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Autore: Mayo Samurai    14/02/2011    7 recensioni
Tutti noi abbiamo un angelo custode, che veglia su di noi, che prega per noi.
E anche se non ne siamo a conoscenza o non ci crediamo, lui c’è e continua ad osservarci e a proteggerci.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Yeeeeeeeeeeeeeeeeeeee il 4° capitolo!
Mi sento realizzata vedendo che en mancano almeno tre o quattro per concludere la fic *___*
Mi fa piacere che riesca a scrivere qualcosa di lungo!
Ah! Ecco, scusate il ritardo, ma la scuola mi ha portato via tempo e non ho potuto scrivere molto…e poi sono pigra e pigra è l’ispirazione, quindi…vi lascio al 4° cap.
Buona lettura.
*l’idea di Disneyland me l’ha suggerita Konoha_Hellsing_94, ringraziate anche lei!*
 
 
 
 
 
“eh? gita?”
Arthur guardò scioccato il professore, la scuola era praticamente finita e lui decideva di andare in gita!?
“wow” fantastico! E dove si và?” non serviva dire che Alfred era di tutt’altro avviso.
“Disneyland, California!” esclamòtirando fuori dei volantini e distribuendoli: ”visto che quest’anno è l’ultimo e vi siete comportati tutti egregiamente… io e gli altri professori abbiamo deciso di premiarvi e di portarvi in gita a Disneyland!”
“fantastico!”
Arthur gemette, non aveva voglia di viaggiare, tanto meno di andare in un luogo ancora più affollato di Ney Work.
Si accasciò sul banco, lasciando che le esclamazioni di stupore dei suoi compagni, gli pungessero la testa.
All’uscita erano tutti entusiasti, continuavano a chiacchierare su cosa portare, su cosa avrebbero fatto e addirittura con chi girare.
Tutti meno Arthur.
Il biondo camminava pestando i piedi, mugugnando irritato.
“non capisco cosa ti turba tanto… andiamo a Disneyland! È un sogno che si avvera! Francis ci è già stato, ma quello di casa sua, a Parigi, dice che è bellissimo!”
“se il francese dice una cosa, per me è meglio il contrario…”
“oooh, dai! Sembri un orso bruno!”
“e sia!”
Alfred si zittì, guardando deluso Arthur che avanzava a passo di marcia tra la folla, ignorando i passanti che urtava.
 

 
 
