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Autore: iryssha    08/02/2011    1 recensioni
Non vi siete mai chiesti cosa nasconda Kakashi sotto la sua maschera? o cosa significhi il suo sguardo triste? Forse sono solo i ricordi che ci tace. (Tengo sottolineare che Tsubaki non è un riferimento ma un personaggio originale)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie
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Tanti descrivono il tempo come crudele, scorre incurante dei desideri e dei dolori, ma la vita è un incessante divenire che ci prende nella sua corrente; dobbiamo lottare per stare a galla e vedremo rive migliori. Il villaggio fu ricostruito, le persone tornarono a sorridere, centinaia di nuove battaglie incombevano e passavano insieme alle stagioni ed alle nuvole che si rincorrevano in cielo. Il Quinto Hokage fu eletto, i fiori sulle tombe appassirono e nuove missioni furono assegnate. Kakashi continuò a godere del riguardo di tutti e non venne mai meno alle aspettative dei suoi compagni; divenne più forte, sicuro di sé e sereno. Ogni anno puntualmente arrivava un piccione da destinazioni lontane e per lo più sconosciute, portava gli auguri di Tsubaki per il suo quindicesimo, sedicesimo, diciassettesimo compleanno. Lui ogni volta scriveva su un foglietto: “Grazie, non so dove ti trovi né dove ti troverai ma spero tu stia bene. Se ricevi questo messaggio conservalo e rileggilo il giorno del tuo compleanno: auguri. Sperando di rivederti presto, Kakashi.”
L’alone di mistero attorno alla sua figura crebbe, trascorreva da solo gran parte del suo tempo e nessuno sapeva cosa nascondesse sotto la maschera, quella che fedelmente portava ogni volta qualcuno avrebbe potuto vederlo. Una domenica di primavera si trovava nel bosco, leggeva all’ombra di un albero, godendosi l’aria fresca ed il profumo dell’erba mentre una leggera foschia andava formandosi man mano che il sole calava. Avvertì una presenza, non sembrava fosse qualcuno che cercava di nascondersi ma, più che altro, una creatura silenziosa  che si stava avvicinando. Chiuse il libro e guardò dritto davanti a sé fino a scorgere un ombra accovacciata a qualche metro da lui. Lentamente l’ombra si alzò e la foschia si diramò permettendo al jonin di vederla distintamente. Quando si tolse la maschera per un istante lui trattenne il respiro. Portava i capelli sciolti ora, le cadevano lisci sulle spalle fino a metà busto, le mani erano più affusolate, le gambe più lunghe, le era cresciuto il seno e gli occhi avevano assunto un taglio più raffinato. “Ciao Kakashi.” disse e la sua voce era più pacata e melodiosa, gli si avvicinò ed i suoi movimenti erano eleganti e silenziosi. Le andò in contro, solo ora si rendeva conto di essere cresciuto: vedeva come le forme di lei erano cambiate ma andandole vicino si accorse che lui era comunque più alto e con le spalle più larghe. “Come ti sei fatto alto e forte, sono molto colpita.” scherzò lei sorridendo. Delicatamente gli abbassò la maschera lasciando che si arrotolasse sul collo. “Ma guarda, ti è anche cresciuta la barba. Forse ormai sei troppo grande per essere preso a pizzicotti. Oh no, si riesce ancora perfettamente.- disse ridendo e stringendogli la guancia con il pollice e l’indice. –non reagisci grande shinobi?” anche lui fece lo stesso gesto e biascicò: “Cerco di limitarmi, sono troppo forte e ti farei del male.” Erano successe tante cose, ma in quel momento sembrava che il tempo non fosse mai trascorso e loro fossero ancora due bambini che si azzuffavano per gioco. Trascorsero la notte nel bosco, parlando e scherzando, cercando di vivere il più possibile il tempo che gli era concesso. Kakashi non le disse quanto soffriva la sua mancanza, né cosa provava per lei. La vita gli aveva insegnato a stipare sentimenti ed emozioni nei recessi della sua mente, altrimenti essi lo avrebbero divorato. Le chiese solo: “Per quanto tempo dovremo accontentarci di poche ore rubate ai nostri doveri?” Tsubaki sospirò. “Noi Oinin andiamo in pensione presto, a trent’anni avrò assolto il mio giuramento. Mi dispiace di non potermi fermare di più, fra quattordici anni tornerò a vivere a Konoha, e staremo insieme. Potrei insegnare ai genin, mi piacerebbe insegnare e uccidere ninja è tutto quello che so fare.”
