La mia vera origine
CAPITOLO 1
La vita secondo…
(Pov
Lina)
Driiin
… Driiiin ….
-Ma
che palle- penso. Non ditemi che mi devo già alzare? No vi prego. Fatemi
sognare un altro po’… click!
Driiin…
Driiin….
Uffff.
Ma son già passati 8 minuti? Non ho voglia di andare a scuola.
Mi
giro a pancia in su e fisso il soffitto, anche se vedo tutto sfocato a causa
degli occhi stanchissimi. Allungo una mano verso la sveglia, senza girarmi a
guardare, ormai conosco a memoria tutti i suoi tasti. Ne premo uno e l’ora si
riflette vicino al lampadario. Le 7:00. La prima volta se non sbaglio era
suonata alle 6:45, mi sbrigo quindi a spegnerla definitivamente, prima che quel
rumore così irritante ricominci di nuovo, non vorrei facesse la stessa fine
delle altre 4 sveglie, tutte prontamente rotte contro il muro.
Avrei
potuto starmene a letto se volessi, tanto i miei, sapevo non se ne sarebbero
accorti, però con questa scusa avevo fatto già tante di quelle assenze a
scuola, che il coordinatore della classe mi aveva già minacciato di far
convocare i miei genitori. Non che la cosa mi disturbasse, ma lo avrebbe fatto
ai miei genitori. Non di certo per sapere che la loro figlia non è molto
diligente a scuola, no figuriamoci! Più che altro perché mio padre avrebbe
dovuto rimandare il suo importante lavoro, ppfff! Il grande imprenditore di
Volterra, anzi di Pisa! Mia madre, invece, avrebbe dovuto saltare qualche
stupido incontro con le sue stupide finte amiche di uno dei suoi tanti e
stupidi circoli, ovviamente importanti anch’essi in tutta Volterra. Davvero
rivoltante, forse troppo, corro in bagno velocissima a vomitare. Mi siedo a
fianco al water. Non avevo di certo svuotato l’anima perché me la prendevo a
cuore per i miei genitori, macchè! Erano state sicuramente le sette vodka alla
menta che avevo bevuto di seguito per sfida quella notte. Devo ammettere che
per essere andata a dormire solo da 2
ore non ero poi presa così male, c’erano state delle mattine assai peggiori di
questa!
Mi
alzai e mi infilai in doccia.
Una
volta uscita andai a prendere subito due aspirine, un vero tocca sana!!! Per strada avrei mangiato qualcosa.
7:30
è meglio sbrigarsi!
Mi
trucco! Dopo tutto ho dormito solo due ore, le occhiaie si vedono da
chilometri.
Mi
vesto veloce: dei jeans così attillati da bloccarmi la circolazione del sangue
nelle gambe, maglietta maniche corte bianca, attillata con il viso della grande
Marylin Monroe stampata davanti, giubbetto in pelle nero, converse bianche ai
piedi e la borsa contenente i libri di scuola, a volte capita che me la
dimentichi a casa, non sai che ridere!! E mi avvio come sempre a piedi!
Durante
il tragitto mi fermo nel mio bar preferito e mi prendo un cornetto al
cioccolato che finisco di mangiare appena entro in classe, andando ovviamente a
sbattere contro il professore.
“signorina
Verdi, farò finta di non aver visto nulla, devo già ritenermi soddisfatto che
lei sia venuta!”
Gli
faccio l’occhiolino e maliziosa gli rispondo “non sa quanto”
Il
professore sgrana gli occhi e rosso in viso si avvia verso la cattedra. Dio
quanto mi diverto!
Appena
prendo posto nel mio banco tutti i miei compagni mi si avvicinano, che noiosi!
Tanto con me non hanno speranze, sono troppo poppanti per i miei gusti e non ce
ne uno, che ne valga veramente la pena. Le mia compagne invece mi guardano
storte, tutte invidiose. Non parlo mai con nessuna di loro, tranne ovviamente
con l’unica che abbia mai considerato veramente un’amica, Serena. Una di quelle
persone che arriva quando il resto del mondo se ne va. Una di quelle che non ti
giudica, ma invece ti legge dentro e ti conosce veramente, anche se tu non le
hai mai detto niente per farti capire. È seduta a fianco a me.
“altra
nottata all’Irish, Neilina?” mi chiede.
La guardo
storta “come scusa?”
Sorride,
sa che odio essere chiamata con il mio nome intero. Riprova.
“altra
nottata all’Irish, Lina?”
Decisamente
meglio. “puoi dirlo forte! C’era veramente il mondo !” le rispondo tranquilla,
so che lei non mi giudica.
“la
Lady Mascherata ha fatto vibrare il locale anche ieri sera?” mi chiede
sottovoce.
“per
poco non l’ho distrutto, ha ha!” già, nell’ Irish Disco io sono la Lady
mascherata, la cubista più desiderata del locale, forse anche di tutta
Volterra, e il nome dice tutto ovviamente. Porto la maschera, non mi va di
farmi riconoscere. Con la maschera davanti posso essere chiunque io voglia,
senza pensieri e senza problemi. Solo Serena conosce la verità.
“stasera
è venerdì, che ne dici di venire? Dai dai dai!” la prego
“si
certo vengo!” mi risponde con sorriso, che però noto non contagiarle gli occhi,
ma fingo di nulla.
“ehi
mi prendi in giro? Di solito devo pregarti per tutta la mattina e a volte anche
il pomeriggio!”
“no
oggi ti risparmio la fatica!”
“bè
allora grazie” mi giro e mi metto comoda sul mio banco. Sento che ha qualcosa
che non va, ma non le faccio domande, se vorrà, sarà lei stessa a parlarmene!
Così scacciando quel pensiero, mi lascio trascinare dal tempo fino al termine
delle lezioni e poi a casa.
