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Autore: Vahly    02/01/2006    4 recensioni
Draco Malfoy si risveglia in un letto che non è il suo, in una casa che non è la sua. Esatto, proprio la casa di Harry Potter, lo stesso Harry Potter il cui pensiero tanto lo ossessiona da sempre. E così ha dubbi, e incertezze, aumentati dall'incredibile nervosismo e timidezza che sembra aleggiare tra di loro. Ma si sa, la pioggia e il sole non sono poi così incompatibili come sembrano, e spesso le nostre paranoie sono ben lontane dalla realtà. Una one-shot semplice, venuta fuori da sola, per auguarare a tutti buon 2006, e tanta felicità.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Pioggia e Sole

Pioggia e Sole

 

 

Draco sì svegliò di soprassalto, colto dalla musica ad alto volume che aleggiava nella casa.

Ma cosa cazz---” pensò, mentre tastava il letto, stranamente morbido, più di quanto non ricordasse.

E si rese conto che quello non era il suo letto.

Sbatté un paio le palpebre un paio di volte, prima di realizzare che, per dirla tutta, quella non era nemmeno la sua casa.

Dormiva completamente nudo in un letto che non era il suo.

Ed ora che stava realizzando realmente la situazione in cui si trovava, cominciò a sentirsi lievemente spaventato.

Ripercorse velocemente ciò che era accaduto la sera prima. Ritrovo con vecchi amici… burrobirra… Harry Potter…

Un terribile, terribile pensiero si fece strada nella sua mente.

O minchia! Non mi sarò mica scopato Harry Potter!!!

Non fece in tempo a pensarlo, che una testa nera dalla folta capigliatura spettinata fece capolino da dietro la porta.

– Oh, buongiorno. Vedo che ti sei svegliato… Non sapevo se chiamarti o meno, non conosco i tuoi impegni… Ma, ecco… non ho avuto il coraggio di svegliarti. Spero che non ti dia fastidio la musica. Io in genere l’ascolto sempre quando mi sveglio, ma non avevo idea di cosa ti piacesse, e così sono andato sul classico…

Harry era visibilmente imbarazzato, e Draco letteralmente ammutolito. Probabilmente, il grifone avrebbe voluto che dicesse qualcosa, ma in assenza di un qualunque altro segnale di vita, continuò, con un tono di voce leggermente più basso.

– Stamattina sono uscito e ti ho preso uno spazzolino… se vai in bagno, ti ho messo anche un asciugamano pulito…

Draco non sapeva che cosa fare, né che cosa dire.

– Grazie, Potter… Non dovevi disturbarti.

Harry, sentendosi chiamare così, si rabbuiò un poco.

– Nessun disturbo, non preoccuparti.

– Ah, e… dov’è il bagno?

Harry si scansò un poco dalla porta, in modo che il suo braccio destro fosse ben visibile, ed indicò in quella direzione.

– Lì. Vai in fondo, è la prima porta…

Draco si alzò.

– Grazie, Harry.

Disse piano, cercando di rimediare all’errore di prima.

Il moro sorrise.

– Ti metto su qualcosa per pranzo, visto che è quasi mezzogiorno… O hai altri impegni?

Draco sembrò pensarci un attimo.

Non aveva nessunissima altra cosa da fare, ma… Davvero poteva accettare il suo invito?

A lui era sempre piaciuto Harry Potter, fin da quando andavano a scuola. e non aveva mai osato sperare che potesse accadere qualcosa, qualsiasi cosa tra di loro. Eppure… eppure ora era successo. E Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto che questa cosa, di qualunque cosa si trattava, andasse avanti. Ma dall’altra parte, si sentiva spiazzato, confuso ed indeciso. Aveva abbandonato l’idea di poter anche solo sfiorare Harry da tre anni, da quando cioè aveva terminato Hogwarts, annegando il suo desiderio in decine di relazioni fallimentari.

