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Autore: Blakie    08/02/2011    3 recensioni
La vita è difficile. L'eterna dannazione ancora di più. Una storia nella storia: cosa sarebbe successo se, in un punto cruciale, le cose fossero andate in modo totalmente diverso? Cosa succederebbe se diventasse impossibile per Jacob e Bella amarsi? [Seguito di Eyes On Fire]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: New Moon
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- Questa storia fa parte della serie '~ Juliet & Paris' Story'
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Dopo un tempo infinito, svanì tutto

Eternal Moonglow
capitolo 0
4:

Diversa

 

Dopo un tempo infinito, svanì tutto.
Il dolore, le fiamme, le mie urla. Per qualche attimo prevalse in me la consapevolezza assoluta che ero finalmente riuscita a fuggire da quell’inferno.
Mi sembrò di risvegliarmi da un incubo eterno, la mente completamente sgombra.
E, incredibilmente, molto più spaziosa – o almeno, così la percepivo io. Ero ancora immersa nel buio, ma l’oscurità non mi schiacciava più: avevo soltanto gli occhi chiusi.
Esalai un respiro profondo, che portò con sé tantissime fragranze differenti che riuscii a distinguere perfettamente l’una dall’altra, contemporaneamente.
Quell’ondata di odori mi distrasse, e per un secondo mi dimenticai di riaprire gli occhi.
Eppure avrei potuto farne a meno, perché riuscivo a sentire ogni singolo rumore ed ero in grado di percepire ogni minimo movimento intorno a me.
Incredibile.
Qualcosa – o qualcuno – si mosse alla mia destra, e riprendere padronanza della vista fu istintivo e istantaneo.
Aprii gli occhi, lo sguardo fisso verso l’alto, in una luce abbagliante che non recava alcun fastidio alla mia vista. Nessunissimo fastidio.
Vedevo lo spettro coi sette colori, ogni singolo filamento di luce che fluttuava in quello spruzzo abbagliante. Spostai la mia attenzione sul soffitto costruito in travi di legno, dei quali riuscivo a distinguere ogni singola venatura.
Di nuovo, incredibile.
Mi sentivo come se il mio udito, il mio olfatto e la mia vista non fossero mai stati così percettivi e perfetti prima di quel momento.
Mi sentivo incredibilmente diversa… Eppure ero sempre io.
Quella nuova consapevolezza mi distrasse del tutto, facendomi dimenticare di ciò che mi aveva fatto riaprire gli occhi.
«Bella», sussurrò qualcuno di fianco a me.
Nello stesso istante, qualcosa di caldo mi toccò la mano.
Balzai in piedi, e in un battito di ciglia – me ne accorsi a mala pena – mi ritrovai con le spalle al muro, sulla difensiva. Ma il ragazzo di fronte a me, lo avvertivo, non aveva nulla di pericoloso, e mi sentii sciocca per la mia reazione.
Anzi, lo sentivo incredibilmente simile a me.
Tese, molto lentamente, una mano verso di me, un sorriso rassicurante sul suo volto bellissimo. Qualcosa dentro di me si scosse. Quel volto mi era incredibilmente familiare…
«Bella», ripeté. «Va tutto bene, ora. Non avere paura di me», mi disse, avvicinandosi ancora di più.
Azzardai un passo verso di lui, stendendo il mio braccio per raggiungere la sua mano.
«Così, brava», mormorò dolcemente, mentre le nostre dita si intrecciavano sopra il lettino che era stato la mia pira.
«Chi sei?», gli domandai, fissando i suoi occhi dorati. Lui si avvicinò a me, e la sua dolce fragranza mi inondò completamente.
«Sono Edward, Bella. Non ti ricordi?», domandò, senza smettere di sorridermi.
«Hai un volto familiare», mormorai, toccandogli la guancia senza pensarci. «Ma non riesco a ricordare chi tu sia».
Il suo sguardo si rabbuiò leggermente, dispiaciuto, ma il sorriso non abbandonò le sue labbra.
«Non ti preoccupare, è normale. Immagino che tu ti senta confusa e che abbia sete», disse, comprensivo.
Una parte del mio cervello esaminò la parola confusa: è vero, mi sentivo molto confusa, vuota… Come se non avessi presente da dove fossi arrivata. Dove fossi, chi fossi prima di riaprire gli occhi.
Mi sentivo appena nata, come se alle mie spalle non avessi passato.
Ero completamente smarrita, sola.
Invece la parola sete mandò completamente a fuoco la mia gola, tanto che lasciai la mano di Edward per afferrarmi il collo, in un inutile tentativo di bloccare quell’incendio divampato così improvvisamente.
Era un bruciore così intenso, mi chiesi come mai non fossi riuscita ad accorgermene prima. Strinsi gli occhi, emettendo un sibilo basso.
