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Autore: MiaStonk    08/02/2011    13 recensioni
In questa storia rivedrete i cari vecchi personaggi cinque anni più avanti, alle prese con gli stessi contorti sentimenti che li hanno accompagnati nei loro anni ad Hogwarts.
La storia sarà composta da quattro capitoli, più lunghetti del solito, ognuno dei quali vedrà come fulcro una coppia in particolare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, James Sirius Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Buon Sangue Non Mente'
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                                                                            4


E ho dimenticato di dirti che ti amo 
e la notte è troppo lunga e fredda, qui 
senza di te, piango per la mia condizione 
perchè non riesco a trovare la forza 
di dirti che ho così bisogno di te.

[Sarah Mclaggen, I love you ] 

 

Rose non era mai stata nell’ufficio di suo cugino, alla Gringott. Per ovvie ragione aveva evitato accuratamente tutti quei posti in cui avrebbe rischiato di vederlo. Se l’era ripromesso durante il suo ultimo anno ad Hogwarts, quando convivere con la presenza di Scorpius era stato insopportabile. All’epoca il suo rapporto con Al ne aveva risentito non poco, il ragazzo diluiva il suo tempo per non privare nessuno dei due della sua presenza, e non era semplice.

 

Ma quel giorno non poté evitare di recarvisi, Roxanne nei suoi accentuati vaneggiamenti di donna in subbuglio ormonale, non era riuscita a spiegarle quello che era accaduto tra lui e Katie. Così la sua curiosità superò il suo timore e fu felice della sua decisione mentre rideva fino a star male del racconto che suo cugino le stava narrando.

 

“Non ti vedevo ridere così da… troppo, direi…”

 

“Si, io… è che è troppo… Rox è… oh, Merlino sto morendo!”

 

Appoggiata alla scrivania accanto ad Al, era piegata in due e reggendosi lo stomaco cercava di mettere insieme parole di senso compiuto tra una risata e l’altra, con scarso risultato in effetti. Lo stridio della porta fece voltare entrambi e Rose, che ancora stava sbellicandosi, si interruppe così bruscamente che solo l’intervento di quel buon uomo di Merlino riuscì ad evitarle un soffocamento.

 

Scorpius restò impalato dinanzi a loro, la mano ancora ferma sulla maniglia. Il silenzio che improvvisamente li colse aveva un che di irreale. Per anni aprendo quella porta, aveva sperato di trovarla lì a ridere e scherzare con suo cugino, proprio come faceva ora. Si soffermò sul suo volto, ancora disteso e raggiante. Le labbra rosse appena dischiuse, gli occhi lucidi per le troppe risate. Pensò di non averla mia vista tanto bella.

 

Lo era sempre stata ai suoi occhi, ma quella beltà acerba negli anni era fiorita a tal punto che si scoprì incapace di respirare solo guardandola. Era consapevole di dover smettere di fissarla, ma i loro occhi incatenati non volevano saperne. Scorpius si chiese se quel cretino del suo migliore amico avesse compiuto qualche strana magia per cui non riusciva a muovere un muscolo eccetto il suo cuore che mai aveva accelerato così tanto il suo battito. Nemmeno la prima volta che l’aveva baciata, o la prima volta che avevano fatto l’amore o quando all’ultimo anno la osservava da lontano, desiderando solo di stringerla tra le sue braccia.

 

Era davvero giunto il momento? Se era così avrebbe dovuto sentirsi finalmente bene, felice. Invece sentiva di avvertire l’intera gamma delle emozioni umane, meno quelle che avrebbe voluto. Il pensiero di far uscire il proprio amore, di scoprire le proprie carte, lo spaventava da morire. Si diede del codardo decine e decine di volte in pochi secondi.

 

“Bhè… meglio che vada… a dopo Al…”

Rose diede un bacio sulla guancia a suo cugino e afferrata la borsa lasciata sulla scrivania, fece qualche passo verso la porta, mantenendo lo sguardo basso.

