EIKASIA
L’omofobia
mi fa schifo. Ma così schifo che se potessi ci
sputerei sopra, se ne avessi il potere la cancellerei dalla faccia
della terra,
la ucciderei se non fosse tenuta in vita da una schiera di demoni
travestiti da
uomini. Pregano quel dio che, nel nome dell’amore, ordina di
massacrare gli
eretici, di bruciarli sul rogo, di lapidarli, costringerli a
nascondersi per
non dover subire tali vessazioni.
L’omofobia
mi disgusta. Mi disgusta così tanto che vomito
sangue. Ma per molti è acqua santa, non l’anima
logorata e spasimante di una
persona. Per i demoni è il succo del frutto più
gustoso: quello che gli offre
il loro dio. Bevono quel liquido putrido e sconcio per raggiungere il
loro
divino assolvimento.
L’omofobia
mi ripugna. Mi ripugna al punto da asfissiarmi.
Quando vengo accerchiata dalla sua aurea fetida, sento il bisogno di
strapparmi
il cuore dal petto, di squarciarlo e divorarlo come una bestia. Sento
la
necessità di cavarmi gli occhi con un pugnale rovente e di
falciarmi la testa
dal corpo. Sento l’esigenza di udire le trombe del giudizio
universale.
L’omofobia
annienta la mia parte più umana. La annienta così
profondamente che dal corpo straziato che mi resta emerge un mostro
assetato
d’Amore. Non dello stesso amore di quel dio succhia-sangue
che si nutre di una
giustizia inenarrabile. Io ho fame di quell’Amore sublime. Ho
brama di vederLo
afferrare per la gola quei demoni stolti e quel dio mentitore. Ho
l’impaziente
voglia di guardare quei peccatori strisciare ai Suoi piedi e piangere e
supplicare di essere perdonati. Voglio godermi quelle urla miserabili
quando
verrà chiesto loro di restituire il sangue privato dalle
loro vittime. Desidero
vedere i loro volti contratti dal terrore quando si accorgeranno
amaramente di
non poterlo fare. Allora si sentiranno impotenti, inutili, piccoli e
insignificanti come il credo sul quale avevano edificato la loro stessa
esistenza. Putridi esseri al cospetto del vero Divino. Stomachevoli
creature.
Disgustose ombre.