“Arthur?”
Alfred aprì piano la porta, sbirciando dentro, Arthur dopo averlo distanziato di un bel po’, era sparito, come dopo il primo giorno di scuola.
“ah, meno male sei qui…” sospirò rassicurato, entrando del tutto e sedendosi accanto all’angelo, che si era nuovamente nascosto nelle ali.
Portò le gambe al petto, sistemandosi bene sul letto.
“…perché fai così?” gli chiese dopo un minuto di silenzio.
“così come?” rispose, con un leggero tremolio delle piume.
“…perché ti nascondi sempre quando ti capita qualcosa che non ti piace?”
Silenzio.
Alfred continuò: “non mi sembra… giusto…”
“niente è giusto a questo mondo…” mormorò Arthur, scostando minimamente le ali.
Alfred lo guardò stupito: “come puoi essere così pessimista!?” urlò balzando in piedi: “come puoi pensare che tutto sia ingiusto!? Sei sempre così scontroso! Sei un angelo per l’amor del cielo! dovresti essere il primo a parlare di giustizia!” si scagliò su di lui, tentando di fargli aprire le ali: “e guardami in faccia quando ti parlo! Smettila di fuggire!”
“l-lasciami stare! Mollami!” Arthur tentò di resistere, ma quel dannato americano era troppo forte per lui.
E in poco si ritrovarono sul pavimento, Alfred che bloccava Arthur sotto di sé, guardandolo in attesa di risposte.
“l-lasciami! S-smettila! Spostati!” Arthur sembrava davvero spaventato, tentava di spingere via Alfred facendo leva sulle braccia, ancorate al suolo, le lunghe ali erano schiacciate contro il pavimento, frementi, nel tentativo di muoversi.
“ti lascio andare quando mi rispondi!”
Arthur scosse la testa: “s-spostati…”pigolò mordendosi le labbra.
Alfred non riusciva a capacitarsi del perché Arthur sembrava così riluttante di avere una persona più vicina di due metri.
Ma mentre era perso nelle sue considerazioni, Arthur era riuscito a liberare un’ala, e sbattendola violentemente contro il ragazzo sopra di sé, riuscì finalmente a liberarsi dalla sua presa.
“AHI!! A-Arthur!” Alfred tentò di alzarsi, ma un dolore al braccio le fece bloccare, vide solo le gambe di Arthur sparire dietro la porta.
Non appena riuscì a mettersi in piedi si lanciò all’inseguimento di Arthur, il braccio doleva, aveva preso una bella botta, ma il pensiero che Arthur fosse scappato e finito chissà dove lo preoccupava molto di più.
“A-Art-“
“Alfred che succede!?” sua zia gli comparve davanti a metà scale guardando il nipote con aria stranita: “Alfred che c’è da urlare così?”
Il ragazzo tentò di spiegarle, ma poi si ricordò che Arthur era lì in incognito, i suoi zii non sapevano nulla, chiuse la bocca, cercando di sbirciare dalla finestra.
“n-niente zia… s-sono caduto!” disse incerto mostrando il gomito rosso.
Ma la donna non sembrava convinta: “e allora perché hai urlato Arthur?”
Ora era nei guai.
Balbettò confuso e in trappola, poi vide sulle scale qualcosa che lo fece rabbrividire, delle piume erano sparse a fine scala, gli venne l’atroce dubbio che Arthur fosse ferito e che stesse perdendo piume… o anche sangue!
“scusami… ora devo andare” disse con tono serio scostando la zia, che rimase sulle scale, piuttosto turbata.
Alfred si lanciò in strada, senza una meta precisa, non aveva la minima idea dove fosse andato Arthur.
Mentre correva disperato per la strada in direzione della scuola, fece lo stesso tragitto per due volte guardandosi in giro febbrilmente
Non voleva spaventarlo in quel modo, se la ricordava bene l’espressione a dir poco terrorizzata di Arthur quando gli era finito addosso.
Aveva paura di lui.
E questo gli faceva male.
Troppo male.
 
 
 
Incontrò Francis e Ivan, il primo che andava in biblioteca, il secondo vicino alla scuola, ad entrambi chiese se avevano visto Arthur, inventandosi la scusa che lo stava cercando per una cosa importante.
Ma purtroppo entrambi non gli seppero dire nulla.
“no, non l’ho visto” era la frase ricorrente che gli rispondevano tutti quelli a cui chiese informazioni.
Sconsolato e stanco morto, tentò al parco, sperando che Arthur non se ne fosse tornato in paradiso, a casa.
Per l’ennesima volta si mise le mani a coppa accanto alla bocca e urlò il suo nome, ma niente, nessuno rispose.
Disperato, ricominciò la sua corsa per il parco.
“AAARTHUUUUR! AARTHUUUR!! DOVE SEEI!?”
Alfred si fermò quando vide la piscina e un secondo pensiero gli attraversò la testa: “e se si fosse ucciso?”
Scosse la testa, inorridito da sé stesso e dal pensiero.
Si guardò attorno febbricitante, dov’era ora? Stava bene? Aveva freddo? fame? Si sentiva solo?
Alfred si morse il labbro e strinse in pugni, come se volesse darsi forza e ricominciò la sua ricerca.
 
 
 
