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Autore: ladymisteria    08/02/2011    1 recensioni
L'ultimo anno dei famosi Malandrini, tra nuovi amori, incredibili peripezie e vecchi nemici sempre in agguato...
Questa fanfiction è stata riveduta, ampliata, corretta e riscritta a seguito dell'imperdonabilmente lungo periodo di abbandono da parte della sua autrice.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Il licantropo non seppe per quanto tempo rimase seduto su quella sedia, prima di trovare il coraggio di alzarsi e tornare al proprio dormitorio per affrontare Sirius.

Gettò un'occhiata fuori da una delle immense finestre del corridoio: era appena l'alba.

"Avrà proprio un bel risveglio..." pensò Remus amareggiato.

[*]

«Sirius... Svegliati, devo parlarti» disse una voce che somigliava tremendamente a quella di Remus, e il ragazzo si sentì scuotere.

Per tutta risposta si arrotolò ancora di più nelle proprie coperte. Qualsiasi cosa dovesse dirgli quel lupastro da strapazzo, poteva attendere ancora qualche ora.

Una nuova scrollata, e la voce sembrò farsi più urgente.

«Sirius, è importante!».

L'Animagus sbuffò infastidito.

«Lunastorta, ho sonno! Di qualunque cosa si tratti, ne parleremo più tardi, va bene? Vattene a dormire anche tu, e smettila di scocciarmi» brontolò, gli occhi ancora ostinatamente chiusi.

Sentì l'amico emettere un sospiro tremante.

«Per favore, Sirius... E' davvero importante».

Alla fine - con un nuovo sbuffo contrariato - Sirius si mise seduto sul proprio letto, scoccando un'occhiata scocciata a Remus e sistemandosi una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio.

«Avanti, che c'è? Non riesci più a ricordare come si bacia una ragazza?» sbottò di malumore, notando come l'espressione sul volto dell'amico non lasciasse presagire niente di buono...

Senza alcun motivo apparente, Sirius sentì un brivido freddo corrergli lungo la schiena. Conosceva quello sguardo...

«Che è successo, Remus?» chiese, senza più scherzare.

Il licantropo lo fissò per un istante negli occhi.

«Regulus».

Un nuovo brivido corse lungo la schiena dell'Animagus.

«Che c’entra ora…» iniziò cauto.

Remus parve esitare.

«Ricordi che stanotte dovevo sorvegliare quei due del secondo anno?».

«Certo» annuì Sirius.

«Mentre li riportavo al dormitorio, dopo la punizione, mi hanno accennato al fatto che un gruppo di Serpeverde del sesto e del settimo anno si incontrano un paio di notti al mese nella vecchia aula di Babbanologia giù al quinto piano. Sai qual è, no? Quella accanto al quadro di Sir Percival…»

«Vai avanti» lo interruppe Sirius, ormai completamente sveglio.

Il licantropo deglutì.

«Beh, allora ho... Ho deciso che sarebbe stato meglio dare un’occhiata, dato che i due ragazzi mi avevano espresso il loro timore che gli appartenenti a quel gruppo fossero Mangiamorte, per quanto giovani. Mi sono detto che se noi abbiamo potuto entrare a far parte dell'Ordine, perché altri non possono aver scelto di schierarsi anticipatamente dalla parte di Voldemort?»

«Ebbene?» chiese l'Animagus, impaziente.

Remus giocherellò con un filo del proprio maglione.

«Sono rimasto disilluso in un angolo dell'aula per un bel po', ma non è arrivato nessuno. Alla fine, quando ho deciso di andarmene, ho sentito un rumore, così sono rimasto. E... Beh...».

Deglutì nuovamente. Era più complicato di quanto credesse...

«Il gruppetto cui mi avevano accennato i due ragazzi è arrivato. C'erano i Carrow, Pyrites, Wilkes, Travers e...»

«...E?» lo incitò Sirius, anche se in cuor suo già conosceva la risposta.

Remus sospirò sconfitto.

«E Regulus».

Il dormitorio cadde nel silenzio per qualche secondo, poi Sirius si schiarì la gola.

«Magari era solo uno dei loro incontri idioti. Di quelli per organizzare qualche tiro mancino ai danni degli altri studenti. Non è detto che il gruppetto che hai visto tu sia lo stesso a cui si riferiscono quei due Corvonero» disse brusco.

Ma il licantropo scosse il capo.

«No, Sir. Vorrei che fosse così, ma...».

Gli raccontò nel dettaglio quello che aveva visto - e sentito - meno di un'ora prima.

