo, completamente spoglio e segnato dalle cicatrici del tempo.
Si incantò a guardare le gocce di brina posatesi sui fili della ragnatela, che formavano fragili ricami e motivi, e lo trovò affascinante.
Poi però si accorse di una farfalla, che purtroppo era rimasta inpigliata e non riusciva più a uscire da quella matassa così perfetta.
“Perfetta... è una situazione perfetta...”
Si dimenava più che poteva, sbatteva flebilmente le ali in modo da cercare di salvarsi, ma non c'era più modo di farlo, di uscirne, ormai c'era dentro fino al collo, era in trappola.
“Una trappola... la intrappolerò... e... e...”
Si avvicino un grosso ragno nero, gli occhi di Dwight brillarono.
Il ragno allungò una delle sue otto zampe.
“E così...” afferrò la farfalla in un sol colpo “la farò...” la trascinò a se...
“Sparire” e la inghiottì.
Proseguì il suo cammino solitario.
“E' una cosa orribile questo è certo, sembra quasi che io provi... dah è assurdo provare pietà per un...un... mostro!”
Continuò a camminare per quella grigia via.
Pennellate di nebbia tingevano il cielo londinese carico di pioggia e un vento lieve faceva volteggiare delle foglie ormai secche che producevano sui marciapiedi un tranquillo “grattare”; guardando quella nebbia era come se la città fosse avvolta da un'aura di fumo che le permetteva di nascondere e proteggere i suoi segreti, i suoi abitanti, la sua macabra e straordinaria bellezza.
Svoltò l'angolo e ben presto si ritrovò sulla scena del crimine.
Le sue scarpe incontrarono lo scuro e freddo sangue del ciottolato.
Quando alzò gli occhi scoprì che erano presenti solo alcuni membri del corpo di polizia, cosa che capitava di rado.
Uno di questi si avvicinò a Dwight che potè leggere nei suoi occhi un'espressione lievemente sconvolta.
“Ispettore Dwight,abbiamo scoperto il corpo poco fa... ho avvertito io stesso Barrett...”
“A prima vista sembra un vicolo abbandonato questo” riflettè ad alta voce l'ispettore “non mi sorprende che nessuno abbia avvertito la polizia...”.
“Barrett sarà qui a momenti” continuò il poliziotto.
“Molto bene.”
A dire il vero Dwight non aveva mai riposto fiducia su Barrett, e la sola sua presenza sulla scena del crimine gli sembrava una semplice inutilità, poichè, a parer suo, non faceva altro che blaterare cercando di nascondere la sua angoscia man mano che le vittime aumentavano, cercando di distogliere la mente dall'idea che tra quelle ci potesse capitare anche lui.
Avanzò verso il cadavere pensando che anche in questo caso, anche se fosse rimasto lì per ore e ore, non avrebbe trovato nulla di interessante, perchè era fermamente convinto che le vere indagini si svolgessero la notte.
Guardò il volto della vittima e ne riconobbe subito l'identità.
Ebbe un tuffo al cuore e spalancò gli occhi per la sorpresa.
Era il signor Drayton, ovvero il dottore a cui era stato dato l'ordine di mettergli le manette in quella stanza d'ospedale, e che aveva risposto alle sue suppliche di libertà con una totale indifferenza mandandolo in bestia.
Dwight non riuscì a pronunciare parola, ma restò a guardare gli occhi di quell'uomo come se si fosse incantato.
Nella sua mente risuonava un'unica domanda: “Perchè?”
Ricordava l'incontro con l'ammazza-notte, quando lei aveva quasi tentato di salvarlo.
Probabilmente aveva notato Drayton dentro l'ospedale e lo aveva assalito al momento della sua uscita.
Ma perchè? Perchè proprio lui?
Era forse un caso? Aveva scelto come sua vittima il dottore solo per puro caso?
Eppure non riusciva a dimenticare il tentativo dell'assassina di liberarlo, non lo aveva fatto, certo, ma ci aveva provato.
Ed era riuscito a leggere in quel suo spaventoso volto un'espressione che mai avrebe potuto dimenticare, qualcosa che non riusciva a spiegare nemmeno a sè stesso.
E ora il cadavere di chi aveva aiutato Barrett a imprigionarlo era lì, disteso ed esangue.
Era tutta una coincidenza?
“Dio mio!”
Dwight sentì una voce alle sue spalle.
Si voltò e vide il volto di Barrett, che lo guardò improvvisamente con occhi confusi e, Dwight si sentì strano al sol pensarci, tremendamente sospettosi.
L'ispettore corrugò la fronte e posò il suo sguardo nuovamente sul corpo cominciando il suo lavoro.
Nell'inginocchiarsi ebbe qualche fitta alla gamba, ma cercò di nascondere il dolore.
“George Drayton, professione: medico all'ospedale in Silence Street. Sappiamo l'età?” chiese rivolto ad un poliziotto lì vicino.
“Non ancora sir Dwight, avremo i suoi dati fra poco.” rispose quest'ultimo, unendosi al resto della polizia per analizzare la zona del delitto.
“Fantastico.” proseguì Dwight “E mi occorrerà sapere anche...”
Si bloccò, la sua espressione si fece più cupa.
Aveva scostato il volto del dottore per scoprire se aveva ricevuto colpi mortali alla testa, e invece gli fu rivelato un dettaglio molto più agghiacciante.
Nessuno se ne era accorto, salvo lui.
Sul ciottolato era presente una scritta, un messaggio scritto con il sangue che avrebbe fatto raggelare il sangue nelle vene a chiunque.
Diceva: “Alle undici.”
Gli occhi gli brillarono improvvisamente ma ritornando subito in sè cancellò il messaggio di tutta fretta con il fazzoletto che usava tenere nella tasca della sua giacca, lasciando così una confusa macchia rossa.
“Ci sarò” pensò fra sè e sè.
“State bene?” chiese il poliziotto di prima.
Alzò lo sguardo.
“C-certo, stavo solo riflettendo” spiegò Dwight “e ora, proseguiamo con il lavoro se non vi spiace. Dobbiamo cercare di saperne di più su tutta questa storia.”
   
 
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