Titolo: Love is
War
Autore: Lucky Strike
Personaggi: Allen Walker,
Tyki Mikk, Tyki/Allen
Pairing: Poker pair
(Tyki x Allen)
Genere: Guerra,
Malinconico, Generale.
Avvisi: Yaoi,
Shonen-ai, What-if?, AU.
Rating: Verde (salirà
vertiginosamente nei prossimi capitoli)
Disclaimer: I personaggi in
questa fic sono tutti © Katsura Hoshino (se fosse in mano mia sarebbe
un vasto mondo di Yaoi a non finire!! ndHellie) (se fosse in mano mia Tyki
sarebbe vestito da Maid con Kanda e Allen ndLavi) nel momento hot della fic non
avranno maggiore età (non Allen almeno e___e NdHellie)(Ne avrò 17, se
so ancora contare ndLavi), ma si fa quel che si
può x3 ; La fic è stata scritta non a scopo di lucro ma di puro divertimento.
Note d’Autori: Dato
che Lavi è a scuola –mentre io sono a casa perché c’è ponte =w= {Sia
santificato S.Faustino! **}- Oggi le Note toccano a
me u_u
Prima di tutto scusateci per il ritardo.. ma abbiamo
avuto degli impegni ^^’’ eheh..
Ed ecco che finalmente entriamo all’inizio della storia
vera e propria! °0° Già dai primi capitoli quel piccolo e dolce Allen soffre, pooooovero piccolo ç.ç’’ Ma per fortuna
esiste Tyki, alè! X°D
In questo capitolo Allen è tenerissimo, cavolo, mi vien
voglia di spupazzarlo. C’è un flashback molto intenso, a parer mio, dove l’albino
fa ancora più tenerezza ç___ç’
E già iniziano le prime paure, le prime disgrazie, eppure
da una parte la vita di entrambi è così dolce e divertente, mentre dall’altra
stanno entrambi soffrendo, combattendo per e contro la vita quotidiana. Oh, che
bel paradosso ~.
Ringraziamo Bethan, Black Ruri e Blood
Wolf per aver messo la fic tra le seguite; e Kasdeya per
averla inserita tra i preferiti!
Recensioni ♥
Kagchan : La prima recensione!
Lavi ne è stato entusiasta! çwç ..
Prima di tutto ti ringraziamo per i complimenti, siamo
felici che l’inserimento delle parole straniere non ti abbia dato particolare
fastidio!
Spero che il tuo giudizio sull’OOC rimanga uguale per
tutta la fic, aww, sarebbe bellissimo! **
Speriamo che questo capitolo sia di tuo gradimento <3
!
Liris : D’accordissimo sul fatto che la guerra sia una
brutta cosa, però vediamo come questa situazione cambierà la mente del giovane
Allen, e di come sarà aiutata anche dal fatto di nome ‘Tyki’ ò_ò Ne vedremo delle belle. Decisamente.
Grazie anche a te ovviamente per i complimenti, e ci
scusiamo immensamente se ti sei persa nelle prime righe ç_ç
Bethan : Tòh,
guarda chi si vede! °-°
Non so veramente che dirti, bhè,
felice che la fic ti piaccia NONOSTANTE Tyki non ti stia molto a genio x°°3
Buona fortuna per lo studio, ed ecco a te il capitolo
nuovo <3 !
Kasdeya : *canticchia
mentre rilegge il nome per vedere se lo ha scritto giusto*
Mh, sì, ok, è giusto x°D
Il fatto che ti sia piaciuta l’idea delle guerre
napoleoniche è un punto a nostro favore, yeh! x]
Anche che si incontrino già da giovani mi sembra che tu lo abbia gradito! *_*
Si insomma, felici che la fic ti piaccia già da questo prologhetto-nulla-di-che
x°D
Hellie Lucky Strike,
Primi anni del 1800.
Dopo che Napoleone Bonaparte salì al potere, iniziò poco a poco ad
espandersi l’odio verso i francesi.