«Questo è… insopportabile», soffiai, cercando con tutte le mie forze di sfruttare la mia nuova mente spaziosa per ignorare quel dolore.
Mi prese il volto tra le mani, guardandomi negli occhi. Questo bastò, per qualche strana ragione, a farmi diminuire il fuoco in gola.
«Lo so, Bella, lo so. Presto passerà, ti porteremo a caccia e la tua gola starà meglio», mi rassicurò, fissandomi concentrato.
«C-Caccia?», sussurrai, spaesata.
«Sì, servirà a nutrirti e a far passare la sete. Carlisle sarà con me, e ti aiuteremo, cacciando con te e insegnandoti come fare. Hai sempre voluto vedermi cacciare, no?», disse, sorridendo sulle ultime parole.
Non ricordavo di aver mai desiderato una cosa del genere. Come potevo, se non riuscivo nemmeno a ricordarmi chi fosse lui?
«Non ricordo…», risposi.
Fece un risolino, baciandomi la fronte. «Non ti preoccupare, presto ricorderai tutto. Ricorderai che io e te…».
«Bella!».
Volsi lo sguardo davanti a me, seguendo quella voce bella, nuova e limpida. Un uomo poco più grande di Edward, dai capelli biondi e dal viso bellissimo, si fece incontro a noi.
«Carlisle», mormorò Edward come saluto, facendo scivolare via le mani dal mio viso e mettendosi al mio fianco.
L’uomo mi posò le mani sulle spalle, sorridendomi. Anche lui aveva le iridi di quello strano color oro.
Mi ispirò un’immediata sicurezza.
«Bella, figlia mia, sono così felice che tu sia qui. Come ti senti?», domandò, stringendo leggermente la presa sulle mie spalle.
Sorridergli fu spontaneo.
«Mi sento… Bene, direi», risposi, provando a bilanciare il mio stato d’animo.
«Vedo che la trasformazione è andata a buon fine. Sei splendida, veramente».
«Trasformazione?», domandai, confusa.
Lo sguardo di Carlisle si fece più serio. Si voltò leggermente verso Edward.
«Non ricorda nulla?», gli domandò.
Edward scosse la testa in segno di diniego.
«Capisco. Può succedere», disse, poi tornò a guardarmi. «Avremo il tempo di spiegarti tutto, Bella, stai tranquilla. Comunque, io sono Carlisle, il dottore che lavorava nell’ospedale di Forks».
«Non penso che Bella sappia di cosa stai parlando, Carlisle», gli fece presente Edward.
Carlisle gli sorrise, sereno. «Non importa. Più cose le diciamo, più sarà facile ricordare, anche se ciò che le dico, ora come ora, per lei non vuol dire assolutamente niente. I ricordi si costruiranno di nuovo poco alla volta, e tutto tornerà a posto da solo», gli rispose, fiducioso.
Edward lo guardò qualche secondo, poi annuì.
«Vado a chiamarli», disse al dottore.
Strano, Carlisle non aveva aperto bocca.
Quest’ultimo sondò le mie perplessità e ridacchiò, mentre Edward usciva dalla stanza.
«Edward sa leggere nel pensiero, Bella. Gli ho detto di andare a chiamare il resto della famiglia, per ripresentarteli», mi informò, posandomi una mano sulla testa.
«Leggere nel pensiero? Famiglia?», fu tutto quello che riuscii a dire. Era così frustrante non sapere ciò di cui stava parlando. Quanti pezzi avevo perso? E perché?
«Tranquilla Bella, presto sarà tutto più chiaro», cercò di tranquillizzarmi Carlisle, notando la mia agitazione. «Devi soltanto fidarti di noi, vedrai che andrà tutto bene».
Annuii, leggermente turbata.
La frustrazione, sommata alla sete che continuava a scorticarmi la gola, mi rendeva nervosa.
Mi voltai nell’istante esatto in cui percepii Edward varcare la soglia.
Lo seguirono due ragazzi, uno biondo dalla chioma leonina, e l’altro, enorme, coi capelli ricci, corti e scuri. Del primo, fece scattare in me l’istinto dell’autodifesa il fatto che avesse il viso coperto di cicatrici; del secondo, la stazza.
Il ragazzo biondo mi guardava diffidente e concentrato al tempo stesso, come se stesse cercando di studiarmi. Quello moro, invece, mi sorrise amichevole, ma restò a distanza.
Dietro di loro, comparvero tre femmine: una era piccolina, il viso vispo incorniciato dai capelli corti e neri; la seconda che vidi era più alta, bionda e slanciata, veramente bellissima. L’ultima, invece, era poco più alta della prima, il dolce viso a cuore incorniciato da folti capelli color caramello.
Mi guardavano nascoste dagli energumeni davanti a loro; il folletto dai capelli corti si sporse da dietro il braccio del ragazzo biondo.
«Emmett, Jasper, tranquilli: non vi farà del male. È stranamente controllata, per essere una neonata», disse Carlisle ai due ragazzi.
Il ragazzo biondo – non sapevo se fosse Emmett o Jasper – mi inchiodò con lo sguardo, diffidente. «La sento innervosita, Carlisle. Potrebbe scattare da un momento all’altro. Sarebbe pericoloso».