Ed ora era lì a pochi passi da lui, che gli chiedeva gentilmente se voleva restare a pranzo da lui… e a Draco sembrava tutto così complicato e difficile e… in parte, anche sbagliato.

Estremamente sbagliato.

Loro erano sempre stati diversissimi, opposti.

E se Harry poteva essere paragonato ad una splendente giornata di sole primaverile, che rischiarava e riscaldava tutti gli abitanti del mondo magico, lui di sicuro era l’autunnale giorno di pioggia, grigio e tedioso, che nessuno poteva volere.

Non gli piaceva piangersi addosso, ma semplicemente era così, e lui non avrebbe potuto fare niente – niente – per cambiare la realtà dei fatti.

Si rese conto che si era perso nei meandri dei suoi pensieri e della sua memoria troppo a lungo, tant’era che Harry stava quasi per andarsene.

Fu allora che si rese conto di una cosa.

– Po… ehm, Harry… Dove sono i miei vestiti?

Il moro sorrise, imbarazzato, ed accennò con la testa ad una sedia ai piedi del letto

– Ti lascio solo con la tua biancheria…

Ridacchiò l’ex grifondoro per sdrammatizzare.

– Ok, ci vediamo fra un po’ in cucina?

– In cucina.

Ripeté il moro.  

 

 

 

Neanche dieci minuti dopo Draco era lindo e pinto, perfettamente ordinato e sistemato. Harry si stupì di come Draco riuscisse sempre a sembrare perfetto, sempre. Avrebbe potuto poter ammirare quella perfezione tutti i giorni, per il resto della vita, senza stancarsi mai di farlo.

Arrossì leggermente a quel pensiero, e sperò che Draco non lo notasse.

Poi, vedendo che non accennava a muoversi dalla soglia, lo invitò ad entrare.

– Non ti mangio mica, sai?

Scherzò.

Il serpeverde non sembrava molto a suo agio, ma comunque fece un passo in avanti.

– Ti avrei fatto accomodare in soggiorno, ma… beh, è un tale casino… Sono due settimane che non torno a casa se non per dormire, e non ho avuto tempo per riordinare. In realtà nemmeno per fare la spesa a dirla tutta, ma… ho rimediato qualcosa dal frigo. Sempre che ti piaccia il pesto… non ho altro di commestibile per il primo.

Draco annuì

– Non c’è problema, va benissimo.

– Ok. Allora, senti… in realtà non so esattamente come fare ad affrontare l’argomento – ammise l’ex grifondoro – ma prima o poi dovremo pur farlo, no?

Draco fece segno di sì con la testa, anche se in effetti non si sentiva ancora del tutto pronto a farlo. A dire la verità non si sentiva pronto nemmeno ad ammettere ciò che era successo.

Nonostante avesse lui stesso proposto di parlarne, però, Harry non riuscì a dire nulla per parecchi minuti.

Cioè, ci provò. Ma la sua bocca si apriva e richiudeva senza emettere alcun suono.

Alla fine Draco cercò di rompere il ghiaccio.

– Prima hai detto che sono due settimane che non torni a casa durante il giorno… com’è? Per via del tuo lavoro?

Harry, che in un primo momento si era irrigidito nel sentire la voce del biondo, si rilassò un po’ e gli sorrise.

– Sì… Sono cercatore di professione, e la settimana prossima avremo una partita contro una squadra americana molto forte, e così gli allenamenti durano molto più a lungo, senza contare che sono vicecapitano, e così devo stare con il capitano a studiare gli schemi di gioco…

Draco sembrava molto interessato a giudicare dal suo sguardo, ma Harry non avrebbe saputo dire se veramente gli importava qualcosa di ciò che stava dicendo o se cercava solo di evitare discussioni meno rilassanti.

E tu, che lavoro fai?

Chiese infine il moretto portando a tavola due piatti di pasta

– Oh, io… lavoro al ministero.