 

“Non andare via a causa mia…”

 

Rialzò gli occhi su di lui e fu sicura che il suo cuore avesse smesso di battere. Non avvertiva più il suo pulsare, non sentiva nulla se non la sua voce. Quella voce che per anni non aveva udito, ma che centinaia di volte aveva cercato di ricordare. Indugiò sui lineamenti di quel viso pallido, imprimendo nella mente ogni dettaglio.

 

Col tempo l’immagine di Scorpius era divenuta sfocata, e se da un lato era felice del fatto che riuscisse a pensare a lui molto meno, dall’altro odiava il fatto di non ricordare più ogni piega delle sue labbra, ogni piccola ruga del suo viso, ogni sfumatura di quel grigio che era il colore dei suoi occhi.

 

“N-no.. dovevo andare via comunque…”

 

Senza che nemmeno se ne rendesse conto, le sue labbra si piegarono in un sorriso. A Scorpius sembrò di essere stato appena colpito da un incantesimo gambe molli e se non si fosse tenuto ben saldo alla porta, si sarebbe di certo piegato sulle sue stesse ginocchia.

 

Quel sorriso, il suo sorriso di nuovo rivolto a lui. Non aggiunse altro, non ne era in grado. Rose fece un ultimo cenno a suo cugino, alzando la mano in segno di saluto e andò via. Albus si avvicinò all’amico, schioccando le dita dinanzi al suo viso, risvegliandolo così da quel dolce torpore.  Lo fissò a lungo, sorridendo e scuotendo il capo.

 

“Sei un cretino…”

 

Si, lo era. Così com’era consuetudine per loro rinfacciarsi vecchi insulti in situazioni davvero simili. Quelle furono le stesse parole che pochi giorni prima, Scorpius aveva usato per etichettarlo del suo comportamento con Katie e ora gli si rivoltavano contro. Ma era la verità, era un cretino, quando si parlava di lei lo era sempre stato.

 

                                                                                        ***

 

L’accogliente cafè della Londra babbana, quel giorno ospitava un vecchio gruppetto di amiche che da troppo tempo non sedevano a quel caro tavolo, dinanzi al consueto the e in quel caso, anche ad una sfilza di dolci di tutte le forme. Oramai le abitudini di Roxanne, da donna incita quale era, prevedevano quantità esorbitanti di cibo a qualsiasi ora e a niente servivano i presagi di Domique sulla sua futura obesità.

 

Rose prestava poca attenzione ai racconti di Katie, alle domande curiose di Lisa, alle prediche di Dom, alle conseguenti strambe repliche di Rox, e alle risate di Lily. Il volto di Scorpius, che solo due ore prima aveva avuto dinanzi agli occhi, non accennava a lasciare la sua mente. Rivedeva i suoi occhi, la sua espressione e soprattutto i cambiamenti che quel corpo avevano subito nel corso degli anni, era un uomo oramai.

 

“Rose hai caldo? Sei un peperone!”

 

La domanda di Roxanne la distrasse dai suoi pensieri,  le altre smisero di chiacchierare e concentrarono tutta la loro attenzione su di lei. In effetti si sentiva decisamente accaldata e l’idea di essere arrossita per quelle fantasie poco caste che avevano attraversato la sua mente, la imbarazzò maggiormente.

 

“N-no,no… forse un po’…”

 

Portò una mano sul viso, come a nasconderlo dalle occhiate preoccupate delle amiche e sbirciò le loro reazioni tra un dito e un altro. Nessuna di loro si era evidentemente bevuta la sua finta indifferenza alla cosa e conoscendole l’avrebbero, da lì a pochi minuti, tempestata di domande.

 

“Sei sicura?”

 

“Non me la racconti giusta….”

 

“Sei incinta anche tu?”

 

“Che hai combinato?”

 

Per l’appunto. Modalità apprensive, sospettose, invadenti in azione. Ma fu l’affermazione di Katie che lasciò tutte di stucco, inclusa la stessa Rose.

 

“Hai visto Scorpius…”

 

Le ragazze sgranarono gli occhi all’unisono, guardando prima l’una poi l’altra. Roxanne si fece scivolare un pasticcino dalle mani che finì per atterrare sul vestito di seta azzurra che Dominique aveva indosso. Ma talmente scossa dalla piega che stava prendendo la situazione, nemmeno lo notò.

