Non vi siete mai chiesti cosa nasconda Kakashi sotto la sua maschera? o cosa significhi il suo sguardo triste? Forse sono solo i ricordi che ci tace. (Tengo sottolineare che Tsubaki non è un riferimento ma un personaggio originale)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie
Tanti descrivono il tempo come crudele, scorre incurante dei desideri e
dei dolori, ma la vita è un incessante divenire che ci
prende nella sua corrente; dobbiamo lottare per stare a galla e vedremo
rive migliori. Il villaggio fu ricostruito, le persone tornarono a
sorridere, centinaia di nuove battaglie incombevano e passavano insieme
alle stagioni ed alle nuvole che si rincorrevano in cielo. Il Quinto
Hokage fu eletto, i fiori sulle tombe appassirono e nuove missioni
furono assegnate. Kakashi continuò a godere del riguardo di
tutti e non venne mai meno alle aspettative dei suoi compagni; divenne
più forte, sicuro di sé e sereno. Ogni anno
puntualmente arrivava un piccione da destinazioni lontane e per lo
più sconosciute, portava gli auguri di Tsubaki per il suo
quindicesimo, sedicesimo, diciassettesimo compleanno. Lui ogni volta
scriveva su un foglietto: “Grazie, non so dove ti trovi
né dove ti troverai ma spero tu stia bene. Se ricevi questo
messaggio conservalo e rileggilo il giorno del tuo compleanno: auguri.
Sperando di rivederti presto, Kakashi.”
L’alone di mistero attorno alla sua figura crebbe,
trascorreva da solo gran parte del suo tempo e nessuno sapeva cosa
nascondesse sotto la maschera, quella che fedelmente portava ogni volta
qualcuno avrebbe potuto vederlo. Una domenica di primavera si trovava
nel bosco, leggeva all’ombra di un albero, godendosi
l’aria fresca ed il profumo dell’erba mentre una
leggera foschia andava formandosi man mano che il sole calava.
Avvertì una presenza, non sembrava fosse qualcuno che
cercava di nascondersi ma, più che altro, una creatura
silenziosa che si stava avvicinando. Chiuse il libro e
guardò dritto davanti a sé fino a scorgere un
ombra accovacciata a qualche metro da lui. Lentamente l’ombra
si alzò e la foschia si diramò permettendo al
jonin di vederla distintamente. Quando si tolse la maschera per un
istante lui trattenne il respiro. Portava i capelli sciolti ora, le
cadevano lisci sulle spalle fino a metà busto, le mani erano
più affusolate, le gambe più lunghe, le era
cresciuto il seno e gli occhi avevano assunto un taglio più
raffinato. “Ciao Kakashi.” disse e la sua voce era
più pacata e melodiosa, gli si avvicinò ed i suoi
movimenti erano eleganti e silenziosi. Le andò in contro,
solo ora si rendeva conto di essere cresciuto: vedeva come le forme di
lei erano cambiate ma andandole vicino si accorse che lui era comunque
più alto e con le spalle più larghe.
“Come ti sei fatto alto e forte, sono molto
colpita.” scherzò lei sorridendo. Delicatamente
gli abbassò la maschera lasciando che si arrotolasse sul
collo. “Ma guarda, ti è anche cresciuta la barba.
Forse ormai sei troppo grande per essere preso a pizzicotti. Oh no, si
riesce ancora perfettamente.- disse ridendo e stringendogli la guancia
con il pollice e l’indice. –non reagisci grande
shinobi?” anche lui fece lo stesso gesto e
biascicò: “Cerco di limitarmi, sono troppo forte e
ti farei del male.” Erano successe tante cose, ma in quel
momento sembrava che il tempo non fosse mai trascorso e loro fossero
ancora due bambini che si azzuffavano per gioco. Trascorsero la notte
nel bosco, parlando e scherzando, cercando di vivere il più
possibile il tempo che gli era concesso. Kakashi non le disse quanto
soffriva la sua mancanza, né cosa provava per lei. La vita
gli aveva insegnato a stipare sentimenti ed emozioni nei recessi della
sua mente, altrimenti essi lo avrebbero divorato. Le chiese solo:
“Per quanto tempo dovremo accontentarci di poche ore rubate
ai nostri doveri?” Tsubaki sospirò. “Noi
Oinin andiamo in pensione presto, a trent’anni
avrò assolto il mio giuramento. Mi dispiace di non potermi
fermare di più, fra quattordici anni tornerò a
vivere a Konoha, e staremo insieme. Potrei insegnare ai genin, mi
piacerebbe insegnare e uccidere ninja è tutto quello che so
fare.”