Biascicò imbarazzato

– Ah. E di cosa ti occupi esattamente?

Draco distolse lo sguardo da Harry e arrossì furiosamente

– Sono nell’ufficio per le relazioni con i babbani…

Harry scoppiò immediatamente in una fragorosa risata.

Anche se Draco dovette ammettere con sé stesso che gli faceva un certo effetto vedere Harry Potter ridere così di fronte a lui, il suo orgoglio provava comunque un certo fastidio nel sentir derisa la sua occupazione.

Alla fine Harry aveva quasi le lacrime agli occhi, prima che cercasse di darsi un po’ più di contegno

– Tu… Draco Malfoy, sostenitore ad oltranza dei purosangue e nemico giurato dei babbanofili… almeno ai tempi della scuola… Oddio, non ci posso credere… TU che lavori… con i babbani…

Draco mise su un broncio così tenero che Harry si sentì sciogliere

– A dire la verità Weasley lo sapeva, visto che collaboro con suo padre. Per cui mi stupisce il fatto che tu non ne fossi al corrente… la prima volta che l’ho incontrato ero sicuro del fatto che vi sareste fatti quattro risate assieme alle mie spalle.

Harry smise un attimo di ridacchiare.*

– Appena becco Ron lo strangolo… è morto

Draco sorrise appena

– Strano, però. Non mi aspettavo certo di essere il vostro principale argomento di conversazione, ma ignorarmi così del tutto… comincio a sentirmi quasi offeso, sai?

Se avessi immaginato che anche tu lavoravi al ministero, avrei accettato la proposta di Caramel** di candidarmi ministro della magia…

Draco sorrise malizioso.

E speranzoso, soprattutto

Perché?

Ma come perché? Vuoi mettere l’immensa soddisfazione di poter rompere le palle a Draco Malfoy anche a lavoro?

– Non lo avresti fatto.

E chi te lo dice?

– Il fatto che in genere sono sempre stato io a dar fastidio a te… e non viceversa.

– Concordo, un punto per te.

Entrambi tacquero, imbarazzati, non sapendo come proseguire il discorso.

Questa volta però fu più veloce Harry.

E come mai proprio il ministero?

Draco, a questo punto, si trovò ad un bivio. Possibilità uno: inventare una pietosa bugia a cui di certo il grifondoro avrebbe creduto, e lasciare che il discorso si posasse su altri argomenti. Possibilità due, invece, dirgli il reale motivo per cui lavorare lì, e di conseguenza dichiararsi una volta per tutte e stare a vedere che cosa succedeva. Sebbene la possibilità di mentire risultasse alquanto allettante, e continuava a sussurrargli in un orecchio “inventa qualcosa, inventa qualcosa!”, alla fine scelse di rischiare.

– Vuoi davvero saperlo?

Domandò sommessamente

– Se te l’ho chiesto

– Perché c’era Weasley. E perché di tanto in tanto chiamano anche la Granger per una consulenza.

Harry continuava a guardarlo, senza apparentemente capire.

– Perché, in un modo o nell’altro, mi sembrava di essere un po’ più vicino a te che non facendo qualunque altra cosa.

Harry era semplicemente spiazzato.

– Tu… tu…

Draco fece un’alzatina di spalle

– Beh, non ricordo che cosa sia successo ieri sera, ma… se tu non mi interessassi, non mi sarei mai ritrovato qui stamattina sai?

Harry si alzò, scostando la sedia, e andò verso Draco. Per poi gettargli le braccia al collo, e stringerlo a sé, febbrilmente.

– Sai, quando stamattina ti ho visto disteso affianco a me non potevo crederci. E… credevo… credevo che fosse tutto… solo colpa dell’alcool… che una volta sveglio te ne saresti andato per sempre dalla mia vita, e che non ti avrei mai più rivisto. Per questo… per questo non sono riuscito a svegliarti…

Draco lo abbracciò a sua volta. Non riusciva a credere che Potter, Harry Potter, davvero potesse provare qualcosa per lui.