 

“Io… come lo sai?”

 

“Vorrei dirti di averlo intuita io stessa o che posseggo doti da veggente, ma la verità è che prima di venire qui sono passata da Al… è stato lui a raccontarmi tutto!”

 

Rose storse la bocca in una smorfia indispettita. Non che avrebbe voluto tenere la cosa segreta alle sue amiche, ma l’aspetto da ‘pettegola’ di suo cugino, l’aveva sempre infastidita.

 

“Com’è successo, quando, dove, perché?”

 

Le domande fatte tutte di un fiato da un’agitata e divertita Roxanne, rispecchiavano la curiosità di tutte. Le ragazze osservavano Rose in attesa che lei parlasse, che le mettesse a conoscenza delle sue sensazioni, dei suoi pensieri. Ma lei ostentava ancora uno snervante silenzio. Sospirò, posando un gomito sul tavolo e reggendosi la testa col palmo della mano, borbottando qualcosa di incomprensibile. Evidentemente la confusione che albergava nella sua testa, non aveva trovato la giusta strada per giungere sino alle labbra.

 

“Rivederlo dopo tanto tempo deve aver creato in te un tale stato di confusione che tu stessa stenti a capirne qualcosa…”

 

Rose spostò lo sguardo su Lisa, incrociandone gli occhi colmi di dolcezza. Non potè evitare di sorridere ed annuire mestamente. Lei la capiva, tutte loro comprendevano la situazione. Nemmeno ci fu bisogno di parlare troppo quel pomeriggio, una sola frase chiarì ogni cosa.

 

“Confusione nella mia testa, ma non nel mio cuore…”

 

Rose sapeva cosa aveva sempre voluto, l’aveva capito col tempo certo, ma ci era riuscita ed ora quello che doveva fare era attendere ancora e in quel momento nemmeno lei sapeva quanto la sua pazienza sarebbe stata ripagata.

 

“ROXANNE! IL MIO VESTITO, MALEDIZIONE!”

 

                                                                            ***

 

“Rose ha uno di quegli aggeggi babbanni che chiamano tefelono, giusto?”

 

“Forse volevi dire telefono!

 

“Si quello che è… potrei farlo attraverso quel coso!”

 

“ Vuoi dirle che l’ami, che non hai mai smesso e che è il tuo più profondo tormento, con una telefonata?”

 

“No… hai ragione… una missiva?”

 

“Scorpius ti sei rincitrullito? Roxanne non è un buon esempio di vita, sai?”

 

Albus era appoggiato alla sua scrivania, braccia incrociate,  muoveva il capo, seguendo ogni movimento del suo migliore amico. Questo a grandi falcate attraversava la stanza per poi ritornare al medesimo punto di un attimo prima, fino a che non si accasciò su una poltrona, sprofondando il viso tra le mani e scuotendo il capo come in preda ad un attacco epilettico.

 

“Senti, devi solo andare da lei e parlarle, vedrai che tutto ti risulterà più semplice di quello che pensi!”

 

Si era avvicinato a lui con cautela, sedendosi sul bracciolo della poltrona e posando una mano sulla sua spalla. La situazione di Scorpius era diversa da qualsiasi altra lui avesse dovuto affrontare, persino quella con Katie. Non sapeva quindi in quale altro modo l’amico avrebbe dovuto comportarsi se non essendo sincero, aprendo il suo cuore.

 

Scorpius dal canto suo, rimuginava sul da farsi dal giorno in cui l’aveva rivista. Non pensava ad altro che a lei, a suoi occhi, la sua bocca, il suo corpo e… impazziva lentamente. Scattò in piedi all’improvviso, facendo ruzzolare Al giù dalla poltrona. Quest’ultimo lo guardava con un’espressione perplessa e allo stesso tempo spaventata.

 

“Cazzo ti prende?”

 

“Vado da lei !”

 

Afferrò la giacca e aprì la porta, quando stava per varcarla la voce di Albus lo trattenne.

 

“Ah, Malfoy…”

Scorpius voltò il capo verso di lui, alzando le sopracciglia e guardandolo nell’attesa che continuasse.