 
“sono tornato…” Alfred entrò in casa con passo funereo, trascinando i piedi a testa bassa.
Non l’aveva trovato, aveva girato per tutto il pomeriggio, finché i piedi non gli avevano fatto male e il sole era tramontato.
Alfred andò in camera, ignorando la zia che la guardava sempre più stranita, non gli interessava se avesse chiamato la polizia, che faccia pure pensò, tanto non gli importa più nulla ora, ora che aveva perso quella presenza, che un po’ lo assillava ma che teneva compagnia, si sentiva solo.
Gli piaceva avere qualcuno in camera, mentre faceva i compiti o stava al PC e non solo in casa, ma anche per la strada della scuola, per quella del gelataio o del parco.
Era piacevole chiacchierare con Arthur prima di andare a dormire, lo rassicurava vederlo seduto alla finestra che guardava fuori.
Gli venne quasi da piangere mentre apriva la porta.
Si lasciò cadere a peso morto sul letto, guardando la scrivania con aria afflitta, la finestra era troppo dolorosa.
“dove sei stato?”
“a cercare Arthur…”
“ah… e lo hai trovato?”
“no.”
Silenzio.
“ma lo hai cercato bene?”
“CERTO!” esclamò scioccato, appoggiò i gomiti al letto sollevandosi e voltandosi verso la finestra, da dove proveniva la voce.
Si zittì.
Inspirò ed espirò un paio di volte, cercando nella sua testa la forza di resistere all’impulso di alzarsi e riempire di botte Arthur, o di abbracciarlo.
Strinse i denti e lentamente si alzò, sentendosi improvvisamente leggero, le gambe gli tremarono un po’ e sentì il sangue raccogliersi ai piedi, lasciando gli arti freddi e molli.
Si fermò di fronte alla finestra, incrociò le braccia al petto e guardò furente il biondo di fronte a sé.
Arthur abbassò la testa, mortificato: “…mi dispiace…”
Alfred non fece nulla, si limitò a rispondere: “non farlo mai più!”
 
 
 
 
“mi dispiace…”
Alfred alzò la testa dal suo piatto e guardò Arthur, chino sulla sua cena.
Scrollò le spalle: “mangia”
“…ero spaven-“
“smettila!”
Arthur si zittì, risucchiando aria e guardandolo insicuro.
“non voglio che ti senta in colpa… è colpa mia invece…” mormorò allungando un braccio in direzione di Arthur, per poi farlo cadere sul letto.
“non dovevo essere così…”
“burbero?”
Alfred fece un sorrisetto: “si… burbero”
Arthur giocò con la pasta, spostandola di qua e di là con la forchetta.
Tentò di aggiungere qualcosa, ma l’altro lo blocco: “non dire niente” scosse la testa: “non serve…” accennò a un sorriso che Arthur non tardò a ricambiare.
 
 
 
 
“sai…a un certo punto, mentre ti cercavo, ho avuto la sensazione di essere abbandonato… avevo paura che saresti sparito per sempre…” mormorò nascondendosi il viso nel lenzuolo.
“…mi hai fatto spaventare” riprese voltandosi dall’altra parte, dandogli la schiena.
Arthur rimase in silenzio, guardando le lenzuola che si alzavano lentamente.
Si alzò e si sedette sul letto, appoggiandosi delicatamente alla schiena del ragazzo, gli scompigliò dolcemente i capelli, sorridendo appena: “non me ne andrò mai più, promesso…” mormorò a bassa voce.
“che peccato…”
“hey!” protestò dandogli un pugno sulla spalla, sentendolo ridacchiare: “tsk! Sei senza cuore!”
“io? ma se tu sei scapato senza dire nulla!” lo riprese girandosi e guardandolo con un espressione finta offesa.
“mpft!” Arthur alzò la testa, altezzoso.
Alfred ridacchiò girandosi del tutto, sfiorando con la pancia la schiena di Arthur:” mi fa piacere che tu sia tornato…” disse sentendo un piacevole calore diffondersi a livello dello stomaco.
L’angelo sorrise dolcemente: “si… anche a me”
 
 
 
 
La mattina seguente era una di quelle mattine che presagiscono a una bella giornata.
C’era un bellissimo venticello che rinfrescava l’aria, prima che diventasse bollente per via del sole estivo.
Almeno secondo Alfred e le persone normali.
Secondo Arthur, invece, le nuvole lontane potevano essere potenzialmente cariche di pioggia: “e se poi incontriamo turbolenze mentre viaggiamo? E se dobbiamo fare lo scalo da qualche altra parte e ci mettiamo ore in più ad arrivare? E se…”
“e se stessi zitto?”
Arthur obbedì, guardandolo offeso: “stavo solo avanzando delle teorie…”
“teorie che portano sfortuna se continui a ripeterle, tranquillizzati, questi aerei sono i migliori, non hai nulla da temere, poi ci sono io con te! L’eroe!”
Arthur storse il naso, poco convinto.
Riuscì a rimanere in silenzio per un paio di minuti, mentre osservava l’aeroporto attorno a sé
“e se…”
“urgh!”
 