Scoppiarono le guerre Napoleoniche. Una delle più grandi fu
combattuta tra gli Alleati – Inghilterra, Spagna, Portogallo – e i Francesi.
Due ragazzini, Allen e Tyki: Uno innocente e candido come l’amore,
l’altro piegato alla crudele volontà della guerra.
Love is War
{ Capitolo 1: Terra di Spagna }
« … Vino,
bancarelle e Terra arsa e rossa
Terra di Sud ,
Terra di Sud
Terra di Confine
Terra di
dove finisce la terra! »
[ Il Ballo di San Vito - Vinicio Capossela ]
~~~
Cresciuto
in quella terra arida.
Quel
piccolo villaggio lo accolse bene, soprattutto dopo quattro anni dal suo arrivo,
quando Allen, il piccolo pierrot albino, perse il suo padre adottivo, Mana Walker.
«Starai
bene qui, chico.» Gli disse Tyki,
poggiandogli una mano sulla spalla, quando Allen era davanti alla tomba di
Mana, ancora una volta.
Da quella
scomparsa sono sempre stati insieme i due, combinandone di tutti i colori,
Allen ammirava Tyki, era un ragazzo ribelle ed allegro, che perse i suoi
genitori già da molto piccolo, sotto consiglio di un amico di suo padre andrò
in Spagna, dove fu accettato. Studiò lo spagnolo e le basi che servono per la
vita quotidiana, aiutava il villaggio nell’agricoltura, raccogliendo i
pomodori, e nei giorni più caldi andava con gli altri ragazzi a pescare. Tutti
lo conoscevano, e lui conosceva tutti. E Allen più di ogni altro lo stimava,
per come sfuggiva ai briganti, per come aiutava la gente, per come era il suo
modo di essere. La sfortuna però, viene quando Allen arriva in Spagna, fu lo
stesso anno in cui Tyki dovette entrare a forza nell’esercito, iniziando con l’Academia de Guerra1: avrebbe dovuto
fare quattro anni di preparazione. Inutile dire che l’albino non ne sapeva
nulla del perché vedeva Tyki molto meno spesso, era convinto che aveva qualcosa
da fare con gli altri Discoli, e continuò la sua vita tra raccolti, spettacoli
e visite alla tomba di Mana.
•••
«Mana..»
Sussurrò Allen, mentre continuava a guardare la sterile lapide davanti a se;
Era il terzo giorno di fila che passava lì, a guardarne i tratti finché non
aveva tanto male agli occhi da non distinguerne più i contorni. Tre giorni di
pioggia ininterrotta, come se perfino la terra che lo aveva da poco ospitato
fosse in pena per la sua perdita. Come i giorni precedenti, si sedette accanto
alla croce di legno, carezzandone la superficie sconnessa, bucherellata e
umida. Una goccia gli cadde proprio sul naso infreddolito, facendolo
starnutire. "Forse.. Lei sta piangendo per me.. Io non ho più
lacrime.." pensò, alzando lo sguardo al cielo. Non era un cielo brutto: era
chiaro, compatto.. Triste. Tanto, triste. Si morse il labbro e riportò lo
sguardo sulla piana disseminata di croci: erano gente povera, le tombe non
erano altro che una pietra squadrata alla meno peggio e una croce. Era tutto
nel totale silenzio, solo il tamburellare sommesso della pioggia interrompeva
quel nulla assoluto. Ma anche quello era un rumore triste, che non faceva altro
che aumentare il peso che Allen sentiva al posto del cuore. Era come se fosse
stretto in una mano di ferro, come quelle dei soldati francesi che marciavano
nelle vie di Parigi, prima che si trasferissero lì.