«Non ho idea di cosa Alecto abbia fatto a tuo fratello, Sirius. Ma a giudicare dall'urlo di Regulus di sicuro non si è trattato di un "normale" Voto Infrangibile. Di una cosa sono certo, però: qualsiasi cosa sia, secondo Pyrites è il suggello alla decisione di diventare un Mangiamorte» concluse, dispiaciuto.

Sirius non parlò per un po', poi si alzò di scatto e si diresse alla porta.

«Ora quel demente mi sente!» ringhiò.

«No, fermo!» esclamò Remus trattenendolo - non certo con poca fatica.

«Lasciami, Lunastorta!»

«Non serve a niente, ormai è già…».

Con un ultimo strattone Sirius si liberò e uscì sbattendo la porta.

«…Uno di loro» finì Remus, con un sospiro.

«Stavolta Regulus si è davvero cacciato nei guai».

Il licantropo si voltò, vedendo la propria preoccupazione riflessa negli occhi di un James Potter completamente sveglio.

[*]

Doveva trovare quel… Quel degenerato! Che diavolo gli era saltato in mente di unirsi ai Mangiamorte?!

Sirius correva a perdifiato per i corridoi del castello, incurante delle proteste dei quadri per il chiasso provocato dal suo passaggio, della presenza di Gazza o di quella sua stupida gatta. Che provassero a fermarlo; avrebbe dato una lezione anche a loro!

L'Animagus si fermò un istante a pensare. Dove poteva trovarsi il fratello, a quell'ora?

Supponendo che dopo la gita notturna il fratello avesse deciso di rimanere solo, Sirius si avviò a passo spedito verso il bagno abitato da Mirtilla Malcontenta - che era rinomatamente un luogo dove nessuno entrava mai, proprio per evitare fastidiosi incontri con il fantasma della ragazza.

Arrivò pochi minuti più tardi, bloccandosi tuttavia nuovamente: e se non fosse stato lì? Se fosse invece tornato al suo dormitorio, dove lui non aveva idea di come entrare?

Il ragazzo scrollò le spalle in un gesto di stizza. Al diavolo, si disse. Se quello fosse stato il caso, avrebbe buttato giù l'ingresso alla sala comune dei Serpeverde con la magia.

«Puoi entrare: è lì dentro» risuonò una voce dietro di lui.

Voltandosi, Sirius trovò Remus e James - che stava rimettendo la Mappa del Malandrino in tasca.

«Noi saremo qui fuori» mormorò quest'ultimo serio, e Sirius annuì riconoscente.

[*]

Trovò Regulus in un cubicolo poco lontano dalla porta. Il ragazzo sembrava alquanto scosso, e alla vista del fratello maggiore balzò in piedi.

«Che fai tu qui?» chiese brusco.

Per tutta risposta Sirius lo afferrò per un braccio e lo trascinò fuori.

«Seguimi. Io e te dobbiamo fare un discorsetto» ringhiò.

«Lasciami andare immediatamente!» replicò Regulus, cercando inutilmente di divincolarsi.

Sirius rafforzò la presa sul braccio del fratello, e lo fissò dritto negli occhi.

«Ora tu vieni con me e non fai storie, o quanto è vero che mi chiamo Sirius Black ti muro vivo dentro al water! Chiaro?» sibilò.

Il più giovane annuì lentamente, e poi seguì il fratello fuori.

L'Animagus fece un cenno a James e Remus, ancora fermi nel corridoio.

«Andate pure, me la vedrò da solo con lui» disse, e i due si allontanarono.

[*]

Sirius spinse con poca delicatezza il fratello dentro alla Stanza delle Necessità, per l’occasione trasformata in una saletta da tè.

«Che vuoi da me?» chiese immediatamente Regulus, sistemandosi il pigiama.

Sirius sgranò gli occhi incredulo.

«Che voglio…? Scherzi, vero?!».

Regulus lo guardò sprezzante.

«No, non scherzo affatto. Piombi in un bagno delle ragazze abbandonato come una furia, mi trascini in una stanza senza capo né coda, minacci di farmi Merlino solo sa cosa e pretendi anche che io sappia cosa vuoi da me?».

Sirius emise uno sbuffo incredulo.

«Mi pare evidente, Regulus»

«Beh, non lo è! Cos’è questa improvvisa voglia di parlarmi? Sentivi forse la mancanza di un vero fratello?» chiese freddo.

L'Animagus scosse il capo.

«Non sono io a dover dare delle spiegazioni, ma tu! E in quanto tuo fratello maggiore...».

Stavolta fu Regulus ad emettere un verso a metà tra l'incredulo e il divertito.

«Da quando ti consideri mio fratello?» chiese interessato.