“Rendila spudoratamente felice, o scatenerò su di te la furia di Rox!”

 

L’amico gli sorrise, fingendo uno sguardo impaurito, poi dopo un ultimo cenno del capo, si allontanò. Al si rialzò, scompigliando maggiormente la sua corvina capigliatura e scartando una cioccorana che aveva in tasca. La figurina che ne uscì mostrava il volto di Albus Silente.

 

“La prego, ci pensi lei !”

 

Sospirò, accasciandosi sulla poltrona e ingozzandosi di cioccolata.

 

                                                                                         ***

 

“Etciù !”

 

L’ennesimo starnuto di una malata, l’ennesimo fazzoletto lasciato a marcire sul basso tavolino davanti al divano su cui Rose, tra una coperta e l’altra era sprofondata. Odiava sentirsi tanto debole a causa della febbre alta, odiava che chiunque la vedesse in quello stato.

 

Aveva perciò tenuto ben nascosto il motivo della sua ‘vacanza’. Per cui, quando sentì bussare alla propria porta, sperò con tutte le sue forse di non ritrovarsi una delle sue cugine o peggio ancora qualche suo collega del Ministero o sua madre, che ricopriva entrambi i ruoli.

 

Quando aprì la porta, lasciando intravedere solo la sua testolina rossa, immaginò di essere preda di un’allucinazione. Scorpius Hyperion Malfoy non poteva trovarsi dinanzi a lei, lì in quel momento. Quando poi udì anche la sua voce, indietreggiò velocemente portando le mani a chiudere la vestaglia che indossava su uno di quei pigiami con cui nessuno, nemmeno il tuo più caro amico dovrebbe vederti.

 

“Disturbo?”

 

“S-s… no… che ci fai qui?”

 

Scorpius avanzò mentre lei indietreggiava ancora di più, chiuse la porta alle sue spalle, affondando le mani nelle tasche e osservandola da capo a piedi. Notò il rossore del suo viso, gli occhi lucidi e la sentì tirare su col naso in un modo che gli parve adorabile. Probabilmente solo un uomo innamorato avrebbe potuto trovarla bellissima anche ridotta in quello stato.

 

“Hai la febbre?”

 

Gli si avvicinò, posando una mano sulla sua fronte, testandone la temperatura che appurò essere alta. Rose socchiuse gli occhi a quel contatto, riaprendoli solo quando le dita del ragazzo scesero lungo la sua guancia, indugiando su di essa. Si scostò da lui, incamminandosi verso il divano e raccattate le coperte e ammassatele in un angolo, si sedette facendo cenno a Scorpius di fare lo stesso. Non rispose alla sua domanda, ma ribadì quella che gli aveva rivolto solo un attimo prima.

 

“Che ci fai qui?”

 

Il ragazzo prese un lungo respiro, prima di imitarla e accomodarsi accanto a lei. Incrociò le dita, poggiando i gomiti sulle gambe e guardando ostinatamente davanti a sé. A Rose sembrò di impazzire nell’attesa che lui si decidesse a risponderle.

 

“Ho bisogno di parlarti, Rose…”

 

Sentirgli pronunciare nuovamente il suo nome le parve più una sofferenza che non una gioia. Deglutì a fatica, avvertendo il cuore salirle sino in gola. Ne sentiva il battito, che pian piano accelerava a dismisura, fino a che non sarebbe uscito dal suo petto. Era inutile, qualsiasi cosa facesse, la sua felicità come la sua angoscia erano date da una sola persona. Il mondo di Rose continuava a girare intorno a Scorpius.

 

“Dirti finalmente la verità… i motivi che più di cinque anni fa mi hanno spinto a lasciarti e…”

 

“Non ce n’è bisogno…”

 

“Rose ti prego, permettimi di spiegarti le mie ragioni…”

 

Scorpius che si era voltato verso di lei, preso dal panico e spaventato dall’idea che lei non lo ascoltasse neppure, la fissava implorante. Rose alzò una mano per zittirlo, chiudendo gli occhi e sospirando.

