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Autore: Unsub    08/02/2011    14 recensioni
Procedo con passo marziale verso l’altare, dove lo sposo mi attende. I miei occhi si spostano con studiata indifferenza sui presenti. Per lo più nobili curiosi di vedere l’ambiguo Comandante Oscar Françoise de Jarjeyes che si sposa.
E se il Generale non fosse così sprovveduto da non calcolare che la dinastia dei de Jarjayes sarebbe finita con Oscar? E se qualcuno gli suggerisse un piano alternativo? Cosa sarebbe successo se...?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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La marchesa de Brennon continuava a camminare su e giù nello studio del Generale. Era nervosa e contrariata dall’incidente avvenuto il giorno prima a Versailles, avevano rischiato di perdere tutto. Batté un piede stizzita, chiedendosi cos’altro potesse andare storto nel suo piano perfetto.
A seguito di una distrazione di André, il cavallo della Delfina si era imbizzarrito e Oscar era riuscita a salvarla appena in tempo. Si era poi fatta garante per vita del suo attendente, che il Re aveva incolpato condannandolo a morte. Durante il salvataggio di Maria Antonietta, sua nipote era rimasta ferita ad un braccio e aveva perso molto sangue, era in stato di incoscienza dalla sera prima.
Proprio in quel momento suo fratello entrò ed andò a sedersi, visibilmente sfinito, alla propria scrivania.
-    Si è appena svegliata – disse chiudendo gli occhi – Il dottore dice che è fuori pericolo.
Gerardine sospirò di sollievo, portandosi una mano al petto, dove il suo cuore non voleva smetterla di battere all’impazzata. Era sollevata di sapere che Oscar stava bene, ma in un attimo riacquistò il suo solito distacco. Si rimproverò mentalmente di essersi lasciata andare, non era il momento per i sentimentalismi.
-    Auguste, è arrivato il momento – disse guardando fuori dalla finestra.
-    Ora? – il Generale la guardò sconcertato – Ho appena rischiato di perdere mia figlia e tu…
-    Non è il momento di perdere la lucidità. Abbiamo rischiato di vedere andare in frantumi tutto il nostro lavoro, vuoi rischiare ancora? – si voltò verso di lui con uno sguardo di ghiaccio – Non possiamo aspettare ancora, tua figlia ormai ha diciotto anni. Molte donne nobili alla sua età sono già sposate.
-    Oscar è diversa dalle altre.
-    Abbiamo fatto in modo che lo fosse, ma dobbiamo andare avanti con il nostro piano – si avvicinò alla scrivania del fratello ed aprì uno scomparto segreto – Il documento è ancora qui, quindi non hai cambiato idea. Cosa ti trattiene?
-    Nulla – il conte de Jarjayes prese un respiro e si alzò deciso – Hai ragione, è arrivato il momento. Lascio tutto nelle tue mani, mia cara.
-    Mi occuperò io di tua figlia, tu devi solo farmi stare da sola con lei.

Oscar era appoggiata ai cuscini, mentre intorno a lei Nanny ed André si davano da fare perché stesse comoda. Il conte di Fersen era seduto accanto al letto e sembrava divertito di quel andirivieni che si era creato intorno al letto della malata.
-    Assicurati che madamigella non scenda dal letto – Marron puntò un dito contro suo nipote – Io vado a prepararle della cioccolata calda, tu vedi di non combinare altri disastri.
Oscar e Fersen scoppiarono a ridere, mentre André faceva una smorfia di disappunto per essere stato ripreso in quel modo davanti ad un ospite. Mentre si impegnava a sistemare meglio i cuscini del letto per permettere alla sua amica di stare più comoda, notò un movimento sulla porta. Si girò, aspettandosi di vedere sua nonna tornare con la famosa cioccolata, niente di più sbagliato.
Fermi sulla soglia, con un’aria che prometteva tempesta, il Generale e sua sorella osservavano la scena contrariati da qualcosa. La marchesa fece qualche passo avanti, stringendo fra le mani una pergamena, fulminando con gli occhi il conte di Fersen che si alzò immediatamente per farle un inchino.
-    Marchesa de Brennon, che piacere rivederla – disse lo svedese, non rendendosi conto dello sguardo ostile della donna.
-    Conte di Fersen – la donna non accennò neanche un lieve movimento del capo – Non ritenete che sia inappropriato che un uomo si fermi nelle stanze di una ragazza che si trovi al letto?
-    Ero passato per assicurarmi che Oscar stesse bene.
-    Dovreste rivolgervi a mia nipote con l’appellativo di Comandante oppure con il suo titolo nobiliare, non mi piace la vostra familiarità. Forse in Svezia è diverso, ma qui tale atteggiamento potrebbe mettere mia nipote al centro di pettegolezzi poco lusinghieri per una donna nubile e fidanzata!
Oscar trasalì guardando esterrefatta la zia. Cosa diavolo stava dicendo?
-    Fidanzata? – chiese con un filo di voce.
-    Fidanzata, mia cara – ribadì Gerardine – Ora conte, se volete scusarci, io e mia nipote dobbiamo discute di alcune cose.
-    André – intervenne il Generale con sguardo altrettanto torvo – Accompagna il conte alla porta e poi vieni nel mio studio.
Oscar continuava a guardare quella scena come una spettatrice inerme. Si chiedeva cosa stesse succedendo e di quale fidanzato sua zia stesse parlando. Lei era stata cresciuta come un uomo, era stata istruita alle armi e non si era mai parlato di matrimonio, come invece era avvenuto per le sue sorelle.