 
 
 
Alla fine, Alfred riuscì a convincere Arthur che volare con gli aerei non era pericoloso, evitando accuratamente di informarlo su qualsiasi problema in cui avrebbero potuto incappare.
La partenza fu tranquilla, Arthur rimase in silenzio a squadrare i motori dell’aereo, che si intravedevano dai finestrini.Alfred rimase a guardarlo a sua volta, gli faceva tenerezza con quell’espressione concentrata, mentre studiava le ali, sorrise appena, trovandolo adorabile.
Fermati…
Tu stai trovando adorabile un altro ragazzo? Un angelo per giunta!?
Voltò la testa imbarazzato, come se l’avessero scoperto, cercando di concentrarsi su qualcos’altro… magari il colore dei sedili.
Verdi.
Imprecò a bassa voce e prestò attenzione al pavimento, almeno quello era blu.
“A-Alfred… e se finisce la benzina?” la voce insicura di Arthur lo fece voltare.
Mossa stupida.
Si ritrovò davanti gli occhioni verdi di Arthur, resi ancora più luminosi da quella patina di insicurezza che si aveva riempiti.
Balbettò impacciato, stranamente non riusciva più a connettere bene il cervello, c’era qualche cosa di verde e tremendamente bello che glielo impediva.
“ma no cherì! Sta tranquillo! Non sei mai salito su un aereo?” Francis spuntò dal sedile davanti, mise con eleganza un braccio sulla testiera e si voltò, guardando con tenerezza Arthur, che istintivamente si era rannicchiato per stargli il più lontano possibile.
Alfred ringraziò mentalmente Francis, ma cambiò idea quando vide che si allungava verso il biondo e gli poggiava una mano sulla testa, scompigliandogli i capelli con fare affettuoso.
“non mi toccare!” Arthur rispose per lui. Aveva avuto l’impulso di allontanare Francis, in modo che non potesse toccare ancora l’angelo, gli si erano strette le budella e il cuore quando aveva visto lo sguardo del francese.
Abbassò gli occhi, guardando il pavimento, si portò una mano alla pancia e sentì un gorgoglio mai provato, chiuse gli occhi: “magari è il viaggiare in aereo…” pensò.
Ma non appena sentì una presa sul suo braccio li riaprì, rimanendo piacevolmente sorpreso.
Arthur si era attaccato al suo braccio, nel tentativo di sfuggire a Francis che si allungava sempre di più per cercare di avvicinarlo.
“e dai Francis! Lascialo in pace e vieni a sentire la nuova canzone che ho scaricato! È magnifica!”
“però mai quanto me!” l’assalto di Francis venne fermato da Gilbert e Antonio, che gli tirava la camicia, incitandolo ad ascoltarlo.
Con un leggero sbuffo Francis si rivoltò sedendosi accanto ai compagni.
Sia Alfred che Arthur sospirarono sollevati.
“meno male se ne andato!” borbottò Arthur, stringendo ancora un po’ la felpa di Alfred, che avvampò.
Da una parte voleva che il biondo gli rimanesse aggrappato a lui, ma una parte gli suggeriva che era sbagliato provare queste cose per un altro ragazzo…
“Alfred tutto bene?”
Il ragazzo si voltò bianco: “s-si…” mormorò: “ t-tutto bene…”
Arthur finalmente si staccò, appoggiandosi la finestrino e finalmente Alfred ricominciò a respirare normalmente.
Il resto del viaggio continuò senza che Arthur, anche se inconsapevolmente, attentasse alla vita di Alfred.Finalmente, dopo solo due ore e mezza di viaggio, sia che per Alfred che per Arthur sembrò un’eternità, arrivarono davanti ai cancelli del parco, piuttosto stanchi per il viaggio, ma entusiasti.
“wow! Guarda Arthur quella giostra! Ti va di andarci dopo? Dai ci divertiremo!”
Arthur cercò di smorzare l’entusiasmo di Alfred, ma quando vide i suoi brillanti occhi azzurri perse ogni voglia e si lasciò trascinare.
 