 

“Il motivo per cui non c’è ragione che tu continui è che so cosa stai per dirmi… col tempo io l’ho capito…”

L’espressione del ragazzo rifletteva a pieno il suo stato di confusione e perplessità. Lei sorrise, inclinando appena il capo per osservarlo meglio.

“Però… ce ne hai messo di tempo, voglio dire… un altro po’ e avrei accettato la corte di quel bellimbusto di…”

 

“ROSE!”

Scorpius si rialzò, osservandola dall’alto della sua statura e stringendo i pugni tanto da farsi male. Non riusciva a capire le sue parole o forse desiderava solo sbagliarsi.

“Tu sapevi che…”

 

“Sapevo che non avevi smesso di amarmi, sapevo che quelle rose, assieme alla smisurata quantità di cioccolata ad ogni compleanno o Natale erano da parte tua, sapevo che l’uomo biondo che di tanto in tanto vedevo fuori la mia finestra eri tu… e credimi, tante volte la tentazione di urlarti contro o pestarti è stata forte, ma avevo deciso di aspettare che fossi pronto… pronto a tornare da me… “

 

Rose si rialzò, posandogli una mano sul petto e sorridendogli ancora. Aveva atteso quel momento da troppo tempo, e ora l’unica cosa che desiderava era di lasciarsi tutto alle spalle e iniziare da capo, perché la loro storia doveva ricominciare.

 

“Certo, speravo che tu lo facessi prima di allontanarti da tuo padre, così ti avrei convinto a cercare con lui un compromesso, qualcosa per cui…”

 

“No, no, no… tu… “

 

Scorpius sentì la terra sotto i suoi piedi instabile, avvertì ogni sua certezza crollare. Per cinque anni aveva sofferto più di quanto era umanamente possibile e lei sapeva tutto, soffrendo assieme a lui e aspettandolo. Questo aveva fatto negli ultimi anni, smettere di vivere per attendere che lui si decidesse finalmente a tornare da lei. Lui voleva proteggerla e lei l’aveva capito. Sentì il bisogno di piangere, di sciogliere cinque anni di pene e rimpianti.

 

Rose capì la sua confusione, la sua immensa tristezza e lo abbracciò. Portò le sue braccia attorno al suo collo e alzandosi sulle punte si unì a lui. Quel gesto sciolse definitivamente il peso che lui portava sul cuore, si abbandonò così in un pianto liberatorio. Affondò la testa nei capelli di Rose, stringendola a sé per non permetterle di mandarla via mai più.

 

“Perdonami…”

 

La ragazza si scostò da lui, sorridendo e annuendo impercettibilmente. Lo guardò ancora prima che il suo sorriso si incrinasse in una smorfia piuttosto inquietante. Scorpius si allontanò di poco, spinto probabilmente dal suo istinto di sopravvivenza, cosa che non gli evitò comunque una ginocchiata pericolosamente vicina alla sua zona più sensibile, accompagnata da un pugno nello stomaco e un calcio sugli stinchi.

 

“Ora posso perdonarti… una tazza di the?”

 

Mentre Rose si dirigeva verso la cucina, uno Scorpius dolorante e acciaccato, si accasciava sul pavimento borbottando qualcosa sul fatto che un danno alla sua virilità avrebbe colpito anche lei. La ragazza fingendo di non aver udito le sue lamentele, si muoveva tra un utensile e l’altro sorridendo raggiante e soprattutto soddisfatta. Si, la storia potrà ricominciare.

 

                                                                                        ***

 

L’appartamento di Rose accoglieva ancora una volta diverse persone, come quel ventisette marzo. Giorno che alla ragazza parve incredibilmente lontano. In questo caso però le persone che affollavano il suo salotto erano davvero tutte quelle a cui aveva ceduto parte del suo cuore. Vi era anche lui. Poggiata al tavolo della cucina, osservava felice i suoi cugini, le sue amiche.

 

Roxanne sedeva sulle gambe di Lysander, rideva come aveva sempre fatto. Quella risata capace di risollevare qualsiasi animo turbato, quella risata che aveva fatto sì che Scamander si innamorasse di lei. Il ragazzo borbottava qualcosa sul suo peso e sulle sue povere gambe, beccandosi qualche pugno sulla spalla, subito seguito da un abbraccio e da un bacio. Roxanne aveva modi tutti suoi per dimostrargli il suo amore, ed era questo che rendeva la vita al suo fianco incredibile e anche un tantino pericolosa.