“Insegnare? Dici sul serio?”
“Certo, perché no? Noi dobbiamo tutto ai nostri
sensei e mi piacerebbe tramandare le mie conoscenze.”
“Non credo che mi ci vedrei.”
“Io invece ti ci figuro bene, formeresti ninja forti e leali
come te. Potresti anche vegliare sul figlio del Quarto Hokage
insegnandogli a badare a se stesso. Saresti molto bravo.”
“Non lo so, vedremo in futuro, quattordici anni sono
un’infinità di tempo.”
“Sono un’infinità di storie che mi
racconterai ad ogni incontro. A proposito, sei diventato un ometto
ormai, scommetto che fai strage di ragazzine invaghite del bel ragazzo
mascherato!” Kakashi arrossì e si mise a ridere
per l’imbarazzo. “Ma che cosa dici? Io non bado a
queste cose..”
“Certo certo, adesso fai il timidone ma sono sicura che ti
dai alla pazza gioia quando io non ci sono!” Il ragazzo si
limitò a sorridere e distogliere lo sguardo, poi un pensiero
lo attraversò e per un istante si sentì
raggelare. Si calmò sospirando ed appoggiando la schiena
all’albero vicino al quale erano seduti, poi con noncuranza
chiese: “Tu? Non mi hai mai raccontato di nuovi amici o
simili.”
“Perché non ne ho.. non c’è
molta competizione fra ninja inseguitori ma nemmeno spirito di squadra.
Tendono tutti a badare ai propri affari e ai propri segreti. Credo che
ormai le nostre maschere ci siano penetrate fin
nell’anima.” rispose con una soffocata amarezza.
Kakashi non aveva mai realizzato quanto anche lei fosse sola,
sospettava fosse anche questo ciò che li legava ma non gli
era mai apparso così chiaramente. Forse dirle quanto teneva
a lei l’avrebbe consolata? O le sarebbe stato
d’impiccio? Perché bastava il suo sguardo triste a
farlo sentire piccolo e debole? “Tsubaki io.. “
“Shh.. ascolta, senti com’è rassicurante
il vento. È così bello stare qui, accanto a te.
Mi ricorda quando eravamo piccoli, siamo stati sciocchi a giocare tutto
il tempo e non goderci questo paesaggio?”
Lui non seppe se essere sollevato o meno da
quell’interruzione. “Non.. non lo so. Io ricordo
che lo guardavamo ogni tanto.”
“Dici? Oh ma ti ho interrotto prima, cosa volevi
dirmi?”
“Ah, hem. Sì io.. ecco volevo solo dirti che, beh
che le ragazze non mi interessano. Cioè no, non in quel
senso. Aspetta, intendo le altre, io.. Tsubaki.” Si sentiva
un idiota, ci aveva provato ma poi gli era preso il panico, non sapeva
come dirlo né quanto dire; se limitarsi o vuotare il sacco.
Lei era una donna e lui si comportava come un ragazzino goffo, strinse
i pugni contraendo gli addominali per la tensione. “Kakashi,
io non ti voglio costringere ad aspettarmi. Tu meriti di vivere una
vita magnifica e travolgente. Ti sei già imposto di
nascondere il tuo viso a causa mia ed io non potrei mai chiederti di
più. Ora devo andare.” continuò
alzandosi da terra, lui fece lo stesso. La vedeva triste, fremeva dal
desiderio di rivelarle tutto prima che fosse troppo tardi ma non sapeva
se era la cosa giusta da fare. “Il mio addestramento
è finito, da ora gni sei mesi mi verrà assegnato
un periodo di pausa di circa una settimana, a volte di più.
Quei giorni saranno tuoi se li vorrai ma non voglio farti promesse che
portino te a delle rinunce. Perdonami se adesso mi viene da piangere ma
mi sento stupida ed in colpa. Non sei più costretto ad
aspettarmi, mi rendo conto che è un giuramento a cui non
puoi tener fede. Forse è meglio che sparisca dalla tua vita
e..” non fece in tempo a finire la frase. Kakashi non
sostenne la vista delle sue lacrime e le prese il viso fra le mani
dimostrandole che non sarebbe mai venuto meno alla sua promessa, anzi
con quel gesto gliene fece un’altra di devota
fedeltà. Guardandola negli occhi sorrise, si rimise a posto
la maschera e calò sul viso di lei la sua. “A tra
sei mesi allora, ti aspetto qui.” Tsubaki scomparì
nella nebbia, incredula ed insieme estasiata dalla gioia.