«Da quando ho visto che come figlio unico fai solo sciocchezze!» ribatté Sirius con un nuovo ringhio.

Regulus alzò gli occhi grigi al cielo, sbuffando.

«Si può sapere di che diavolo parli?».

Sirius gli si avvicinò tanto che i loro nasi quasi si toccarono.

«Parlo dell'ultimo club a cui ti sei unito questa notte. Non è la madre delle sciocchezze, questa?» sibilò.

Il ragazzo più giovane indietreggiò.

«Come l’hai saputo?» mormorò, nervoso.

«Ho le mie fonti».

Regulus emise un nuovo verso divertito.

«Già, immagino...» sbottò.

Sirius incrociò le braccia al petto, fissando il fratello minore con insistenza.

«Allora? Si può sapere che ti è saltato in mente?» chiese nuovamente.

Regulus fece spallucce.

«Qualcuno doveva pur risollevare il nome della famiglia davanti al mondo magico» rispose piano.

L'Animagus non poté evitare di spalancare la bocca, scioccato.

«E unirti ai Mangiamorte lo definisci “risollevare il nome della famiglia”?!» esclamò, passandosi una mano tra i capelli, incredulo. «Merlino, quei due devono proprio averti fatto il lavaggio del cervello...».

Regulus, punto sul vivo, si fece nuovamente avanti.

«I nostri genitori ci vogliono bene, Sirius - anche se a loro modo! Sei tu che sei sbagliato! Non hai mai apprezzato ciò che mamma e papà hanno fatto per noi sin dal giorno della nostra nascita!».

Sirius era semplicemente esterrefatto.

«Tu devi essere impazzito, Regulus... Walburga e Orion Black non hanno fatto altro che crescerci come assassini, criminali... Mangiamorte! Tu questo lo reputi un volerci bene?!»

«E’ la sola forma di affetto che ho ricevuto da quando sono nato!» urlò Regulus, affannato come dopo una lunga corsa. «Nessuno mi ha mai detto che quello che facevano - che ancora fanno - era sbagliato! L’unico che poteva farlo, l’unico che poteva dimostrarmi che quello che accade in quella casa è sbagliato, è scappato ancor prima di compiere sedici anni per andare a vivere dall’amico del cuore! Non hai lasciato solo mamma e papà, Sirius. Tu hai abbandonando anche me!».

Sirius tentò di parlare, ma Regulus non glielo permise.

«Tu non sai com’è stato vivere in quel posto dopo che te ne sei andato! Mamma e papà continuavano a dirmi che avrei dovuto risollevare il buon nome della famiglia; che tu avevi tradito chi ti aveva dato la vita! Ero da solo contro entrambi, che avrei dovuto fare?!» esclamò, la voce che gli tremava.

Per anni aveva taciuto il dolore di essere stato lasciato indietro, ignorandolo e permettendogli di crescere e di impossessarsi di lui.

«Potevi scappare! Come ho fatto io, come ha fatto Andromeda!» replicò Sirius con veemenza.

Il ragazzo più giovane emise una risatina nervosa.

«Per andare dove? Andromeda aveva suo marito e tu i tuoi amici. Da chi potevo andare io? Da chi avrei potuto cercare quell’affetto che nessuno era mai stato capace di darmi?»

«Avresti potuto venire con me, Regulus! Potevi seguirmi!».

Regulus scosse il capo, un ghigno sprezzante sulle labbra e gli occhi lucidi.

«Per te è sempre tutto semplice, vero? Tu non sei Serpeverde, Sirius. Non sei a stretto contatto con la tua famiglia - o con i figli dei suoi amici - anche qui a Hogwarts, in ogni momento della giornata! Hai una vaga idea di quello che mi avrebbero fatto, se fossi scappato con te?» sputò. «Quando i nostri genitori mi hanno... Suggerito di unirmi al Signore Oscuro, non ho potuto fare altro che assecondarli. Era così, oppure mi avrebbero punito. E tu sai bene quello che loro intendono per punizione... L'hai provato sulla tua pelle tante volte».

Sirius non osava aprire bocca, conscio che qualunque cosa avesse detto sarebbe stata quella sbagliata.

Regulus aveva ragione: per lui era sempre stato tutto troppo facile. Era un Grifondoro, e una volta fuggito da casa non aveva avuto alcun problema a tornare a scuola. Era libero di fare ciò che voleva...

Tuttavia, guardando il fratello uscire dalla stanza a testa bassa, scoprì con una dolorosa fitta al cuore che per una volta non avrebbe ottenuto quello che desiderava: la libertà del fratello.

   
 
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