Si alzò dalla sedia, senza mai staccare le braccia dai fianchi del moro che teneva stretto a sé, e poi con la mano gli accarezzò la guancia che scoprì essere umida, fino ad arrivare al mento che sollevò appena per poterlo guardare negli occhi

– Non sai quanto mi renda felice sentirtelo dire, Harry…

Disse solo, prima di posare le sue labbra su quelle del moro, assaporandone tutta la dolcezza e capendo finalmente che, per quanto potesse provare a stare con qualcun altro, per quanto potesse cercare di trovare l’amore stando accanto a qualcuno che non fosse Harry, l’unica persona che poteva dargli delle emozioni così forti anche solo con un bacio, o un abbraccio, era lì, davanti a lui.

E, sì, loro due erano come la pioggia e il Sole.

Ma come la pioggia e il Sole, assieme potevano dare vita ad uno splendido arcobaleno.

 

 

***End***

 

 

* Ebbene sì, lo ammetto. A questo punto del racconto (massì, dai, chiamiamolo racconto che fa più poetico) ero tentata di inserire una frase del tipo “– Io e Ron non ci parliamo più da quando Hermione è morta per difendermi da Voldemort… / Harry abbassò lo sguardo tristemente, rivelando tutto il suo dolore per una ferita ancora scoperta ed una vita fatta oramai di solitudine e desolazione”. Ma alla fine mi sono sentita magnanima ed ho deciso di continuare in una maniera un po’ più allegra. Aaah, sono trooppoo buoonaa
** Chi ha già letto HP6 sa che forse non potrà essere proprio così… ma lasciamo correre, ok?

     

 

Note dell’autrice

 

 

Ed ecco a voi un’altra shot – l’ennesima – … So che devo continuare le long fic, e che non mi sopportate più perché ci sto mettendo vent’anni… ma ci sto lavorando, ve l’assicuro.

Permettetemi però una breve divagazione prima di salutarvi: com’è nata questa one shot. Perché, al contrario di molte altre in cui anche se i personaggi si muovevano comunque da soli, io ci ho messo del mio, in questa non è accaduto. Ieri mattina mi sono svegliata – dopo aver fatto all’incirca le 2.00-3.00 di notte scrivendo una shot natalizia che in testa ho tutta ma non vuol saperne di venire fuori, col risultato che Natale è passato ed io sto ancora a caro amico – dicevo, mi sono svegliata con la musica del concerto di capodanno a tutto volume, e questa strana associazione di sole e pioggia che mi ronzava nella mente. Non so da dove sia uscito tutto ciò, so solo che mi crogiolavo nel tepore del mio amato e soffice (nemmeno più di tanto, a dirla tutta) lettino quando l’idea di questa storia mi ha folgorata, e l’ho avuta tutta in mente in un attimo. Dovendo ieri uscire ho cercato di non pensarci più per non modificarla più di quanto non sarebbe avvenuto naturalmente nel giro di ventiquattr’ore (il mio cervello lavora da solo, e mi manda una specie di avviso di chiamata quando ha ottenuto qualche risultato… non so se ci sia qualche altro sciroccato in giro per il mondo per cui avviene la stessa cosa), fino al momento in cui finalmente ho potuto mettermi davanti alla tastiera del computer e tirare fuori tutto quello che avevo messo da parte per paura di rovinarlo. E non ho ritoccato nessuna idea, tranne sopra, dove c’è l’asterisco, perché siamo in un periodo di festa e non mi andava di essere deprimente, non troppo almeno.  

E così questa è la one-shot più spontanea che io abbia mai scritto, appena in tempo per inaugurare il nuovo anno, e per augurare a tutti voi un 2006 che sia ricco e splendente, proprio come l’arcobaleno quando brilla al Sole.

 

   
 
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