 
 
 
“io lassù non ci salgo!”
“e daaaiii, solo un giro!”
“no! Quel coso è troppo…” Arthur gesticolò in direzione delle lunghe, enormi e terrificanti montagne russe.
“troppo cosa?”
“è troppo, ecco!” borbottò incrociano le braccia al petto e sbuffando.
Alfred sospirò: “se fai queste ti faccio fare un gioco a tua scelta…”
“qualsiasi?”
“…si, qualsiasi…”
Arthur lo squadrò un attimo, prese la cartina e dopo una veloce consultazione accettò, ghignando leggermente: “ok”
Alfred fece un gran sorriso, ignaro di quello che avesse scelto.
 
 
 
 
Non appena toccò terra, Arthur si accasciò sulla panchina più vicina, mentre Alfred trotterellava al suo fianco: “è stato mitico! Hahaha perché hai chiuso gli occhi al giro della morte? È stato fenomenale! Chissà a che velocità andavamo!”
“forse perché avevo paura di morire…”sussurrò bianco come un cencio.
“oi? Tutto a posto?” chiese Alfred chinandosi su di lui, Arthur fece un gesto con la mano: “s-si…mi serve solo che tutto la smetta di girare…”
Alfred ridacchiò e si sedette accanto a lui, aspettando che tornasse del colore normale.
 
 
 
 
“t-tu vuoi andare lì?” questa volta era il turno di Alfred a sbiancare.
Guardò l’edificio, che si ergeva minaccioso in mezzo allo spiazzo, vedeva frotte di ragazzi accalcarsi per entrare e storse il naso, perché sembrava piacere a tutti una cosa così inquietante?
“avevi detto che andava bene qualsiasi posto…”mormorò Arthur.
Alfred deglutì, questo era un colpo basso.
Avanzarono insieme alla folla e passo dopo passo, Alfred si sentiva sempre più insicuro e quando si ritrovò davanti alle porte del Twilight Zone Tower of Terror la sua sicurezza svanì del tutto e dovette farsi tirare da Arthur, che sembrava molto impaziente.
“questa cosa non mi piace per niente…” borbottò quando venne fatto sedere su dei divani e venne abbassata una sbarra che gli bloccò il busto.
“tranquillo, non muori mica…” ridacchiò Arthur nel vederlo così spaventato.
Aveva scoperto che le cose dell’occulto e cose legate al mondo dell’horror spaventavano a morte Alfred. Bastava anche una maschera di cartone che il ragazzo sobbalzava e si nascondeva dietro alla prima cosa che trovava.
Doveva ammettere che era divertente vederlo spaventato, e la faccia offesa di quando si accorgeva che era Arthur e non qualche creatura paranormale era adorabile, guancie rosse e occhi lucidi dall’imbarazzo.
Alfred lanciò un gemito quando le luci si spensero e i divani cominciarono a muoversi.
 
 
“i-io lì n-non ci torno…” borbottò Alfred con la testa incassata nelle spalle e faccia bianca.
Arthur rise, gustandosi la faccia dell’americano.
“era solo un su e giù” disse prendendo fiato. “che cosa c’era di così terribile?”
Alfred scrollò le spalle: “lo sai che odio i fantasmi…”
L’angelo gli lanciò uno sguardo affettuoso: “ penso che sia ora di pranzo…che ne dici di andar-“
“da McDonald’s!” lo anticipò Alfred riacquistando un po’ di colore.
“…si, da McDonald’s…”
 