Nel
pomeriggio dormo per recuperare un po’ di sonno
e per riuscire a restare sveglia poi la notte.
Alle
21.00 mi sveglio e scendo così in cucina a mangiare qualcosa. Nel corridoio
incontro mia madre che sta finendo di agganciarsi il centesimo bracciale che
indossa nel braccio destro.
“ciao
tesoro, è andata bene la scuola? Lo spero proprio! Ora esco a cena con il club
del libro, tuo padre non torna è andato direttamente alla cena di lavoro, mi
raccomando piccola.” E così dicendo mi bacia lasciandomi addosso la puzza del
suo profumo e nient’altra emozione dentro.
Silenziosa
più che mai mangio una pizza trovata nel frigo e poi risalgo in camera mia. Uff
basta!
Accendo
la musica e la alzo a volume spacca timpani, chiudo gli occhi e sorrido: La
notte della Lady mascherata sta per iniziare!
(Pov
Alec)
Guardo
fuori dalla finestra che dà sulla Piazza dei Priori, il sole si sta ormai
alzando e un altro giorno, inesorabilmente, prende inizio. Sono da 334 anni che
ogni mattina mi ritrovo qui ad osservare l’alba, tranne ovviamente quando sono
in giro in qualche battaglia per ordine di Aro. Come domani ad esempio, non
sarò qui, bensì in Romania, dove qualcuno si è divertito un po’ troppo, lasciando
tracce della presenza di noi vampiri, troppo evidenti. La cosa non mi fa né
caldo né freddo, però almeno potrò fare un po’ di movimento, sono fuori
allenamento.
Ghigno.
Si
come se questo fosse possibile.
“cosa
c’è di così divertente là fuori?”
Una
vocina cantilenante di bambina richiama la mia attenzione.
“niente
sorella. Pensavo alla missione di domani!”
La
mia gemella sorride e mi abbraccia “capisco. Ci stavo pensando anch’io prima. È
da un po’ che non torturo nessuno, non sai che noia provi!” e mette il broncio
perfida.
“Perché
non chiedi a Felix che ti faccia da cavia?” le propongo.
“magari!
Ma Aro mi ha già rimproverata per averlo fatto in passato! Teme che gli possa
distruggere la guardia! Scusa ma mi devo assentare, Aro aveva chiesto di me.”
Sorrido
e la guardo allontanarsi.
Jane
era l’unica persona che io sapessi amare, avrei distrutto il mondo se qualcuno
avesse fatto del male a lei. Fin da piccoli, quand’eravamo ancora umani, avevamo
sempre fatto affidamento uno sull’altro, soprattutto dopo che eravamo rimasti
orfani all’età di dodici anni ed eravamo stati rinchiusi in un orfanotrofio.
Già all’epoca i Volturi avevano visto in noi dei promettenti vampiri, ma non lo
sapevamo.
Eravamo
nati e cresciuti a Salem, purtroppo in un periodo terribile. All’età di sedici
anni , infatti, durante la più terrificante caccia alle streghe del 1692, Jane
venne accusata ingiustamente e quindi messa al rogo. Aro la salvò in tempo
trasformandola e con lei anche me.
I
Volturi ci avevano visto giusto. Io scoprii possedere la facoltà di
neutralizzare tutti e cinque i sensi dell’avversario. A volte quando i Volturi
si sentivano clementi, mi chiedevano di non far sentire ai colpevoli il dolore
della fiamme, mentre bruciavano. Mia sorella, invece, riusciva a far provare
all’avversario un dolore atroce, che provocava nella mente di lui. Insieme eravamo
e siamo imbattibili, divenendo da subito parte della guardia dei Volturi.
Un
calore alla gola mi risvegliò dai miei pensieri. Avevo sete. Decisi di andare a
caccia, mi sarebbe servito anche per l’indomani. Chissà quale turista mi
sarebbe capitato tra le mani oggi. Era davvero irritante questo fatto a volte. Non
potersi cibare di persone che sono cittadini di Volterra, ma queste sono le
regole e non si discute.
Al
mio ritorno trovai Jane in camera mia.
“sorella
cerchi qualcosa?”
Sembrava
impaziente “Alec ma dov’eri finito? Heidi e Demetri ci stanno aspettando!”
“aspettando?
Non credevo avessimo appuntamento con loro?” anzi ne ero sicuro.
“si
lo so, ma dato che domani dobbiamo lavorare, direi che stasera si potrebbe
andar fuori a festeggiare per il successo che sicuramente avremo!” mi sorrise
perfida. “dai dai dai dai!”
A
volte quando si metteva era veramente fastidiosa. “ok”. So che non posso
resistere.
“bene!!
Ti aspettiamo all’entrata del palazzo!” e se ne andò.
Mi
chiesi se fossimo veramente gemelli. In questi momenti dimostrava avere la
bellezza di cinque, non sedici, non che fossero tanti quest’ultimi, ma in 334
anni di vita direi che un po’ di maturazione qualcuno la fa, o no? No, ovvio !
stiamo parlando di Jane. Mi cambiai e li raggiunsi.
“allora
Heidi, tu che conosci tutti i locali del mondo, dove ci porti stasera?”
“Mi
dispiace, ma stasera il locale l’ha scelto Jane, anche se ammetto che
l’appoggio alla grande è davvero fico!”
“e
quale sarebbe?”
“l’Irish
Disco!”
E
così dicendo, ci incamminammo.
Allora
mie care lettrici!!
Che ve
ne pare di questa mia seconda FF??
Vi piace???
Così mi impegno seriamente a soddisfarvi (si fa per dire, non fate le
maliziose, ma voglio Eddino, mi dispiace T.T)
hihihihi
A presto
Un bacio
Deba