Lo guardai, senza capire cosa intendesse. Io? Pericolosa?
Ero parecchio nervosa per via della sete, certo, e anche abbastanza inquieta… però se riuscivo a non pensarci, la cosa non mi procurava poi tanto fastidio.
«Nel caso succedesse, Jasper, saremmo pronti. Non temere per l’incolumità delle ragazze: sapranno difendersi, senza fare del male a Bella», tentò di nuovo di rassicurarlo Carlisle.
Jasper lo fissò qualche secondo, combattuto sul da farsi. Poi si spostò dalla soglia, facendo entrare le tre ragazze.
Un battito di ciglia, e lo ritrovai dietro di me; mi bloccò le braccia dietro la schiena. La mia prima reazione fu quella di levarmelo di dosso, ma venni subito invasa da una sensazione di calma che bloccò l’istinto di autodifesa.
Mi sfuggì un ringhio.
«Piano, Jazz», lo rimproverò Edward.
«Ben ritrovata, Bella», disse al mio orecchio, in tono più amichevole.
Provai a calmarmi, stringendo i denti. «Ciao, Jasper».
«Anche se probabilmente non ricorderai nulla, ti chiedo scusa per ciò che è successo al tuo compleanno. Sono desolato», aggiunse in tono più basso. Quella frase distolse la mia attenzione dal fastidio che mi procurava il fatto che mi tenesse così bloccata, e non riuscii a capire cosa intendesse.
Ma fu soprattutto lo sguardo di Edward, davanti a me, a distrarmi: un’ombra era calata sui suoi occhi, e non capii il perché.
«Oh, Bella, quanto tempo!», trillò la ragazza più piccola, venendomi incontro e circondandomi il collo con le braccia. Sentii la stretta di Jasper raddoppiare.
«Mi sei mancata tantissimo», sussurrò con una nota di dolore nella voce squillante.
Non seppi come ribattere.
Si staccò da me, guardandomi per qualche istante, poi ridacchiò. «Uhm, sì, scusami… Io sono Alice», disse, sorridendomi, poi mi accarezzò una guancia. «Eravamo migliori amiche, e spero potremmo esserlo di nuovo… Ma le previsioni sono piuttosto rosee!», esclamò, un luccichio negli occhi.
Poi mi squadrò dalla testa ai piedi. «Sei spiccicata alle mie visioni, è così che ti ho sempre vista! Anzi, forse sei ancora più bella e straordinaria. Veramente, sei splendida», aggiunse parlando velocemente, emozionata.
Continuavo a guardarla senza dire niente, sorridendo imbarazzata. Mi sentivo così a disagio a non ricordarmi di lei.
«Alice, dalle un po’ di tregua», la riprese bonaria la giovane donna con i capelli caramello, avvicinandosi a me.
Alice mi lanciò uno sguardo di scuse e si fece da parte, così che l’altra potesse mettersi davanti a me e abbracciarmi.
«Ciao piccola, io sono Esme. Sono così felice di rivederti», mormorò, mentre mi stringeva delicatamente. Le sorrisi, a disagio.
La ragazza bionda non si era mossa dalla soglia, e mi guardava in maniera ostile, a braccia incrociate.
Al contrario, il ragazzone moro fece due lunghi passi verso di me, nascondendomi tra le sue braccia in un abbraccio vigoroso.
«Ma guarda chi si rivede! Ciao Bella, io sono Emmett, e quell’acida là in fondo è Rosalie», disse, ridacchiando. Rosalie emise un sibilo contro Emmett.
«Ce l’hai fatta a diventare una di noi, alla fine! Ti va una sfida a braccio di ferro?», domandò il ragazzo, strizzandomi un occhio.
Edward rise, regalandogli un pugno sulla spalla.
«Non ti conviene, Em. È molto più forte di te, potresti perdere un braccio. E poi dobbiamo assolutamente portarla a caccia», disse, guardandomi.
Il fuoco alla gola divampò istantaneo.
Edward mi poggiò una mano sulla spalla, e Jasper mollò la presa. Scivolò vicino ad Alice, circondandole la vita con un braccio.
«Io non so come si fa», mormorai, nel panico, l’istante esatto in cui me ne resi conto.
«Ci siamo noi apposta, Bella», mi rassicurò Alice, sorridendomi. «E comunque, è molto semplice. Dovrai soltanto lasciarti andare, dovrai seguire l’istinto».
«Ma cosa andremo a cacciare?», domandai.
«Qualsiasi animale si trovi nella foresta. Nei boschi della zona abbondano cervi, e se si è fortunati anche qualche pantera», mi rispose Edward, sorridendomi.
Per qualche strana ragione, la sua risposta mi turbò. Come se non l’avessi mai fatto prima, e l’idea di farlo per la prima volta mi terrorizzasse.
Esme si avvicinò a Carlisle, guardandomi preoccupata.
«Sembra spaventata, Carl», gli sussurrò nell’orecchio, senza smettere di guardarmi. «Non pensi che sia meglio usare…».
Carlisle la interruppe, sorridendole con dolcezza.