 
Era la prima volta che Arthur entrava in un McDonald’s.
Tutto ciò che conosceva erano i racconti di Alfred, che lo descriveva come il paradiso in terra, con tanto di angeli che ti servivano il pranzo.
“bhè, anch’io sono un angelo, ma non ho mai servito il pranzo a nessuno” borbottò quando gli recensì il “ristorante”.
Era la prima volta che ci andava e anche l’ultima.
Non gli diede fastidio la coda, l’aspettare in piedi, nemmeno il cibo, l’insalata era buona e così le bibite.
Quello che fece desistere Arthur al tornare in posti simili era Alfred.
Rimase scioccato nel osservare il ragazzo mangiare, o qualsiasi cosa si avvicinasse al mangiare, perché gli sembrò che non masticasse neanche, solo il movimento delle guancie gli faceva capire che per i tre millisecondi tra cui metteva in bocca e ingoiava, almeno uno lo passasse a masticare.
Abbassò la forchetta, gemendo dallo sconforto, era riuscito a farlo tornare a scuola e a farlo diventare un po’ più diligente, ma la buona educazione e Alfred sembravano riluttanti a conoscersi, anche solo guardarsi di sfuggita.
“perfè non manfi?” con la grazia che era solito avere, Alfred gli rivolse la parola, guardandolo preoccupato.
“te l’ho detto mille volte! Parla a bocca vuota e mastica a bocca chiusa!” sibilò sporgendosi verso di lui, farsi sentire da tutto il ristorante mentre riprendeva Alfred non rientrava tra le cosa da fare quel giorno.
“ma fe una cofa è buona” deglutì: “ bisogna mangiarla con enfasi!”
“con gusto ignorante… e se proprio devi mangiare con entusiasmo, vedi di farlo in modo civile! Guardati! Sembri un cane! Vieni qui che sei lurido…”
Arthur si sporse ancora di più, allungando una mano fazzoletta e poggiandola sulla guancia di Alfred cominciò strofinare: “tsk! È come badare a un bambino!”
Dal canto suo Alfred rimase di sasso, strinse i pungi afferrandosi i jeans, sperando che il rossore alla guancie non insospettisse Arthur.
“fatto… ora puoi anche ricominciare a respirare”
Alfred rilasciò il fiato imbarazzatissimo e si accasciò sulla sedia, si diede dell’idiota più di una volta, mentre Arthur lo guardava stranito.
“sei sicuro di stare bene? Non è che sei ancora scombussolato per prima…”
“n-no! Và tutto a meraviglia… eh-eh” sorrise ebete, sperando che Arthur se la bevesse.
Quest’ultimo scrollò le spalle e si dedicò alla sua insalata.
Per fortuna.
 
 
Il pomeriggio scivolò velocemente, molto simile alla mattina, Arthur che non voleva fare le montagne russe chiamandole “cosi troppo veloci” e Alfred che lo supplicava di salire assieme a lui, non avendo  intenzione di lasciarlo da solo ad aspettare.
“e se ti portano via? Non mi sembri così robusto per difenderti da solo…”
“ma!...Primo non mi rapiranno, secondo, sono un angelo! Posso svignarmela quando voglio! Devo ricordarti che sono armato?” chiese accennando alla bacchetta.
Alfred si portò istintivamente la mano alla pancia, trovandola illesa.
Arthur fece una smorfia, tornando a guardare le montagne russe: “non mi piacciono… sono troppo veloci…”
“ma tu da dove vieni? Sei mai salito su un treno mentre eri in vita!?”L’altro si irrigidì, fissando torvo il vialetto.
“n-no…”mormorò chinando la testa: “non erano ancora stati inventati…”
Cosa!?
Alfred rimase stupito, da quanti anni allora Arthur è un angelo?
Aprì la bocca per chiederglielo, incuriosito più che mai, ma l’atro lo anticipò: “ok… salgo, andiamo…”
Chiuse la bocca, seguendolo con lo sguardo, poi con i piedi.
 