 

James e Lisa erano accanto al tavolo delle cibarie, lui stava ingozzandosi come suo solito e lei rideva del fatto che sapesse ancora sporcarsi come un bambino. Lui si fingeva offeso per poi afferrarla per i fianchi e baciarla, dimenticandosi di tutto il resto. L’amava, ogni giorno con più passione e tenerezza. Lei era stata al suo fianco per tutta la vita, dapprima con discrezione e poi facendosi spazio nel suo cuore, fino ad occuparlo completamente.

 

Katie mostrava ad Albus delle pergamene, sembravano missive. E lo erano, lettere che lei aveva scritto nei due anni in cui non erano assieme, evitando di mandargliele. Lui le leggeva, rialzando di tanto in tanto lo sguardo su di lei. Rose poteva vedere i suoi occhi verdi brillare di una luce meravigliosa e sapeva che da quel momento in avanti non avrebbe più permesso a niente e nessuno di portargliela via. Ma del resto lei stessa sospettava che Katie non sarebbe andata proprio da nessuna parte.

 

Dominique ascoltava con vero interesse ciò che Frank Paciock stava dicendole e Rose si stupì piacevolmente nel vederla così rapita. Intravide un accenno di rossore sulle gote di sua cugina e non potè fare a meno di sorridere, finalmente aveva permesso a qualcuno di sfiorare la sua anima, qualcuno che non fosse un Weasley o un Potter.

 

Il sorriso sulle labbra di Rose morì quando i suoi occhi si posarono su Hugo e Lily, chiacchieravano tranquillamente, ridendo di tanto in tanto, alle prese con la musica da mettere. Non aveva chiesto spiegazioni a nessuno dei due, ma aveva compreso quello che il loro cuore nascondeva. Avrebbe voluto che ci fosse un lieto fine anche per loro, lì in quella stessa sera. Tuttavia sapeva bene che la speranza sarebbe stata l’ultima a morire e forse anche per loro non era tutto andato perduto.

 

Scorpius, avvicinatosi a lei le posò un bacio nell’incavo del collo, cingendole la vita con le braccia. Lei sorrise, portando le mani sulle sue, stringendole.

 

“A cosa pensavi?”

 

“A quant’è meraviglioso il mio appartamento con voi dentro…”

 

Il ragazzo rise, poggiando la testa sulla sua spalla e inebriandosi del profumo della sua pelle, dei suoi capelli. Quel profumo che per anni aveva solo sognato e ricordato e che ora poteva vivere, ancora e ancora e ancora, senza mai stancarsi.

 

Probabilmente vi è una forza di gravità anche per i rapporti personali, non importa quanto arrivino in alto, alla fine della storia riescono sempre a trovare la strada di casa.

 

 

Il peggio é passato ora e possiamo respirare ancora 
voglio renderti felice, tu soffi via la mia sofferenza 
E' rimasto ancora cosi tanto da imparare 
E non é rimasto nessuno da combattere 
voglio renderti felice e soffiare via la tua sofferenza.

[Seether & Amy LeeBroken ]

 

 

 

Eccoci qui, con l’ultimo capitolo di questa terza parte e anche l’ultimo di questa serie. E’ un dolore lasciare andare via tutti loro, ma immagino non ci sia altro da aggiungere sulle loro vite, oramai semplicemente perfette.

Non so come ringraziare ognuno di voi, è merito vostro se ho continuato a scrivere di loro, e se sono riuscita a trasmettervi qualcosa, non posso che esserne orgogliosa.

Spero di non aver deluso le vostre aspettative con questo finale e di non ricevere troppi insulti al riguardo! :p

Naturalmente non smetterò di scrivere e se ancora vorrete seguire le mie storie, mi renderete davvero una pseudo autrice felicissima!

Vi abbraccio tutte, una per una!

Un’ultima parola… GRAZIE!

   
 
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