«È meglio abituarla sin da ora al nostro stile di vita», disse, sfiorandole una guancia.
«Allora non ti dispiacerà se usciamo a modo mio», esclamò Alice, affiancandomi e circondandomi le spalle con un braccio. Mi spinse verso la finestra e l’aprì, Jasper che continuava a seguirla come un’ombra. Non capii cosa volesse fare.
Edward volò al mio fianco. «Alice», sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
Il folletto lo ignorò, e si rivolse a me con lo sguardo.
«Nel caso te lo stessi chiedendo, Bella, dobbiamo saltare», mi disse, indicando la finestra spalancata.
Il paesaggio che si estendeva oltre quel quadrato erano alberi su alberi. Una distesa infinita di vegetazione che si protraeva per chilometri, spezzata, pochi metri più sotto, da un corso d’acqua che rompeva il verde. 
«Okay», mormorai, continuando a guardar fuori.
Inspirai l’aria, e mi arrivarono alle narici miriadi di odori diversi: muschio, tronchi, legno, acqua, aghi di pino, foglie, terra umida, resina, cespugli…
Ne registrai più che potei e li assimilai, per non dimenticarmene. Forse, anch’essi facevano parte del passato che Carlisle mi avrebbe svelato dopo.
Alice mi diede un colpetto sulla spalla per attirare la mia attenzione.
«Guarda ciò che faccio io, Bella, è semplicissimo», disse, balzando sul davanzale. Si voltò verso di me, guardandomi dall’alto.
«Devi fare un passo avanti, tenendo la gamba sospesa, e lasciarti cadere nel vuoto».
Attuò le parole in fatti mentre mi spiegava, e un secondo dopo aver completato la frase era già atterrata sul manto verde scuro, qualche metro più in basso.  
Ero allibita, ma presi il suo posto sul davanzale, fissando un piano più giù, indecisa.
«Non preoccuparti Bella, non ti farai niente», disse Edward, al mio fianco, stringendomi la mano. «Saltiamo insieme».
Lo guardai, stiracchiando un sorriso. «Voglio provare da sola», dissi, poco convinta.
«Come desideri», asserì con un sorriso.
Lasciai la sua mano, chiudendo gli occhi e facendo un – inutile – respiro profondo.
Poi, avanzai un passo nel vuoto lasciandomi cadere, proprio come aveva appena fatto Alice.
Per un millesimo di secondo mi sentii inghiottire dal nulla, e il millesimo successivo mi ritrovai in piedi e saldamente stabile, proprio come se fossi scesa da uno scalino di pochi centimetri.
Riaprii gli occhi, sorpresa, guardando il sorriso smagliante di Alice.
«È vero», esclamai. «È semplicissimo!». Lei rise, divertita dalla mia euforia.
Edward, Jasper e Carlisle ci seguirono, atterrando morbidi sull’erba uno dopo l’altro.
Li osservai, perplessa. «Ho bisogno di così tanto aiuto per cacciare?», domandai, ansiosa.
«Soltanto perché è la tua prima volta. A dire il vero pensavamo di accompagnarti solo io e Carlisle, ma poi Alice ha insistito per aggregarsi a noi», spiegò Edward. Guardò Jasper in modo strano. «Jasper…», proferì.
«È soltanto il solito iper-protettivo», disse Alice con aria critica, finendo la frase di Edward.
Jasper fece un breve sorriso. «Solo quando si tratta di te».
Lei schioccò la lingua ghignando, poi si voltò in direzione del fiume e sfrecciò via. Con un salto, lo attraversò in volo, atterrando sull’altra riva.
«Vieni Bella!», mi chiamò, agitando le braccia sottili in alto.
Sorrisi, e raccolsi il suo invito, scattando verso di lei.
Ero padrona di ogni singola fibra del mio corpo.
Ogni mio movimento era controllato e straordinariamente preciso, come se seguisse uno schema ben definito e non avessi bisogno di sforzarmi per mantenerlo. Veniva tutto da sé, spontaneamente.
Mi sentivo leggera, nonostante riuscissi ad avvertire la forza vigorosa e consistente che mi riempiva, una forza che non mi appesantiva affatto.
Per questo non feci alcuno sforzo a imitare i movimenti di Alice per saltare il fiume: con la rincorsa, arrivai fino ai massi che costeggiavano la riva e vi saltai sopra, usandoli come trampolino di lancio. Mi librai in volo senza alcuno sforzo, e l’atterraggio fu morbido e preciso come quando ero saltata dal primo piano.
Fantastico.
«Sei stata bravissima, Bella», si complimentò Edward, quando ci raggiunse insieme agli altri.
Mi illuminai. «È stato facile», mi giustificai, emozionata. «Mi è piaciuto tanto».
Edward sorrise, intenerito, poi mi appoggiò un braccio sulla spalla.
«Andiamo», disse, facendo un cenno con la testa in direzione nord.
Annuii, poco consapevole di ciò che mi stava aspettando, e sparii assieme a loro nel verde della foresta.

