Quel giorno, il tramonto
Il giorno che cambiò la mia vita,
salii sulla collina dell’olmo. Era un pomeriggio d’estate come tanti,
soleggiato e afoso, e il confortante e monotono brusio delle cicale permeava
l’aria. Salii sulla collina soprattutto perché non ci andava mai nessuno, e
così potevo sedermi ai piedi dell’alto tronco e pensare in libertà, ma anche
perché l’olmo offriva una gradevole frescura, e sarebbe stato un bel sollievo
goderne per un po’.
Arrivato in cima, sedetti a terra,
con la schiena ben appoggiata alla ruvida corteccia, e chiusi gli occhi.
Incredibile come, non appena escludevi la vista, tutti gli altri sensi
facessero a gara per trasmetterti le più disparate sensazioni: sentii con
precisione i cinguettii dei passeri, da qualche parte sopra la mia testa, e
avvertii distintamente le singole incisioni sul fusto dell’olmo, ciascuna
diversa da tutte le altre. Mi lasciai cullare dal frinire dei grilli e, a poco
a poco, mi addormentai.
Quando mi svegliai seppi, con
assoluta certezza, che stava per succedere qualcosa di straordinario. Aprii gli
occhi con un senso indefinibile di aspettativa, e, per quella che mi parve la
prima volta, vidi il mondo.
Eppure, tutto era esattamente come
in qualsiasi altro giorno: l’olmo svettava dalla cima della collina come
sempre, e il sole si ritirava dietro la lontana collina dell’orizzonte come
faceva da migliaia e migliaia di giorni. Ma qualcosa, quel giorno, rendeva il
tutto meravigliosamente magico, come se un qualche potente stregone avesse
gettato un incantesimo su quell’istante di pura bellezza, e l’avesse
accresciuta, e preservata, perché anch’io potessi ammirarla.
Sotto i miei occhi rapiti, il cielo
oltre le fronde dell’olmo mutò, si tinse di un rosso bruciante che subito
trascolorò in un arancione più tenue, mentre ogni cosa sembrava accendersi e
ardere di una propria, sfolgorante luce ambrata.
Feci spaziare lo sguardo per tutta
la collina, e fu come se fossi partecipe della sua vita ancestrale, del suo
lento e solenne respirare, dei suoi pensieri antichi come le ossa della terra.
Mi parve di comprendere, in un unico istante, l’essenza stessa del mondo, la
grandezza del dono della vita, la bellezza e lo splendore del creato.
Compresi e gioii dentro di me, e
tutto si fuse in quell’unico istante di maestoso e quotidiano fulgore: il
cielo, la terra, l’olmo, la collina, la luce sfavillante del sole morente.
E fu così che laggiù, oltre la
collina, oltre il villaggio, oltre il mare, oltre tutte le terre, il sole
tramontò.
Aspettai ancora un istante, poi
discesi il dolce declivio della collina, e andai a casa.
Storiella risalente a due anni fa, scritta come accennavo in precedenza, per il corso di scrittura creativa organizzato dalla mia scuola. Il tema era “La svolta”, da intendersi in ogni possibile senso: e questa ne è stata la mia personale interpretazione. Intimamente consapevole, per l’appunto, della magnificenza della natura.
Fatemi sapere che ne pensate!
willHole, sorrisoni :)