A Mana
piaceva tanto la Spagna, diceva che i suoi abitanti erano molto più cordiali e
simpatici dei francesi, che si davano un sacco di arie. La sua mente corse a
Tyki, ovviamente. Lo aveva aiutato tanto in quei giorni: gli stava accanto e lo
sosteneva col suo solito sorriso. Ecco, una cosa che adorava di Tyki era che
lui non cambiava. Sorrideva sempre, e quando stavi male quel sorriso allegro ti
scaldava. Come se si caricasse di parte del male che aveva dentro e lo facesse
sentire più leggero in modo da farlo alzare e camminare avanti.
Chiuse gli
occhi.
Voleva
Tyki.
Lo chiamò
mentalmente, una, due, tre, sei, nove, dieci volte. Si scostò i ciuffi bianchi
dai tristi occhi grigi, sembrava un cucciolo.
"Tyki..?" Gli si riempirono gli occhi di lacrime, ancora.
«Tyki.. Aiuto..»
Si rialzò
sulle ginocchia malferme. Tremava, e non solo per il freddo. All'improvviso
aveva paura, tantissima paura, e la tristezza che all'inizio lo aveva colpito
con la forza di un uragano ora stava tornando anche più forte.
Aveva
bisogno di lui.
Voleva lui.
«Tyki.. Ti prego.. Tyki.. Ty..ki..»
Lo chiamò, come se stesse invocando un requiem, una preghiera. Si guardò
attorno. All'improvviso gli sembrò tutto buio, scuro, minaccioso. Qualcosa
dietro le lapidi lo guardava, gli sviscerava l'anima in maniera talmente gelida
da fargli paralizzare il fiato, accelerando il battito del piccolo cuore
ferito.
«Tyki...»
Disse per l'ennesima volta, incassando la testa nelle spalle, le mani giunte
sopra il petto, le dita intrecciate.
Si
avvicinavano. Strisciavano, erano sottoterra.
D'istinto
arretrò verso la tomba di Mana, sempre di più, fino ad addirittura inciampare
nel tumulo di terriccio. Scivolò e cadde, facendosi male a un gomito,
coprendosi completamente di terra fangosa. Ma non gli importava. Aveva una
paura folle, gli occhi dilatati dal terrore si spostarono freneticamente dagli
alberi scuri, alla nebbiolina, alla terra insidiosa e di nuovo agli alberi.
Silenzio.
Anche la pioggia sembrava tacere. Si alzò di scatto, girandosi verso la terra.
«Scu-sa! Scusa Mana! Non volevo caderti addosso!» Si giustificò col morto,
chinandosi a rimettere la terra com'era prima, nonostante il viscidume gli
scivolasse tra le piccola dita sottili. «Scusa..!» Disse un'ultima volta prima
di alzarsi. Si sfregò con forza gli occhi, facendo inconsciamente qualche passo
indietro.
Qualcosa lo
strinse. Caldo. Tanto caldo avvolgente. Odore di spezie e tabacco. Si girò di
scatto nell'abbraccio con gli occhi lucidi. «Tyki!» Urlò, stringendolo quasi a
soffocarlo.
Il moro lo
guardò un po’ sorpreso, poi lo sguardo si fece quasi dolce, ma tenendo sempre
quella luce maliziosa datagli dall’insolito color oro dell’iride ferina. «Ehi, chico.. Està bièn?2». Allen non rispose neanche, si
limitò a stringerlo con tutta la forza delle braccia esili, quasi ansimando
dalla paura di poco prima. «Allora… Sono qui, va
tutto bene niño3…» Disse
ancora il maggiore, carezzandogli i capelli per tranquillizzarlo.
«I-Io… faceva freddo… Era buio.»
Balbettò Allen, col cuore ancora rigonfio di paura, nonostante quel caldo
abbraccio lo stesse tranquillizzandolo, placando poco a poso come ogni volta
che era venuto alla tomba del defunto tutore.
«Ma ora ci
sono io, no chico? E nessuno ti tocca
con qua me!» Dichiarò il ventenne, ridendo divertito mentre prendeva l’albino
in braccio. Il piccole sorrise, affondando le dita sottili tra i folti riccioli
neri.