 

Angolo autrice.
Lol ho dovuto buttare un occhio sui miei vecchi capitoli per ricordare come intitolavo questo spazio ._. Mama, che tristezza.
Beh, ecco qui. Dopo la bellezza di sei mesi, Bella ha riaperto gli occhi.
E’ stato così difficile per me avere a che fare con questa Bella tutta nuova ‘-‘
Insomma, sì, mi sento strana nei suoi riguardi… boh.
Mi scuso per le parti descrittive e per la leggera confusione che può farvi provare un capitolo del genere, ma è ciò che prova in questo momento la nuova vampitonna.
Senza ricordi sembra ancora più ameba XD
Niente panico per il vuoto mentale della tonna
J presto si ricorderà tutto! Dopo la caccia sarà più concentrata, e riuscirà a ricordare tutto… spero!
Vi chiedo inoltre di pazientare, per rincontrare Jake, almeno un paio di capitoli. Il prossimo sarà dedicato alla caccia della tonna, nonché alle spiegazioni di Carlisle, penso…
Ma quello dopo, il nostro Jacobbino bello tornerà in scena <3
Spero solo di non metterci tanto ç___ç anzi, ne approfitto per scusarmi del ritardo…
Sono un disastro T_T ma la colpa è anche di S., che mi deconcentra perché sta sempre al centro dei miei pensieri >_< (ahahah ti amo idiota <3)
 
Ringrazio infinitamente le persone che hanno recensito, quelle che hanno inserito questa storia alle preferite, alle seguite e quelle da ricordare.
Grazie di cuore, come sempre <3
Alla prossima, e spero presto!
un bacio,
Bea :3

   
 
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