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Autore: rees    08/02/2011    4 recensioni
Bruno Heller ha spesso deliziato i fan con dei bellissimi momenti romantici, simpatici, dolci e a volte anche tristi, fra i nostri personaggi preferiti. Ma non sempre le cose si sono concluse come noi fan avremmo voluto! Anzi è successo praticamente sempre così :)
ecco perchè ora tocca a noi scrivere quei momenti mancati! Tocca a noi scrivere cosa avremmo voluto vedere: facciamo sognare noi stesse!
è richiesta la partecipazione di tutte (se volete ovviamente!)!!
un bacione:)
Giada
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: La multa non la pago
Autore: Aoko Nakamori
Pairing: Jisbon
Raiting: Verde
Episodio: 3x13


-Ma la multa non la pago.
-Non la pagherò io al tuo posto.
Resto allibita nel vedere Patrick mettersi in bocca quel foglio stropicciato con tutta l'apparente intenzione di ingoiarlo. Che faccio, glielo dico che, volendo, posso provare a farla pagare al direttore? No, meglio di no. Meglio vedere fino a che punto si spingerà il consulente.
È uno spasso con quella palletta gialla ad obbligarlo al silenzio. Eppure cerca davvero di mandarlo giù. Inizio a ridere convulsamente, saperlo liberato dal municipio, dove era stato preso come ostaggio, mi fa sentire molto meglio. Ora sono rilassata, anche se devo ammettere che non avevo poi così tanto timore, non tanto quanto quando era stato rapito, almeno.
-Lifbon, fmeffila fi rifere!
Le mie risate se possibile sono ancora più scatenate. Mi siedo sulla scrivania, tenendomi la pancia che inizia a far male dal troppo divertimento.
-Dai, Jane! Sappiamo entrambi che non lo ingoierai!
-Fommeffiamo?
Tutto tronfio fa segno di voler ingoiare la pallina di carta, diventando blu. Inizia a tossire mentre io ancora non posso smettere di ridere.
-Lifbon, fi prefo, aiufami! Sfo foffocanfo!
Mi rendo conto che effettivamente non riesce a respirare. Scendo dalla scrivania ed inizio a dargli pacche sulla schiena, ancora in preda alle risate, finché non sputa fuori il pezzo di carta. Lo prende in mano e lo butta nel secchio.
-Posso farla pagare dal direttore. Tirala fuori, rientrerà tra le spese del CBI.
Non ho il coraggio di prenderla tra le mani. È stupido. Mi fa più ribrezzo quella pallina piuttosto che un cadavere. O forse dipende dalla persona “proprietaria” di quel fogliaccio. Anche se forse in quel caso non sarebbe ribrezzo... uff... vallo a capire il mio cervello.
-Non potevi dirlo prima?
Patrick raccoglie il foglio dal cestino, per poi rialzarsi e guardarmi con aria curiosa. Chissà che espressione ho stampata in faccia.
-Non è che hai un po' d'acqua? La mia bocca sa di carta ed inchiostro.
Prendo la valigetta e lo accompagno nel cucinino. Lo osservo mentre beve due bicchieri d'acqua fresca con espressione schifata.
-Bleah. Il sapore non vuole andarsene.
-Prova con un caffè.
-Semmai un the caldo.
-No, il caffè è pronto. Il the devo aspettare che lo prepari.
-Guarda che non ti ho chiesto io di restare.
Faccio una linguaccia, divertita. Decisamente, questa sera rientra tra le migliori degli ultimi dieci anni. E pensare che molte delle mie serate diventano speciali grazie al mio biondo consulente.
-E pensare che volevo fare la persona carina e tenerti compagnia.
Sbuffo, mentre lui si avvicina dopo aver messo a bollire l'acqua. Si appoggia al mobiletto della cucina, trovandosi proprio di fronte a me.
-Andiamo, Lisbon, tu non sei mai solo carina.
Eh? Cosa? Come? Ho sentito bene? Ho sognato tutto? Ditemelo perché le mie gambe si sono sciolte. Non credo di essere in grado di rispondere, ora.
-Beh, grazie. Mi hanno... abituata a... ehm.... comportarmi... uh.... così.
Si è avvicinato tremendamente, facendomi balbettare come una ragazzina alla prima cotta. Sento il suo respiro sulle mie labbra socchiuse. Sa di miele. Con gli occhi chiusi le sfiora, leggero. Non ci mette molto ad approfondirlo.
Fiiiiiiiiiiiiiiiii.
Il bollitore ci riporta alla realtà. Il fischio è da spaccare i timpani. Patrick si allontana, stranamente imbarazzato. Versa il suo the nella tazza ed aspetta, come suo solito. Zucchero, latte, acqua bollente e solo alla fine la bustina dell'infuso. Ormai ho imparato anche io a prepararlo come piace a lui. Non mi guarda, non mi sfiora. Nulla. Decido di tornare in ufficio prima di scoppiare in lacrime ma mi ferma.
-Teresa, aspetta. Non ti sto rifiutando, non sto ritrattando quello che ho fatto. Ma non voglio e non posso perderti. Lo capisci? John potrebbe prenderti come ha fatto con la Frye ed è l'ultima cosa che voglio. Ti amo troppo per poter rischiare.
Esce dal cucinino mentre io rimango lì, imbambolata, la mano ancora sospesa nel prendere la valigetta da sopra il tavolo.
Mi ama? John? Chi è John?
Maledizione, sono Patrick Jane dipendente. E me ne sono resa conto troppo tardi.
   
 
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