«Io voglio
tanto bene a Tyki!» Strillò contento, dimenticando, come ogni bambino, il
trauma di poco prima.
«Allora
adesso ti porto a casa con me e mangiavo insieme, che ne dici?»
«Sì!»
•••
Erano
passati molti anni, l’albino ormai si sentiva parte di quella gente, era un
pomeriggio solare, e come al solito si recò alla piantagione di pomodori per il
raccolto.
«Che caldo…» Bisbigliò a se stesso, mettendo l’ennesimo frutto
dentro il cesto, si guardò intorno: vi era solo qualche donna tra le piante.
“Tyki.” Pensò inconsciamente, aggiustandosi il cappello di paglia che aveva in
testa – per ripararlo dal sole -, “Ma quando ti vedrò ancora?” Pensò poi. Scuoté
la testa, ripetendosi di tornare al lavoro, raccolse altri pomodori con gran
fretta, cercando di impegnare la sua mente in altre cose, in effetti era da un
bel po’ che pensava a Tyki, in qualsiasi momento della giornata poteva
stamparsi nel pensiero dell’albino il sorriso del moro, che ora era – secondo
lui – a fare qualche pazzia con i Discoli. “Uff,
certo che però poteva portarmi!” Si lamentò, pensando ai primi mesi in cui era
in Spagna, e quando Tyki lo portava in qualche fiume o da altre parti, con il
resto della banda, era solo un moccioso, allora.
Un po’ per
la rabbia per l’essere stato abbandonato – quello che Allen pensava, s’intende
- , e un po’ per la fretta che cercava di utilizzare per scacciare quei
pensieri, strinse nella mano un pomodoro fin troppo maturo, sfasciandolo,
«Bah!...» Imprecò, scrollando la mano per far scendere la polpa e i semi
rimasti, «Ora anche i pomodori ce l’hanno con me!» Si asciugò la mano nel
pantalone, e con un sospiro si avviò verso il villaggio.
Si sedette
su una panchina, - quasi senza piegare il busto – mise il cappello il modo che
gli coprisse il volto dal sole ed incrociò le dita poggiando le mani sul dorso.
“Mana… che mi sta succedendo?” Si chiese chiudendo
lentamente le palpebre, “Perché lui?”
continuò, riferendosi a Tyki, “Perché mi manca così tanto?”
Fece uno
sbadiglio senza curarsene nel coprirlo, avendo il muro di paglia davanti alla
bocca.
«Allen!» Lo
chiamò d’un tratto la voce di una donna che Allen conosceva bene: La signora Fernandez, era una donna abbastanza sgraziata, sulla
quarantina d’anni, leggermente obesa e con i capelli castano sempre raccolti in
un chignon, se si guardavano bene le mani della signora si potevano notare le
cicatrici dovute al raccolto di manioca4, «Ma dai! Queste non sono
nulla!» Rideva lei, quando qualcuno le chiedeva dei segni; a differenza di come
può far percepire il suo fisico da “donnona” era una
signora simpatica e gentile, che dette ad Allen un posto dove stare dopo la
scomparsa di Mana.
Allen
doveva molto alla signora Fernandez.
«Cosa fai
qua a sonnecchiare?» Chiese in un misto di rimprovero ed ironia, prendendo con la sua grossa mano il cesto di
pomodori freschi, «Vai ad aiutare gli altri per la festa!»
Allen si
tirò su pigramente, «Che festa?» Chiese aggiustandosi il cappello.
La donna
ridacchiò, «Quella dove ci sarà anche Tyki!» Informò, per poi andare a posare
il raccolto nel suo posto.
Il volto
dell’albino si ricoprì di gioia, raggiunse la signora e prese il cesto pesante.
Gli ultimi
momenti della siesta furono rotti dalle risate dei due.