 
Alfred si lanciò letteralmente sul letto: “waaaa, è comodissimo!!” esclamò agitando braccia e gambe.
“ma perché devi fare sempre l’idiota?” borbottò Arthur poggiando le loro valigie nella stanza: “hai anche mollato la valigia fuori!” bofonchiò gettandogli addosso il borsone.
Alfred rise: “dovevo provare i letti! Dai vieni anche tu! Non sai cosa ti perdi!”
“li proverò stanotte, tranquillo” sistemò la sua accanto al letto vicino al muro, stiracchiandosi. Così facendo non si accorse di Alfred che gli afferrava i fianchi e lo sollevava. Si rese conto di essere “rapito” solo quando avvertì uno strattone a livello della vita e si ritrovò buttato sul letto, da un Alfred che si sganasciava dalle risate.
“ma allora sei cretino per davvero! Lasciami!” strillò imbarazzato, tentando di rimettersi in piedi.
“hahahaha! Sei tutto rosso!! Hihi”
“mpft! E tu tutto scemo!”
“hehe, e daaai, era solo uno scherzo”
“tsk!”
Alfred sorrise dolcemente: “dovresti mangiare un po’ di più… se continui così diventai invisibile!” esclamò, percependo ancora sotto le dita i fianchi magri di Arthur.
Quest’ultimo si voltò lentamente, guardandolo male:”…fatti i cavoli tuoi… americano obeso…”sibilò uscendo dalla stanza.
“hey! Io non sono obeso!” esclamò offeso seguendolo.
“ma perché ti sei offeso così!?” gli urlò dietro prima di vederlo sparire per le scale, rimase fermo, guardando la tromba della scala, turbato e triste. Perché ogni volta che si faceva un’osservazione sul suo corpo, Arthur andava in escandescenza?
Era come se avesse paura del giudizio altrui, ogni volta che lo guardava e se ne accorgeva, volgeva lo sguardo da un'altra parte, facendo finta di niente.
Per non parlare delle volte in cui capitava che qualcuno si avvicinasse più di due metri, si irrigidiva e faceva capire con un solo sguardo di stare alla larga.
Solo Alfred sembrava il privilegiato, riusciva addirittura a sfiorarlo, poche le volte che riusciva a toccarlo col palmo intero.
Tornò in camera e si distese sul letto, rimuginando alle sue parole, non ricordava di aver detto qualcosa di offensivo… ”bhe forse sei stato un po’ troppo diretto” gli disse una vocina sottile sottile.
Scosse la testa e affondò la faccia nel cuscino, sperando di riuscire a riordinare le idee.
 
 
 
 
 
:D spero che vi sia piaciuto anche questo!
E scusate ancora il ritardo...(ho perso 10 min buoni o anche più per riuscire a pubblicarlo..maledetto codice..)
Passiamo ai ringraziamenti:
 
Ivan_Kirkland: come vedi niente malattie per il nostro Britannia Angel, ma solo una…fuga non completa ^___^
Per il passato di Artie dovrai aspettare…il prossimo cap…almeno se non mi viene in mente altro.
Grazie

Fuiki: bhe grazie per ogni lode, come ho già scritto, i video sono…bellissimi…
No problema se non commenti anche gli altri, l’importante che commenti i prossimi!
Grazie.
 
LibbyRed19: il Britannia Thunder dovrà stare un po’ a riposo per adesso,(motivi che verranno spiegati più avanti) però come vedi Alfred ne risente anche se non c’è per davvero XD
Grazie
 
Usuk_love: kufufufu grazie per tutti i complimenti che mi fai! Sono felice di sentirmi dire che scrivo bene, direi che è la cosa più appagante per uno scrittore…poi io che continuo a leggere fanficotion stupende…grazie mille.
 
Konoha_Hellsing_94: grazie per l’idea di Disneyland! Non so perché ma ero ferma a gardaland, mentre scrivevo avevo in mente il nostro parco…=W=
*mene vado, mene vado, mene vado a Gardaland! Gardaaaland! Garadaaaalad!*
Per maggiori chiarimenti sulla storia rivolgersi all’autrice, che non è detto che spifferi tutto.
XD
_Moon: Alfred è un bravo conoscitore della storia americana..almeno quella, almeno quella che c’è…(poveretto, è così’ giovane che ha una minima parte della storia rispetto a le altre nazioni)
Spamano, spamano! *si unisce al coro* eeeeh, è stata la mi OTP dopo che avevo lasciato la via dell’UsUk, (per poi tornarci con furore! >:D) e anche loro sono bellissimi…e poi c’è il bel culetto di Spain…*Q*
*muore*


Stavo pensando di cambiare nome ai capitoli...non mi piacciono per niente...se troverò qualcosa di più adatto allora lo cambierò..qualcuno ha idee? :D
 
 
Bhe e come al solito dopo i ringraziamenti: commentate! Perché i commenti sono il cibo per noi scrittori, non costiamo tanto e regaliamo sorrisi e risa, e anche qualche lacrima! Quindi orsù! Sfamate le bocche insaziabili degli artisti! *fa un inchino teatrale*
Ciaossu!
   
 
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