Gerardine de Brennon continuava a guardare sua nipote di sottecchi mentre si accomodava sulla sedia lasciata libera dal conte di Fersen. Si spostò distrattamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre con l’altra mano continuava a stringere al petto la pergamena che aveva preso dallo studio di Auguste.
-    Sei diventata molto bella Oscar – le disse come pensando ad altro.
-    Zia, mi volete chiarire questa storia del fidanzamento?
-    Abbiamo pensato che non fosse necessario che tu lo sapessi, in fin dei conti è un matrimonio combinato come si addice all’aristocrazia – spostò lo sguardo fuori dalla finestra perdendosi nei ricordi – Avevi sette anni quando fu deciso, eri troppo piccola per capire. Ormai sei una donna fatta, hai l’età giusta per sposarti. Le tue sorelle si sono sposate anche più giovani, non c’è nulla di strano in questo.
-    Mio padre mi ha cresciuta come un uomo – Oscar cercava di attaccarsi a quella verità.
-    Questo non ha niente a che vedere con la tua carriera militare. Sono sicura che il tuo sposo non troverà da ridire sul fatto che tu continui ad indossare l’uniforme. Sei conscia del fatto che il nome dei Jarjayes finirebbe con te, giusto?
Oscar assentì controvoglia, non le piaceva la piega che aveva preso la conversazione.
-    Il nostro casato è molto antico – Gerardine attaccava su un nuovo fronte – Non possiamo permettere che il nostro nome vada perso, quindi tuo padre ha fatto i passi necessari affinché ciò non accada. Ora tu potresti anche rifiutare di sposarti, ma ti voglio far presente che comunque non saresti più l’erede della nostra dinastia.
-    Pensate di passare il nome ad uno dei miei nipotini? – le sembrava la situazione più logica.
-    Sarebbe inutile, i tuoi cognati potrebbero non essere d’accordo. Inoltre non mi fido delle altre famiglie nobili, molti sono gelosi di noi e delle nostre ricchezze. Potrebbero riprendere il cognome originale non appena tuo padre fosse morto – Gerardine socchiuse gli occhi e fece un sorriso cattivo – Meglio qualcuno che sia fedele al nostro casato, qualcuno che non ha passate glorie da reclamare.
-    Cosa c’entra questo con me?
-    Semplice mia cara. Tuo padre ha un figlio adottivo – la marchesa lasciò all’altra il tempo di assorbire la notizia – Quindi se tu decidessi di non sposarti, le ricchezze della famiglia andrebbero a questo ragazzo e tu ti ritroveresti senza niente. Inoltre, tuo padre si impegnerebbe a farti revocare l’incarico e tu dovresti sposare un altro nobile che sia disposto a prenderti senza dote. Non credo tu abbia molta scelta, nipote mia.
Lo sguardo della ragazza correva su e giù per la stanza, cercando un appiglio per uscire da quell’incubo. Sua zia l’aveva messa con le spalle al muro. Qualsiasi decisione avesse preso avrebbe comunque perso la sua libertà e avrebbe dovuto sposarsi con un perfetto estraneo.
-    Voglio parlare con mio padre – l’ultima speranza.
-    E’ lui che mi ha chiesto di parlarti, cara. Faccio appello al tuo senso dell’onore, vuoi veramente venir meno ad una promessa fatta da tuo padre? Vuoi deluderlo così?
All’immagine dello sguardo di rimprovero misto a delusione di suo padre, Oscar chinò il capo sconfitta.
-    Chi devo sposare?
-    Il nome è su questa pergamena – dicendo così le poggiò sulle ginocchia la preziosa carta.
Oscar lesse attentamente e più volte il documento, non riuscendo a capacitarsi di quello che suo padre aveva architettato.
-    State scherzando, zia?
-    Io non scherzo mai.
Oscar sentì una lacrima scenderle sulla guancia, le avevano appena distrutto la vita.

Continua…
   
 
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