Il tramonto
era già sceso e la grande via principale – la stessa di sempre – era adornata
da luci e colori, sulle pareti delle case, tra le porte e le finestre, vi erano
appesi due lunghi fili da cui pendevano lampadine che alternavano regolarmente
colore: rosso, verde, giallo, blu, rosso, verde, giallo, blu…
Vi erano stati messi dei lampioni di luce bianca di tanto in tanto, per
illuminare la via ancora di più.
La luna
splendeva serena, non vi erano nuvole in cielo, di conseguenza non si prevedeva
pioggia.
Al centro
vi era un grande focolare, dove la gente si apprestava a ballare, le donne
erano vestite con i loro abiti più belli e più ricchi di pizzi e ghirigori, gli
uomini indossavano camicie e pantaloni. I bambini correvano avanti e indietro,
i più anziani se ne stavano in un angolo a battere il piede a ritmo di musica,
che era suonata dalla piccola banda del villaggio: vi era una chitarra, un
piano – che avevano faticosamente trasportato – e qualche percussione.
Lasciando lo spazio dovuto per i balli, tutt’intorno vi erano le bancarelle,
che vendevano cose d’ogni genere, alcune offrivano cibi e bevande, i più audaci
adocchiavano quel tavolo con due grosse botti di vino e decine di bicchieri in
parte.
La gente
parlava tra loro, formando piccoli gruppi, Allen era comodamente seduto sullo
scalino di un edificio – quello dove era entrato Mana – guardava la scena di
quel piccolo villaggio sereno ed elettrizzato.
«Tyki!!»
Urlò una voce femminile, tutti si girarono vedendo il gruppo – di soldati - arrivare sorridenti, a capo di tutti vi era lui: Tyki, il Tyki di Allen.
L’albino si
alzò sulla scalinata e con un braccio fece un segno di saluto al moro, non
ricambiò esplicitamente, ma Allen sapeva che lui l’aveva visto.
Subito una
folla di ragazze andarono ad accogliere gli arrivati, la banda iniziò a suonare
eccitata, uomini e donne addetti al cibo a servire, correndo di qua e di là del
fuoco; subito le coppie si formarono e si accesero in una calorosa danza
intorno alle fiamme.
“Uff, ma perché balla con tutte quelle ragazze?!” Pensò
l’albino, senza accorgersi del leggero rossore che gli colorò le goti, il quale
diventò anche più intenso quando incrociò lo sguardo di Tyki, “No! Ehi, calma calma calma calma
caaaaaaalma Allen.” Si auto-impose, “Io non sono
geloso di una ragazza! Non posso esserl-!!” I suoi
pensieri furono subito troncati dalla voce di Tyki, era leggermente più matura
dalla solita che sentiva – quella di quasi dieci anni prima - «Ehi, non sarai
mica geloso delle ragazze, eh chico?»
Sorrise il moro, Allen quasi gli saltò al collo per l’emozione, ma doveva
dimostrare che era cresciuto!
«No, mio e
caro Discolo, ti sbagli!» Gonfiò le guance con la speranza di essere credibile,
con scarsi risultati.
Tyki gli
posò una mano sui capelli, scompigliandoli, si sedette sul gradino a lato dell’albino,
da una tasca tirò fuori un mazzo di carte francesi. «Queste le conosci?» Chiese
Tyki mostrando l’Asso di Picche perfettamente posto tra l’indice ed il medio
sinistro.
«Si che le
conosco.» Annuì Allen con un leggero sorriso.
Tyki rise,
«Quando saprai giocare a Poker fammi un fischio, Allen.» Disse rimettendo a
posto le carte.
Rimasero in
silenzio per un po’. Allen fissò il compagno, era cresciuto da come vagamente
lo ricordava, era diventato più adulto, i suoi lineamenti più precisi, da
quello che ricordava Tyki non ha mai fumato, nonostante ora avesse appena preso
una sigaretta e se la fosse accesa senza tanti problemi. “E’ cambiato…” Pensava.
