La mattina successiva, dopo aver sbrigato la corrispondenza e aver ricevuto la visita dei clienti di suo marito, Caterina de’Medici uscì, diretta al circo Massimo. Quel giorno si rilassò sui cuscini, e scivolò in uno stato vicino al sonno, a causa del dondolio della lettiga e dei numerosi cuscini.
Si risvegliò da quello stato solo quando la lettiga si fermò. Il giorno precedente c’era stata una corsa di cavalli, e lei vide chiaramente che quella parte della città si stava svegliando in quel momento.
Scese aiutata dal solito Afro e cercò una bottega orafa, dove poteva essere finita la sua spilla. Ebbe fortuna, c’è n’era solo una vicino il circo Massimo; altre ve ne erano sicuramente, ma dovevano essere più lontane. Entrò, e vide un liberto, probabilmente cartaginese, o fenicio, che si inchinò. << Domina, in cosa posso esservi umilmente utile? >> << Ho bisogno di un’informazione. Qualche giorno fa avete comprato una spilla a forma d’ape, che poi avete rivenduto a uno degli schiavi di Marco Agrippa, genero dell’imperator? >>.
Il giovane ci pensò su un attimo, poi prese un rotolo di pergamena e controllò.
<< Come avete affermato voi, domina, Marco Agrippa ha voluto che vi incastonassimo delle pietre preziose >> << Ma chi ve l’ha venduta? >> << Avvicinatevi domina, ve lo dirò >>, e le sussurrò un nome, che la fece sbiancare.
<< Ne siete sicuro? >> << Sulla vita del mio padrone >>. << Non è un granché come giuramento >> << Il mio padrone è un uomo buono, e io mi fido di lui >> << Ve bene >> ed uscì, mascherando con apparente disinvoltura l’informazione che aveva appena ricevuto.
***
A casa tornò a riesaminare gli elenchi che riguardavano schiavi e liberti.
Alla fine trovò quel che cercava: Greja. Era una schiava, era greca, ed inoltre sapeva che Flavia si era accostata al culto di Bacco, durante gli ultimi mesi della sua vita. La fece chiamare, le fu detto che Greja si stava occupando della pulizia delle stanze dei suoi figli, e lei rispose che non appena avesse finito la raggiungesse.
Mentre l’attendeva pensò a quello che doveva fare con Lucio. Aveva giurato davanti alla tomba di suo marito e di fronte a diversi testimoni che nella sua vita non ci sarebbe stato nessun’altro uomo, ma Lucio non era un uomo, ma uno schiavo.
Forse poteva fare un’eccezione, non dettata di certo dall’amore, ma dal desiderio, e probabilmente dal calcolo.
L’arrivo di Greja interruppe le sue riflessioni e mentalmente la ringraziò.
<< Cosa sai del culto di Bacco? >> << Che i baccanali sono proibiti, e che se volete adorare il dio dovete andare al tempio >> << Sciocca, questo lo sapevo già, mi riferisco ad altro >>. << Domina, si riuniscono ogni luna piena, sull’altra riva del Tevere, all’opposto del Teatri di Pompeo, stessa distanza, rive diverse >> << La luna piena è tra due giorni. Intendo partecipare a uno di questi rituali >> << Sara un onore accompagnarvi domina >> << Sei nuova al culto? >> << Assolutamente no, domina, sono anni che partecipo, ma voi lo sapete solo ora, e mi dispiace di non avervi avvertito prima >>.
***
Mentre stava per chiudere gli occhi, quella notte, si chiese se fosse la cosa giusta da fare.
Doveva essere forte e non mostrare alcuna paura, e mantenere, almeno in apparenza, il sangue freddo che la di solito contraddistingueva.
Non aveva ancora rivelato nulla a nessuno le sue intenzione, e aveva ordinato a Greja di serbare il silenzio. Aveva scritto una lettera ai suoi figli, e aveva modificato il suo testamento, che il giorno dopo avrebbe portato al tempio di Vesta.
Era tutto pronto, doveva solo sperare che tutto andasse per il meglio. Per precauzione avrebbe portato il suo pugnale
x NonnaPapera: mi sono ispirata alla Caterina de'Medici storica, che era anch'essa piena di contraddizioni