“Insegnare? Dici sul serio?”
“Certo, perché no? Noi dobbiamo tutto ai nostri sensei e mi piacerebbe tramandare le mie conoscenze.”
“Non credo che mi ci vedrei.”
“Io invece ti ci figuro bene, formeresti ninja forti e leali come te. Potresti anche vegliare sul figlio del Quarto Hokage insegnandogli a badare a se stesso. Saresti molto bravo.”
“Non lo so, vedremo in futuro, quattordici anni sono un’infinità di tempo.”
“Sono un’infinità di storie che mi racconterai ad ogni incontro. A proposito, sei diventato un ometto ormai, scommetto che fai strage di ragazzine invaghite del bel ragazzo mascherato!” Kakashi arrossì e si mise a ridere per l’imbarazzo. “Ma che cosa dici? Io non bado a queste cose..”
“Certo certo, adesso fai il timidone ma sono sicura che ti dai alla pazza gioia quando io non ci sono!” Il ragazzo si limitò a sorridere e distogliere lo sguardo, poi un pensiero lo attraversò e per un istante si sentì raggelare. Si calmò sospirando ed appoggiando la schiena all’albero vicino al quale erano seduti, poi con noncuranza chiese: “Tu? Non mi hai mai raccontato di nuovi amici o simili.”
“Perché non ne ho.. non c’è molta competizione fra ninja inseguitori ma nemmeno spirito di squadra. Tendono tutti a badare ai propri affari e ai propri segreti. Credo che ormai le nostre maschere ci siano penetrate fin nell’anima.” rispose con una soffocata amarezza. Kakashi non aveva mai realizzato quanto anche lei fosse sola, sospettava fosse anche questo ciò che li legava ma non gli era mai apparso così chiaramente. Forse dirle quanto teneva a lei l’avrebbe consolata? O le sarebbe stato d’impiccio? Perché bastava il suo sguardo triste a farlo sentire piccolo e debole? “Tsubaki io.. “
“Shh.. ascolta, senti com’è rassicurante il vento. È così bello stare qui, accanto a te. Mi ricorda quando eravamo piccoli, siamo stati sciocchi a giocare tutto il tempo e  non goderci questo paesaggio?”  Lui non seppe se essere sollevato o meno da quell’interruzione. “Non.. non lo so. Io ricordo che lo guardavamo ogni tanto.”
“Dici? Oh ma ti ho interrotto prima, cosa volevi dirmi?”
“Ah, hem. Sì io.. ecco volevo solo dirti che, beh che le ragazze non mi interessano. Cioè no, non in quel senso. Aspetta, intendo le altre, io.. Tsubaki.” Si sentiva un idiota, ci aveva provato ma poi gli era preso il panico, non sapeva come dirlo né quanto dire; se limitarsi o vuotare il sacco. Lei era una donna e lui si comportava come un ragazzino goffo, strinse i pugni contraendo gli addominali per la tensione. “Kakashi, io non ti voglio costringere ad aspettarmi. Tu meriti di vivere una vita magnifica e travolgente. Ti sei già imposto di nascondere il tuo viso a causa mia ed io non potrei mai chiederti di più. Ora devo andare.” continuò alzandosi da terra, lui fece lo stesso. La vedeva triste, fremeva dal desiderio di rivelarle tutto prima che fosse troppo tardi ma non sapeva se era la cosa giusta da fare. “Il mio addestramento è finito, da ora gni sei mesi mi verrà assegnato un periodo di pausa di circa una settimana, a volte di più. Quei giorni saranno tuoi se li vorrai ma non voglio farti promesse che portino te a delle rinunce. Perdonami se adesso mi viene da piangere ma mi sento stupida ed in colpa. Non sei più costretto ad aspettarmi, mi rendo conto che è un giuramento a cui non puoi tener fede. Forse è meglio che sparisca dalla tua vita e..” non fece in tempo a finire la frase. Kakashi non sostenne la vista delle sue lacrime e le prese il viso fra le mani dimostrandole che non sarebbe mai venuto meno alla sua promessa, anzi con quel gesto gliene fece un’altra di devota fedeltà. Guardandola negli occhi sorrise, si rimise a posto la maschera e calò sul viso di lei la sua. “A tra sei mesi allora, ti aspetto qui.” Tsubaki scomparì nella nebbia, incredula ed insieme estasiata dalla gioia.
   
 
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