Il moro
buttò distrattamente la sigaretta mezza-consumata nel gradino sottostante e con
il piede la spense, buttò fuori il fumo che aveva in gola e con uno scatto si
alzò. «Forza…!» Esclamò prendendo le mani di Allen,
lo sguardo del più piccolo stava esplicitamente a significare “Vieni dove?” «Ti
faccio smettere di essere geloso delle ragazze!» Rise Tyki trascinandolo in
mezzo alla folla.
Iniziarono
un ballo pazzo, la musica era accompagnata dai battiti ritmici di palmi. I due
si tenevano per mano, le braccia larghe, Allen riusciva a sentire il ridere
allegro di Tyki, alzò lo sguardo a incontrare quello gioioso del più grande,
intorno a lui varie immagini correvano e si fondevano, e ancora il viso di Tyki
fissatogli davanti. Le voci degli abitanti di quella terra che urlavano quasi
impazziti, intonando un canto strambo a ritmo di musica, altre coppie a ballare
intorno ai due. I piedi di Allen ormai avevano preso un movimento proprio,
guidati da quelli di Tyki, giravano intorno, poi dall’altra parte, destra
sinistra destra. E loro continuavano.
La musica
si fermò, così come i piedi dei due e tutto il giro tondo delle immagini.
Una piccola
goccia di sudore rigò il lato del volto dell’albino, sorrise: era felice per
aver ballato con Tyki.
Il più
grande si piegò in avanti, in modo che il volto fosse di fianco a quello
dell’amico «Non essere più geloso delle ragazze, chico.» Gli sussurrò all’orecchio, «Facciamo che dopo i balli ci
vediamo al fiume, ok?» Gli disse distrattamente, arruffandogli i capelli ed
andando da un’altra fanciulla, con cui aveva promesso di ballare.
Dopo la
festa si recò dove gli era stato indicato, camminava sulla terra dura, il cielo
era cosparso di stelle di varie dimensioni, le guardava, pensando a Tyki, e a
quando andava a parlare con persone di ormai grand’età, queste con un sorriso
triste in volto lo abbracciavano e gli davano una pacca sulla spalla. Allen non
volle avvicinarsi, quando successe anche con la signora Fernandez,
avrebbe preferito aspettare il loro incontro, come stabilito.
L’albino
sbuffò, era preoccupato. Aveva paura di qualcosa.
Un buffo pensiero gli attraversò “E se
vuole dirmi che è fidanzato e partirà con la ragazza per qualche altro paese?”,
scosse la testa imbarazzato allo stato puro.
Non pensò ad
altro – non voleva -, prese solo a correre dopo aver intravisto la figura di
Tyki seduta in riva al fiume.
Continua,
Note finali: Sto facendo
un trigliardo di cose ed ho pure la potenza di
scrivere le note finali, chebbello! X°D
Allora, anche stavolta abbiamo finito
il capitolo, che triste il flash back ç_ç Però c’è
stato un bel momento, dove Allen e Tyki si rincontrano, finalmente! E poi quel
tocco di sensualità che ha il portoghese, aww ** Sono
sempre più affascinata di questa interpretazione del moro e_____e’!
La signora Fernandez
avrebbe più o meno l’aspetto della stessa signora che appare nelle puntate
10/11 di Soul Eater, per chi non l’avesse presente,
vi lasciamo il link {CLICCA
QUI.}
Canzone utilizzata: Il Ballo di San Vito – Vinicio Capossela (
Testo )
Traduzioni ♥
1- Academia de Guerra: Sarebbe la preparazione per diventare soldati, la
scuola militare, in pratica.
2- Ehi,
chico.. Està bièn?:
Ehi, ragazzo.. Stai bene?
3- Niño: Ragazzino, bambino.
4- Manioca:
In realtà non siamo sicuri che la manioca venga coltivata in Spagna, se così
non fosse vi preghiamo di scusarci.